"THE END"

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venerdì 22 marzo 2013

La dittatura degli imprenditori


“Quasi nessuno ne parla, ma da molti anni gli americani stanno studiando come poter manipolare il clima a livello planetario, come riuscire a suscitare uragani, siccità, piogge ininterrotte, in luoghi prescelti e senza farsene accorgere”.
John Kleeves – “Un paese pericoloso”, 1998

Non gli è servito a nulla usare uno pseudonimo. Alla fine la lunga mano dei servizi segreti americani lo ha raggiunto, in quel di Rimini, il 18 settembre del 2010. Sono stati abili a fare le cose in modo da lasciare il dubbio che si sia trattato di un raptus di follia, come a volte ne capitano, e hanno posto le premesse per la versione ufficiale, riportata da tutti imass-media, secondo la quale Stefano Anelli, vero nome di John Kleeves, mal sopportava che sua nipote Monica, avvocato, mettesse su famiglia con un carrozziere. Si sarebbe trattato, dunque, di una specie di morbosa gelosia nei confronti della nipote, che temporaneamente viveva nello stesso edificio dello zio, anche se era in procinto di trasferirsi in un’altra zona della città. Vi sembra logico che un uomo di sessantadue anni, conosciuto da tutti come persona calma, colta e studiosa, scateni una rabbia omicida prima sparando un dardo, con una delle sue balestre, al collo della nipote e poi infierisca su di lei con un paio di forbici?

E questo solo perché stava per andarsene a vivere con un altro uomo in un altro quartiere. Anelli era sposato con una rumena da 17 anni: che tipo di rapporto aveva con la moglie? Nessuno ne ha mai fatto cenno. Alcuni giornali hanno riferito che era in buoni rapporti con la nipote e altri hanno detto esattamente il contrario. Una confusione poco professionale. Tutti i giornali hanno taciuto che Stefano Anelli fosse l’autore di libri e articoli contro la politica imperialista degli USA e anche questo è per lo meno sospetto: come se non volessero indicare una pista da seguire, ovvero per non dare adito a teorie cospirazioniste. Tentativo vano. Infatti, sono qui a parlarne.

Tanto è vero che il luogo dove è stato trovato il cadavere dell’uomo, all’interno della sua FIAT 600, è il borgo di Santa Costanza martire, uccisa, secondo l’iconografia ecclesiastica, con una ferita al collo, cioè nello stesso modo in cui sono morti sia Monica Anelli che suo zio. Il quale non si è ucciso con la stessa balestra, come è stato detto da alcuni giornali, ma con un fucile facente parte della sua collezione e da lui costruito. Non sentite puzza d’omicidio massonico?
Se fosse stato il signor Anelli ad uccide la nipote aveva già in mente la storia di Santa Costanza? Che senso ha porre poi fine alla propria vita nel borgo di quella stessa santa? Solo la Rosa Rossa va alla ricerca di queste sottigliezze, pianificandole a tavolino. Io immagino che abbiano ricevuto la commissione di eliminare un pensatore scomodo per gli USA e siccome c’è una certa affinità tra la CIA, i servizi segreti in genere e gli omicidi rituali della massoneria, che in Italia godono della massima protezione giudiziaria, non vedo perché assassini rituali italiani non abbiano voluto fare un favore ai loro colleghi americani, meno ritualistici e più pragmatici. Come ha spesso ripetuto l’ingegner Anelli nelle sue conferenze, l’Italia è una colonia degli Stati Uniti, da quello sciagurato otto settembre 1943 in poi, e se i nostri padroni ci ordinano di uccidere un nostro connazionale scomodo, non ci resta che obbedire.

Il movente, se si leggono i libri di John Kleeves – e io ne ho letto uno – c’è. Le armi del delitto pure. Poi ci ha pensato la magistratura italiana, succube del padrone a stelle e strisce e ampiamente infiltrata dalla massoneria, a liquidare tutta la faccenda come omicidio-suicidio. Il popolo beota continua a non accorgersi di niente. Sono passati quasi tre anni dall’omicidio di quelle due persone innocenti, zio e nipote, e quando toccherà a me spero che i miei lettori si ricordino che nel momento in cui scrivo queste note so benissimo a quali rischi sto andando incontro. Forse lo sapeva anche Stefano Anelli.

