Ingegneria dell'uguaglianza
C'è una schizofrenia dilagante su termini di carattere puramente intellettivo come la democrazia, la libertà, l'uguaglianza. Ma guai a farlo notare, si rischi di passare per nazista. Ci troviamo in una dittatura capitalistica dove c'è l'aggravante di non poter riconoscere neanche riconoscere il dittatore. Abbiamo un lavaggio di cervello continuo sulla libertà e l'uguaglianza quando queste condizioni perché di questo si tratta "condizioni" dell'essere, e non certo categorie personali. Sono condizioni che si realizzano in forza delle relazioni con il contesto fatto dal sistema dove insistono anche gli "altri".
Ma la aberrazione del concetto di uguaglianza parte dentro il nostro cervello, con una serie di varianti che distrugge ogni logica e pricnipio di non contraddizione, anzi questo principi è stato fatto in forza della falsificabilità Popperiana. Infatti l'uomo tutto è tranne che essere coerente che applica il principio di "non contraddizione".
Per fare un esempio banale se ci muore la madre siamo capaci di piangere due giorni, muoiono 10000 bambini al giorno, ed è una notizia come un'altra, allora siamo i primi noi a non considerare uguali tutti se non in forza a certi contesti, per esempio la parentela, o la prossimità mi abita vicino, ecc allora la logica che siamo tutti uguali già ha una variabile, ossia siamo tutti uguali, ma se è parente certamente è più uguale degli altri (direbbe Orvel). Ma il plagio di voler imporre una uguaglianza industriale percepita serve sopratutto, al fine di proiettarci nel progetto generale di formare pezzi di ricambio per il sistema. L'ingegneria della uguaglianza psicologica ha diversi aspetti positivi, naturalmente solo per il sistema. Livellare il più possibile le aspirazioni, eliminare le identità, reprimere le unicità, pianificare ed impiantare i pensiero unico, incentivare l'emulazione ed il controllo in modo da far sentire scarto il "diverso", Il controllo e la gestione industriale dell'umanità ossia stessi prodotti, stessa vita, stessi orari, stesse malattie, stesso pensiero unico, stessi film, stesse bevande, ecc.
L'uguaglianza cosi come è stata impiantata è una droga che viene ricercata da tutti e più la si diventa tossicodipendenti e più ci si rovina. Naturalmente sarà frainteso ma non importa, invece è importante che passi la follia dell'umanità che non ha niente di sapiens sapiens, come fa l'ottanta percento a vivere con meno del 15% delle risorse del pianeta, ed il 20 per cento con la restante parte della ricchezza? Chi è che non ha capito il significato della parola uguaglianza? Oppure non è chiaro cosa significhi uguaglianza?
Oppure di uguale c'è solo il trattamento delle pecore? Cosa non è stato capito? Ma sopratutto chi è che non fa niente per applicare il principio della uguaglianza imposto come "esigenza" da dopo la rivoluzione francese, e prima come mai non c'era questa esigenza sociale della uguaglianza? Come mai oltre sei miliardi non capiscono il concetto di uguaglianza? Forse è concetto difficile, oppure irrealizzabile come specchietto per le allodole? Perché, soprattutto quando l'uomo diventa sempre più dipendente della industrializzazione c'è la necessità di uguagliargli la vita, forse per renderlo sempre più intercambiabile?
Gira nel mondo del lavoro la famosa frase che esplicita perfettamente questo concetto, "tutti sono utili nessuno indispensabile", allora l'uguaglianza di fatto è una utilità del sistema?
Il sistema non riconosce elementi estranei a prodotti "uguali" fatti in copia proprio perché uliti al sistema, l'elemento diverso non trova collocazione nel sistema. La industria spesso focalizza la esigenza di avere specializzazioni per il suo sistema produttivo, e c'è la diatriba storica che l'università benché malridotta, sforna (sforma) elementi non proprio adatti al sistema. L'industria ha la necessità di "risistemare" la formazioni dei neo-laureati, un po' per la decadenza della istruzione, ma soprattutto perché la università non realizza "prodotti perfettamente uguali" come li vorrebbe l'industria del profitto.
