"THE END"

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sabato 17 agosto 2013

Lo strano caso di Marco Pantani e del Tour de France 1998


tratto da: Indagine su Marco Pantani.
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Scrivo questo articolo con la consapevolezza che non necessariamente riuscirò ad avere una visione d’insieme obiettiva e consapevole perché parto con un handicap.
Infatti non sono mai stato un amante dello sport e non sono mai riuscito a capire il motivo per cui si debba tifare in modo incondizionato un campione o una squadra. Pur avendo praticato diversi sport (ad esempio per anni sono andato in bicicletta; ogni giorno, terminata la scuola, per anni ho inforcato la bici da corsa e mi facevo i miei 50-60 km al giorno) non ho mai assistito a una partita di pallone o a una gara sportiva, che ho sempre trovato mortalmente noiose.
Non sono mai riuscito a capire quindi cosa avesse Marco Pantani di tanto speciale. Eppure, pur non riuscendo a capire a fondo il fenomeno, un dato di fatto mi è sempre stato evidente: Marco Pantani era amatissimo, aveva migliaia di tifosi in tutte le categorie sociali, riceveva manifestazioni di affetto e stima da tutti, e continua a riceverle anche da morto.

Lo amano e lo amavano in tanti.

Qualche anno fa andai in vacanza in moto al passo Mortirolo, e trovai per la strada e sulle rocce, scritte, disegni, manifestazioni d’affetto a Marco.

Molti lettori del mio blog ci hanno scoperto grazie all’articolo sulla morte di Marco, e mi hanno detto spesso: “ho sempre avuto dei dubbi sulla sua morte, col tuo blog ne ho avuto la conferma, e poi ho scoperto quanto era marcio il sistema”.

Un lettore ci ha scritto (trovate il commento in questo blog) che è guarito dalla depressione grazie a Marco.

Una mia lettrice, Assunta Grasso, dipingeva un quadro solo per amore di Marco.

Non so quindi quale magia Marco fosse capace di evocare, ma il dato di fatto è che si tratta di uno degli sportivi più amati da tutti.


Abbiamo da poco iniziato a collaborare io, Fabio, Stefania, e la signora Tonina Pantani, quando scoppia un altro caso Pantani.

Marco ha sempre scatenato polemiche, in vita. Faceva sognare, era amato, ma faceva molto dibattere.

Ha fatto discutere anche da morto, anche se molto meno. La sua morte, un palese omicidio con depistaggi, omissioni di indagini, disinformazione da parte dei media, è stata liquidata frettolosamente come un suicidio.
Stranamente oggi però i media nazionali ne riparlano ancora. Ma per un fatto a dir poco assurdo. Si parla infatti della sua vittoria al Tour de France del 1998 e si fa l’ipotesi che si possa fare un’analisi antidoping per vedere se Marco fosse o no positivo all’epoca.

Non essendo troppo esperto di dinamiche sportive, potrei sbagliarmi, ma a me la cosa sembra una follia.

Che senso ha un’analisi antidoping a distanza di quindici anni?

E sarà un caso che sia proprio adesso?
Perché poi esisterebbe una lista di sportivi risultati positivi, ma di questa lista spunta solo il nome di Marco, che è morto e non può difendersi?
Inoltre, se esiste una lista di sportivi dopati, come mai è stata tenuta segreta per quindici anni?
In questa vicenda, pur avendo l’handicap di cui ho detto sopra, ho però un vantaggio rispetto ad altri. Avendo fatto (venti anni e venti chili fa) l’istruttore di body building, so perfettamente che tutte le notizie che circolano sul doping sono false.

Il doping è infatti la regola in tutti gli sport. La differenza tra sportivo e sportivo è solo nella quantità di sostanze dopanti o anabolizzanti che questi è costretto ad assumere per gareggiare, nel senso che i veri campioni, se vogliono restare tali a lungo, devono doparsi il meno possibile, altrimenti i problemi collaterali di salute creati da queste sostanze bruciano rapidamente la carriera dell’atleta.

Quindi, date le prestazioni sportive di Marco, è altamente probabile che costui non si dopasse per niente o che perlomeno si dopasse meno di altri.

I controlli antidoping, invece, che sono una vera e propria farsa, servono unicamente come strumenti di controllo, ricatto e potere all’interno delle organizzazioni sportive.
Paradossalmente l’attuale vicenda di Marco Pantani è la prova provata di quello che sto dicendo.
Se fosse vero che esiste una lista di sportivi che era stata trovata positiva al test antidoping, allora è anche vero che all’epoca furono fatti dei controlli, e che tali controlli non sfociarono in alcun provvedimento; in altre parole è come dire che tali controlli furono fatti, ma tenuti segreti per farli spuntare fuori solo al momento giusto (cioè oggi, per poter infangare nuovamente la figura di Marco).
Controlli inutili, quindi, strumentali solo a fini di ricatto e minaccia.
Una farsa, insomma, inutile all’epoca e inutile oggi.
Tutto ciò premesso, proviamo a capire perché questa storia del doping di Marco esce proprio adesso.

A meno che non saltino fuori altri motivi, io credo che tutto questo sia dovuto al fatto che, sia pure lentamente, ci stiamo muovendo per far venire alla luce la verità su Marco.

Questa vicenda è un chiaro messaggio proveniente da chi ha dato l’ordine a suo tempo di uccidere Marco, e il messaggio è: siamo più potenti noi; qualsiasi mossa voi facciate, noi possiamo farne altre mille per annullare le vostre; per quanto voi diffondiate, con i vostri piccoli mezzi, la verità su Marco, noi possiamo infangarlo mille volte di più; per ogni verità che diffonderete, noi diffonderemo mille bugie.
Perché si teme che venga fuori la verità su Marco Pantani?

