"THE END"

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giovedì 25 agosto 2011

PRESIDENTE BASTA una LETTERA BELLISSIMA che mi ha toccato veramente perché mi ci sento dentro


Ho letto e riletto, e riletto, con attenzione e trasporto le Sue pagine del discorso al meeting CL di Rimini. Le risparmio facili ironie, fra cui il soprannome - secondo me azzeccato - che circola in rete sull'uditorio a cui Lei si è istituzionalmente rivolto. Mi limiterò al senso e a una modesta esegesi delle Sue parole, nulla di più. E basta.

Lei parla di "respiro storico e ideale del dibattito nazionale" io parlo di "fiato" e Le dico molto pianamente che la nazione, di fiato, non ne ha più, e da un bel po'. Se Lei si prendesse la briga di vivere come un normale cittadino vedrebbe che al di là di un finto benessere nevrotico e compulsivo, fatto di SUV, vacanze-a-tutti-i-costi, parrucchieri&estetisti, acquisti dettati dalla rabbia e dalla frustrazione, gli Italiani sono un popolo impoverito, indebitato, preso alla gola. Senza futuro, né speranza. Non c'è fiato dentro le code che usano quotidianamente le carte di credito - dovrebbero chiamarle carte di debito, semmai! - non c'è fiato, né dignità di sé, in questo carnaio di controesodo estivo prima del disastro; vedrebbe anche, se si spingesse più a fondo nelle nostre strade e nelle nostre vite, la rinuncia e la disperazione di quegli invisibili, sempre più numerosi, che non possono neanche permettersi la nevrosi del credito al consumo. Io li vedo, si chiamano nel gergo del mio lavoro pubblico: "famiglie disagiate", e ne vedo diverse. Sempre di più anche se per pudore cercano di apparire comprensibilmente sempre meno. La povertà fa puzza, Presidente. E basta.

Lei parla di "dura crisi di fiducia e pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari", io parlo di infame speculazione di un sistema che ha scritto le due parole "intermediazione finanziaria" e le ha spennellate al retro di colla al sangue e le ha fatte etichetta legale e rispettabile sulla pratica odiosa, assassina e criminosa chiamata usura: un sistema assassino che privatizza i profitti e socializza i costi, sempre, sistematicamente, i costi diretti e specialmente indiretti.
Io parlo di consigli di amministrazione che strangolano fisicamente anche se immaterialmente lavoratori, pensionati, donne, uomini e bambini. Che fabbricano ricavi fittizi con ristrutturazioni che sanno solo spremere alla midolla e infine licenziare chi sgobba e premiare chi - agli alti piani - costruisce bolle sempre più esplosive, ma se ne andrà sempre con buone uscite milionarie, mentre i sottoposti in lacrime ficcano i loro effetti nelle scatole di cartone. Mentre chi resta è obbligato a competere col simile a colpi bassi, ricattato con parole come "produttività" e "budget" e arriva persino a sentirsi in colpa se non dedica la sua vita al Moloch del management. Io Le parlo di blasonati "analisti" che apparentemente non sono stati capaci di individuare le crisi, crescenti e ricorrenti, del loro folle sistema, Le parlo di apparenza perché ho il fondato sospetto che lorsignori, usciti dalle migliori accademie, abbiano in realtà studiato queste crisi a fondo e le abbiano scientemente preparate, pianificate e incoraggiate per trasformarle in una vacca d'oro per i loro padroni. La scienza del profitto non cresce sugli alberi, ma è parto perfezionato dell'accademia borghese. Io Le parlo di  speculatori che scommettono sul collasso di economie, nazioni e popoli e che pilotano i media per intontire questi ronzini tremanti e squassati, votati al macello a scommessa dei Credit Default Swap. Per dirne una sola, delle diecimila trappole. Presidente sono uno che ha il grave difetto di leggere libri, anche di economia, e documentarsi. E tutto questo si chiama usura e rapina. Oro liquido distillato dal sangue e dalla disperazione. E basta.