Perché gli Stati Uniti sono così permalosi da volersi vendicare di un saggista che ha scritto libri sulla loro storia misconosciuta? Per lo stesso motivo per cui uccidono ufologi, astronauti, scienziati, uomini di spettacolo e i loro stessi presidenti.
E’ una banda di ladri e assassini. Uno stato basato sull’operosità e l’imprenditoria, portate fino agli eccessi. Non è una nazione, ma un’immensa azienda commerciale, che difende le proprie fabbriche, in primis le multinazionali, con l’esercito. Unico caso al mondo, come ha fatto notare l’ingegner Anelli.
E questo per un motivo preciso: la religione calvinista, che ha portato i famosi “Padri Pellegrini” ad emigrare dall’Inghilterra nel New England, fondando le altrettanto famose tredici colonie, tutte pervase dalla mentalità puritana. Quando si usa questa parola, puritanesimo, si pensa subito alle restrizioni e ai tabù sessuali, ma non è questo l’elemento preponderante. I puritani attribuivano un valore sacro alla ricchezza. Chi si arricchiva non solo compiva la volontà di Dio, ma dimostrava di essere da Lui benedetto. Viceversa, chi non si arricchiva dimostrava di non avere l’approvazione divina e diventava automaticamente un peccatore.
Avevano questa perversa mentalità, affatto cristiana, nel diciassettesimo secolo e ce l’hanno anche adesso. Non sono mai cambiati, anzi, l’hanno portata alla sua massima espressione e hanno agito in modo da combattere tutti coloro che vi si opponevano, mentre cercavano di sfruttare la natura o gli stessi esseri umani, in tutti i modi che permettessero loro di arricchirsi. Se gli indiani americani ostacolano i commerci e l’attività di arricchimento individuale e collettivo, vengono eliminati. Cosa effettivamente accaduta.

Se razze ritenute inferiori possono essere sfruttate per arricchire i padroni anglosassoni, lo si fa ed ecco che dall’Africa occidentale vengono deportati 40 milioni di negri, di cui due o tre milioni arriveranno sani e salvi a destinazione, forse invidiando i compagni morti durante la traversata dell’Atlantico.
L’Autore si è limitato a mettere nero su bianco cose che chiunque, con un minimo di ricerca, può scoprire. Che il sud America sia sotto il tallone degli USA non lo ha certo inventato Stefano Anelli. Che gli americani intervengano militarmente ovunque sia possibile fare bottino, mi sembra abbastanza evidente. Che riescano a farsi odiare da tutti nel mondo, lo riusciamo a capire benissimo e sono solo loro a non capirlo. Il disastro di Bhopal sul territorio degli Stati Uniti non sarebbe mai successo, tanto per capirci come funziona il neocolonialismo. E così, in scala ridotta, il disastro di Seveso in Svizzera non sarebbe mai successo.
Una delle più importanti regole del capitalismo è accentrare gli utili in poche mani e scaricare i costi sulla collettività. Gli americani sono esperti in questo, anche se ormai russi e cinesi li seguono a ruota.
L’esempio più clamoroso d’intervento militare in difesa delle proprie industrie si è verificato anni fa in Guatemala quando era in corso uno sciopero dei raccoglitori di frutta, pagati con salari da fame dalla United Fruits. Il governo americano mandò i Berretti Verdi, che di sindacalismo non se ne intendevano molto e, per non dover rientrare in patria senza aver concluso nulla, ammazzarono decine di persone.

