"THE END"

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martedì 24 settembre 2013

Le evocazioni demoniache

Un breve viaggio all'interno del pericoloso mondo dell'evocazione del maligno, dai secoli passati a oggi: qualcosa da cui dovremmo stare tutti alla larga...                               Daemonum Pseudomonarchia, Ars Goetia, Sanctum Regnum,Gran Libro Nero, Compendium Maleficarum e Dragone Rosso; sono i titoli di alcuni tra i più famosi testi di evocazioni infernali. In realtà, per motivi antropologici ed evolutivi sui quali non ci soffermeremo, l’uomo è sempre stato attratto dal male nelle sue più svariate forme e la sterminata bibliografia in merito ne è la prova.
In tutta onestà, poco è cambiato dai tempi in cui re Salomone evocava i demoni per farsi aiutare nella costruzione del tempio tentando di assoggettarli alla propria volontà: egli era considerato un maestro nel trattare con le creature infernali e molti maghi hanno utilizzato i testi originali del suo rituale che era composto da parole ebraiche scritte in caratteri latini.

Evocazioni infernali: streghe, sabba e demoni

Sovente i concetti di stregoneria, magia e incantesimo vengono confusi e identificati come sinonimi ma la realtà è ben diversa.
Innanzitutto è necessario distinguere il ruolo storico della strega da quello del mago. È innegabile, infatti, che entrambi si servano della complicità del diavolo per ottenere i rispettivi scopi. La strega però è schiava del diavolo, mentre il mago utilizza un rituale segreto tramite il quale evoca gli spiriti infernali, che conosce dallo studio dei grimoires o dei libri neri, per assoggettarli alla propria volontà.
Una differenza non tanto sottile perché avere a che fare con i demoni comporta sempre dei rischi non trascurabili e non privi di spiacevoli controindicazioni.
Ciò non toglie che le streghe abbiano contribuito in maniera significante alla diffusione del diavolo e dei suoi seguaci ed esiste una sterminata bibliografia (soprattutto gli atti dei processi inquisitori) in cui sono narrate le nefandezze compiute dalle streghe durante i sabba: una su tutte risulta significativa, ed è quella contenuta nel Compendium Maleficarum di Frà Francesco Maria Guazzo in cui, tra le altre cose, viene descritto in maniera particolareggiata un sabba.
L’ora dell’incontro avviene circa due ore prima della mezzanotte che, secondo Guazzo, è il momento migliore per qualsiasi manifestazione demoniaca. Il diavolo presiede la riunione e troneggia al centro del rito assumendo le terribili spoglie di un capro o di un cane: le streghe si avvicinano a lui per adorarlo e inneggiarlo muovendosi in posizioni alquanto stravaganti. Offrono al signore degli inferi vari tipi di candele nere o ombelichi di bambini e gli baciano l’ano. Il diavolo, assieme ad altri demoni, presenzia personalmente il banchetto che viene da costui benedetto con blasfemie. Alla fine del banchetto ogni demone prende per mano una discepola sotto la sua custodia e inizia così un folle turbinio di oscene danze, canti sacrileghi e orge sfrenate in cui non si distinguono più i demoni dalle streghe.


Questa colorita rappresentazione è stata lo spunto per identificare le riunioni sabbatiche nella tradizione romantica e moltissimi altri "autori" (per lo più sedicenti teologi e giuristi) confermano quanto descritto da Guazzo con aggiunte rispondenti in parte alla realtà.

Nella maggioranza dei testi vi è comunque concordanza sul fatto che durante il sabba il diavolo fosse il protagonista assoluto e che venisse consumato sempre un lauto banchetto con canti, balli sfrenati e orge. Durante i cerimoniali era anche frequente l’antropofagia e le offerte sacrificali al demonio (spesso bambini).

Il diavolo ricompensava dunque le streghe e i seguaci con prodotti magici per operare malefici, oppure polveri e unguenti per volare o trasformarsi in bestie.

A parte l’aspetto folkloristico, a noi interessa soprattutto il modus operandi delle streghe che costituivano una vera a propria setta, infatti è interessante evidenziare che le streghe, e in minor parte gli stregoni, entravano a far parte del gruppo sabbatico perché scelti direttamente dal diavolo o perché, molto più verosimilmente, parenti di un’altra strega.