Lei parla di smarrimento "negli itinerari dell'educazione, della comunicazione, della discussione pubblica, della partecipazione politica".
Io Le parlo di una politica che ha agevolato l'economia di cui sopra nel preparare e diffondere con i media - la televisione, privata prima, e poi pubblica come veicolo principe - un'incultura dell'apparenza, della menzogna, dell'avere sull'essere, dello sradicamento delle identità culturali e etniche, da quelle locali a quelle nazionali, e vilificazione delle stesse a divertente e innocuo folklore, o peggio di teatrino farlocco con cui spacciare partiti ormai artificiali, pienamente integrati nella macchina, che hanno da anni tradito le loro buone radici. Le parlo di un'incultura fatta di uniformità al pensiero unico, obbedienza dogmatica alle ipocrisie ributtanti del politicamente corretto e criminalizzazione del dissenso, specialmente se fondato e capace di svegliare il popolo dalla sua narcosi. Io Le parlo di diseducazione. Le parlo di una comunicazione fraudolenta basata sulla rissa, sul non approfondimento, sulla banalizzazione del complesso e sulla complessità del fumo gettato per far avanzare le parole d'ordine del momento, per esecrare i bersagli di comodo e anestetizzare il dissenso a comando, criminalizzando ogni speranza di rivolta e cambiamento contro questo meccanismo bugiardo e infame. Le parlo di media che cantano la ninna nanna alle nazioni o suadenti canti da sirena, mentre il grande capitale e la grande finanza, le famose plutocrazie mai morte, affondano lo stiletto al cuore, meglio di un qualunque Caserio. In un gioco delle parti sin troppo invertito. Le parlo di forze politiche che hanno fatto di questo sistema diseducativo benzina per il loro apparato e preparazione metodica del consenso bovino. Riducendo la discussione pubblica agli allarmi di comodo, creati per nascondere i problemi reali e soprattutto occultare nomi e cognomi e specifiche responsabilità in questo disegno di rincoglionimento metodico, di obsolescenza programmata dello sdegno. Dentro una carogna da scannare, fuori l'altra. Carnaccia dopo carnaccia, Presidente. Sono stato dentro ai media per qualche tempo. So di cosa parlo. Le parlo di una politica che a parte "parole, parole, parole", a ogni livello, non ha mai fermato questo processo di conquista della comunicazione radiotelevisiva pubblica ma lo ha agevolato con leggi create ad hoc. Le parlo di una politica che ha ridotto l'istruzione a erogazione di un servizio afono, insipido, privo di senso e votato alla fabbricazione di teste conformi, invece di uomini che divengano tali. Le parlo di un sistema politico che ha offeso, deride, insulta e offende anche per bocca di ministri dell'esecutivo, senza sosta, chi - malpagato e defraudato di diritti e riconoscimento - cerca di dare ai bambini i mezzi per capire e diventare ciò che sono, nello spirito del pensiero e dell'uomo della polis greca. Sono dentro questa gogna da qualche anno, Presidente, e guardi che la gogna devo comunque ringraziarla, l'alternativa sarebbe peggiore. Pensi Lei. Le parlo di una partecipazione svuotata di senso poiché anno dopo anno, legislatura dopo legislatura, i politici - i professionisti della politica - in blocco hanno lavorato senza sosta a creare questa situazione disastrosa, in cambio di isole di privilegi, visibilità e rappresentanza surrettizia, ricoprendo con metodo e coscienza un ruolo puramente accessorio e piattamente strumentale ai desiderata del potere forte di cui sopra: l' economia della grande finanza. Le parlo di questo imbroglio che ha fabbricato cittadini disillusi e sfiduciati, rabbiosi, soli. Senza voce e soprattutto senza la speranza e la possibilità effettiva di cambiare la classe dirigente rinnovandola e rimuovendola quando inefficiente e persino dannosa ai reali interessi del popolo. Questo ci ammazza dentro: sapere che le cose stanno proprio così. Un popolo chiamato alle urne pro-forma poiché i giochi sono decisi altrove e da tempo. Un popolo che quando tenta di portare avanti la carretta della democrazia diretta nella forma dello strumento referendario - carretta fatta nascere per ovvie ragioni  già sbilenca, caracollante, malandata e sconciata a dovere dai nostri illustri padri costituenti (un brindisi anche a loro) - è prima deriso dai politici, poi scoraggiato in mille modi dalla burocrazia necessaria a imbandire una consultazione referendaria, poi, se suo malgrado e a dispetto dei politici, la carretta si mette in moto, il popolo-bue è invitato a mollare il giogo, sbrigliarsi, fregarsene e andare al mare. L'urna a comando. Il popolo metta la crocetta solo quando fa comodo, elezioni politiche e amministrative, Presidente, altrimenti zitti e al mare (o ai monti), ma lontano dai seggi, per carità.  Impotenza e basta.

