Ma sicuramente nessuno, o comunque POCHI potranno permettersi di acquisire le quote di ENI, ENEL, Poste Italiane o di Finmeccanica possedute dallo Stato Italiano. Quote di aziende floride, che producono un ottimo bilancio, che potranno essere acquistate solo da banche o gruppi multinazionali con una elevatissima capacità di investimento: detto questo, detto tutto... a buon intenditore poche parole, chi conosce i poteri forti alla quale sono legati certi esponenti del governo e della partitocrazia, non ha alcuna necessità di ulteriori spiegazioni ...
Editoriale a cura di Alessandro Raffa per nocensura.com
Che l'obiettivo fosse quello di svendere i beni pubblici italiani lo sapevamo bene: il disegno era chiaro, e lo avevamo prospettato da mesi, quando politici e mass media non osavano affrontare la questione. Dopotutto, la funzione del sistema monetario basato sul debito - che persino il Presidente dell'Europarlamento Schultz ha ammesso essere la più grande truffa mai perpetrata a danno dei cittadini - è proprio questa: trasformare una montagna di cartain beni reali: beni mobili e/o immobili. Premesso che il debito pubblico è una truffa [1], essendo originato in modo artificioso ed illegale, creato ad arte da un sistema che costituisce un vero e proprio inganno globale e pertanto non dovremmo assolutamente ripagarlo (vedi approfondimento a fine articolo) visto che Monti & soci intendono farcelo pagare, vediamo come intendono operare.
Il debito pubblico ad oggi ammonta a 1.966 miliardi di euro, e rappresenta oltre il 120% del PIL. Il governo, avendo ratificato il fiscal compact si è impegnato a ridurlo, in 20 anni, al 60% del prodotto interno lordo, obiettivo che - stando ai conti pubblici attuali - impone il risarcimento di ben 900 miliardi di euro, 45 miliardi all'anno per 20 anni. Monti e gli eurocrati sottolineano che "se l'economia crescerà, la somma potrà abbassarsi" in quanto se il PIL crescesse, servirebbe meno soldi affinché il debito pubblico rappresenti il 60% del PIL, ma essendo al contrario in contrazione (il PIL) mentre il debito pubblico di contro è in aumento, la somma da erogare per rientrare nei parametri stabiliti è destinata ad aumentare: secondo le previsioni più ottimistiche, potrebbe salire a 46-47 miliardi di euro all'anno, ma potrebbe persino arrivare a 50 miliardi, in quanto tra aziende che chiudono i battenti e perdita di posti di lavoro il PIL potrebbe diminuire più sensibilmente del previsto.
Dove trovare tale somma? Sarà necessario vendere i beni pubblici, ovvero le aziende di cui lo stato possiede le partecipazioni ed i beni immobili. Monti intende rastrellare dalla vendita dei beni 15-20 miliardi all'anno, mentre la somma restante sarà trovata da ulteriori tagli alla spesa pubblica e ulteriori tasse.
ECCO PERCHE' IL PROGRAMMA DI MONTI PENALIZZA I CITTADINI.
Visto che l'Italia deve rientrare nei parametri sopracitati, sarebbe conveniente vendere prima possibile i beni dello Stato necessari per "risanare i conti", pagando meno interessi. Sui 1966 miliardi di debito pubblico, ogni anno paghiamo circa 80 miliardi di interessi: se versassimo 491,5 miliardi di euro sarebbe possibile ridurre del 25% il debito pubblico, riducendo in questo modo anche gli interessi richiesti, che si attesterebbero a circa 60 miliardi annui, con un risparmio di 20 miliardi all'anno, che nell'arco di 10-20 anni costituiscono una somma ingentissima. Inoltre abbassando subito fortemente il debito pubblico, la somma richiesta negli anni successivi per rientrare nei parametri sarebbe molto inferiore: se per pagare 900 miliardi in 20 anni ne sono necessari 45, se lo Stato consegnasse in breve scadenza 500 miliardi di euro, negli anni successivi per pagare i restanti 400 miliardi sarebbe necessario corrisponderne una ventina, una rata decisamente più lieve.