In ogni caso occorre quindi una profonda conoscenza dell’arte di evocazione per avere a che fare con le potenze infernali e le persone facilmente impressionabili o alle prime armi (e, più in generale, qualsiasi individuo) farebbero bene ad astenersi da tale compito.




Evocare il maligno: conoscenza e protezione sono fondamentali

Il demonio evocato, prima di assumere le sembianze di uomo, si rivelerà nelle forme più strane e aberranti e il mago dovrà stare bene attento a rimanere dentro il cerchio protettoreperché, in caso contrario, verrebbe fatto a pezzi.

Il cerchio magico ha origini molto antiche e serve a proteggere l’incolumità dell’evocatore e, pur non potendolo identificare come un reale spazio fisico e materiale, ha la funzione di isolare le energie che possono distrarre e crea l'atmosfera adatta per i riti. Strumento essenziale nella Wicca e in passato utilizzato anche dalle streghe, il cerchio è più assimilabile a una sfera di energia che permette di varcare le soglie dello spazio e del tempo.

Il mago quindi dovrà porre molta attenzione a non mettere fuori dal cerchio nemmeno un dito perché i demoni non sono contenti di essere sottomessi dal mago e lo fanno solo per la preziosa ricompensa dell’anima ma, al primo passo falso dell’evocatore, sono ben lieti di ribellarsi e nuocere.

Almeno questa è la tesi predominante che si evince dai libri neri come per esempio dal Sanctum regnum in cui sono scritte quelle che devono essere le regole d’ ingaggio con il demonio nel caso in cui lo si volesse evocare.

Innanzitutto è necessario essere sicuri circa l’identità del demone desiderato e non è affatto consigliabile disturbare Satana in persona se un suo subalterno è sufficiente a soddisfare i desideri del mago, inoltre, due giorni prima dell’evocazione è necessario recidere un ramo da un albero di nocciole selvatico con un coltello nuovo. Il ramo non deve mai aver mai prodotto frutti e deve essere tagliato all’alba.

È inoltre importante scegliere un luogo isolato (un casolare abbandonato per esempio) dove potersi concentrare e cominciare a tracciare sul pavimento il cerchio magico con una pietra sanguigna (ematite): all’interno del cerchio deve essere tracciato un triangolo ai lati del quale vanno poste due candele e alla base devono essere incise le lettere J, H, S (iniziali di Iesus Hominum Salvator) fiancheggiate da due croci. Poi ci si posiziona all’interno del triangolo stringendo in mano sia il ramoscello di nocciolo, sia la carta su cui precedentemente sono state scritte le richieste. A questo punto si è pronti per evocare il diavolo con un rito prestabilito con il quale ci si rivolge alle principali gerarchie infernali: Lucifero in primis, poi Belzebù,Astaroth e a seguire Lucifuge.

In pratica si costringe il demone a manifestarsi e, quando Lucifuge apparirà, chiederà subito spiegazioni specificando che non potrà soddisfare il comando del mago (solitamente l’evocatore chiede al demonio ricchezza e potere) se costui non abbandonerà il corpo e l’anima entro vent’anni.

E questo è il momento più delicato dell’evocazione perché il mago deve costringere all’obbedienza il demone senza promettergli niente (cosa affatto facile).

Per cercare di aggirare l’ostacolo il libro nero consiglia di gettare fuori dal cerchio la pergamena con il patto firmato col sangue e di promettere al grande Lucifuge di ricompensarlo tra vent’anni per tutti i tesori che avrà rivelato. I demoni sono restii a concedere la propria firma e la custodiscono gelosamente quindi, con estrema probabilità, il demonio non accetterà e il mago dovrà insistere fino a che non avrà ottenuto quanto pattuito.

Quando il demonio avrà accettato di condurre il mago ai tesori nascosti, egli dovrà seguirlo facendo attenzione a uscire dal cerchio esattamente nel punto indicato nel cerchio magico e dopo averlo ringraziato.



Evocazioni demoniache: rituali e parallelismi tra religioni e culture

Esistono testi che propongono riti differenti e complicati per evocare il diavolo e quello proposto dal grimoire La Gallina Nera è uno dei più semplici da applicare. Il mago dovrà recarsi all’incrocio di due strade con una gallina nera che non abbia mai deposto le uova e, mezzanotte in punto, la taglierà a metà dopo aver recitato una formula magica. In seguito, recitando altri scongiuri e inginocchiatosi con un bastone di cipresso di fronte a sé, rivolgerà il volto verso oriente e il diavolo si manifesterà all’istante.

