-IL VIDEO DELL'ASSALTO ALLA PREFETTURA (PRIMA PARTE)- CLICCA E GUARDA
... al secondo 35 sentirete il "boato" del popolo quando si sveglia, lo stesso che hanno anestetizzato e fottuto sino al giorno prima, che poi ovviamente la valvola di sfogo salta, non possono tenere in eterno questi tartassati, anche se li stanno testando secondo me: Vogliono vedere fino a quanto sopportano per scrivere e fare questo:
Napolitano aumenta il suo stipendio di 8800 euro, e c'è crisi: HA FATTO bene però, fino a che glielo lasciano fare!
NAPOLITANO? Paga la prefettura di Livorno adesso :-(((
E salterà ben altro ... se non spariscono! La cosa più importante non s'è fatto male nessuno, ci sono dei danni, che verranno riparati, il PIL è cresciuto quindi!!! hahahahaha
-IL VIDEO DELL'ASSALTO ALLA PREFETTURA (PARTE SECONDA) – CLICCA E GUARDA
-I FATTI DI SABATO – IL CORTEO E GLI SCONTRI – ARTICOLO VIDEO E COMMENTI
LIVORNO - Sono scesi in strada in cinquecento, arrabbiati e indignati per quanto accaduto sabato sera in piazza Cavour: una carica della polizia contro un presidio di manifestanti. Sono scesi in piazza esponendo uno striscione chiaro: "Livorno non si piega" e in corteo hanno iniziato a camminare verso piazza Grande. Un megafono che spiegava i motivi del loro essere di nuovo uniti a manifestare: "Non possiamo accettare un cosa del genere, Livorno non può accettarla, Livorno è nostra e non della polizia, oggi ci riprendiamo le nostre strade". Qualche slogan contro le forze dell'ordine e contro le istituzioni: "Ci sfruttano, ci sfrattano, ci danno polizia, questa è la loro democrazia".
SI ARRIVA DAVANTI ALLA QUESTURA E GLI ANIMI SI SCALDANO. Poi gli animi si scaldano quando il corteo arriva davanti alla questura. Ad attenderli qualche decina di agenti in borghese con manganelli in mano ma non dietro a scudi e sotto ai caschi che affrontano in silenzio la protesta e ingeriscono le offese lanciate dai manifestanti. Ce n'è per chiunque indossi una divisa: poliziotto o carabiniere. I manifestanti gridano contro il questore, chiedono le sue dimissioni a gran voce. Sembra tutto finito ma il primo accenno di tensione è quando il serpentone dei manifestanti scorre verso l'entrata del Palazzo del Governo alle spalle della Questura e scorge un manipolo di agenti in assetto anti-sommossa che rientra all'interno delle mura del palazzo.
Qualcuno inveisce contro di loro, parte un fumogeno e viene lanciata una transenna. Sono solo attimi. Nessuno si fa male. Il ragazzo che guida la protesta invita tutti a rientrare "nel corteo" e andare a protestare davanti al "Signor Prefetto".
LA CRONACA DELL'ATTACCO. Ed ecco che qui si scatena l'inferno. Alcuni agenti sono schierati in prima linea all'ingresso dei cancelli ma niente scudi, niente caschi, come pochi minuti prima in via Fiume. Partono due mattoni che si schiantano a terra a pochi centimetri dalle forze dell'ordine. Poi iniziano a volare le bombe carta che rimbombano all'interno dell'atrio della Prefettura. Una, due, tre. Arrivano anche i fumogeni e lamperogeni e la carica dei dimostranti parte come una scintilla. A farsi avanti però non sono quelli con il volto scoperto dei cori e degli slogan. Hanno sciarpe e caschi e partono da dietro arrivando di corsa, lanciando transenne e spranghe contro i cancelli.
La polizia arretra, è costretta a farlo, e si rintana all'interno del "fortino" chiudendo le porte di contenimento. E' a quel punto che i violenti spingono contro le paratie le loro transenne e continuano a lanciare lamperogeni. Qualcosa prende fuoco. Alcuni fotografi della stampa rimangono immischiati negli scontri. Uno di loro prende uno schiaffo da un manifestante e i suoi occhiali volano, per un altro a farne le spese è il suo obiettivo volato per terra da uno di loro.
Poi, come tutto è iniziato, tutto finisce in un amen. I facinorosi scappano via verso il Cinema Quattro Mori a gambe levate. La folla si disperde e il corteo, un po' alla rinfusa, torna su i suoi passi verso piazza Cavour.
IL DOPO. La polizia sembra un leone ferito nella sua tana. Gli agenti escono a fatica facendosi largo tra le transenne ammassate a terra quando ormai il boato dei cori riecheggia in via Grande. Fortunatamente non ci sono feriti. Nessuno sembra essersi fatto male.
