"THE END"

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martedì 29 maggio 2012

Miserie politiche RANDOM e Viaggio in un centro per l’impiego. Un carrozzone che fabbrica (vane) speranze

Egregio Presidente Napolitano, oggi in Italia non c'è una sola cosa che funzioni come dovrebbe. Siamo l'ultimo paese d'Europa sotto tutti i punti di vista, e in molti casi siamo paragonabili alle nazioni del 3° mondo. Siamo il paese delle Caste, siamo il paese dove gli stipendi - dei cittadini - sono i più bassi d'Europa, e le tasse sono le più alte. Possedere un'automobile sta diventando un lusso, mentre invece fare un figlio e acquistare una casa lo è già a tutti gli effetti. Qual è la situazione, lo sappiamo tutti. Fonte

staff nocensura.com 

Fornero, "imparare un mestiere è fondamentale, non avere una laurea", fonte

Se lei piange noi che dovremo fare?!!

Già ascoltare un ministro del governo dichiarare che la laurea non è fondamentale per tutti, è una cosa fuori dal mondo (soprattutto in un paese dove solo un 19enne su tre è iscritto all'università, e la media dei laureati tra i 30-34 anni è al 20%, contro una media Ue del 37%) ... Certo, senza l'ignoranza dilagante lei sarebbe disoccupata, fa bene a ricordarlo se vuole il posto fisso a quanti mila euro mensili?!!? Pagliaccio! Poi va con le guardie e le macchine blu a prendere le scarpette a Torino; fosse per me tu sei a raccogliere l'elemosina ... perché oltre a raccontarle alla gente non sai fare nulla se sei  dove ti trovi: Ruffiana e incapace, perfetta per la carriera nel nostro paese, il paese del nepotismo.






Dei "Centri per l'impiego" ne parlavamo pochi giorni fa sulla nostra pagina Facebook, commentando i dati divulgati da Luchino Galli di "Mai più disoccupati" attraverso l'immagine pubblicata di seguito:

 Per esperienza personale posso dire che il racconto rappresenta l'esatta situazione che ho incontrato io e naturalmente dopo aver consegnato una cinquantina di C.V., e non grazie al centro, in due città, nessuna chiamata. Le mattine al centro? Una perdita di tempo 

Sono davvero utili? 
Offrono un servizio all'altezza del costo necessario per mantenere la struttura?
Oppure sono poco più che "stipendifici" ?

di seguito l'articolo di Emanuela De Marchi


Cerco lavoro, mi iscrivo all’ufficio di collocamento”. Una volta era così, oggi non più. Quelli che ora si chiamano centri per l’impiego sono oggi strutture inefficaci; molto spesso solo una perdita di tempo.
Vediamo cosa succede quando una giovane laureata e disoccupata si presenta ad uno di questi centri. Ci ho messo circa un paio d’ore per capire quale fosse il centro di impiego a cui il mio municipio fa riferimento. Comodamente situato poco fuori il centro abitato di Roma, praticamente impossibile da raggiungere con i mezzi, si trova in un posto desolato dove sono arrivata dopo venti minuti di macchina. Accanto ad un ristorante cinese trovo un cartello che indica che al primo piano sono situati gli uffici che stavo cercando. Salgo le scale e davanti a me trovo una lunga fila di persone all’ingresso di un ufficio nel disordine più totale. Molti erano stranieri, trattati con una maleducazione non del tutto insolita negli uffici pubblici. Con una penna mezza rotta legata ad un lungo spago, tento di compilare la scheda che mi era stata consegnata per poi avviarmi verso la postazione dell’impiegata che aveva chiamato il mio numero. Mi siedo e mi guardo intorno. C’era ancora tanta gente in fila. L’ufficio però aveva già chiuso la porta prima dell’orario ufficiale. Volevano essere sicuri di non andare oltre l’orario lavorativo. D’altronde gli uffici sono aperti tutti i giorni dalle 9:00 alle 12:30. Una delle impiegate che si trovava dietro di me era più preoccupata a giocare ai Sims su Facebook piuttosto che chiamare chi era in attesa. 
Finalmente, dopo un’ora di attesa è il mio turno per il “colloquio”. Inizio ad elencare i miei titoli di studio. Purtroppo lo schema preimpostato sul computer non li riconosceva tutti. Ne avevo troppi: basta elencare una laurea specialistica ed un master per mandare in tilt il sistema. L’impiegata addetta al colloquio, valutando il mio CV, fatto solo di corsi di studio ma privo di esperienze lavorative, mi spiega immediatamente che non posso rientrare nella categoria disoccupati ma in quella degli inoccupati e quindi non ho diritto ad alcun sussidio. Sapevo però di aver diritto ad alcune agevolazioni e ho chiesto delucidazioni in merito. La mia domanda non era piaciuta all’impiegata che mi ha semplicemente risposto: “Io sono qui per trovare lavoro a lei e non per fare avere sconti alla gente”. Dopo aver insistito, ho scoperto che effettivamente la Provincia prevede per i disoccupati e gli inoccupati una serie di agevolazioni (es. il non pagamento del ticket per alcuni farmaci). Il resto dovevo scoprirlo da sola. Finita l’iscrizione, l’impiegata mi informa che io avrei costantemente dovuto collegarmi al loro sito per controllare le offerte di lavoro. Una volta individuata quella adatta a me sarei dovuta nuovamente recarmi lì per fare una sorta di colloquio. Ma, allora, a cosa è servita l’iscrizione se poi il lavoro me lo sarei dovuto cercare da sola? Loro, a cosa servivano? In conclusione del colloquio mi viene consegnato un depliant di un altro ufficio per l’impiego al quale mi l’addetta allo sportello mi consigliava di iscrivermi, raccomandandosi di tornare lì per avvertirli se avessi trovato lavoro perché avrebbero dovuto eliminarmi dalla lista.
Perplessa mi reco verso la porta. Sembrava tutto quasi un’offesa nei confronti di chi era lì nella speranza di trovare un lavoro e invece è lì di fronte a persone con un posto fisso, un buono stipendio, orari lavorativi da sogno ma che non sono neanche capaci di rispondere educatamente. Quella mattinata non è mai servita a nulla se non a constatare l’ennesimo spreco dei soldi statali buttati per mantenere in piedi un sistema del tutto privo di senso e nel quale lavorano persone che forse non sanno cosa significhi davvero essere disoccupato.

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