Editoriale a cura di Alessandro Raffa per nocensura.com
Che l'obiettivo fosse quello di svendere i beni pubblici italiani lo sapevamo bene: il disegno era chiaro, e lo avevamo prospettato da mesi, quando politici e mass media non osavano affrontare la questione. Dopotutto, la funzione del sistema monetario basato sul debito - che persino il Presidente dell'Europarlamento Schultz ha ammesso essere la più grande truffa mai perpetrata a danno dei cittadini - è proprio questa: trasformare una montagna di cartain beni reali: beni mobili e/o immobili. Premesso che il debito pubblico è una truffa [1], essendo originato in modo artificioso ed illegale, creato ad arte da un sistema che costituisce un vero e proprio inganno globale e pertanto non dovremmo assolutamente ripagarlo (vedi approfondimento a fine articolo) visto che Monti & soci intendono farcelo pagare, vediamo come intendono operare.
Il debito pubblico ad oggi ammonta a 1.966 miliardi di euro, e rappresenta oltre il 120% del PIL. Il governo, avendo ratificato il fiscal compact si è impegnato a ridurlo, in 20 anni, al 60% del prodotto interno lordo, obiettivo che - stando ai conti pubblici attuali - impone il risarcimento di ben 900 miliardi di euro, 45 miliardi all'anno per 20 anni. Monti e gli eurocrati sottolineano che "se l'economia crescerà, la somma potrà abbassarsi" in quanto se il PIL crescesse, servirebbe meno soldi affinché il debito pubblico rappresenti il 60% del PIL, ma essendo al contrario in contrazione (il PIL) mentre il debito pubblico di contro è in aumento, la somma da erogare per rientrare nei parametri stabiliti è destinata ad aumentare: secondo le previsioni più ottimistiche, potrebbe salire a 46-47 miliardi di euro all'anno, ma potrebbe persino arrivare a 50 miliardi, in quanto tra aziende che chiudono i battenti e perdita di posti di lavoro il PIL potrebbe diminuire più sensibilmente del previsto.
Dove trovare tale somma? Sarà necessario vendere i beni pubblici, ovvero le aziende di cui lo stato possiede le partecipazioni ed i beni immobili. Monti intende rastrellare dalla vendita dei beni 15-20 miliardi all'anno, mentre la somma restante sarà trovata da ulteriori tagli alla spesa pubblica e ulteriori tasse.
ECCO PERCHE' IL PROGRAMMA DI MONTI PENALIZZA I CITTADINI.
Visto che l'Italia deve rientrare nei parametri sopracitati, sarebbe conveniente vendere prima possibile i beni dello Stato necessari per "risanare i conti", pagando meno interessi. Sui 1966 miliardi di debito pubblico, ogni anno paghiamo circa 80 miliardi di interessi: se versassimo 491,5 miliardi di euro sarebbe possibile ridurre del 25% il debito pubblico, riducendo in questo modo anche gli interessi richiesti, che si attesterebbero a circa 60 miliardi annui, con un risparmio di 20 miliardi all'anno, che nell'arco di 10-20 anni costituiscono una somma ingentissima. Inoltre abbassando subito fortemente il debito pubblico, la somma richiesta negli anni successivi per rientrare nei parametri sarebbe molto inferiore: se per pagare 900 miliardi in 20 anni ne sono necessari 45, se lo Stato consegnasse in breve scadenza 500 miliardi di euro, negli anni successivi per pagare i restanti 400 miliardi sarebbe necessario corrisponderne una ventina, una rata decisamente più lieve.
Vendendo prima possibile, sarebbe quindi possibile vendere meno e richiedere ai cittadini minori sacrifici: ma non è finita qui!
Lo stato avrebbe potuto fare lo stesso percorso senza aderire al Fiscal Compact, il qualeIMPONE allo Stato di versare ogni anno una rata corrispondente alla somma necessaria per rientrare nei parametri entro 20 anni, come descritto sopra. Per effetto del trattato Fiscal Compact, entro il Dicembre di ogni anno lo stato dovrà versare la rata prevista, e se non lo farà scatteranno pesanti sanzioni, anche di natura economica. E' ovvio che, conoscendo la situazione di bisognodello Stato e le scadenze alla quale deve far fronte, eventuali soggetti interessati ad acquistare i beni dello stato messi in vendita aspetteranno fino all'ultimo, quando potranno "fare il prezzo" e dettare le condizioni, ottenendo i nostri bene a prezzi stracciati, o comunque molto inferiore al valore del mercato.
