"THE END"

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sabato 3 novembre 2012

L’UOMO CANCRO

“La Terra è ammalata di cancro e in una fase tragicamente avanzata della tremenda malattia, di cui se ne conoscono le cause ma non i rimedi. E la forma di carcinoma che l'affligge, ha addirittura un nome latino: si chiama Homo sapiens”.
R. Sermonti

Le varie forme di vita, siano esse di natura animale, vegetale e umana, appaiono sulla terra in un determinato momento per poi, a tempo debito, estinguersi - e in straordinarie circostanze, di auto/sopprimersi.


Nel “Tutto Universale” i concetti trascendono da ogni giudizio di “superiore e di inferiore”, di “bene e di male”, di “vita e di morte”, ma si attestano a fenomeni di causa/effetto, imputati alla gestione organizzativa di quel puzzle perfetto che, dall’origine, ha codificato ogni tessera dentro il suo spazio ideale.

Per tanto, l’individuo umano, non può accampare alcun merito, capacità, o particolare intelligenza che non siano le stesse espresse da una piattola, da un filo d’erba o da un batterio. L’uomo terrestre, non è una “condizione senza la quale..”, ma oggi corpo estraneo che destabilizza l’ordine delle cose. E così com’è venuto se ne andrà, per permettere alla natura di riappropriarsi delle sue ragioni.

Immaginiamo il pianeta terra come una delle infinite cellule del sistema universo, vista al microscopio dall’occhio di un attento e scrupoloso ricercatore proiettato nello spazio. Si noterà immediatamente che a differenza delle altre cellule, la terra presenta alcune evidenti anomalie e patologie di natura iperplasica e ipertrofica. Una disfunzione che sta mettendo a serio rischio la sua sopravvivenza.
Ad una prima e sommaria osservazione, il ricercatore si limiterà a constatare la presenza di un sostanza semisolida e appiccicosa di colore grigiastro, prodotta dalla cellula in questione (la terra), e che la stessa non é più in grado di sintetizzare, di riassorbire o di smaltire. Questo elemento, in precedenza estraneo, si accumula sul tessuto connettivo della cellula, alterandola in maniera strutturale e irreversibile e comportando la perdita di qualsiasi funzione vitale.
Il nostro ricercatore ipotizza che diversamente da un tempo, si sia prodotto nella cellula un difetto di funzionamento (corto circuito, intoppo) del suo processo primitivo. Questo incidente di percorso, ha compromesso irrimediabilmente la sopravvivenza della cellula, che in virtù di un intrinseco e necessario processo di necrosi, cercherà di auto sopprimersi, previa il rischio di contaminazione delle altre cellule.
Ad un più attento esame, il ricercatore individuerà poi, un congruo numero di elementi oblunghi, con due appendici alla base della loro estremità e una rotondità alla sommità e che intuisce, possano rivelarsi i virus responsabili di una tale patologia; l’uomo.
La sostanza appiccicosa e grigiastra, individuata dal ricercatore e riportata alla nostra realtà quotidiana, rappresenta tutta quella montagna di rifiuti industriali e scorie tossiche che il nostro sistema economico, rigurgita sul pianeta, 24 ore su 24. L’uomo, é il paradigma del virus letale.
Il pianeta terra che, per rendere più comprensibile a tutti, ho trasfigurato in cellula, non va interpretato come metafora ma (fatte le debite proporzioni), come paradigma assoluto del rapporto che esiste fra la causa dei nostri comportamenti e l’effetto sulla nostra realtà. E questo, vale in assoluto per qualsiasi cosa.
“L’uomo è l'unica specie terrestre il cui sforzo non è quello di impiegare al meglio le qualità e attitudini naturali di dotazione, bensì di vivere disprezzandole e sostituendole con espedienti più "comodi" e meno "faticosi", con l'inevitabile effetto di atrofizzarle.
E' la compiuta invasione del male - è la sconfitta della vita - è l'affanno dei palliativi per ritardare la fine. Il cancro della Terra, determinato dall'Uomo.
L'Uomo-cancro ha saputo mettere al servizio della causa di annientamento della Terra che lo ospita, anche quella che si dice sua unica prerogativa: la mente. Manipolando massivamente le menti più deboli e impreparate, le forze operanti del cancro sono riuscite a far cessare quasi del tutto quella naturale resistenza detta “istinto di conservazione”, e a generare addirittura favore ed entusiasmo (progressismo) a favore della diffusione dell'orrenda malattia.
Si è giunti così ben presto, in meno di un secolo, a superare il momento in cui si potesse pensare al radicale intervento chirurgico che anticipasse le metastasi. E siamo qui, a contarci le ore”. R.S.

Se al più presto, non saremo in grado (e non lo siamo) di riconvertire le nostre abitudini, in altre più consone, compatibili e pertinenti la vera natura dell’uomo, e liberarci per sempre da tutte quelle dipendenze e debolezze che alimentano il Sistema Bestia e il suo potere, saremo gli ignari spettatori e i testimoni oculari della più grande tragedia dell’umanità.

Gianni Tirelli

http://caneliberonline.blogspot.it/

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