"THE END"

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martedì 14 agosto 2012

... la disuguaglianza è molto molto peggiore di quanto mostrino le statistiche ufficiali: NON abbastanza ricchi per NON pagare le tasse


Le Isole Cayman: un paradiso fiscale preferit dalla élite globale. Una élite di super ricchi ha “traghettato” 13 TRILIONI di sterline offshore (ovvero equivalente al paradiso fiscale): una somma che equivale al PIL USA e Giappone messi insieme. Questo quanto afferma la ricerca commissionata dal gruppo Tax Justice Network.
In un nuovo resonto The Price of Offshore Revisited, pubblicato con esclusiva dall' Observer. James Henry, ex capo economista alla società di consulenza McKinsey ed esperto sui paradisi fiscali, ha fatto le stime più complete in tema di economia “offshore”.
Egli mostra che almeno 13 trilioni di sterline - fino a 20!- sono scivolate fuori dai Paesi in giurisdizioni segrete come la Svizzera e le Cayman Islands e questo con l'aiuto di banche private.
La loro ricchezza, come la definisce Henry, “è protetta da un gruppo industrioso e altamente remunerato di compiacenti professionisti nel private banking, tra i legali, i contabili e le industrie di investimento che si avvantaggiano della global economy sempre più senza frontiere né impedimenti”.
Secondo la ricerca di Henry, le 10 banche al top includono l'UBS e il Credit Suisse in Svizzera, la banca di investimento americana Goldman Sachs, che ha gestito più di 4 trilioni nel 2010, mentre negli anni precedenti si era trattato di 1,5 trilioni.
La sua analisi dettagliata, che è stata stilata usando dati da una serie di fonti inclusa la Bank of International Settlements e l'International Monetary Fund (Fondo Monetario Internazionale), suggerisce che per molti Paesi in via di sviluppo il valore cumulato del capitale che è “uscito” dalle loro economie dagli anni '70, sarebbe più che sufficiente per ripagare i loro debiti nei confronti del resto del mondo.
Gli stati ricchi di petrolio con una élite internazionale estremamente mobile sono stati particolarmente inclini a vedere sparire la loro ricchezza in conti correnti bancari offshore anziché essere investita a casa loro, come suggerisce la ricerca.
Circa 500miliardi (di sterline, la fonte giornalistica è inglese ndt) hanno lasciato la Russia dai primi anni '90, quando la sua economia si stava aprendo.
L'Arabia Saudita ha visto “uscire” 197 miliardi di sterline alla metà degli anni '70 e la Nigeria 196 miliardi.
“Il problema qui è che i beni di questi Paesi sono tenuti in mano da una stretta cerchia di ricchi mentre i debiti sono a carico della gente comune di questi paesi, attraverso i loro governi”, dice il rapporto in questione.
(...) Secondo i calcoli di Henry 6.3trilioni di sterline di beni è di proprietà di solo 92.000 persone, o lo 0.001% della popolazione mondiale: una minuscola classe di megaricchi che hanno più in comune tra loro che coloro che sono sul fondo della scala di reddito nelle loro stesse società.
“Queste stime rivelano un shockante fallimento: la disuguaglianza è molto molto peggiore di quanto mostrino le statistiche ufficiali, ma i politici si stanno ancora affidando all'effetto cascata per trasferire la ricchezza ai poveri”, ha detto John Christensen del Tax Justice Network. "Le persone comuni, non si fanno più illusioni su quanto la situazione sia diventata iniqua”.
“Dare un taglio alle scappatoie usate dalle multinazionali e dai super-ricchi per evitare di pagare il loro giusto contributo, ridurrebbe il deficit. È questa la via su cui il governo potrebbe concentrarsi per stimolare l'economia, piuttosto che strizzarle via la vita con tagli e aumenti di tasse per il 99% della gente che non è ricca abbastanza per evitare di pagare le tasse”.


Fonte originale: guardian.co.uk / Traduzione riassuntiva a cura di: Cristina Bassi / Fonte: cafedehumanite.blogspot.it


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