A Roma, in queste sere di inizio estate i ristoranti alla moda sono accerchiati da schiere di auto di grossa cilindrata, perlopiù tedesche che di blu conservano il lampeggiante, minaccioso anche spento come le insegne dei signorotti medievali. Per ore dietro i vetri scuri sonnecchiano incazzati gli autisti, in attesa di scarrozzare verso casa vassalli, valvassori e valvassini, finalmente satolli.A questo punto il lettore si chiederà dove sia la notizia: le macchine dei potenti, statiche o sgommanti non fanno da sempre parte integrante della scenografia della città eterna, come le antiche fontane e i cassonetti maleodoranti? Appunto: la notizia è che nulla cambia e che probabilmente mai nulla cambierà.Non so quanto casualmente, ma l’incipit dell’articolo di Antonio Padellaro ha quella capacità rappresentativa di un momento del costume e della storia del paese che spesso ho ritrovato tra le pagine di Pasolini. Lasciamo perdere il resto del pezzo. Padellaro ridiventa Padellaro e si mette a fare il contabile su provincie, finanziamenti pubblici e prebende. Le solite lagnanze che è possibile leggere inutilmente ovunque. Qui, sui social network, sui grandi giornali. Chiacchiere e sfoghi sterili di chi, non avendo più la possibilità di avere un’erezione e di infilzare una ventenne, ne critica la gonna troppo corta o i facili costumi.
Italiani
La verità è che quello che è successo da febbraio ad oggi ci ha svelato a noi stessi meglio, ma molto meglio, di quanto avrebbero potuto fare anni ed anni di terapia con uno specialista della personalità
- Una parte di questo paese voleva rovesciare il tavolo, ma non ha avuto la capacità di di farlo
- Un’altra parte di questo paese si è armata di lente d’ingrandimento e ha cercato con maniacale dedizione il più piccolo difetto nella trama del nuovo tessuto dopo essersi vestita per anni della peggiore stoffa in circolazione senza trovare niente da ridire.
- Nel frattempo, si è insediato un esecutivo con la sola ed esclusiva funzione di far avanzare le lancette dell’orologio fino all’ora della nanna.
Io non so veramente cosa sia la paura. Invecchiando la mia malattia sta peggiorando e ora certe sensazioni le provo solo quando interviene prepotentemente l’istinto, quindi non voglio giudicare nessuno. Voglio solo prendere atto del fatto che ciò che potrà succedere quando i nodi verranno al pettine non è colpa di Napolitano, di Monti, di Letta di Bersani e perfino di Berlusconi. Loro sono solo il frutto della nostra paura, della nostra incapacità di costruire un paese che funziona. Se c’è una dittatura in Italia, è quella della nostra vigliaccheria e della nostra incapacità.
Prima o poi ne usciremo. Certo, nessuno di quelli che sta leggendo sarà qui a prenderne atto. Il mondo è grande e questo pezzo di terra ne è solo una piccola parte che occupiamo transitoriamente. Il tempo a disposizione è più lungo di quello che riusciamo ad immaginare e i popoli migrano, si integrano, subentrano gli uni agli altri.
Noi ce ne andremo in silenzio nella notte senza dare troppo fastidio con la consapevolezza di essere stati quello che siamo stati e tanto basta. Non a tutti è dato di giocare in serie A e non eravamo all’altezza.
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