Lei parla di uno "straordinario patrimonio di sensibilità, interesse culturale e morale, disponibilità a esprimersi e a impegnarsi, soprattutto fra i giovani".
Io parlo dei giovani, ah i giovani! Quelli che sono stati rimossi dal sistema produttivo e trasformati in semplici consumatori, in problema (dis)occupazionale, in banali e bugiardi ritratti fabbricati dai media di cui sopra. In persone derise, insultate, offese da salari bassi, escluse dai concorsi pilotati nel pubblico e angariate dal privato, rimosse dagli studi dei liberi professionisti se per caso restano incinte (donne) o chiedono di essere pagati per lavorare (uomini), grazie alla felice balla della formazione, dello stagismo permanente. Stragismo, del futuro, semmai. Stragismo della speranza di avere indipendenza e serenità minime. Dignità. Un'oncia, mica che roba, poi. I giovani - battezzati Bamboccioni da uno dei soliti ministri, ora nel regno dei più - che devono solo ringraziare una classe produttiva e dirigente da gerontocomio per avere l'opportunità dello sgobbo semigratuito e del call-center o l'alternativa della schiavitù ammannita agli immigrati, sempre comodi per quanto denigrati, perché "fanno quei lavori (=schiavitù) che i giovani italiani non vogliono più fare". Comodissimo alibi, nevvero. Ho sentito storie di giovani restauratrici che rintracciavano capolavori da salvare, puntualmente assegnati ai soliti noti, o gestiti con procedure eufemisticamente catalogabili come ambigue e poco trasparenti presso gli uffici competenti, di gente costretta a rinunciare alle proprie competenze e talenti per sopravvivere dietro una cassa del supermercato o una boutique di guepieres. Ho saputo di centinaia di curricula inviati a vuoto senza lo straccio di una risposta. I giovani condannati a questo schifo dalla benefica globalizzazione. Realtà che, parafrasando uno statista dei tempi andati, il sottoscritto sa "sa per averlo provato", se non "cosa significhi la casa deserta e il desco nudo" certamente cosa significhi: "Amore hai 30 euro disponibili sul conto", al 12 del mese senza entrate fisse. Naturalmente quando il sottoscritto, laureato con lode, poliglotta e dotato di Master, ha goduto in pieno delle gioie e delle ricche opportunità fabbricate ad arte e beneficio dei soliti noti, dalle leggi Treu e Biagi. I nomi sono importanti Presidente e le responsabilità pure. Per dieci anni, questa non-vita infame mi son fatto. Passando da una formazione all'altra, da uno stage all'altro, da un corso di riqualificazione professionale all'altro. Inventandomi alta professionalità ma in cambio di una magrissima elemosina annuale per non entrare nel limbo di quelli che ciondolano al bar o crepano lentamente dentro senza alzarsi dal letto. Me la sono sciroppata come migliaia di giovani sensibili e vogliosi di impegno, questa roba. Un limbo disperato color piombo, che mi ha regalato la colite cronica, sì la diarrea, Presidente. Chiamiamo le cose col loro nome: diarrea. Cronica. Anche ora che, a partire dai miei 35 anni (il Mezzo del cammin della vita di un Dante Alighieri), ho la fortuna immensa di avere un'entrata fissa e "son contento". Per me l'ascesa all'Empireo è stato l'impiego. La mia Commedia personale. Dopo questo Inferno. Però, Presidente, di dantesco per quei giorni felici, assecondati dalle leggi firmate e controfirmate da Presidenza della Repubblica e Parlamento, mi è rimasto a contrappasso della dignità ritrovata, un piccolo ricordino infernale: un riservato, laghetto di escrementi permanente. Lasciando stare il fatto che non ho mai pensato di permettermi dei figli, se non da ora (ho 39 anni, classe del '72, secolo scorso, mia moglie pure). Si legga, se ne ha modo, Presidente, fra le tante, il libro di Aldo Nove Mi chiamo Roberta, ho 40 anni e guadagno 250 euro al mese, o si faccia un giro su http://www.anagrafeprecari.it/ per vedere i giovani, la maggioranza, che ancora scontano se han fortuna i gironi e le bolge del non-lavoro. La garrota dei Cocopro... degli atipici. Insomma, La parte peggiore del paese, Presidente, così la vostra politica li chiama, costoro. La parte peggiore. Di tal parte io ne feci parte. Per dieci anni. Una deprimenteIliade dei tempi moderni. La versione ingloriosa e trucida della guerra di Troia, legalizzata ad arte dai giuslavoristi. E basta.