CHI SARANNO GLI ACQUIRENTI?
Lo stato possiede "oltre 543.000" unità immobiliari, un patrimonio da 222 milioni di metri quadrati, per un valore che oscilla da 239 a 319 miliardi di euro. (Fonte: ilsole24ore.com). Una parte di questi potrebbero essere acquistati dai cittadini, italiani oppure stranieri interessati ad un investimento nel belpaese. Ma sicuramente nessuno, o comunque POCHI potranno permettersi di acquisire le quote di ENI, ENEL, Poste Italiane o di Finmeccanica possedute dallo Stato Italiano. Quote di aziende floride, che producono un ottimo bilancio, che potranno essere acquistate solo da banche o gruppi multinazionali con una elevatissima capacità di investimento: detto questo, detto tutto... a buon intenditore poche parole, chi conosce i poteri forti alla quale sono legati certi esponenti del governo e della partitocrazia, non ha alcuna necessità di ulteriori spiegazioni.
I prossimi governi dovranno gestire vendite miliardarie, e la situazione che sicuramente si profilerà è quella di un governo i cui esponenti sono legati ai gruppi che dovranno comprare: oppure qualcuno davvero si illude che banche d'affari come Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley, Citigroup e le altre potenti banche, che controllano, gestiscono e condizionano i mercati (ed i governi) anche tramite le multinazionali e le finanziarie che possiedono, si lasceranno sfuggire una così ghiotta occasione?!? Sicuramente no...
Dopo aver deliberatamente provocato la crisi, dopo aver fatto gestire la stessa ai loro uomini di fiducia, questi saranno anche i "liquidatori" dei paesi conquistati con le armi del debito, dello spread e dei mercati finanziari.
[1] Il debito pubblico è una truffa. Esso non è originato - come credono molti cittadini grazie alle bugie dei mass media e dei politici - grazie a debiti contratti dallo stato, ma è logica conseguenza del sistema monetario: tutta la moneta circolante infatti, è emessa e debito e costituisce un debito: quando si dice che "le banche centrali prestano moneta allo Stato", qualcuno interpreta il"prestano" come se lo Stato si rivolgesse alla banca per ottenere credito, un po' come fanno i cittadini quando contraggono un debito per acquistare l'automobile, mentre invece il "prestano" ha un significato diverso: tutto il denaro circolante è stato prestato, i soldi che abbiamo in tasca sono stati prestati e costituiscono un debito, in quanto lo Stato non emette banconote, bensì titoli del debito, in cambio dei quali le banche prestano i soldi alle nazioni, pagando su di essi un tasso di interesse. La BCE è una vera e propria "fabbrica del debito", come l'ha definita Magdi Cristiano Allam in un suo recente articolo incredibilmente pubblicato da "Il Giornale". Le banche stampano denaro - peraltro senza nessuna copertura aurea o di altro tipo - e lo immettono nel mercato affrontando solo i costi necessari per la stampa (tra l'altro solo il 3% della valuta è cartacea, mentre il 97% esiste solo "virtualmente" nei computer delle banche) e il disbrigo delle relative pratiche: dopodiché inseriscono la somma emessa nel passivo del bilancio,come se stampare 10 milioni di euro gli fosse costato 10 milioni di euro. Approfondimenti
Alessandro Raffa per nocensura.com
PS: Mayer Amschel Rothschild, capostipite della omonima dinastia dei banchieri che oggi gestiscono le banche centrali di quasi tutti i paesi del mondo, disse: "Datemi il controllo della moneta di una nazione e me ne infischio di chi fa le leggi". Evidentemente i suoi eredi si sono evoluti, ed oggi potrebbero dire: "Datemi il controllo della moneta di una nazione e deciderò io chi fa le leggi"
http://www.nocensura.com
Lo stato avrebbe potuto fare lo stesso percorso senza aderire al Fiscal Compact, il qualeIMPONE allo Stato di versare ogni anno una rata corrispondente alla somma necessaria per rientrare nei parametri entro 20 anni, come descritto sopra. Per effetto del trattato Fiscal Compact, entro il Dicembre di ogni anno lo stato dovrà versare la rata prevista, e se non lo farà scatteranno pesanti sanzioni, anche di natura economica. E' ovvio che, conoscendo la situazione di bisognodello Stato e le scadenze alla quale deve far fronte, eventuali soggetti interessati ad acquistare i beni dello stato messi in vendita aspetteranno fino all'ultimo, quando potranno "fare il prezzo" e dettare le condizioni, ottenendo i nostri bene a prezzi stracciati, o comunque molto inferiore al valore del mercato.