I manifestanti si riportano in piazza Cavour e la protesta si spegne automaticamente, come una fiammella quando non c'è più cera da bruciare. Ma l'impressione è che la rabbia non sia finita qui.fonte
... al secondo 35 sentirete il "boato" del popolo quando si sveglia, lo stesso che hanno anestetizzato e fottuto sino al giorno prima, che poi ovviamente la valvola di sfogo salta, non possono tenere in eterno questi tartassati, anche se li stanno testando secondo me: Vogliono vedere fino a quanto sopportano per scrivere e fare questo:
Napolitano aumenta il suo stipendio di 8800 euro, e c'è crisi: HA FATTO bene però, fino a che glielo lasciano fare!
NAPOLITANO? Paga la prefettura di Livorno adesso :-(((
E salterà ben altro ... se non spariscono! La cosa più importante non s'è fatto male nessuno, ci sono dei danni, che verranno riparati, il PIL è cresciuto quindi!!! hahahahaha
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LIVORNO - Sono scesi in strada in cinquecento, arrabbiati e indignati per quanto accaduto sabato sera in piazza Cavour: una carica della polizia contro un presidio di manifestanti. Sono scesi in piazza esponendo uno striscione chiaro: "Livorno non si piega" e in corteo hanno iniziato a camminare verso piazza Grande. Un megafono che spiegava i motivi del loro essere di nuovo uniti a manifestare: "Non possiamo accettare un cosa del genere, Livorno non può accettarla, Livorno è nostra e non della polizia, oggi ci riprendiamo le nostre strade". Qualche slogan contro le forze dell'ordine e contro le istituzioni: "Ci sfruttano, ci sfrattano, ci danno polizia, questa è la loro democrazia".
SI ARRIVA DAVANTI ALLA QUESTURA E GLI ANIMI SI SCALDANO. Poi gli animi si scaldano quando il corteo arriva davanti alla questura. Ad attenderli qualche decina di agenti in borghese con manganelli in mano ma non dietro a scudi e sotto ai caschi che affrontano in silenzio la protesta e ingeriscono le offese lanciate dai manifestanti. Ce n'è per chiunque indossi una divisa: poliziotto o carabiniere. I manifestanti gridano contro il questore, chiedono le sue dimissioni a gran voce. Sembra tutto finito ma il primo accenno di tensione è quando il serpentone dei manifestanti scorre verso l'entrata del Palazzo del Governo alle spalle della Questura e scorge un manipolo di agenti in assetto anti-sommossa che rientra all'interno delle mura del palazzo.
Qualcuno inveisce contro di loro, parte un fumogeno e viene lanciata una transenna. Sono solo attimi. Nessuno si fa male. Il ragazzo che guida la protesta invita tutti a rientrare "nel corteo" e andare a protestare davanti al "Signor Prefetto".
LA CRONACA DELL'ATTACCO. Ed ecco che qui si scatena l'inferno. Alcuni agenti sono schierati in prima linea all'ingresso dei cancelli ma niente scudi, niente caschi, come pochi minuti prima in via Fiume. Partono due mattoni che si schiantano a terra a pochi centimetri dalle forze dell'ordine. Poi iniziano a volare le bombe carta che rimbombano all'interno dell'atrio della Prefettura. Una, due, tre. Arrivano anche i fumogeni e lamperogeni e la carica dei dimostranti parte come una scintilla. A farsi avanti però non sono quelli con il volto scoperto dei cori e degli slogan. Hanno sciarpe e caschi e partono da dietro arrivando di corsa, lanciando transenne e spranghe contro i cancelli.
La polizia arretra, è costretta a farlo, e si rintana all'interno del "fortino" chiudendo le porte di contenimento. E' a quel punto che i violenti spingono contro le paratie le loro transenne e continuano a lanciare lamperogeni. Qualcosa prende fuoco. Alcuni fotografi della stampa rimangono immischiati negli scontri. Uno di loro prende uno schiaffo da un manifestante e i suoi occhiali volano, per un altro a farne le spese è il suo obiettivo volato per terra da uno di loro.
Poi, come tutto è iniziato, tutto finisce in un amen. I facinorosi scappano via verso il Cinema Quattro Mori a gambe levate. La folla si disperde e il corteo, un po' alla rinfusa, torna su i suoi passi verso piazza Cavour.
IL DOPO. La polizia sembra un leone ferito nella sua tana. Gli agenti escono a fatica facendosi largo tra le transenne ammassate a terra quando ormai il boato dei cori riecheggia in via Grande. Fortunatamente non ci sono feriti. Nessuno sembra essersi fatto male.
I manifestanti si riportano in piazza Cavour e la protesta si spegne automaticamente, come una fiammella quando non c'è più cera da bruciare. Ma l'impressione è che la rabbia non sia finita qui.fonte
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