Paradossalmente le università private di un certo tipo, fanno uscire "soldatini perfetti" da impiegare nella battaglia del profitto dove vince chi è più competitivo (altro che uguaglianza), dove il manager ragiona (esegue programmi) in termini di margine, di profitto, di crescita ad ogni costo. Senza poi comprendere che se la ricchezza in questo sistema è rappresentata solo dal denaro che è controllato nella sua circolazione in termini di quantità con ogni mezzo, questo significa, che qualcuno fa profitto e qualcun altro sta fallendo o sta morendo, ma questi devono sempre avere l'idea di essere uguali e sopratutto di avere pari opportunità, invece andranno a combattere una guerra di cui non conoscono le vere strategie. La economia neoliberista prevede una uguaglianza di opportunità, peccato che chi è ricco parte molto più avvantaggiato e vincerà quasi certamente sul meno ricco. Cosa c'è di logico, di razionale, di uguale in tutto questo? Niente solo una film che ci proiettano per non farci capire la dittatura che tiene in piedi l'alibi della uguaglianza dell'uomo libero.
L'uguaglianza fluidifica la responsabilità rendendoci inermi e depressi, con il fatto che ci dobbiamo necessariamente livellare e sentire uguali, nessuno si prende la briga di prendersi la responsabilità dell'azione. Questa ingegneria della uguaglianza industriale di fatto ci rende inabili ad agire collettivamente, infatti essendo tutti uguali, tutti hanno la stessa sorte ed allora perché mai qualcuno si dovrebbe sentire investito e motivato per fare una rivoluzione che lo renderebbe diverso? Anzi l'ingegneria dell'uguaglianza prevede la cultura del controllo e del sospetto, ogni uguale deve controllare il grado di uguaglianza dell'altro per incriminarlo, salvo poi desiderare inconsciamente, di emergere e distinguersi. Già il sistema sovietico applico l'ingegneria dell'uguaglianza in maniera diretta, oggi il neoliberismo la sta applicando in maniera diretta, ossia ti pone le condizioni al contorno al fine di avere un solo pensiero, una sola OGM una sola banca, una sola industria farmaceutica, una sola casa cinematografica, un solo esercito buono giusto che porta democrazia nel mondo, ecc.
Per fare tutto questo il sistema crea i propri generali, i propri dirigenti, i propri guardiani della verità, i propri gatekeeper, allevati e cresciuti già all'interno di famiglia agiate del sistema, solitamente il padre o la madre già fanno il lo stesso mestiere (ingegneri dell'uguaglianza <>: ricordate il discorso di Monti: i giovani <> si devono abituare a cambiare posto in continuazione). Il sistema poi provvederà a lui, lo istruirà, per quello che serve e solo se serve, gli altri uguali diversamente non servono. In questo contesto possiamo dunque dire che ci sono diversi livelli di uguaglianze che non interagiscono tra loro e che si reggono attraverso equilibri. Non è facile passare da un livello di uguaglianza ad un altro. Il passaggio da un livello all'altro prevede l'acquisizione dei requisiti del livello superiore, ed in parte l'abbandono di quelli inferiore.
I bambini in africa certamente sono uguali nel morire di fame, i bambini americani sono certamente uguali, nell'ingrassare con patatine ed hamburger, i bambini italiani sono certamente uguali nel'essere difesi se la maestra si azzarda a pretendere la disciplina in classe, i bambini eschimesi sono certamente uguali a stare al freddo solo per fare degli esempi. Dobbiamo rassegnarci di essere irrazionali nel pretendere di attuare cose impossibili poiché innaturali. Tra
L'altro possibile che sei miliardi non comprendono e non sappiano mettere in pratica questo grande principio della uguaglianza? Spostare l'attenzione sulla uguaglianza è stato il più grande atto di manipolazione mentale che sia stato fatto, infatti nel rincorrere questo principio ci siamo persi una marea di battaglie sui diritti veri, l'uguaglianza non è un diritto al massimo può essere una condizione, le condizioni invece si realizzano solo con i diritti, il diritto è misurabile, l'uguaglianza poiché è un prodotto della filosofia astratta non è misurabile. I diritti si possono misurata in termini di quantità ed in termini di qualità come l'acqua, la casa, l'istruzione, la salute, ecc.