CHI SARANNO GLI ACQUIRENTI?
Lo stato possiede "oltre 543.000" unità immobiliari, un patrimonio da 222 milioni di metri quadrati, per un valore che oscilla da 239 a 319 miliardi di euro. (Fonte: ilsole24ore.com). Una parte di questi potrebbero essere acquistati dai cittadini, italiani oppure stranieri interessati ad un investimento nel belpaese. Ma sicuramente nessuno, o comunque POCHI potranno permettersi di acquisire le quote di ENI, ENEL, Poste Italiane o di Finmeccanica possedute dallo Stato Italiano. Quote di aziende floride, che producono un ottimo bilancio, che potranno essere acquistate solo da banche o gruppi multinazionali con una elevatissima capacità di investimento: detto questo, detto tutto... a buon intenditore poche parole, chi conosce i poteri forti alla quale sono legati certi esponenti del governo e della partitocrazia, non ha alcuna necessità di ulteriori spiegazioni.
I prossimi governi dovranno gestire vendite miliardarie, e la situazione che sicuramente si profilerà è quella di un governo i cui esponenti sono legati ai gruppi che dovranno comprare: oppure qualcuno davvero si illude che banche d'affari come Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley, Citigroup e le altre potenti banche, che controllano, gestiscono e condizionano i mercati (ed i governi) anche tramite le multinazionali e le finanziarie che possiedono, si lasceranno sfuggire una così ghiotta occasione?!? Sicuramente no...
Dopo aver deliberatamente provocato la crisi, dopo aver fatto gestire la stessa ai loro uomini di fiducia, questi saranno anche i "liquidatori" dei paesi conquistati con le armi del debito, dello spread e dei mercati finanziari.
[1] Il debito pubblico è una truffa. Esso non è originato - come credono molti cittadini grazie alle bugie dei mass media e dei politici - grazie a debiti contratti dallo stato, ma è logica conseguenza del sistema monetario: tutta la moneta circolante infatti, è emessa e debito e costituisce un debito: quando si dice che "le banche centrali prestano moneta allo Stato", qualcuno interpreta il"prestano" come se lo Stato si rivolgesse alla banca per ottenere credito, un po' come fanno i cittadini quando contraggono un debito per acquistare l'automobile, mentre invece il "prestano" ha un significato diverso: tutto il denaro circolante è stato prestato, i soldi che abbiamo in tasca sono stati prestati e costituiscono un debito, in quanto lo Stato non emette banconote, bensì titoli del debito, in cambio dei quali le banche prestano i soldi alle nazioni, pagando su di essi un tasso di interesse. La BCE è una vera e propria "fabbrica del debito", come l'ha definita Magdi Cristiano Allam in un suo recente articolo incredibilmente pubblicato da "Il Giornale". Le banche stampano denaro - peraltro senza nessuna copertura aurea o di altro tipo - e lo immettono nel mercato affrontando solo i costi necessari per la stampa (tra l'altro solo il 3% della valuta è cartacea, mentre il 97% esiste solo "virtualmente" nei computer delle banche) e il disbrigo delle relative pratiche: dopodiché inseriscono la somma emessa nel passivo del bilancio,come se stampare 10 milioni di euro gli fosse costato 10 milioni di euro. Approfondimenti
Alessandro Raffa per nocensura.com
PS: Mayer Amschel Rothschild, capostipite della omonima dinastia dei banchieri che oggi gestiscono le banche centrali di quasi tutti i paesi del mondo, disse: "Datemi il controllo della moneta di una nazione e me ne infischio di chi fa le leggi". Evidentemente i suoi eredi si sono evoluti, ed oggi potrebbero dire: "Datemi il controllo della moneta di una nazione e deciderò io chi fa le leggi"
http://www.nocensura.com
Nessun commento:
Posta un commento