Convinzioni, pregiudizi, ideali, religioni, morali, verità: chiamateli come vi pare, ma qualunque sia il loro nome, noi ne veniamo intrisi ogni giorno di più. Che siano provenienti da una fiducia in ciò che abbiamo ascoltato o letto da qualche parte o che siano provenienti dalle esperienze che abbiamo vissuto o visto vivere, vengono ogni giorno ribaditi o demoliti da ognuno di noi. Il fatto stesso di avere un’opinione implica che in quell’opinione noi ci crediamo, la riteniamo palese o quantomeno probabile, quanto di più vicino ci sia alla verità. Altrimenti, non avremmo quell’opinione. Questo, però, non implica automaticamente che quello che noi pensiamo sia la verità, e a questa conclusione dovremmo riuscire ad arrivarci tutti quanti da soli tramite i rapporti che tutti i giorni intratteniamo con le altre persone. Potrebbe, al più, essere una parte di verità.
Ci starebbe bene che adesso ideassi una metafora da portare come esempio, ma francamente ritengo la questione troppo complessa per essere affrontata in questi termini. Non c’è nulla di più distante dalla realtà di una metafora o un paragone, altrimenti non sarebbero tali. Il paragone è subdolo: prende un dettaglio di un oggetto e lo confronta col medesimo dettaglio di un altro oggetto, ma non c’è dubbio che quando io dico “Luca è una volpe” sto consapevolmente (si spera) proclamando una cazzata.
Invero, dunque, ognuno di noi possiede queste verità, che già solo per essere al plurale si squalificano e si pongono sullo stesso livello di importanza l’una nei confronti dell’altra. Questo però non le rende meno importanti ai nostri sguardi, che sono istintivamente e imprescindibilmente portati a fidarsi unicamente di ciò che è il nostro pensiero e il nostro modo di ragionare. Non potrebbe essere diversamente, dipendendo esclusivamente dal cervello che produce (o assimila) queste nostre verità.
E’ altrettanto vero, però, che ciò che ci circonda ci influenza continuamente. Ogni cosa che osserviamo o ascoltiamo ha un effetto su di noi, in un modo o nell’altro. Infatti veniamo educati, e a seconda di come veniamo educati e di quali esperienze facciamo ne derivano i nostri pensieri. Così, quella che poteva essere una nostra verità fino a ieri, potrebbe essere ribaltata dall’esperienza che facciamo oggi e squalificarsi davanti al nostro giudizio. Tant’è che questo succede anche con i nostri fidanzati e le nostre fidanzate, con i nostri amici, con un certo tipo di cibo o di musica, con tutto ciò che osserviamo e a cui diamo una minima quantità di importanza.
Il punto saliente di questa caratteristica umana di possedere delle verità si ha però quando una delle verità di un singolo si pone di fronte ad una delle verità di un altro singolo, e qui le strade si dividono: c’è chi si riconosce completamente con le sue verità tanto da ignorare completamente quelle degli altri, chi ammette le divergenze come conseguenza necessaria della varietà degli individui, e chi questi divari li prova ad avvicinare o quantomeno cerca il modo di riconoscere entrambe le possibilità.
Ma cosa sono, in fondo, queste verità che ci portiamo dietro? E’ il nostro punto di vista che prende forma, ciò su cui punta il nostro sguardo. Possiamo guardare sempre fisso davanti a noi ignorando il resto, oppure possiamo decidere di spezzare la monotonia dell’abitudine e provare a muoverci verso gli altri, verso altri modi di vedere le cose, verso altre opinioni e altri giudizi, che per il solo fatto di esistere rappresentano una parte di realtà e di conoscenza a noi originariamente ignota.
Forse è questo che più di ogni altra cosa ci manca: la volontà di mettere in gioco e in dubbio quello che siamo e pensiamo, mentre per dimostrare di “conoscere” e di “avere ragione” cerchiamo di vincere la battaglia contro le altre realtà. E quante verità ci lasciamo sfuggire per difendere le nostre che ci sono tanto care, quante altre idee e quante altre nozioni ci rifiutiamo di guardare pur di controllare che le nostre stiano in piedi!
