Non sarà solo la Chiesa cattolica a passare alla storia per lo scandalo della pedofilia venuto alla luce una decina di anni fa fra i preti americani.
Un'indagine del Los Angeles Times ha rivelato che anche nella leggendaria
organizzazione dei Boy Scouts il germe della pedofilia aveva attecchito in
proporzioni devastanti, portando migliaia di ragazzini americani a cadere
vittima di abusi sessuali da parte dei loro "istruttori" in pantaloni
corti.
Che quella dei Boy Scouts fosse stata da sempre organizzazione che potesse favorire i casi di pedofilia non è una sorpresa per nessuno. Quello che sorprende sono le cifre che questo fenomeno sembrava aver assunto negli ultimi decenni del secolo scorso.
Pare infatti che la stessa dirigenza dei Boy Scouts mantenesse un archivio segreto con i nomi e cognomi dei loro istruttori accusati di molestie sessuali. L'archivio elencava 1600 casi di molestia denunciati - di solito dai genitori dei ragazzini - fra il 1970 e il 1991. Ciascun caso era accompagnato dalle descrizioni dettagliate degli abusi subiti, spesso scritte a mano dagli stessi ragazzini che avevano subito le molestie sessuali.
Questo archivio naturalmente non serviva per denunciare i molestatori alla polizia ... ma per spostarli prudentemente altrove, oppure per allontanarli dall'organizzazione, nei casi più gravi, senza peraltro denunciarli alle autorità competenti.
Avviene così che non soltanto le violenze subite restassero impunite, ma questi molestatori circolavano liberamente nella società, e potevano riproporsi in qualunque momento ad una diversa organizzazione giovanile, dove potevano tranquillamente ricominciare a circuire nuove vittime.
Molti di loro addirittura scoprivano che bastava cambiare l'iniziale del proprio nome, oppure presentarsi con un nome diverso, per aggirare la famosa lista di prescrizione e rientrare nella stessa organizzazione dei Boy Scouts che li aveva allontanati, magari in una città diversa da quella originale.
Esattamente come nel caso della Chiesa cattolica, la cosa più disgustosa non è tanto l'atto di molestia in sè, quanto il meccanismo di protezione messo sistematicamente in atto dai dirigenti, che preferivano continuare a distruggere la vita di ragazzini innocenti pur di proteggere il "buon nome" della loro organizzazione.
Esattamente come nel caso della Chiesa cattolica, ora i Boy Scouts promettono che casi del genere non avvengono più, e che il controllo sui potenziali molestatori è stato decisamente migliorato. Ma finché non verranno messi in galera i responsabili di queste coperture, il meccanismo dell'omertà riuscirà sempre a prevalere sul diritto sacrosanto che dovrebbe avere qualunque minorenne di vivere in una società dove non rischia di essere molestato da nessuno.
Massimo Mazzucco
http://www.luogocomune.net
Che quella dei Boy Scouts fosse stata da sempre organizzazione che potesse favorire i casi di pedofilia non è una sorpresa per nessuno. Quello che sorprende sono le cifre che questo fenomeno sembrava aver assunto negli ultimi decenni del secolo scorso.
Pare infatti che la stessa dirigenza dei Boy Scouts mantenesse un archivio segreto con i nomi e cognomi dei loro istruttori accusati di molestie sessuali. L'archivio elencava 1600 casi di molestia denunciati - di solito dai genitori dei ragazzini - fra il 1970 e il 1991. Ciascun caso era accompagnato dalle descrizioni dettagliate degli abusi subiti, spesso scritte a mano dagli stessi ragazzini che avevano subito le molestie sessuali.
Questo archivio naturalmente non serviva per denunciare i molestatori alla polizia ... ma per spostarli prudentemente altrove, oppure per allontanarli dall'organizzazione, nei casi più gravi, senza peraltro denunciarli alle autorità competenti.
Avviene così che non soltanto le violenze subite restassero impunite, ma questi molestatori circolavano liberamente nella società, e potevano riproporsi in qualunque momento ad una diversa organizzazione giovanile, dove potevano tranquillamente ricominciare a circuire nuove vittime.
Molti di loro addirittura scoprivano che bastava cambiare l'iniziale del proprio nome, oppure presentarsi con un nome diverso, per aggirare la famosa lista di prescrizione e rientrare nella stessa organizzazione dei Boy Scouts che li aveva allontanati, magari in una città diversa da quella originale.
Esattamente come nel caso della Chiesa cattolica, la cosa più disgustosa non è tanto l'atto di molestia in sè, quanto il meccanismo di protezione messo sistematicamente in atto dai dirigenti, che preferivano continuare a distruggere la vita di ragazzini innocenti pur di proteggere il "buon nome" della loro organizzazione.
Esattamente come nel caso della Chiesa cattolica, ora i Boy Scouts promettono che casi del genere non avvengono più, e che il controllo sui potenziali molestatori è stato decisamente migliorato. Ma finché non verranno messi in galera i responsabili di queste coperture, il meccanismo dell'omertà riuscirà sempre a prevalere sul diritto sacrosanto che dovrebbe avere qualunque minorenne di vivere in una società dove non rischia di essere molestato da nessuno.
Massimo Mazzucco
http://www.luogocomune.net
Fonte CNN. |
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