"THE END"

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venerdì 3 maggio 2013

Fai Carriera e Verrai Ricompensato


DI AARON JACKON


I concetti di consumismo e carrierismo sono già ben radicati nei paesi occidentali, e si stanno diffondendo in paesi meno industrializzati. Ma perché?

Definiamo carrierismo o carrierista come “la caratteristica associata a colui che avanza nella propria carriera anche a costo del proprio orgoglio e dignità”. Dando una semplice occhiata a questa definizione, molti diranno “ma non ha niente a che fare con la mia di carriera”. Sin da piccoli veniamo cresciuti dai nostri genitori o da chi per loro attraverso la combinazione di due metodi educativi. Secondo il primo sistema di educazione, basato sulla ricompensa, il bambino viene premiato per essersi comportato bene e, ancora più importante, come gli è stato chiesto. Il secondo sistema - l’altra faccia della stessa medaglia – è basato sulla punizione, per cui si viene puniti per esserci comportati male. In generale, i genitori fanno il loro meglio per trasmettere i migliori principi morali ed etici possibili che sono loro stessi capaci di concepire. Ciò nonostante, i genitori comandano ai figli di ubbidire agli insegnanti. Il bambino va così a scuola e riceve un’educazione molto sistematica, rigida e standardizzata, senza troppo spazio per la creatività, la flessibilità, il gioco, la libertà e, per di più, senza la guida dei genitori. Questi ultimi, come anche gli insegnanti, danno per scontato che i programmi educativi del governo hanno a cuore il futuro e gli interessi dei nostri figli.

Nel sistema americano si passa dalle scuole elementari alle medie a 11-12 anni, per poi andare alle superiori a 14-15 anni. In Gran Bretagna si va alle medie dai 10-12 anni fino ai 15-16. Ma perché dover cambiare scuola e perché tra i 10 e i 12 anni? Durante la pubertà - questo periodo di ricerca della nostra strada da seguire in cui si mette in dubbio e ci si ribella alle figure di autorità come i genitori - riceviamo dalle nuove scuole delle risposte alternative. Molti di questi cambi apportati dalle scuole sono dettati da ideologie carrieristiche. A questa età ci insegnano che dobbiamo ottenere dei buoni voti per trovare un lavoro, poiché il lavoro è sinonimo di successo: più alti i voti migliore la carriera e lo stipendio, no? Negli USA questo sistema è ancora più rigido, poiché gli studenti devono persino superare un esame per essere ammessi alla scuola successiva. Una maniera per integrarsi in buon anticipo in un sistema carrieristico basato sulla promozione, oltre ad essere privo di una seconda scelta. Chiunque non segua queste regole viene infatti bocciato e quindi ridicolizzato, proprio come viene deriso nella società chi ha un basso stipendio o è senza lavoro.
I poveri o i disoccupati, dunque, sono considerati da molti benestanti, dai media e dal governo come persone senza valore e senza merito nella società, poiché non si sono sforzati abbastanza. Persino se queste persone lavorano per beneficenza o volontariato, sono comunque viste come una specie di rifiuto hippy. C’è poi da sottolineare che le tasse statali e i tassi d’interesse bancari sono due ulteriori metodi per ottenere qualcosa senza alcuno sforzo. Per anni i nostri genitori ci insegnano importanti regole morali ed etiche, cos’è bene e cos’è male. Poi tocca alle scuole insegnarci che ancor più lavoro e obbedienza è bene, mentre tutto il resto è male.

Appena finiamo la scuola abbiamo già imparato che il lavoro è bene e che il denaro ha preso il posto della ricompensa nel sistema educativo impartitoci dai genitori.Non esiste più un sistema basato sulla ricompensa per fare del bene, ma solo un sistema di ricompensa del lavoro finalizzato all’arricchimento basato sull’obbedienza: numeri stampati su della carta o sullo schermo di un computer. 
Ecco dove si fondano i nostri principi morali oggigiorno. 

Non lamentiamoci di tutto il resto che ne è solo la conseguenza! ndr


TRADOTTO PER ECV DA ALESSANDRO MAMMOLITI

FONTE

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