"THE END"

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venerdì 8 giugno 2012

Berremo anche questa?

Un colpevole, non conta che lo sia davvero, l'importante è che il popolo lo creda. Ricordate "morte accidentale di un'anarchico" di Dario Fo premiato col nobel in letteratura? Ecco, secondo la mia modesta opinione siamo di fronte a un caso simile ... quella volta venne arrestato un ferroviere per una bomba alla stazione, ordigno sofisticato e messo da personale esperto in operazioni ed esplosivi militari, questa volta invece viene arrestato un signore che ce l'ha col mondo ... almeno dicono! E chi se la beve secondo voi? Di sicuro in molti, solo perché l'hanno detto i giornali o la televisione, ergo è vero. Lascio di seguito due articoli che lasciano molti dubbi.


Bomba Brindisi. “Giovanni Vantaggiato in yacht dopo l’attentato”

COPERTINO (LECCE), 7 GIU – Un uomo non scontroso, gran lavoratore che ”non farebbe male a una mosca”: così amici e conoscenti descrivonoGiovanni Vantaggiato, l’imprenditore di Copertino in stato di fermo e che avrebbe confessato di avere progettato e realizzato l’attentato che il 19 maggio scorso ha stroncato la vita di Melissa Bassi alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi. ”Una persona per bene”, dicono tutti secondo quanto riportano le agenzie di stampa, che però avrebbe continuato a comportarsi come nulla fosse anche dopo l’attentato, lavorando tutto il giorno nella sua azienda, un deposito e rivendita di carburanti agricoli, e a dedicandosi al suo hobby: la cura della sua preziosa barca, uno yacht in legno a motore da 50 piedi. Continua ...



Berremo anche questa?


di Marco Cedolin 

Il Corrosivo
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L'esplosione avvenuta dinanzi alla scuola Morvillo di Brindisi, nella quale trovò la morte la sedicenne Melissa, sembrò fin dal primo momento figlia di quella strategia della tensionealla quale in Italia siamo purtroppo tristemente abituati. In tutta evidenza qualcosa non aveva però funzionato a dovere, come dimostrano le tantissime inconguenze emerse riguardo all'attentato. Stando alle dichiarazioni degli inquirenti a scoppiare furono tre bombole di gas collegate fra loro, ma i risultati della deflagrazione non sembravano affatto compatibili con un elemento di questo genere. Gli inquirenti in un primo tempo dichiararono che la bomba artigianale era comandata da un timer programmato per provocare lo scoppio nel momento di maggior afflusso degli studenti, "fortunatamente" bloccatosi anticipatamente. Poi invece del timer non si fece più menzione e l'artefice dell'attentato diventò una persona anziana ripresa dalle telecamere, con in mano un telecomando a distanza. 



Poco importa se l'uso di un telecomando a distanza fosse un elemento scarsamente in sintonia con un ordigno di costruzione artigianale (e il timer bloccato che fine aveva fatto?) e se, come ben sa chiunque abbia una minima competenza nel campo degli esplosivi, per provocare la deflagrazione di tre bombole del gas sarebbe stato necessario disporre di una certa quantità di esplosivo ad alto potenziale, difficilmente reperibile e assai poco artigianale.

Alle incongruenze si sommò la caducità del clamore mediatico. Dopo la sovraesposizione iniziale sui giornali e nei TG, abortita sul nascere la pista mafiosa che vaticinava improbabili ritorsioni ed evaporata altrettanto lestamente la pista terroristica che ventilava un collegamento con l'attentato occorso a Genova al manager Ansaldo, la bomba di Brindisi fu rinchiusa in tutta fretta nel cassetto dell'oblio mediatico.
Per ricomparire solo oggi, con la fulgida veste del caso risolto (o in via di risoluzione) dove esiste un colpevole con nome e cognome, con annessa chiara dinamica di come si svolsero i fatti e di quale fosse il movente all'origine degli stessi.....
Gli inquirenti e la buona stampa ci raccontano che a far scoppiare la bomba di Brindisi sarebbe stato un anziano benzinaio di 68 anni, ormai reo confesso, che avrebbe confezionato in proprio l'ordigno nella sua abitazione in provincia di Lecce, per poi trasportarlo dinanzi alla scuola a bordo della sua Fiat Punto. Dove con la potenza muscolare degna di un culturista e la perizia accumulata in tanti anni passati alla pompa di benzina, tutto solo, ha provveduto a collocarlo all'interno del cassonetto incriminato (insieme all'esplosivo ad alto potenziale di cui nessuno ha fatto menzione) ed a predisporre con cura certosina tutti i contatti, affinché lo scoppio potesse avenire senza sbavature.
Il movente che, stando agli inquirenti, avrebbe portato l'anziano benzinaio a prodursi in un'azione complessa anche per un robusto artificiere di lungo corso, non sarebbe ancora stato definito con chiarezza adamantina. Si tratterebbe comunque inequivocabilmente di una vendetta privata.
O nei confronti del preside della scuola Morvillo. Ma perché non limitarsi allora a tirargli una fucilata nel buio di un vicolo, anziché assemblare una "bomba atomica" e farla esplodere in mezzo agli studenti con il rischio di fare una strage?
O nei confronti della "giustizia", rea di non avergli dato soddisfazione in occasione di un vecchio processo di molti anni fa. Cosa c'entra la giustizia con la scuola e gli studenti, si domanderebbe di riflesso ogni persona normodotata? Il fatto che la scuola fosse intitolata a Morvillo o l'ubicazione dell'edificio a poche centinaia di metri dal tribunale, sarebbero secondo stampa ed inquirenti il "logico" collegamento. Ma se avesse voluto vendicarsi della giustizia, l'anziano benzinaio, non avrebbe fatto meglio a piazzare la bomba nei pressi del tribunale, dal momento che le capacità fisiche, tecniche ed intellettuali in tutta evidenza non gli facevano certo difetto?
Molto spesso, come si suol dire, la toppa risulta assai peggiore del buco. In questo caso i buchi sembrano quelli di uno scolapasta e la toppa lascia intuire che chi gestisce pro domo sua la vita e la morte in questo disgraziato paese, stia mettendo in atto un test volto a verificare fino a che punto gli italiani sono disposti ad abbeverarsi alla fonte della menzogna mediatica, con il capo chino e senza battere ciglio.

Fonte: Il Corrosivo 7 Giugno 2012

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