"THE END"

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domenica 27 ottobre 2013

La prospettiva temporale

Quando si è bambini, si hanno notevoli difficoltà nell’inquadrare nella giusta prospettiva le età delle altre persone. 

Quando abbiamo dieci anni, riusciamo a vedere al massimo tre o quattro categorie di età diverse dalla nostra. Ci sono “i piccoli”, ovvero quelli che hanno meno anni di noi, ci sono “quelli più grandi di noi”, che hanno magari 12 o 13 anni, ci sono “i grandi” veri e propri - una categoria che comprende indistintamente tutte le persone fra i 18 e i 45 anni - e poi ci sono “i vecchi”, che sono tutti quelli con qualche ruga sul volto ed i capelli bianchi.

Per un bambino di 10 anni non c’è nessuna differenza fra un adulto di 25 e uno di 35 anni. Per lui sono due “grandi” e basta. Per un bambino di 10 anni non c’è nessuna differenza fra un anziano di 65 anni e uno di 90: per lui sono due “vecchi” e basta. Poi, man mano che si cresce, si impara a cogliere meglio le differenze, il senso critico si affina, e cominciano le distinzioni più sottili. Quando arrivi a 20 anni sai benissimo quale sia la differenza fra corteggiare una ragazza di 18 anni e corteggiarne una di 28. (Le tue probabilità di successo diminuiscono in maniera rovinosa, con ogni anno che aggiungi alla sua età).

Man mano che cresci e diventi adulto, riesci a determinare l’età di una persona con uno scarto sempre minore, ...

... semplicemente osservandone l’aspetto esteriore. Da un certo punto in poi vedi benissimo il ragazzino di vent’anni che tenta di agganciare la 24enne, e vedi chiaramente il 38enne che cerca di darsi importanza mentre cerca di fare colpo sulla 25 enne.

Giunti poi alla gloriosa soglia dei 60, riesci anche a stabilire l’età degli altri dal volume della pancetta, dalle rughe sul volto e dalla fatica con cui affrontano una serie di scalini molto ripidi. Lo sai perchè ci sei stato anche tu, al loro posto: anche tu ti sei guardato la pancia che cresce, anche tu hai notato le prima rughe che ti spuntano sul viso, anche tu hai notato un certo affanno – fino a quel giorno sconosciuto - nel salire una scala ripida.

La stessa cosa che ci accade con l’età delle persone ci accade anche con la nostra capacità di mettere nella giusta prospettiva gli eventi della storia. Abbiamo cioè la stessa difficoltà nel giudicare le distanze temporali degli eventi passati, sia dal nostro presente, sia fra un evento e l’altro.

Quando hai dieci anni non c’è nessuna differenza temporale fra Annibale e Napoleone. Sono due personaggi storici “del passato”, che appartengono “alla storia”, ma all’interno di quella storia non riusciamo ad apprezzare la differenza fra i “2000 anni fa” di Annibale e i “200 anni fa” di Napoleone.

Tutto ciò che è avvenuto nel passato è appiattito in un’unica dimensione temporale, in una specie di “cartolina del tempo” dove Tutankamen sta tranquillamente in posa accanto a Carlomagno, e Garibaldi sta tranquillamente in posa accanto ad Anna Magnani.

Poi con il tempo inizi a distinguere un secolo dall’altro, ed inizi a distinguere le varie epoche storiche. Inizi a capire che gli Egizi vennero “molto prima” del Rinascimento, oppure che la Seconda guerra mondiale è avvenuta “molto più di recente” delle Guerre di Indipendenza.

Ma soprattutto, quando inizi a capire che esitono un “prima” e un “dopo”, cominci anche a capire che esiste una diretta correlazione fra quel prima e quel dopo.

Non ci sarebbero state le invasioni dei barbari, se non fosse prima caduto l’Impero Romano. Newton non avrebbe mai formulato le sue leggi universali, se prima Keplero e Galileo non avessero dimostrato che la terra si muove nello spazio. I Conquistadores non avrebbero mai invaso il Sudamerica, se prima gli esploratori non avessero riportato notizie su questo continente carico d’oro e abitato da “selvaggi”.

Una volta compreso che i vari eventi storici sono tutti legati da una stretta relazione causa effetto, lo studio della storia diventa decisamente affascinante, e quello che inizialmente sembrava un quadro pieno di immagini fisse ora diventa una specie di film in continuo movimento, un flusso coerente e ininterrotto di eventi storici, tutti strettamente correlati fra loro.

Crescere significa imparare.

Il ragazzo cresce, ed impara a distinguere le varie età dei suoi simili. Il ragazzo diventa uomo, ed impara a distinguere le azioni compiute dai suoi simili nel corso della storia. L’uomo invecchia e muore, e scopre che …

Massimo Mazzucco, http://www.luogocomune.net 

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