"THE END"

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martedì 6 novembre 2012

“Io sono un campione”: la costruzione di un immaginario maschile

Gli eserciti dei grandi Stati Nazione sono stati costruiti sul modello sacrificale.

Il giovane eroe anonimo dice addio alla coraggiosa fidanzata, perché sa che il proprio sangue è necessario per salvare tutta la comunità.

Nello spazio tra il dovere e la riluttanza, nel canto nostalgico di Lili Marlene o di Bella Ciao, nasce la condizione dell’eroe europeo.

Oggi, un unico paese conduce guerre in tutto il mondo: gli Stati Uniti.

Non sono però mai stati uno Stato Nazione, nessuno li minaccia e l’ideologia nazionale è notoriamente individualista.

Di conseguenza, i meccanismi che gli Stati Uniti adoperano per reclutare soldati sono molto diversi da quelli che conoscevano i nostri nonni.

Il trucco consiste nel trasformare la realtà dell’obbedienza militare in illusione di totale libertà.

Pensiamo alla campagna, Yo Soy El Army, che mira a reclutare immigrati latinos, particolarmente sensibili in questo momento a causa della crisi economica.

La campagna è organizzata dalla Latino Sports & Entertainment Marketing (LSE), un’azienda di San Diego il cui nome è tutto un programma.

Il fondatore, tale Anthony Eros, si occupa da molti anni di “marketing etnico”, un tema che qui conosciamo bene.

Il signor Eros manda in giro per i quartieri ispanici e davanti agli stadi dei grossi Hummer(sì, quelli della General Motors), debitamente colorati e ben diversi da quelli realmente usati in Iraq, con tanto di sistema sonoro ad alto volume e una batteria di schermi TV, mentre i militari regalano magliette colorate a chi è disposto a farsi arruolare.

Per il mercato nero, invece, i Hummer giravano accompagnati da canestri da basketattaccate direttamente al veicolo.

L’Aeronautica ha superato la LSE, preparando una schiera di enormi “RAPTOR SUV”, con sedili di cuoio, schermi TV al plasma da 42 pollici e altre diavolerie, su cui gli entusiasti adolescenti potevano salire per pregustare il proprio futuro in Afghanistan.[1]

L’esercito si presenta così come una doppia realizzazione per giovani dalle scarse opportunità: tecnologica e psicologica.

Da una parte, la possibilità di accedere finalmente e direttamente al mondo dei videogiochi – che ricordiamo sono in gran parte un sottoprodotto del dispositivo militare – e dei motori.

Dall’altra, la possibilità di diventare un campione
, una figura ben diversa da quella dell’eroe: la pura volontà che trionfa sulla materia carnale, producendo una macchina di potenziale fisico da far invidia a culturisti e pugili.

E la possibilità di esercitare liberamente la violenza. Non contro l’Invasore o lo Straniero Incombente, come nelle vecchie fantasie europee, ma contro il nemico astratto, quello che il caso pone davanti a tutta la potenza psicotronica del protagonista della Warrior Song.

Dove non esiste né dovere né riluttanza, esiste la pura volontà imprenditoriale: il soldato cammina sui cadaveri, come il manager cammina sui carboni ardenti, perché volere è potere.

E non esiste una nazione, ma solo una squadra, che potrebbe essere tanto militare quanto sportiva o manageriale.

E’ il mondo descritto in un terribile video della cantante Mari Boine, di cui abbiamo già parlato qui.

E’ evidente, almeno a noi, che la libertà totale così promessa è una finzione: si è liberi di andare molto velocemente nella direzione indicata da altri.

Ma lavora su elementi profondi della psiche umana, in particolare maschile. Che certamente venivano sfruttati anche nel dispositivo dell’Età dell’Acciaio, ma qui vivono da soli, senza essere più ancorati a ideali, patrie, collettività o doveri.[2]

Sarebbe interessante capire come tutto questo si intersechi con un vasto immaginario maschile nuovo, che spazia dalle arti marziali ai corsi per dirigenti d’azienda, dai miti della delinquenza organizzata agli ordini neotemplari.

Tutto comunque spiegato in questo video. Tanto più interessante, perché del tutto artificiale: è opera della Guardia Nazionale della California e promette che chi è interessato ad arruolarsi sarà immediatamente contattato.

Non è quindi un canto attorno al fuoco nato spontaneamente, ma un manifesto costruito intenzionalmente.

Chi sono io?
Io sono un campione
conquisterò ciò che non è stato conquistato
la sconfitta non farà parte del mio credo
crederò in ciò di cui altri hanno dubitato
mi sforzerò sempre per sostenere il prestigio l’onore e il rispetto della mia squadra
ho addestrato la mia mente e il mio corpo seguirà

Chi sono io?
Io sono un campione
Riconosco che i miei avversari non si aspettano che io vinca
ma io non mi arrenderò mai la debolezza non si troverà nel mio cuore
guarderò ai miei camerati e a coloro che mi hanno portato in questo mondo e a coloro che mi hanno addestrato
e trarrò la mia forza da loro

Chi sono io?
Io sono un campione

Partirò volentieri per il campo di battaglia
e mi muoverò e mi darò da fare e farò tutto ciò che posso
e raggiungerò il mio campo di battaglia con qualunque mezzo a disposizione

E quando ci arriverò ci arriverò con violenza
strapperò il cuore dal mio nemico e lo getterò sanguinante a terra
perché lui non mi può fermare

Chi sono io?
Io sono un campione

Al mio fianco ho dei camerati
camerati che assieme a me ne hanno visti di tutti i colori
attraverso il sacrificio, il sangue, il sudore, le lacrime

Non li lascerò mai cadere
non li abbandonerò mai e non mi lascerò dietro un nemico
perché il nostro avversario non conosce il mio cuore

Chi sono io?
Io sono un campione

Nessuno mi negherà
nessuno mi definirà
e nessuno mi dirà che e cosa sono e posso essere
il credere [3] cambierà il mio mondo
ha mosso i continenti ha mosso i paesi e ha messo l’uomo sulla Luna
e mi porterà attraverso questa battaglia

Chi sono io?
Io sono un campione

La sconfitta, la ritirata, non fanno parte del mio vocabolario
non capisco quei termini
non capisco quando le cose si mettono male
non capisco gli errori, ma capisco questo
capisco la vittoria e capisco il non arrendersi mai
per quanto le cose possano mettersi male
il mio cuore e la mia mente porteranno il mio corpo quando le mie gambe saranno troppo deboli

Chi sono io?
Io sono un campione

Oggi sarà quel giorno
non domani, non la prossima settimana, ma subito e qui
nella tua casa

Chi sono io?
Io sono un campione

La storia si ricorderà di me.





Nota:

[1] Nick Turse, The Complex. How the Military Invades Our Daily Lives, pp. 142 ss.

[2] Il reclutamente femminile richiede meno fantasia: quello militare è quasi l’unico posto fisso garantito, con tanto di assistenza medica, nell’intero sistema economico statunitense; e offre un ambiente di lavoro meno concorrenziale – e per questo paradossalmente meno aggressivo – di tanti altri.

[3] Traduciamo così la parola chiave “belief”, che non riguarda alcuna fede religiosa, ma la pura potenza mentale.

fonte

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