Davvero i vizi conducono alla perdizione e rovinano la vita? Niente di più falso. Se consumati in piccole dosi e con consapevolezza, i peccati sono capitali da investire nel nostro benessere psico-fisico.
La trasgressiva rivelazione è contenuta nel libro "Joy of Sin" (in italiano la “gioia del peccato”) dello psicologo australiano Simon Laham, dell’Università di Melbourne, secondo il quale i vizi non sono altro che un elenco d’inclinazioni morali e comportamentali dell’anima, e quindi del tutto in sintonia con la nostra natura.
Visti sotto questa luce, i peccati si trasformano in beni di valore fragili, da maneggiare con cura che, se gestiti in modo da evitare di diventarne schiavi, possono essere usati per accrescere le nostre migliori qualità.Laham porta a sostegno della sua teoria una serie di risultati di ricerche scientifiche che sembrano dar ragione al grande poeta e scrittore irlandese Oscar Wilde, che amava ripetere con la sua solita ironia: «Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni».
Una teoria che trova conferma anche nelle parole dello psichiatra Alessandro Meluzzi, convinto del ruolo “omeopatico” del peccato, se questo è assunto con tutte le accortezze del caso. «Il vizio è una deformazione patologica di qualcosa che fa parte della nostra vita», spiega Meluzzi, «di ciò che la natura ha messo nel cuore dell’uomo per essere felice. Se si riesce a dominarlo senza esserne dominati allora diventa simile a una vaccinazione contro le tentazioni».
Così come una persona posta sotto una campana di vetro non svilupperà mai gli anticorpi nei confronti di un batterio o di un virus, se un essere umano vive sempre in una zona in cui non ci sono corpi che lo stimolano sessualmente, non svilupperà mai la capacità di reagire e difendersi da una tentazione di natura sessuale, come può essere quella di tradire la propria moglie o abbandonarsi alla trasgressione.
«Se uno si circonda solo di persone che ritiene inferiori a sé non proverà mai il sentimento dell’invidia e quindi non si vaccinerà mai nei confronti di questo vizio», continua lo psicologo. «Se sta rinchiuso in un eremo non potrà mai capire cos’è l’ira o la rabbia, perché non si porrà mai in relazione con altri; se è talmente ricco da non avere bisogno di nulla o talmente povero da vivere su un’isola come Robinson Crusoe non saprà mai cos’è l’avarizia».
La presenza dei vizi nella nostra vita è fondamentale non solo per allontanare le tentazioni ma anche per tenere vivo il desiderio. «Se si perde il senso del peccato», prosegue Alessandro Meluzzi, «si perde anche il rischio della tentazione e di conseguenza il rischio della trasgressione. In quest’ottica, la presenza del vizio e del senso di colpa che da esso deriva rappresenta un vero e proprio presidio ai nostri desideri. In una società in cui tutto è possibile non si desidera più nulla, se siamo liberi di abbuffarci di tutto perdiamo anche la voglia di gustarci una piccola fetta di torta».
Fonte: http://cervelliamo.blogspot.it/2012/11/secondo-la-scienza-i-vizi-e-i-peccati.html#sthash.dpTRdbIX.dpuf
2 commenti:
Bella scoperta! Ci voleva uno psicologo australiano per spiegarlo a noi, che siamo felici peccatori da 5000 anni....
hahahha, 5? Almeno il triplo di migliaia d'anni ...
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