"THE END"

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lunedì 13 agosto 2012

RACCOLTA INDIFFERENZIATA: ITALIA A TRE VELOCITA’


Cerignola, discarica Sia a cielo aperto.
di Gianni Lannes



I dati Istat parlano chiaro: da una parte il Nord, tutto al di sopra del 40 per cento. Poi il Centro-Sud attorno al 20 per cento. Fanalino di coda le Isole, al 15 per cento.
Ogni italiano produce 609,5 chilogrammi all’anno di rifiuti solidi urbani, ma se ne recuperano solo 141. Radiografia del Belpaese che stenta a riciclare, con qualche eccezione. In Europa siamo uno dei paesi con la raccolta differenziata meno diffusa. Ecco la ragione. Dopo le discariche a cielo aperto il nuovo affare sono gli inceneritori: una tecnologia obsoleta e pericolosa in mano ai soliti potentati. Un esempio deleterio dove la politica se la intende con l’affarismo senza scrupoli: il caso Vendola & Marcegaglia in Puglia.
Statistiche - La media europea veleggia al di sopra del 40 per cento, trasformando lattine di birra in biciclette, tappi di plastica in sedie e bottiglie di minerale in caldi “pile” per l’inverno. I numeri ufficiali attestano che attualmente “l’Italia differenzia il 31,7 per cento dei rifiuti. Con un incremento dell’1,4 per cento rispetto allo scorso anno”. Ma a spulciare i dati dell’Istat si scovano delle differenze abissali tra le regioni e anche tra le città. Il primo dato che salta all’occhio? Le grandi differenze tra le diverse aree geografiche: si va dal Nord-est, che differenzia oltre il 47% dei rifiuti, alle Isole con appena il 15%, passando dal 40,1% del Nord-ovest, dal 28,1 per cento del Centro e dal 21,3 del Sud.
Aumentano i rifiuti - La raccolta dei rifiuti urbani, dice l’Istituto di statistica, è di 609,5 chilogrammi per abitante, segnando un aumento dello 0,9% rispetto al 2009 dopo tre anni di andamento decrescente. Le migliori performance in raccolta differenziata si registrano a Pordenone, Novara e Carbonia. Mentre esempi in negativo arrivano da tre capoluoghi siciliani: Messina, Siracusa ed Enna.


Rifiuti abbandonati.





Verona top, Catania flop - Tra i grandi comuni, scrive l’Istat, Verona è l’unico che ha raggiunto il 50% di raccolta differenziata. Valori superiori al 30% si registrano a Torino (43,3%), Firenze (38,4), Milano (35,9%), Venezia (35,6%) e Bologna (34,8%). Chiudono i due grandi comuni siciliani: Palermo e Catania che arrivano rispettivamente al 7,7% e al 6,8%.


I capoluoghi - Per 13 capoluoghi (Pordenone, Novara, Carbonia, Verbania, Salerno, Avellino, Nuoro, Belluno, Oristano, Asti, Tortol, Rovigo e Trento) è stato già superato l’obiettivo del 60% di differenziata. Sono, invece, 34 quelli oltre il 50%. Ma c’è anche chi non raggiunge la soglia del 10% di differenziata come, per esempio, Enna all’1,2%, Siracusa al 3, Messina al 5,3, Isernia all’8, Agrigento all’8,4, Taranto all’8,7, Foggia al 9, Catanzaro al 9,4 e Vibo Valentia al 9,8.


Il caso Napoli - A Napoli la raccolta differenziata non arriva al 18%, mentre gli altri comuni capoluogo superano la media nazionale (al 31,7%). «In Campania», scrive l’Istat, «permane la bassa quota di raccolta differenziata: a Napoli al 17,7%, mentre gli altri comuni capoluogo superano la media nazionale del 31,7%. Salerno arriva al 71%, Avellino al 67,3%, Caserta al 46,9%, e Benevento al 33,9%».


Obblighi normativi elusi - La raccolta differenziata, già diffusa nei paesi del Nord-europa, fu imposta implicitamente a tutto il territorio della CEE dalla direttiva 75/442 del 1975 (oggi sostituita da direttive più recenti), la quale all'articolo 3 imponeva di promuovere la riduzione dei rifiuti, il recupero e il riuso e all'articolo7 la "razionalizzazione" della raccolta, della cernita e del trattamento. In attuazione di tale direttiva, il DPR 915 del 1982 stabiliva degli obblighi relativi al riciclo, al riuso e al recupero. La legge 475 del 1988 fu più specifica, istituendo una serie di consorzi obbligatori per il riciclo e imponendo esplicitamente la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. Nel 2009 diventa un obbligo - disatteso -per tutti i Comuni, di raccogliere in maniera differenziata almeno il 35% dei rifiuti; la nuova normativa prevede l'obbligo di raggiungere il 65% entro il 2012, pena una super multa.


Ecomafie - La criminalità organizzata ha da decenni messo le mani sui rifiuti speciali. Infatti ogni anno - secondo Legambiente - ne sparisce una quantità pari ad una mantagna alta 3.100 metri. Gli ecofurbi non esistono solo in Italia. Greenpeace ha applicato un Gps a un vecchio televisore in Gran Bretagna, affidandolo ad uno dei consorzi incaricati di smaltirlo legalmente in loco. Il tracciato del satellite, però, ha raccontato un’altra storia: la tv invece di essere distrutta, è stata spedita in Nigeria, venduta per qualche centesimo, spolpata di tutta l’elettronica e poi bruciata all’aria aperta sprigionando diossine.


Vantaggi
- Il riciclaggio dei rifiuti consente inoltre importanti risparmi di energia e di materie prime. La produzione di 1una tonnellata di carta riciclata richiede circa 400 mila litri d’acqua e 5000 kWh in meno di una stessa quantità di carta nuova, oltre a risparmiare 15 alberi. Anche il conferimento in discarica tradizionale dell’umido risulta uno spreco, poiché può essere utilizzato per produrre humus. Recuperare, mediante il riciclaggio dei rifiuti: tutte le materie prime riutilizzabili diventano fonte di ricchezza e non più di inquinamento.


Il futuro - Barcellona e Goteborg hanno già varato esperimenti riusciti di raccolta pneumatica differenziata. In pratica i cassonetti scaricano direttamente in una rete di tubature sotterranee che trasportano carta, vetro, metallo, in mega piattaforme centralizzate, eliminando così i disagi al traffico. Nello Stivale l’esperienza fruttuosa del porta a porta di Vedelago ha fatto scuola.

Pubblicato da Gianni Lannes
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/

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