Il metodo descritto fornisce l’opportunità di mettere in relazione differenti culture giacché il sacrificio di animali per evocare entità spirituali non è prerogativa delle culture occidentali.

Basti pensare infatti alla quasi totalità delle antiche religioni pagane oppure alle usanze della magia-religione vaudou in cui vengono "donati" animali agli spiriti per renderli benevoli. Tali spiriti, definiti Loa(dalla lingua congolose), sono considerati entità intermedie tra il Dio creatore e l’uomo e non assumono necessariamente accezioni negative perché possono essere spiriti benevoli se evocati e onorati seguendo le regole della tradizione vuduista (sacrifici animali appunto, danze e riti vari), ma in caso contrario possono divenire veramente malvagi e pericolosi.

Per evocare i loa sono necessari i vevè che altro non sono che sigilli sacri, disegnati a mano sul terreno soffice ed evidenziati con polveri varie, per attirare lo spirito richiesto. A tal proposito è impossibile non notare una certa somiglianza di alcuni sigilli per evocare i demoni presenti nella Goetia con i vevè vuduisti: nell’immagine sottostante sono confrontati il sigillo di Belzebù con il vevè di Aizan, spirito del potere ed essa stessa mambo (sacerdotessa vaudou).

E le somiglianze non finiscono qui perché anche nella magia (religione-folklore) vaudou sono presenti le possessioni e soprattutto i patti di sangue.

In un bosco alcuni uomini privi di vestiti sono seduti e disposti in cerchio. Al centro del cerchio c’è una bevanda sacra (che aiuterà nella trance) e un animale che verrà sacrificato. Il fruscio della brezza notturna e dei rumori del bosco si mescolano ai bisbigli sussurrati degli uomini che, nel frattempo, si incidono la pelle della mano tra l’indice e il pollice. Il coltello utilizzato è passato di mano in mano fino a che, l’ultimo uomo lo getterà via fuori dal cerchio: in questo modo inizia un patto di sangue vaudou e, ancora una volta, risaltano gli elementi del cerchio, dell’animale da sacrificare e del sangue.

Non a caso i maghi stringono un patto di sangue con il diavolo poiché questo fluido rappresenta il vettore della vita strettamente connesso ai contenuti spirituali e ultraterreni dell’essere umano: questo concetto si tramanda nel tempo ed è presente in quasi tutte le religioni, rituali, superstizioni e tradizioni conosciute. Scambiarsi, mescolare o addirittura bere del sangue ha da sempre significato assumere un impegno indelebile che va al di là del tempo ed è soprattutto questo il motivo per cui si fa un patto di sangue. Il diavolo lo pretende e, d’altronde, con lui non si scherza affatto.



Evocazioni del maligno: documenti, casi accertati e accusati eccellenti

Abbiamo già detto che i demoni sono molto restii a concedere la loro firma e abbiamo anche sviscerato il significato simbolico del patto di sangue: questi due concetti sono ben esplicitati nel seguente episodio di cui è rimasta una presunta traccia.

Nei primi anni del 1600, nel monastero di Loudun (Francia), vi fu un caso di possessione diabolica di massa che, come si evince dai documenti degli inquisitori, fu causato dal sacerdote Urbain Grandier che strinse un patto scritto con le più alte gerarchie infernali (e per questo fu giustiziato sul rogo).

Il risultato fu che tutte le monache del monastero furono preda dei demoni e, in particolare, l’eccentrica e giovane suoraGiovanna Degli Angeli figlia del barone Louis Bécier. In aiuto di Giovanna fu inviato un prete, Padre Gault, che durante vari esorcismi riuscì a espellere alcuni demoni e fu talmente accorto e minuzioso da farsi scrivere un patto scritto addirittura firmato dal demone Asmodeo(tramite la mano di Giovanna).

