"THE END"

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venerdì 4 ottobre 2013

Lettera aperta all’Italia

20131003 001437 Lettera aperta allItaliaCara Italia,

mi fai schifo.

La tua bandiera ha il colore del rosso come il sangue che stiamo versando, del bianco come la bandiera che hai alzato, e del verde come la rabbia che tanti, come me, stanno provando dal profondo del cuore. E non me ne voglia il Sommo Poeta se queste tonalità non sono più ispirate dai suoi versi di imperitura memoria.
Pensavo che l’8 Settembre fosse una macchia ormai cancellata, invece eccoci ancora qui; la resa é firmata. Così da oggi nessuno di noi potrà più proclamarsi cittadino italiano, giacché é venuta a mancare la condizione necessaria e non sufficiente: l’Italia.
Possiamo dichiararci cittadini solo quando siamo parte di uno Stato che, per esistere, deve essere geograficamente definito, sovrano e, se non dittatoriale, guidato da una rappresentanza frutto dell’espressione popolare. Invece noi abbiamo completamente abdicato a tutto ciò e dalla fine del 2011 siamo governati da rappresentanti mai eletti, bensì imposti; cioé non siamo più sovrani di noi stessi. Puoi vendere questa sconfitta in mille modi ma non tutti ci credono e, anzi, si disperano impotenti di fronte a ciò. Sì perché, vedi, i più recitano la parte dei burattini in questo teatro dell’assurdo ma c’è chi guarda questo osceno spettacolo dalla prima fila, bene conscio della trama e della regia germanofona. Non tutti siamo italioti beceri che credono alle favole e alle notizie false che i tuoi media, lautamente pagati, diffondono.
La verità é che tu, Italia, sei un paese tecnicamente fallito che ha bisogno di soldi a prestito per tirare a campare. Devi pur mantenere flotte di nullafacenti che lavorano in cambio di un voto. La differenza tra noi e un Paese evoluto come l’America e che lá, quando i soldi finiscono, non erogano piú gli stipendi pubblici, qui ci indebitiamo. Solo che chi finanzia questo debito, o é portatore di interesse a vario titolo, vuole a buon diritto salvaguardare il suo capitale. 


E lo fa imponendo le carte da giocare che si chiamano fiscal compact, basso deficit e chi più ne ha più ne metta. Il gioco é ancora più facile dal momento che abbiamo deciso di far parte di un gruppo, l’Euro, che più che altro é una cozzaglia eterogenea di interessi politici e economici. C’é chi domina, meritatamente, e chi subisce per colpa della sua ignavia. Tu subisci.
Così ci hai imposto il bocconiano che ha attuato una serie di provvedimenti degni più di un bambino che di un novello Einaudi. Tutti saremmo stati in grado di aumentare le tasse, costringendo a pagare anche chi vantava un credito verso lo stato. Tu non sei un paese, sei un nemico giurato. E poi il buon Letta, l’uomo che ci ha reso “stabili” grazie a tante parole, zero fatti e da ieri un punto in più di Iva che, traducendo, vuole dire ancora meno consumi e ancora più sacrifici. I nostri risultati economici, Pil, disoccupazione, produzione industriale e quant’altro sono sotto gli occhi di tutti. Se é vero che una forte disuguaglianza sociale é tipica nei paesi poveri, allora tu, Italia, sei di diritto nel terzo mondo: il 10% degli italiani detiene il 45% della ricchezza, il resto fa sempre più fatica.
Lo dicevano gli antichi romani: “divide et impera”, ben consci del fatto che per governare bisogna frazionare. E l’Italia frazionata lo é: non é stata capace di eleggere una maggioranza che la governasse grazie ad una legge che nessuno ha interesse a modificare; serve a questo.
Terreno fertile per imporre il candidato giusto nel momento giusto.
Per poter invadere bisogna annientare le menti ed eliminare le personalità forti, quelle che con il carisma possono spostare intere masse di opinione pubblica. Un nome e un cognome: Silvio Berlusconi. L’uomo che ha fatto i suoi interessi per venti anni ma che ha più volte rifiutato una politica servile ai dictat d’oltralpe. Il cancro é individuato e va estirpato con un forte attacco mediatico, colpendo nel ventre molle: il debito. Quando qualcosa non piace, lo spread sale vertiginosamente. Quando le parole incontrano i desiderata, lo spread scende e la borsa vola. Oggi ne abbiamo avuto il più fulgido esempio. Fino ad arrivare all’odierno attacco finale: i delfini del tiranno gli hanno voltato le spalle, schierandosi con chi realmente comanda sul tuo territorio. Che non sei tu, Italia.
Oggi non é andata in scena né la resa del Priapo parrucchinato, né la vittoria degli stolti sedicenti duri e puri che scrivono la storia con la mano sinistra. Oggi é stata solamente la sconfitta dell’Italia. Abbiamo venduto il nostro corpo in cambio di niente; peggio di una prostituta mal pagata.
Povera Italia, sei nata dopo una storia di dominio e sei finita nuovamente dominata. Forse vuole dire che non sei capace di avere una tua dignità propria e ben definita. E indefinito ma contento del dominio é il tuo popolo, da sempre scevro di una propria e unica identità.
Ecco perché oggi abbiamo fornito l’ennesima prova di chi siamo , il nostro marchio di fabbrica.

Fonte: rischiocalcolato.it

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