Si potrebbe obiettare che il razzismo e la xenofobia, rispettivamente implicati nella tratta dei negri e nello sterminio degli indiani, sono componenti naturali della psiche umana e andare a cercare collegamenti con la religione puritana dei primi coloni rappresenta un’operazione arbitraria e scorretta dal punto di vista della verità storica. Di fatto, i calvinisti puritani che colonizzarono la costa orientale degli Stati Uniti si comportarono in maniera subdola e disonesta nei confronti degli indigeni, i quali, quando in un’occasione videro che i nuovi arrivati erano in difficoltà, non esitarono ad aiutarli, episodio abbastanza conosciuto e connesso con l’uccisione rituale del tacchino nella festa del Thanksgiving day.
Per contro, il giudice Cotton Mather, lo stesso che è passato alla storia per aver fatto uccidere e torturare decine d’innocenti nel processo alle cosiddette streghe di Salem, faceva distribuire agli indiani coperte infettate di vaiolo, prelevate negli ospedali. La stessa cosa fu fatta dagli spagnoli con Aztechi e Inca, centinaia di chilometri più a sud.
Anche qui si potrebbe obiettare che i cattolicissimi conquistadores avevano poco in comune con i puritani, ma i metodi vigliacchi di sterminio erano gli stessi. La differenza è che gli spagnoli hanno smesso in tempo, mentre gli americani continuano tuttora con gli stessi metodi in altre zone del pianeta.
La cosa curiosa, tornando al puritanesimo dei Padri Pellegrini, è che nonostante menzionassero spesso il nome di Gesù Cristo, in realtà si basavano principalmente sul Vecchio Testamento, prendendolo spesso alla lettera. Infatti, con la presenza di servi presso Abramo, Mosè e gli altri patriarchi, menzionata nella Bibbia, giustificavano lo schiavismo e i Quaccheri riuscirono perfino a giustificare la bigamia. Ma qui – spiega John Kleeves – c’era alla base il motivo pratico di mettere al mondo molti figli, ovvero mano d’opera da impiegare nella conquista del West.
Un libro sacro per molti usi, dunque.
Ma c’è dell’altro. I puritani si erano talmente immedesimati nelle sacre scritture da arrivare a pensare d’essere il vero popolo eletto, la tredicesima tribù d’Israele. Da qui ne conseguiva il diritto di sterminare i pellerossa, figli del demonio, che ostacolavano il volere divino di dare al “popolo eletto” la terra promessa. Mi ricorda molto il “Gott mit uns” nazista e infatti non siamo molto lontani dal nazismo che anche se si presentava come pagano, ha anch’esso radici nella Bibbia.
Pur di prendere possesso di quel vasto territorio, allo scopo di raggiungere la sponda occidentale e instaurare commerci con la Cina, i puritani erano disposti a tutto, anche a violare i trattati di pace con gli indiani. Quattrocento ne conclusero solennemente e non uno fu rispettato. Il meccanismo era semplice: gli indiani venivano confinati in un territorio brullo. Poi si scopriva che nel sottosuolo c’era oro e arrivavano i cercatori (nessuno poteva fermare quelle orde di disperati). A quel punto ci scappava il morto perché gli indiani si sentivano presi in giro e allora il governo americano era costretto a mandare l’esercito in difesa dei cercatori d’oro. Esattamente lo stesso metodo applicato in Guatemala.
Con il Messico gli americani si sono comportati come facevano con gli indiani. Solo che i messicani erano più smaliziati. Un gruppo d’imprenditori nel 1822 comprò un vasto territorio all’epoca appartenente al Messico, chiamato Tejas. Lo comprò per trenta dollari ogni 420 ettari perché i messicani non sapevano che farsene di quella terra, dato che erano invasori pure loro e non avevano molto rispetto per i nativi. I coloni si misero a dissodare la terra e ad avviare attività imprenditoriali finché nel 1836 non si ribellarono alle autorità messicane e chiesero l’annessione agli USA.
I messicani si sentirono presi in giro e cercarono di riprendersi quelle terre con un esercito di 3.000 uomini al comando del generale Antonio de Santa Ana, ma ormai era troppo tardi e anche in quel caso il governo americano inviò le truppe. Oggi quelle terre si chiamano California, Texas, Colorado, Kansas e New Mexico. L’imperialismo USA era solo agli inizi.
Ma la domanda che viene spontanea è: basta mettere nero su bianco queste cose, che qualsiasi studente di storia moderna potrebbe reperire, per essere ammazzati?
Evidentemente sì, se oltre a scrivere libri e articoli si tengono conferenze e si divulgano informazioni poco edificanti nei confronti dei nostri padroni. In Italia la mafia uccide per molto meno, e così fanno anche altre forme di criminalità, ma qui stiamo parlando di una superpotenza di 300 milioni di persone, che ipocritamente si presenta al mondo come la patria della democrazia e della libertà, ma che nella realtà conduce guerre di aggressione chiamate “missioni di pace”, tortura oppositori e prigionieri e fa fare il lavoro sporco a migliaia di mercenari. Ultima nefandezza in ordine di tempo, i tagliatori di teste al soldo degli americani, in Siria.


E se vogliamo parlare di libertà d’espressione, di pensiero e di riunione dobbiamo tenere a mente che Silvia Baraldini è stata condannata a quaranta anni solo per essere stata amica di un uomo sospettato di atti terroristici. Un’altra donna, americana stavolta, ha preso cinquantotto anni per la stessa ragione, e li dovrà fare tutti. E questo sarebbe il paese dove la libertà di pensiero è garantita!
Stefano Anelli era un saggista senza peli sulla lingua. Aveva vissuto a lungo nel nord America ed era competente per parlare della storia segreta, o almeno poco conosciuta, degli USA. A qualcuno questo non è piaciuto e, prepotenti come sono sempre stati, hanno tappato la sua bocca per sempre, anche come monito per eventuali emuli.
Se Kissinger è stato capace di far ammazzare Aldo Moro, figuriamoci quanti scrupoli si sono fatti ad ammazzare un saggista ingegnere, oltre che conferenziere. Gli Stati Uniti sono peggio della mafia. Sono, in realtà, la madre di tutte le mafie. Stanno devastando la Terra e ci porteranno verso l’estinzione, grazie a scritti di beduini del deserto di quattromila anni fa, sopravvalutati e saturi di violenza. Dallo sgozzare pecore è venuto un gran male per l’umanità. E’ venuta una dittatura occulta e diabolica.
La dittatura degli imprenditori.

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