[Alcune considerazioni su...]
(versione stampabile)
Non è lo spread. Sono le lenticchie. (capire cosa succede con le dimissioni di Monti)
L’Italia prima dell’euro era un Paese ricco, fra i 7 più ricchi del mondo. Con l’entrata nell’Eurozona, all’Italia sono rimaste 10 lenticchie con cui il governo deve fare il brodo per tutti noi. E infatti oggi siamo i ‘Maiali’ d’Europa, i PIIGS.
Mario Monti è solo un po’ più bravo di Silvio Berlusconi a cavare fuori da 10 lenticchie il brodo per sfamarci e per pagare i debiti dell’Italia. Tutto qui.
I mercati sanno questo, e reagiscono un po’ se Monti se ne va e arriva quell’altro, quello che sa fare un po’ meno brodo con 10 lenticchie. Tutto qui.
Ma il problema di una drammaticità cosmica, e che anche uno stormo di fagiani vedrebbe, è
PERCHE’ UN PAESE CHE ERA RICCO OGGI DEVE ELEGGERE CHI SA MEGLIO SPREMERE 10 LENTICCHIE PER VIVERE!
Il problema non è se c’è Monti o Berlusconi, cioè un può più di brodaglia o meno. Il problema è
L’EUROZONA, CHE CI HA FICCATI NELLE CONDIZIONI DI DOVER VIVERE CON, E SPREMERE, 10 LENTICCHIE!
Svegliatevi.
La povertà è un affare per i ricchi
fonte: ANARCHISMO.COMIDAD
La pubblicazione dei dati Eurostat sull’aumento della povertà e del rischio-povertà in Europa ha suscitato sui media il solito “dibattito”, viziato in partenza dal rappresentare l’impoverimento come un “problema”, come un effetto indesiderato delle politiche di “rigore”. In realtà il bombardamento sociale del “rigore finanziario” non è sostanzialmente diverso dai bombardamenti militari, nei quali l’obiettivo dichiarato è un pretesto non soltanto per il consumismo delle bombe (tanto paga il contribuente), ma anche per fare il maggior numero possibile di “danni collaterali”, cioè di vittime civili. Anche il “rigore” è un business, ed il “danno collaterale” della maggiore povertà apre a sua volta nuove frontiere al business. [1]
In questi anni è risultato sempre più evidente il nesso consequenziale tra l’aumento della povertà e la finanziarizzazione dei rapporti sociali. La povertà diventa un business finanziario, costringendo i poveri all’indebitamento crescente.
Pochi giorni fa il governo tedesco ha potuto annunciare trionfalmente che l’obiettivo del pareggio di bilancio è stato raggiunto con un anno di anticipo, e ciò soprattutto grazie al fatto che la Germania ha potuto finanziare il suo debito pubblico a tasso zero, poiché, contestualmente, sono stati i Paesi del Sud dell’Europa non solo a pagare tassi di interesse più alti, ma anche ad indebitarsi maggiormente. Dopo un anno in cui ci si era sempre detto che “il problema è il debito”, si è poi scoperto che il governo Monti non soltanto non ha ridotto il debito pubblico, ma lo ha aumentato.
Il cosiddetto “spread” si è rivelato così una tassa sulla povertà, un’elemosina dei poveri nei confronti dei ricchi.
Procede intanto l’addestramento dei poveri all’uso degli strumenti finanziari. Il governo Monti ha rilanciato la “Social Card” di tremontiana memoria, annunciando la sperimentazione in alcune città e Regioni di una nuova versione familiare della carta. Viste le cifre in ballo per questa carta prepagata, il vantaggio per le famiglie è pressoché inesistente, semmai il vantaggio è per BancoPosta che la gestisce. [2]
Lo scopo della social card è in realtà quello di allargare il target dei servizi finanziari. Nata negli USA, anche lì “in via sperimentale”, la Social Security Card si è diffusa a macchia d’olio, tanto che i fruitori della carta nel 2013 ammonteranno già a dieci milioni, secondo le stime di Comerica, l’istituto di credito di Dallas a cui il Tesoro americano ha affidato il business. [3]
I Paesi anglosassoni stanno dimostrando che i poveri costituiscono un target inesauribile per l’offerta di servizi finanziari. Non soltanto la carta di credito viene oggi concessa
anche ai disoccupati, ma questi sono anche fatti oggetto di un vero e proprio allettamento
per dotarsi di questo “servizio” finanziario. Il fatto è comprensibile, se si considera che disoccupati e precari possono essere ridotti ad un livello assoluto di dipendenza da questi strumenti finanziari; cosa che non sarebbe possibile nei confronti di chi disponesse di fonti regolari di reddito. Se i prestiti ai poveri fossero ancora in contanti, allora i rischi di insolvenza sarebbero mortali per un business del genere; ma oggi c’è il denaro elettronico e le banche non devono compromettere la propria liquidità per concedere carte di credito. [4]