Oggi il vero pensiero stupefacente (nel senso di droga) è proprio nel fatto che siamo tutti convinti fino all'ultimo osso del piede (appunto drogati) di "uguaglianza" come principio inderogabile, ma poi non abbiamo un minimo di eziologia di come questa uguaglianza debba accadere. Quali sono concretamente nei fatti i comportamenti e le scelte che ci portano alla condizione di uguaglianza tutti ritornano a piangere i suoi morti poiché certamente sono più uguali dei bambini africani e se ciò non bastasse c'è sempre il cretino che ti dice: "va be' ma questo che c'entra" e la risposta è proprio appunto allora lascia stare l'uguaglianza e ricomincia a cercare diritti. Se l'uguaglianza è la risultante di una serie di diritti che creano un contesto allora la si può anche accettare, ma se questa è solo una astrazione per imporre il mono pensiero, e sopratutto un comportamento fotocopia per servire il sistema allora è il caso di riformulare un pensiero alternativo all'essenza dell'uomo.
Il diritto dell'essere, viene confuso con il diritto dell'essere uguale, è una tecnica di manipolazione eccezionale poiché sposta l'attenzione da un diritto materiale e contingente (oltre che spirituale) "quello di essere" (senza nulla aggiungere) ad un principio astratto "quello di essere uguale", l'uguaglianza è un qualche cosa che si deve "avere" il diritto di essere c'è è basta, solo che bisogna esserne consapevoli, il cammino di consapevolezza viene distolto dalle cose serie, il diritto ad esistere, proprio per rincorrere una astrazione irraggiungibile. UN aspetto psicologico di malessere sociale che può portare al suicidio potrebbe essere fatto risalire a questa "uguaglianza" imposta per esempio agli imprenditori costretti a stare in un mercato neoliberista competitivo dove si fallisce scientificamente per colpa del sistema di emissione monetaria e non certo per incapacità imprenditoriale ma l'evento viene percepito come vergogna di non essere stato capace come glia altri imprenditori, uguale agli altri.
L'Ingegnerà della uguaglianza (concetto astratto) dove viene applicata fa sempre danni.
Inoltre c'è da fare molta attenzione al meta messaggio, ossia al messaggio nascosto che c'è sempre dietro a concetto astratto della "uguaglianza" Per fare degli esempi. poniamo l'uguaglianza nella italianità (ossia quando leggiamo italiani, leggiamo italiani uguali). Siamo tutti italiani perché c'è lo hanno detto imposto? Siamo tutti italiani perché stiamo nello stesso territorio fatto sulla carta? Siamo tutti italiani perché paghiamo tutti le stesse tasse allo stesso dittatore? Siamo tutti italiani perché dobbiamo pagare l'IMU? Siamo tutti italiani perché parliamo la stessa lingua? Siamo tutti italiani perché abbiamo la stessa bandiera? Siamo tutti italiani perché abbiamo lo stesso presidente? Fino agli anni novanta dovevamo essere tutti italiani uguali, ora dobbiamo essere tutti europei uguali. Siamo noi, o ci impongono di essere "uguali" con la camicia di forza, per esempio con l'imposizione dell'euro? Possiamo essere uguali a noi stessi è basta?
