Articolo da Wired
Il frigorifero inizia a emettere ronzii sospetti, la lavatrice passa a miglior vita, il televisore non è più lo stesso. La garanzia? Ovviamente è scaduta da poco. E quando arriva il tecnico, la diagnosi è quasi sempre la stessa: “Costa più ripararlo che comprarne uno nuovo”. Chi non ha mai trovato sospetta la coincidenza?
Uno studio tedesco commissionato dal gruppo parlamentare dei Verdi tedeschi conferma i dubbi. Il fenomeno ha un nome: obsolescenza programmata. Significa che gli elettrodomestici vengono costruiti per durare poco, o meno di quanto potrebbero. Lo scopo delle case di produzione è quello di vendere di più, evitando la saturazione del mercato. Tutto questo a spese dei consumatori. Spese esose, dato che questa pratica costerebbe cira 100 miliardi l’anno ai consumatori tedeschi. Ma secondo Stefan Schridde e Christian Kreis, autori dello studio, dimostrare l’intenzionalità dei produttori è estremamente difficile. Questo non cambia il fatto che fino agli anni '70 l'aspettativa di vita di un elettrodomestico era di 20-30 anni, mentre oggi è di 10 volte inferiore.
L’obsolescenza produttiva è nota da tempo. Almeno dal 1924, quando i produttori delle lampadine decisero di abbassarne la durata media da 2500 a 1000 ore. Per vendere di più, ovviamente. Altro esempio? Le calze di nylon DuPont, lanciate 70 anni fa, erano troppo resistenti, si smagliavano raramente. Così la loro composizione è stata modificata, e sono state rese molto più fragili. Recentemente, anche Apple ha ricevuto accuse simili. Le batterie non sostituibili dell’iPod avrebbero una durata a orologeria di circa 18 mesi. Ma non è tutto. Molti elettrodomestici o prodotti più tecnologici vengono costruiti in modo che cambiare un pezzo difettoso risulti molto difficile e costoso. Così che il consumatore si trova costretto a comprare un prodotto nuovo, piuttosto che riparare il vecchio. È il caso, appunto, delle batterie non sostituibili, che col tempo si deteriorano e non possono essere cambiate. Come quella del MacBook Pro, incollata come altri suoi componenti, e quindi molto difficile da cambiare. Altro esempio sono le viti usate per l'iPhone 4, estremamente difficili da sostituire. O le ruote in plastica dei frullatori.
Si è espresso con toni scettici Werner Scholz, direttore dell'associazione tedesca dei costruttori di elettrodomestici. Secondo Sholz una pratica come l'obsolescenza programata alla lunga sarebbecontroproducente per i costruttori, dato che i clienti che comprano un prodotto scadente in futuro si rivolgeranno a un marchio diverso.
Fonte: Wired
Autore: Ilaria Orrù
Il frigorifero inizia a emettere ronzii sospetti, la lavatrice passa a miglior vita, il televisore non è più lo stesso. La garanzia? Ovviamente è scaduta da poco. E quando arriva il tecnico, la diagnosi è quasi sempre la stessa: “Costa più ripararlo che comprarne uno nuovo”. Chi non ha mai trovato sospetta la coincidenza?
Uno studio tedesco commissionato dal gruppo parlamentare dei Verdi tedeschi conferma i dubbi. Il fenomeno ha un nome: obsolescenza programmata. Significa che gli elettrodomestici vengono costruiti per durare poco, o meno di quanto potrebbero. Lo scopo delle case di produzione è quello di vendere di più, evitando la saturazione del mercato. Tutto questo a spese dei consumatori. Spese esose, dato che questa pratica costerebbe cira 100 miliardi l’anno ai consumatori tedeschi. Ma secondo Stefan Schridde e Christian Kreis, autori dello studio, dimostrare l’intenzionalità dei produttori è estremamente difficile. Questo non cambia il fatto che fino agli anni '70 l'aspettativa di vita di un elettrodomestico era di 20-30 anni, mentre oggi è di 10 volte inferiore.
L’obsolescenza produttiva è nota da tempo. Almeno dal 1924, quando i produttori delle lampadine decisero di abbassarne la durata media da 2500 a 1000 ore. Per vendere di più, ovviamente. Altro esempio? Le calze di nylon DuPont, lanciate 70 anni fa, erano troppo resistenti, si smagliavano raramente. Così la loro composizione è stata modificata, e sono state rese molto più fragili. Recentemente, anche Apple ha ricevuto accuse simili. Le batterie non sostituibili dell’iPod avrebbero una durata a orologeria di circa 18 mesi. Ma non è tutto. Molti elettrodomestici o prodotti più tecnologici vengono costruiti in modo che cambiare un pezzo difettoso risulti molto difficile e costoso. Così che il consumatore si trova costretto a comprare un prodotto nuovo, piuttosto che riparare il vecchio. È il caso, appunto, delle batterie non sostituibili, che col tempo si deteriorano e non possono essere cambiate. Come quella del MacBook Pro, incollata come altri suoi componenti, e quindi molto difficile da cambiare. Altro esempio sono le viti usate per l'iPhone 4, estremamente difficili da sostituire. O le ruote in plastica dei frullatori.
Si è espresso con toni scettici Werner Scholz, direttore dell'associazione tedesca dei costruttori di elettrodomestici. Secondo Sholz una pratica come l'obsolescenza programata alla lunga sarebbecontroproducente per i costruttori, dato che i clienti che comprano un prodotto scadente in futuro si rivolgeranno a un marchio diverso.
Fonte: Wired
Autore: Ilaria Orrù
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