I poveri tendono ancora a servirsi soprattutto di contanti, ma le banche intendono sollevare le masse da questa condizione primitiva, attraverso quello che chiamano un programma di “inclusione finanziaria”. Il suono nobile e commovente della parola “inclusione” serve a nascondere il fatto che si tratta di un programma a basso rischio d’impresa per lo sfruttamento delle possibilità di indebitamento delle masse più povere. [5]
Il governo britannico ha elaborato nel 2007 un piano di inclusione finanziaria per salvare le masse di “unbanked” dal loro misero destino e per metterle a disposizione dell’amorevole offerta di servizi bancari. Lo stesso governo britannico ha ritenuto di porre una deroga ai limiti della sua “spending review” pur di stanziare dei fondi per questo piano umanitario. [6]
Anche la Banca d’Italia ha impostato un piano analogo, ciò in attuazione delle indicazioni del G-20 a riguardo. A quanto pare il denaro elettronico ha un club di supporter piuttosto nutrito. [7]
La Banca Mondiale, nella sua veste di agenzia specializzata dell’ONU, rappresenta l’avanguardia in questo progetto di soccorso mondiale agli “unbanked”. Robert Zoellick, presidente della Banca Mondiale sino al luglio scorso, ha profuso più di tutti il suo personale impegno nella “financial inclusion”. Zoellick costituisce il prototipo del perfetto bombanchiere: proviene da Goldman Sachs e, nel periodo in cui ha fatto parte dell’amministrazione Bush, è stato uno dei promotori più zelanti dell’aggressione all’Iraq. Zoellick è anche un ospite d’onore, pressoché fisso, del Consiglio Atlantico della NATO. [8]
Le banche in questo periodo hanno una pessima reputazione e, spesso, persino una pessima stampa. Ma le denunce possono rimanere sul vago, mentre, come si dice, il diavolo si annida nei dettagli. C’è qualche prestigioso commentatore che auspica addirittura un passaggio completo al denaro elettronico, con l’abbandono definitivo del contante; ciò in nome della lotta all’evasione fiscale, come se l’elettronica fosse intrinsecamente onesta, e fosse in grado solo di “tracciare” e non potesse anche sviare. L’unico risultato certo dell’adozione integrale del denaro elettronico, sarebbe invece quella di rendere definitiva la “financial inclusion”, cioè di non porre più limiti alle possibilità per le banche di impoverire e sfruttare i popoli.
[1] http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/internetsocieta/2012/12/03/Quasi-120-milioni-europei-minacciati-poverta-_7895880.html
[2] http://it.finance.yahoo.com/notizie/social-card-nuova-versione.html
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.money-zine.com/Financial-Planning/Buying-Insurance/Social-Security-Debit-Card/&prev=/search%3Fq%3Dsocial%2Bsecurity%2Bcard%2Bjp%2Bmorgan%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26tbo%3Dd%26biw%3D960%26bih%3D513&sa=X&ei=hfG8UMDvK4GetAaI34HQCA&ved=0CDIQ7gEwADgK
[4] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.thisismoney.co.uk/money/cardsloans/article-2188712/No-job-No-problem-Credit-card-firms-make-easier-borrow-youre-unemployed.html&prev=/search%3Fq%3Dcredit%2Bcard%2Bunemployed%26hl%3Dit%26tbo%3Dd&sa=X&ei=z9q9UJSQIYWc9QSvi4GQCA&ved=0CGwQ7gEwBg
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://betterthancash.org/why-e-payments/financial-inclusion/
[6] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.dwp.gov.uk/docs/financial-inclusion-actionplan061207.pdf&prev=/search%3Fq%3Dfinancial%2Binclusion%2Btask%2Bforce%26hl%3Dit%26tbo%3Dd&sa=X&ei=gIq_UIiHFqj44QTr2IGQCQ&ved=0CEsQ7gEwAg
[7] https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:jzIFz5CUih4J:www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_96/QEF_96.pdf+inclusione+finanziaria&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESgQQ3hwQR0xoAeUk4UIkTjsVtB6umCq5hVi_mnDSU7lvwh0VUbzU0O2RUlpexYn9dnM_DfR6YwM8HmMTVffsq_xK8qN2h-FDl67NDh-4Y6Matqo0O3an_QCnh1WmOyvQMxPMUev&sig=AHIEtbQWcBWF_nh7kVgUOuDqKK8eLNWgTg
[8] http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&ei=a_u-UICpNqKJ4gTjxYCgAg&hl=it&prev=/search%3Fq%3Drobert%2Bzoellick%2Bfinancial%2Binclusion%26hl%3Dit%26tbo%3Dd&rurl=translate.google.it&sl=en&u=http://live.worldbank.org/closing-gap-financial-inclusion-liveblog-webcast&usg=ALkJrhhqbsOGR4FNmRTl8X_TgQlJ6ZnqRg
http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=519
http://www.stampalibera.com/?p=57319
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