Parliamo tutti di pace nel mondo, ma non siamo neanche disposti a fare pace con le opinioni altrui,riconoscere le opinioni altrui. Se l’individuo è una nazione, noi siamo in piena guerra mondiale. fonte
http://www.mentecritica.net
Ci starebbe bene che adesso ideassi una metafora da portare come esempio, ma francamente ritengo la questione troppo complessa per essere affrontata in questi termini. Non c’è nulla di più distante dalla realtà di una metafora o un paragone, altrimenti non sarebbero tali. Il paragone è subdolo: prende un dettaglio di un oggetto e lo confronta col medesimo dettaglio di un altro oggetto, ma non c’è dubbio che quando io dico “Luca è una volpe” sto consapevolmente (si spera) proclamando una cazzata.
Invero, dunque, ognuno di noi possiede queste verità, che già solo per essere al plurale si squalificano e si pongono sullo stesso livello di importanza l’una nei confronti dell’altra. Questo però non le rende meno importanti ai nostri sguardi, che sono istintivamente e imprescindibilmente portati a fidarsi unicamente di ciò che è il nostro pensiero e il nostro modo di ragionare. Non potrebbe essere diversamente, dipendendo esclusivamente dal cervello che produce (o assimila) queste nostre verità.
E’ altrettanto vero, però, che ciò che ci circonda ci influenza continuamente. Ogni cosa che osserviamo o ascoltiamo ha un effetto su di noi, in un modo o nell’altro. Infatti veniamo educati, e a seconda di come veniamo educati e di quali esperienze facciamo ne derivano i nostri pensieri. Così, quella che poteva essere una nostra verità fino a ieri, potrebbe essere ribaltata dall’esperienza che facciamo oggi e squalificarsi davanti al nostro giudizio. Tant’è che questo succede anche con i nostri fidanzati e le nostre fidanzate, con i nostri amici, con un certo tipo di cibo o di musica, con tutto ciò che osserviamo e a cui diamo una minima quantità di importanza.
Il punto saliente di questa caratteristica umana di possedere delle verità si ha però quando una delle verità di un singolo si pone di fronte ad una delle verità di un altro singolo, e qui le strade si dividono: c’è chi si riconosce completamente con le sue verità tanto da ignorare completamente quelle degli altri, chi ammette le divergenze come conseguenza necessaria della varietà degli individui, e chi questi divari li prova ad avvicinare o quantomeno cerca il modo di riconoscere entrambe le possibilità.
Ma cosa sono, in fondo, queste verità che ci portiamo dietro? E’ il nostro punto di vista che prende forma, ciò su cui punta il nostro sguardo. Possiamo guardare sempre fisso davanti a noi ignorando il resto, oppure possiamo decidere di spezzare la monotonia dell’abitudine e provare a muoverci verso gli altri, verso altri modi di vedere le cose, verso altre opinioni e altri giudizi, che per il solo fatto di esistere rappresentano una parte di realtà e di conoscenza a noi originariamente ignota.
Forse è questo che più di ogni altra cosa ci manca: la volontà di mettere in gioco e in dubbio quello che siamo e pensiamo, mentre per dimostrare di “conoscere” e di “avere ragione” cerchiamo di vincere la battaglia contro le altre realtà. E quante verità ci lasciamo sfuggire per difendere le nostre che ci sono tanto care, quante altre idee e quante altre nozioni ci rifiutiamo di guardare pur di controllare che le nostre stiano in piedi!
Parliamo tutti di pace nel mondo, ma non siamo neanche disposti a fare pace con le opinioni altrui,riconoscere le opinioni altrui. Se l’individuo è una nazione, noi siamo in piena guerra mondiale. fonte
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