di Anna Lami - Megachip
Barricaderi e bellicosi come difficilmente li si possono ricordare, non si dica mai che i sindacati italiani Fim-Cisl e Uilm-Uil si tirino in dietro quandosi tratta di difendere l’interesse delle grandi aziende e della presidenza Ilva in questo caso. Blocchi stradali e sciopero di due ore, perché a preoccupare Bonanni è la “voragine occupazionale” che investirebbe Taranto nel caso in cui la principale acciaieria d’Europa dovesse cessare la produzione.
Schierate alcune centinaia di lavoratori preoccupati a difesa del mostruoso ricatto dell’azienda dell’indomito pluriottantenne Riva (la cui famiglia - come ha denunciato in preda a convulsioni d’abbandono elettorale il leader Idv Di Pietro - ha finanziato con 245 mila euro PDL e 98 mila Pierluigi Bersani: donazioni del tutto legali. Disinteressate anche, senza ombra di dubbio, a chi non capita di ricevere un bonifico dai Riva al giorno d’oggi?!), Fim e Uilm avvertono la magistratura rappresentata dal gip Patrizia Todisco: giù le mani dall’Ilva.
In città sono arrivati gli emissari del Regno, i ministri dello Sviluppo Passera e dell’Ambiente Cliniche hanno incontrato il presidente Bruno Ferrante, ex prefetto di Milano ed a suo tempo candidato sindaco per il Pd, il quale ha verbalmente ribadito cosa se ne fa l’acciaieria delle disposizioni della magistratura, dal momento in cui politica e sindacati complici fanno fronte comune: infatti se in questi giorni gli stabilimenti Ilva producono al minimo, non è certo “per l’autorità giudiziaria, ma perché è il mercato a chiederci quella quantità di prodotto”.
Ferrante ha comunque dato prova di grande generosità, al termine di un incontro a seguito del quale l’Ilva ha mostrato come sempre che sulla salute non si risparmia né si bada a spese: si è dichiarato disponibile ad investire nei prossimi anni 56 milioni per l’ambiente “se il fatturato e le condizioni di mercato” lo consentiranno. Soldi che secondo Ferrante andrebbero sommati ai 90 milioni già stanziati precedentemente (a fronte di utili di miliardi di euro).
D’altra parte, l’iniziativa indetta dal “Comitato dei cittadini liberi e pensanti”, nonostante la militarizzazione minacciosa della città e il divieto della questura a manifestare nei pressi del Palazzo del Governo, ha raccolto l’adesione di migliaia di tarantini, in buona parte lavoratori Ilva e famiglie del quartiere Tamburi (quello a ridosso dell’acciaieria), motivati a pretendere il rispetto delle decisioni del gip e soprattutto a non dover più scegliere tra il morire di fame ed il morire di cancro.
“Non siamo inClini a morire di cancro” recita uno striscione. I manifestanti lanciano slogan contro Nichi Vendola, per anni presentato quale artefice della rinascita della Puglia, l’uomo che a parole sull’ecologia non scende a compromessi, gettato in notevole imbarazzo da questa vicenda, costretto a dichiarazioni contraddittorie, ed infine svelatosi piccolo piccolo nell ‘esternare la sua posizione: “il ruolo decisivo spetta all’Ilva”, ha affermato, precisando però che “le emissioni di diossina sono diminuite” e che “abbiamo richiesto anche un tavolo specifico con il ministero della salute sulle tematiche sanitarie”. Addirittura!
A fine giornata tutti soddisfatti. Soddisfatta Confindustria per bocca del suo vicepresidente Alessandro Laterza. Soddisfatta la segreteria nazionale Cisl. Soddisfatti i ministri Clini e Passera che tuttavia non rinunciano ad un’ulteriore avvertimento ai magistrati: “auspichiamo che dai giudici non vengano prese decisioni che siano irrimediabili nelle loro conseguenze “ dice Passera.Soddisfatta, ovviamente, anche la dirigenza Ilva che ribadisce la propria convinzione di aver sempre rispettato la legge proprio mentre la Procura diffondeva le immagini della corruzione di un perito.
A non comprendere di che cosa ci si debba rallegrare restano solo i cittadini di Taranto e la maggioranza degli operai. È ormai evidente che nell’Italia montiana dove Pd, Pdl, Udc, governo tecnico, poteri economici oligarchici e sindacalisti complici percorrono assieme “la strada del dialogo”,anche il diritto alla salute è ormai un intollerabile privilegio del passato (a Taranto, nemmeno di quello).
(17 agosto 2012)
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