Questo documento, la cui veridicità è tutt’ora in discussione, è conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi ed è così traducibile: “Prometto che per lasciare questa creatura, le farò sotto il cuore un taglio lungo quanto una spilla che forerà e insanguinerà camicia, busto e vestito. E domani, sabato 20 maggio, alle ore cinque del pomeriggio, prometto che i demoni Gresil e Amand faranno simili fori, ma un pochino più piccoli. Inoltre approvo le promesse fatte da Laviathan, Behemot, Beherie e dai loro compagni, di firmar, partendo, il registro della chiesa di Santa Croce.
Addì, 19 maggio 1629.
Asmodeo”

Il significato del documento appare abbastanza criptico ma, comunque, ben riconducibile ai concetti sopra esposti. Asmodeo, forte dell’alto rango infernale, si fa portavoce anche per gli altri demoni e promette di "liberare" il corpo della monaca in cambio di un piccolo taglio dal quale sgorgherà il sangue della giovane (un buon osservatore potrebbe intravedere due gocce di sangue dopo la settima riga).

Il concetto di patto con il diavolo ha sempre affascinato l’uomo e gli episodi, in epoca storica, sono innumerevoli. L’Italia, tra l’altro sede del Vaticano, non fa eccezione e difatti, nel Rinascimento, la magia, la negromanzia, la divinazione e le sottili arti esoteriche conobbero momenti di grande popolarità specialmente nelle élites intellettuali: l’accostamento alle arti oscure fu senz’altro favorito a causa della nascita del mito di Faust, ossia un mago che aveva promesso l’anima al diavolo in cambio della rivelazione dei segreti della conoscenza (e non della ricchezza materiale).

In realtà Johann Georg Faust fu un personaggio reale vissuto tra il 1480 e il 1540, alquanto stravagante e dotato di grande cultura: pare infatti che fosse un astrologo, un guaritore, un medico, un esorcista e uno studioso esoterico che viaggiava spesso per sete di conoscenza (sue apparizioni sono segnalate nelle maggiori città europee). Le sue avventure furono messe nero su bianco nel libro Le storie e le avventure del dottor Johann Faust, stampato nel 1587, nel quale si narravano le peripezie e la vita di un maestro dell’occulto e, soprattutto, del suo patto con il diavolo Mefistofele.

Al mito di Faust contribuì enormemente il poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe con l’opera Faust(scritta tra il 1793 e il 1832) nel quale Faust si confronta con Mefistofele e altri demoni sancendo un patto di sangue ma, al momento di onorarlo, non finisce all’inferno e la sua anima viene salvata dalla dannazione eterna grazie alla passione e alla sincerità che impiega per perseguire i propri scopi e anche grazie al sacrificio dell’amata Margherita).

Prima di Goethe altri autori e letterati hanno parlato del patto col diavolo e uno dei primi a scrivere qualcosa in proposito fu il poeta francese Rutebeuf che scrisse dramma liturgico, messo in scena nel settembre del 1263. In esso si racconta la storia di san Teofilo di Adana, che vendette l’ anima al diavolo per ottenere potere e ricchezze ma in seguito, pentitosi, viene salvato dalla Beata Vergine.

A partire dal dramma di Rutebeuf molti altri hanno messo in scena commedie e opere musicali con la stessa tematica: col cambiare dei tempi muta anche il ruolo del diavolo che, a differenza della concezione medievale in cui veniva sempre sconfitto, talvolta risulta vincitore e protagonista.

In passato nemmeno la Chiesa è stata risparmiata dalle accuse di stregoneria e numerosi papi furono accusati, nemmeno tanto velatamente, di essere in combutta con il diavolo.

Per esempio il papa Gregorio VII (1073-1085) era considerato agli oppositori protestanti un mago esperto e uno stregone che aveva stretto un patto col demonio. Stessa cosa per papa Benedetto XI (1303-1304) che pare avesse guadagnato il pontificio con l’aiuto della magia e di molti demoni.
Va altresì detto che l’abitudine di attribuire ai papi aiuti da parte del diavolo era un’usanza abbastanza frequente da parte degli anticlericali e degli anticattolici e, in tutto, le accuse coinvolsero circa venti papi: difatti non è difficile rinvenire varie incisioni, stampe e xilografie che mostrano il papa alleato al diavolo.