Lei parla di "grandi riserve, di risorse umane e morali, di intelligenza e di lavoro di cui disponiamo". Io parlo, per le ragioni di cui sopra, di un paese e una politica che hanno assassinato il futuro dei giovani, costringendo i migliori di loro a fuggire all'estero, roba che le problematiche situazioni sociali e lavorative estere, che fanno dire ai nostri omologhi stranieri, europei e non, "che non c'è lavoro", fanno dire a questi miei amici emigrati che quei paesi, con tutti i loro problemi, gli sembrano comunque un Bengodi di opportunità, paragonati alla palude italica. Parlo di un paese e di una classe dirigente che stanno strangolando i pensionati e ridurli a fare da ammortizzatore sociale, per dare o acquistare un tetto a figli e nipoti che sono rimasti. Il libero mercato immobiliare e degli affitti. Mai sazio di forche e strangolamenti. Ce ne sarebbe una da aprire di porte sullo strazio e sui patiboli... Presidente, io dico che le risorse finiscono presto quando si strozzano tutti gli altri per regalare alla politica gli stipendi che prende e la possibilità di percepire vitalizi e pensioni dopo un pugno di mesi. Mentre nel frattempo si alza l'asticella per i poveri gonzi. E basta.

Lei parla di "coraggio e lungimiranza (...) della speranza della volontà dell'impegno", non chieda coraggio a chi è stato scientemente allevato a scoraggiarsi da decenni di questo andazzo, non chieda lungimiranza a chi è stato cacciato volutamente nel ghetto nero dell'impotenza e della rassegnazione, di faccia al muro del nulla. Non chieda impegno e volontà ai troppi che, per arricchire i pochi, sono stati sistematicamente defraudati delle condizioni minime per abbozzare un sorriso e pensare al futuro. Lei parla di "spirito di sacrificio e di massimo slancio creativo e innovativo"Non chieda questo, quando burocrazia, istituzioni, fisco e "buonsenso civico" sono stati per decenni la morte di ogni slancio, la bara gelida della creatività, la condanna di ogni rinnovamento. Lei parla di "ricostruzione e cambiamento" quando queste parole sono state giurate e spergiurate ogni dannato mese dalla classe politica, fino alla più radicale, ricostruita e rinnovata nausea, perché ogni mese successivo è stato fatto di tutto per impedire ogni ricostruzione di solidarietà, libertà, autonomia, con metodo e coerenza disumani. E basta.

Lei parla, ed è secondo me la cosa più grave, decisiva e seria del Suo intervento, dell'eventualità di "forze di maggioranza e di governo dominate dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato anche attraverso semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie su scala europea". Se la Sua valutazione risponde a verità, e non fosse, come temo sia, la riduzione in domanda retorica e minimizzazione in termini di linguaggio istituzionale di responsabilità enormi, colossali e reiterate nel tempo, Le chiedo, Presidente, che ruolo abbia mai ricoperto Lei in tutti questi anni quando leggi, provvedimenti e decreti di questo governo sono stati metodicamente avallati, accettati e controfirmati dalla Presidenza della Repubblica, con correttivi minimi e meramente di facciata, correttivi che, alla prova dei fatti, se mai introdotti, sono stati inefficaci poiché siamo giunti evidentemente a questo punto. Le chiedo questo e basta, Presidente Napolitano. Le chiedo se un qualunque Sandro Pertini, Suo predecessore, si sarebbe posto nello stesso modo di fronte a questa "propaganda", parole Sue. E basta.

del resto, tralasciando il ruolo del Governo e della Presidenza nelle missioni estere, per esempio l'attacco Nato alla Libia, paese con cui questo stesso Governo, che ora suona incoerentemente le trombe di guerra, aveva stretto un patto di reciproco riconoscimento, stima, onore e ausilio reciproco, un Patto di Amicizia, Presidente, non noccioline! Con quel Gheddafi il quale è chiamato tiranno e boia dalle stesse autorità e istituzioni che lo hanno riverito e accolto pochi mesi addietro come un principe a Roma.

Lei era presente, mi pare.
Tutto ciò tralasciando pure, ma non dovrei, il resto delle missioni di guerra in cui l'Italia - ex articolo 11 Cost. pare - si trova invischiata con rara devozione...