Il problema è che la morte di Marco è un esempio eclatante di omicidio eccellente, con coperture eccellenti e depistaggi eccellenti; non a caso in questi anni, nel mio blog, ho scritto dieci articoli sull’omicidio massonico, e il mio secondo articolo partiva proprio dall’analisi del caso di Marco, dopo aver letto il libro di Philippe Brunel “Gli ultimi giorni di Marco Pantani”.

Se i tifosi capissero che la morte di Marco è stata un omicidio, con un depistaggio clamoroso da parte di giornali e organi inquirenti, molta gente comincerebbe a capire il sistema in cui viviamo.

Molta gente, cioè, si domanderebbe: “ma se per la morte di Pantani sono riusciti a corrompere giornalisti, polizia, magistratura, non sarà che è successa la stessa cosa in altri casi?”.

La gente, insomma, partendo dalla morte di Marco, comincerebbe a porsi molte domande, troppe, sulle morti di molti altri personaggi famosi: il Torino Calcio, Ayrton Senna, Pier Paolo Pasolini, Rino Gaetano, Fred Buscaglione, Fabrizio De André, Lucio Battisti, e tanti, troppi altri.

Non a caso il mio blog, dopo l’articolo sulla morte di Marco, raddoppiò di colpo i lettori.

Perché questa cattiveria, perché proprio adesso? Domanda la signora Tonina disperata.

La signora Tonina è una mamma, non è una esperta di poteri occulti, sa poco o nulla di depistaggi giudiziari e manipolazione dell’informazione.

E per lei Marco non era Pantani il ciclista. Era Marco, il figlio che le creava problemi e batticuori, come la maggior parte dei figli ai genitori, era Marco che amava correre in bicicletta e un giorno per caso si è ritrovato a vincere gare internazionali, era Marco che da quando era diventato campione aveva portato a casa un sacco di soldi sì, ma anche un sacco di problemi, gente strana che girava attorno alla famiglia, pensieri e problemi vari.

Un figlio può diventare presidente della repubblica, generale dell’esercito, scrittore famoso, o un guru di fama internazionale come Osho, ma per una madre lui resterà sempre il figlio, e di lui non ricorda certo le vittorie al Tour o i Giri d’Italia, ma le prime parole mentre, cicciottello e con le guanciotte, si aggirava goffo esplorando la casa, il primo giorno di scuola, la malattia che la costrinse a rimanere sveglia in preda all’ansia, talvolta le liti, le incomprensioni, la volta che magari dovette sgridarlo perché litigava con la sorella.

E una madre ha difficoltà quindi a capire che il figlio è un simbolo per milioni di persone; ed essendo un simbolo positivo, era mal visto dal sistema e pericoloso.

I simboli, nel nostro mondo, devono essere negativi, egoisti, scopatori, attaccati al denaro.

Marco, a quanto ho capito ascoltando i racconti della madre, ma soprattutto dei tifosi, era onesto, generoso, semplice, probabilmente dal carattere difficile, ma comunque con un cuore grande come una casa (mi ha colpito e commosso, nel racconto che mi ha fatto la madre, quando la signora ha detto che “Marco nella squadra prendeva i ciclisti che avevano più bisogno, non i più bravi”).
Come ho spiegato alla signora Pantani, la gente che ha ucciso Marco ha un potere quasi senza limiti. Possono condizionare tutti i processi, non essendoci giuria che non possano corrompere, possono condizionare tutta la stampa, possono eliminare qualsiasi persona scomoda, possono corrompere chiunque.

Se in futuro scriveremo un libro, loro ne scriveranno altri dieci che venderanno ciascuno dieci volte più del nostro.

Se agiremo in un giudizio, loro potranno farci scomparire i fascicoli, ignorare le prove, alterare tutto.

Se faremo una conferenza stampa in cui parlare di Marco, loro faranno un programma TV che sarà visto da milioni di persone in cui diranno di Marco le peggiori cose.

Per ogni articolo che noi potremo scrivere su questo blog, loro potranno riempire di bugie le pagine di tutti i giornali.

Per tutti i soldi che la signora potrà pagare a legali, investigatori, periti, loro possono pagare mille volte di più o possono creare danni economici mille volte superiori, tali da far risultare antieconomica qualsiasi azione.

Loro, insomma, sono più forti su tutti i fronti.

Ma su una cosa loro sono perdenti.

Contro l’amore di migliaia di tifosi, loro non potranno fare niente. Contro l’amore di una madre anche (a meno che non arrivino a minacciare la sorella di Marco, o il padre).

Perché l’unica cosa che questa gente non conosce è l’amore. E contro quello, perdono loro. Inoltre, non conoscendo l’amore, non ne conoscono neanche i meccanismi, quindi non riescono a prevedere che a fronte di questi attacchi l’amore dei tifosi aumenterà, e sempre più gente si interesserà alla figura di Marco; il che, alla fine, potrebbe anche trasformarsi in un clamoroso autogoal per i mandanti della morte di Marco.

Loro agiscono infatti con criteri di razionalità e prevedibilità. E’ prevedibile che quando ci muoveremo avremo incidenti in auto o in moto, è prevedibile che sui giornali partiranno attacchi di tutti i tipi alla figura di Marco, ed è prevedibile che magari – perché no? – l’anno prossimo possa uscire un film o una serie di telefilm su Marco che lo presentino come un drogato e un dopato.

E’ tutto prevedibile.

Ma l’amore è irrazionale, e quindi è imprevedibile capire come andrà a finire questa volta, perché è imprevedibile capire come reagiranno i tifosi a queste notizie.

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