"THE END"

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martedì 12 giugno 2012

42 IMPRESE CHIUDONO OGNI GIORNO. DOPO LA SPAGNA L'ITALIA. LO TSUNAMI E' IN ARRIVO

La faccenda prosegue, le aziende chiudono, la gente consuma meno e così facendo serve di meno ... e chiudono altri ancora! Il denaro guadagnato in una vita non vale niente, i tagli si susseguono a le persone riescono ancora a pagare, i privilegi della politica sono intoccati da sempre ... abbiamo un terzo di giovani disoccupati, ospedali che tagliano servizi ai diabetici ... dove pretendiamo di andare? Eppur tutto prosegue come se nulla fosse ...

di Angelo D'Amore. Mentre la politica continua a farsi domande su come riprendersi una credibilità morale persa da tempo e su come metabolizzare il fenomeno del M5S,i tecnici continuano a non trovare soluzioni su come uscire dalla crisi! Gli speculatori si è capito, ci hanno preso di mira, sentendo puzza di carne morta. Lo spread continua a salire, oggi è giunto nuovamente a quota 470, segno evidente, come dico da tempo, che non era tutta colpa dei festini a luci rosse organizzati dal Cavaliere, anche se, la sua uscita di scena era inevitabile, soprattutto per il suo completo fallimento politico. Il Paese si rotola nella sua lenta agonia. E' come un malato a cui viene somministrata di tanto in tanto una flebo, pur sapendo che il farmaco iniettato non produce più l'effetto sperato. I tecnici dovevano decidere ed in fretta, ponendo le basi per una svolta epocale. Lo hanno fatto solo in parte, contraendo ulteriormente un'economia già in stasi da tempo. I tagli promessi sono stati solo di facciata, i privilegi della politica sono rimasti più o meno invariati, così come si sono tenuti in vita tanti enti inutili, per non parlare degli oltre 10 miliardi spesi per armamenti, decisi dal precedente governo, ma di certo non annullati da quello attuale! La popolazione attende inerme il suo destino, non avendo la capacità, la forza ma neanche l'abitudine di riprendersi il controllo del proprio destino. Ci troviamo in una fase di non ritorno. Sembra quasi che ci sia, il desiderio di sprofondare definitivamente, di fallire per chiedere formalmente, un sostanzioso aiuto corroborante all'Europa o un'uscita definitiva da questo sistema, nel quale pare, non riusciamo più a starci. Il Governo continuerà nel varo di misure tampone, in altri inasprimenti fiscali -probabile il prossimo aumento dell'IVA al 23% - ma inizierà a rendersi conto che la tanto promessa "Fase 2", quella dello sviluppo, al momento è uno spot ben riuscito e sarà difficile da applicare in un Paese in cui, ogni giorno chiudono 42 imprese e dove per troppo tempo ahimè, sono stati i danari sporchi delle mafie e tutto l'indotto da esse generato, a muovere il motore produttivo del Paese, determinando nel tempo, il radicamento di un sistema economico molto peculiare.
Fonte
DI MORENO PASQUINELLI
sollevazione.blogspot.it

Il momento è drammatico. Gli eurocrati non demordono. Pur di salvare l’euro, e con esso la loro dittatura, dopo che sono fallite tutte le cartucce, hanno in mente di usare l’ultima arma letale a loro disposizione: seppellire le nazioni, espropriare i popoli di ogni residua sovranità, per fondare un super-stato imperiale comandato dalla aristocrazia finanziaria e parassitaria.
I salvataggi portano sfiga a quelli che li ricevono. E' dimostrato non solo dalla Grecia, ma pure da Irlanda e Portogallo che, dopo gli "aiuti" europei, hanno conosciuto paralisi dell'economia, aumento della disoccupazione, crescita dei disavanzi e dei debiti, privati e pubblici. Quello offerto alla Spagna non farà eccezione.

Tab.1. La montagna dei debiti


Il Primo ministro spagnolo Mariano Rajoy fa davvero pena nel suo tentativo di spiegare che non si tratta di "salvataggio". Tenta di salvare la faccia, lui che fino a l'altro ieri, con sicumera, rassicurava i mercati finanziari che la Spagna ce l'avrebbe fatta da sola a salvare le sue banche traballanti. 

«Ma al di là di come lo si chiami l'ammontare di soldi che l'Ue si prepara a stanziare per la Spagna (100Mld) è superiore ai 78 miliardi del piano salva-Portogallo e ai 67 del pacchetto salva-Irlanda. Solo la Grecia ha avuto prestiti più consistenti (247 miliardi in due distinti salvataggi, quello concordato a maggio 2010 e quello resosi necessario a febbraio 2012». [1]

Se l'Unione europea, con il consenso del G7, ha accettato di sborsare cento miliardi la ragione è semplice, non ci sono soldi nelle casse di Madrid, né quest'ultima poteva fare affidamento sull'emissione di nuovi titoli pubblici, visto che eventuali acquirenti esigono rendimenti (interessi) oramai superiori al 7%.

Il crack spagnolo non è stato scongiurato

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