Le chiedo ora, Presidente Napolitano, se non sia il caso di dimettersi. Di dare seguito a un onesto: basta! Per coerenza.

Penso ed esercito tale diritto di critica e tale richiesta come cittadino, proprio sulla base di queste considerazioni e sulla scorta della Sua pur dubitativa e forse retorica questione della "propaganda" governativa; credo che Lei non abbia la scorta necessaria per dire quel che ha detto al meeting di CL, pensandoLa comunque, me ne dispiaccio io per primo e con il massimo rispetto, come uno dei peggiori e più silenti Presidenti della nostra storia repubblicana a fronte di tutte queste storture e monumentali incoerenze del sistema politico. Ho l'opinione che sia troppo tardi per suonare la campana, e dire, anzi denunciare, quel che ha detto. Cose che contrastano, a mio personale parere, drammaticamente con la più elementare evidenza. Con la più semplice e dovuta coerenza.

Presidente, basta!

P.S: A riprova di quanto affermo le mostro come la questione libica e la piega che sta prendendo denunciano le reali ragioni di tanto intervento umanitario. 
Si fregano le mani, perché stanno per allungarle su quello che appartiene al popolo libico.

6 commenti:

4 Sfumature della Realtà ha detto...

Eccezionale, terribile, vien voglia di muoversi in un modo ancora migliore... grazie di questa lettura.

Jas21 ha detto...

Mi associo all' Hacker

Carlo Spineda ha detto...

Ottimo post Dioniso.
Smuove qualcosa dentro.
Molto profondo e sentito.

*Dioniso*777* ha detto...

Ciao a tutti.
Concordo con quello che avete scritto, d'altronde l'ho messo nel titolo, mi sento dentro qualcosa che mi accomuna a questi, e non per ultimo il disprezzo per il presidente, che dovrebbe andare al bocciofilo con i suoi coetanei. Un over 80 che vuole incoraggiare i giovani, tanto lui è alla fine e non vive nemmeno male sto vecchiaccio.

Anonimo ha detto...

Ahem, Dionisio ti sei accorto che SIAMO CIRCONDATI DI SETTANTENNI/OTTANTENNI AL POTERE con i vari LACCHE' anche trentenni (Carfagna Melloni Gelmini)??

Che io che ho 50 anni mi son sentita dire che ERO GIOVANE fino all'anno scorso (adesso faccio un viso con una espressione poco cordiale appena ci provano) e sai perchè?
PERCHE' NON ROMPESSI I C******I...magari con pretese di comincare ad assumere direzione e resposnabilità della società...

CON LA SCUSA DEL TROPPO GIOVANE CI/MI/TI HANNO STOPPATI, ANNICHILITI.

E rifletti, come mai in Italia ci sono i BAMBOCCIONI?
Come mai troppe persone ADULTE (OVER 25) ABITANO CON I GENITORI?
Come mai si fanno pochi figli e quei pochi unici e con mamme VECCHIE (over 30)??

Sai in Biologia è intrenseco che le cellule giovani soppiantino quelle vecchie e in natura umana è semrpe successo che le nuove generazioni CRITICASSERO quelle precedenti.

Ma dalla mia in poi non è successo e non poteva succedere.

Come fai a cirticare chi ti mantiene (genitori)?

Ecco perchè l'Italia è statica, non fa figli (e se questo è l'unico contrbuto dell'Italia contro la sovrapopolazione dico che non è pensato e soprattutto non è logico) e si sta fermando anche in tutti gli altri campi.

Mancando il rinnovamento cellulare manca la Vita.

*Dioniso*777* ha detto...

Sai cos'è Daniela, che sino a 29 anni siamo troppo giovani e va bene il contratto da apprendistato, dopo quando arrivi ai 30 sei vecchio, gli costi troppo, persino Io che sono invalido costo di più di un giovane. Insomma siamo vecchi o giovani a secondo dei loro porci comodi. Se perdi il lavoro a 50 anni credi che qualcuno ti assuma? Già è difficile a 40, oppure a 38 come me.
Cara mia, come tu scrivi, siamo governati da persone che hanno un piede di la e uno di qua, sai cosa può fregare a loro del "NOSTRO" futuro quando loro per primi di futuro su questa terra ne avranno ben poco? Ci hanno fott..i tutti quanti nessuno escluso.
Ciao e stammi bene

LKWTHIN

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