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sabato 16 marzo 2013

Ricercatori italiani scoprono una tecnica per "leggere" la mente delle persone

Un recente studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Pisa, Pavia e Ferrara apre alla possibilità di "leggere" letteralmente la mente delle persone.
Il lavoro, pubblicato su Plos One, dimostra che la rappresentazione mentale di un’azione compiuta da altri si basa sullo stesso codice neurale sia in individui vedenti sia in non-vedenti dalla nascita.
I ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica cerebrale funzionale per misurare il modello di risposta nel cervello di un gruppo di persone alle quali venivano mostrati, alternativamente, filmati di azioni compiute da altri, come piantare un chiodo o il bussare ad una porta, oppure scene ambientali (il cadere della pioggia o il soffiare del vento). I ricercatori si sono poi chiesti se fosse possibile, partendo dall’analisi della risposta cerebrale, arrivare a capire cosa l’individuo stesse guardando in quel momento.

"Stiamo iniziando letteralmente a “leggere” nella mente delle persone. La speranza, ormai non più solo fantasia’ è che con la 'lettura del pensiero' si possa arrivare a mettere a punto sofisticate interfacce cervello-computer che permettano alle persone con gravi disabilità di comandare dispositivi con la forza della mente", spiega Pietro Pietrini, direttore dell’Unità operativa di Psicologia clinica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa, parlando delle possibili applicazioni aperte dalla ricerca da lui guidata.

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"Partendo dall’analisi multivariata dei diversi modelli di risposta neuronale della corteccia cerebrale - spiega Emiliano Ricciardi, uno degli scienziati pisani del team di ricerca - il computer ha messo a punto un 'classificatore' capace di discriminare con accuratezza se una persona stesse guardando un’azione o una scena ambientale. Più semplicemente, il computer è riuscito a leggere il pensiero, o meglio, il codice neurale del pensiero".

Ma i ricercatori sono andati oltre. Si sono chiesti se il classificatore “visivo” fosse capace di riconoscere la risposta cerebrale legata alla percezione uditiva di un’azione, quale il sentir bussare alla porta, rispetto ad un suono ambientale quale il cadere della pioggia in individui privi della vista fin dalla nascita e che, pertanto, non avevano alcuna esperienza “visiva” di azioni o scene ambientali.

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Come speravano, il classificatore è stato in grado di predire con buona accuratezza se un individuo, cieco dalla nascita, stesse ascoltando suoni di azioni oppure di rumori ambientali. "Questo studio dimostra che la rappresentazione del mondo esterno, nel nostro cervello, è sottesa da un codice neurale astratto, che non dipende da una singola modalità sensoriale e che anzi si sviluppa identico anche in chi nasce privo della vista", continua Pietrini.

In altre parole, i non vedenti codificano ed elaborano la percezione uditiva di un’azione come se l’avessero vista. "Con queste nuove metodologie di analisi dell’attività neurale in vivo - conclude Pietrini - stiamo iniziando letteralmente a 'leggere' nella mente delle persone".

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