"THE END"

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giovedì 21 febbraio 2013

Roma senza papa

E’ quasi esilarante leggere tutte le analisi circa l’abdicazione di papa Benedetto XVI, soprattutto le apologie di un papa che è comunque il capo di un’istituzione fondata su un dolo bimillenario. Infatti la celebre promessa “Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam” è un’impudente interpolazione. Il Messia di David scelse come suo successore il fratello, Giacomo il Giusto.

Se mai è esistita una chiesa cristiana, questa fu la comunità dei Nazirei riuniti attorno al “fratello del Signore”. Se tutto ciò che è umano è caduco, lo è a maggior ragione quanto è edificato sull’inganno: dalle contraffazioni evangeliche alle “pie frodi” dei Padri, dalla donazione di Costantino al dogma che sancì l’infallibilità del papa… è tutta una sequela di bugie che si sono alimentate di altre bugie. Dunque coerenza vuole che chi ha criticato il Vaticano, in quanto impero di una falsa religione, ora non si laceri le vesti di fronte al suo imminente tramonto. L’obiettività esige che si riconosca alla Chiesa di Roma un controverso ruolo culturale e persino spirituale, ma di una spiritualità tremendamente immiserita.

Tuttavia sarebbe ipocrita, in tale frangente, cancellare con un colpo di spugna le immense responsabilità e gli errori di un’autorità che dall’epoca di Costantino fino ad oggi, se si escludono pochi casi, ha agito in modo spregiudicato, mossa da fini materiali e biechi. Le persecuzioni contro pagani, Ariani, Donatisti, Manichei, Ebrei, Catari… contro tutti i cosiddetti “eretici” non furono episodi isolati ma una metodica e sanguinaria soppressione del dissenso. Il settarismo e le vessazioni non sono prerogativa della Chiesa cattolica, ma non si possono sottacere, poiché essa ora è vicina al disfacimento. Il Vaticano in età contemporanea ha smesso gli abiti degli inquisitori, ma è stato ed è uno tra i centri della nefasta potenza mondialista.

Dunque non esiste una Chiesa buona o un po’ più presentabile, il cui timido esponente sarebbe l’attuale pontefice, assediata da una Chiesa cattiva, quella dominata dalla Massoneria: un’unica struttura, senza dubbio articolata al suo interno e dilaniata da lotte spesso feroci, è ormai prossima al crollo. Non è più ora di accettare un “male minore” per tentare di stornare il male.

Per adempiere il suo compito estremo, è necessario che in San Pietro al semplice negromante subentri un mago capace di evocare lo Spirito della perdizione? Potrebbe essere. Se così fosse, si comprenderebbe per quale motivo Joseph Ratzinger ha rinunziato a sedere sul soglio pontificio, volente o nolente. Un destino pare debba compiersi e, tra i segni dei tempi finali, è stabilito il crollo di Roma che, in quanto potentato, è indifendibile, come indifendibili sono gli stati e le loro ramificazioni.

Ciò non significa escludere una pur tardiva contrizione di qualche prelato in cui guizza ancora un barlume di coscienza né scartare a priori la possibilità che la storia umana corregga la rotta, ma siamo su una nave alla mercé della burrasca e senza timoniere. Quindi è ingenuo pascersi di illusioni e pensare che i debiti non si saldino, prima o dopo. Riteniamo che pochi veramente abbiano un gravame leggero.

Forse non è lontano il giorno in cui questa distratta umanità si troverà di fronte a sé stessa: allora non saranno certo il denaro ed il prestigio a salvarla, sempre che si prospetti una salvezza.
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