L'evocazione demoniaca oggi

Ai nostri giorni il concetto di evocazione demoniaca non è poi così cambiato anche se esistono vari maghi, sette, frequentatori di messe nere e satanisti che applicano differenti metodologie e su cui non desideriamo soffermarci. Con il tempo tutto evolve e, attualmente, oltre al "vecchio" concetto di evocazione si aggiunge quello di invocazione spirituale, ovvero accettare uno spirito (non necessariamente un demone) dentro di sé creando un vincolo diretto: possiamo citare l’esempio (forse ai molti più familiare) del medium che, durante una seduta spiritica, cade in uno stato di trance e comincia a parlare con una voce diversa dalla propria e, nei casi più fortunati, anche a produrre ectoplasma che, secondo gli spiritisti, esprimerebbe la forma corporea fluida nella quale si materializzano le entità spirituali.

Abbiamo introdotto il concetto di spiritismo perché l’antica arte dell’evocazione dei morti (negromanzia) è sempre stata strettamente imparentata con l’evocazione diabolica: anche gli spiriti infatti venivano evocati per rivelare i tesori che loro stessi avevano nascosto quando erano sempre in vita oppure per rivelare il futuro.

Nel già citato testo Dragone Rosso (Lille, 1521) sono presenti minuziose indicazioni per evocare gli spiriti dei morti e non sono affatto dissimili alle metodologie indicate per evocare i demoni descritte in altri testi esoterici, come per esempio nel Sanctum Regnum che abbiamo già descritto.

Alla fine del capitolo La grande arte di parlare con i defunti, contenuto nel Dragone Rosso, l’autore ammonisce il negromante dicendo che è assolutamente necessario non dimenticarsi le istruzioni descritte, nemmeno il più piccolo particolare perché altrimenti correrà il rischio di cadere nelle insidie dell’inferno.

E questo è un concetto fondamentale infatti la Chiesa cattolica tutt’ora considera i malefici una delle principali cause di possessione diabolica: malefici subiti a nostra insaputa, fatture, maledizioni e malocchio.

Ne è fermamente convinto anche il padre paolino modenese Gabriele Amorth che ammonisce severamente in merito alla pericolosità di far uso della magia occulta: il celebre esorcista sostiene che chiunque si rivolga ai maghi, ai cartomanti agli stregoni e chi partecipa a sedute spiritiche o a sette sataniche, chi si dedica all’occultismo e alla negromanzia, risulta seriamente esposto alla possessione diabolica.
Questo perché i demoni sono sempre alla ricerca di una via per nuocere all’uomo e toglierlo dalla salvezza di Cristo per cui, chi ricerca i morti o partecipa a messe nere, apre un portone a Satana e a varie legioni di demoni che non si fanno sfuggire l’occasione. Anche chi pratica fatture o malefici per nuocere a qualcuno si serve del demonio, quindi il male si può subire essendone all’oscuro.

D’altronde anche la Sacra Bibbia è molto chiara su questo aspetto (Deuteronomio 18, X-XII):“Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore; a causa di questi abomini, il Signore tuo Dio sta per scacciare quelle nazioni davanti a te”.

Quindi chi vuole causare male è preda egli stesso del diavolo: superstizione? Mitologia? Credenza popolare? Preconcetto? Verità? Difficile rispondere a questi quesiti e ognuno, in cuor suo, si darà una spiegazione più o meno logica.

Una considerazione è d’obbligo però: le gerarchie infernali stanno bene dove sono, meglio non scomodarle per ottenere privilegi senza fatica perché il diavolo non concede nulla senza avere in cambio niente…


L'Autore dell'articolo Ottavio Bosco nasce nel 1974, svolge i suoi studi scientifici a Pisa dove si laurea in Scienze Geologiche. Prosegue la sua formazione ottenendo l’abilitazione all’esercizio della professione di geologo presso l’Ordine dei geologi della Toscana. Attualmente vive e lavora a Pisa dove svolge la libera professione.
Ha collaborato con riviste di divulgazione scientifica (Economia e Ambiente) e ottenuto vari incarichi istituzionali che tutt’ora ricopre.
Con la casa editrice ETS di Pisa ha pubblicato il romanzo Il Purificatore (Febbraio 2011) e La Sindrome di Minosse (Novembre 2012).
Appassionato di horror, fantasy e pulp, esprime il suo hobby della scrittura con uno stile sui generis.





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