Giuseppe Turrisi
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La macchinazione dell’uguagliana – Scrive Maria Luisa Cohen a commento dell’articolo di Giuseppe Turrisi: “Le idee (buone o meno ) devono essere chiaramente spiegate , altrimenti la lettura diventa difficile perchè le frasi fatte sono troppe e mal agganciate l'una al'altra in maniera logica. Per esempio, non si potrebbe spiegar meglio, con una frase meno convoluta questo concetto: "Sono condizioni che si realizzano in forza delle relazioni con il contesto fatto dal sistema dove insistono anche gli "altri". Ma che vuol dire? Cerchiamo di essere semplici, lineari, chiari. Leggiamo un po' di Wittgenstein, per favore”
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Risposta di Giuseppe Turrisi:
Cara Luisa se tutto quello che si deve dire viene detto, vuol dire che si può dire, contrariamente a cosa dice il grande Ludwig W. se cosi non fosse, lo scrittore non avrebbe bisogno di scrivere, ed il lettore non avrebbe bisogno di leggere, perché tutto quello che si poteva dire era (è) stato detto dai fatti. Il mondo non si può vedere solo con i fatti, la tecnica del linguaggio è la smentita del fatto, in quanto il linguaggio è la tecnica della mediazione tra il mondo reale e mondo percepito, in oltre dopo i fatti c'è la necessità di rappresentare e di scrivere, parlare, leggere, raccontare contraddire, riformulare, interpretare, dietro i fatti ci sono sempre le cause. Diversamente non servirebbe più scrivere libri, poiché tutto è chiaro e semplice basterebbe guardare i fatti.
C'è sempre il mare tra il piano linguistico ed il piano fenomenico, se non fosse cosi bastava Socrate o Platone a spiegare tutto ed invece ci sono fiumi e fiumi di filosofi che se arrovellano il diritto (tra cui Kant, Cartesio, Hegel, Croce ec)
che vogliono trovare con al prova del nove la legge logica universale ineccepibile che spiega in maniera indiscutibile la fenomenologia tutta. (men che mi ci posso provare io ultimo pensatore dell'umanità)
Quante volte avrei voluto dire la sua stessa frase ai miei professori o a libri che tutt'ora sono illeggibili.
Secondo punto le parole fanno altre parole, i libri si fanno dai libri, a anche le frasi fatte si fanno da altri frasi fatte.
Sfido qualunque scrittore a scrivere tutto ex novo dovrebbe creare neologismi in continuazione magari in contrasto proprio con L.W.
che vorrebbe l'essenza dei fatti.
Ogni parola rappresenta un immaginario che può non essere uguale (a proposito di uguaglianza industriale ed ingegneria dell'uguaglianza) per tutti, in oltre queste immagini legate tra loro possono non dare l'effetto desiderato, lo stesso libro letto da diversi lettori non da lo stesso risultato, chi lo comprende, chi lo ama, chi lo odia, chi non lo comprende, chi lo suggerisce ad altri, chi lo rilegge e poi scrive altri libri o articoli!!.....se le immagini (fatti) wittgensteiniane fossero chiare semplici e lapalissiane per tutti dalla semplice analisi (di chi?) L.W. sarebbe Platone, e forse non ci sarebbero meno guerre.
Andiamo alla frase "incriminata" naturalmente tolta dal contesto viene snaturata, ma ci provo..
La condizione dell'uguaglianza (obbligatoria) si realizza in forza delle relazioni (essere studente, essere figlio, essere lavoratore ecc che sono relazioni che nascono da un rapporto di contesto-relazionale) con il contesto ( il sistema di riferimento macroscopico= la società ed il sistema particolare, la scuola, l'azienda, la famiglia, ecc) contesti in cui nella uguaglianza forzata "ci sono e partecipano" (insistono) anche gli altri (uguali che fanno parte del programma dell'uguaglianza).
Spero di essere stato il più wittgensteiniano possibile in ogni caso grazie le osservazioni migliorano sempre lo spirito, cercherò di fare meglio con simpatia
fonte
1 commento:
perfettamente d'accordo con Turrisi...
inoltre riflettiamo su chi pronuncia le parole eguaglianza e democrazia e slogan vari....proprio quel Pentagono e suoi "adepti" come la Clinton che amano bombardare per l'ipotetico diritto alias OBBLIGO di consumare frattaglie americane...
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