"THE END"

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giovedì 17 aprile 2014

FILOSOFIA.. ISTRUZIONI PER L’USO!

FILOSOFIA O FANCAZZISMO? NON CI SONO MITI ASSOLUTI… SOLO UNA COSA È CERTA: SONO CAZZI NOSTRI!
«Per vivere soli bisogna essere o un animale o un dio, dice Aristotele. Manca il terzo caso: bisogna essere l’uno e l’altro, un filosofo». Friedrich W. Nietzsche

Che cos’è la filosofia?
La filosofia è il Tutto e il Niente.
La filosofia è Zero e Infinito.
La filosofia è l’Essere umano, probabilmente.

Alla lettera, è l’ “amore della sapienza”, è la ricerca del sapere, della conoscenza, della verità. Una ricercasempre inquieta e mai totalmente appagata, in costante e irrisolta domanda, in tensione verso ciò che ancora non si conosce. Si rivela nell’uomo che s’interroga sull’origine e la forma del mondo, di se stesso e di tutto ciò che lo circonda. Il pensiero filosofico crea concetti, li elabora, li incastra sapientemente in frammenti consequenziali, cercando di ricostruire, attraverso processi razionali fondati su evidenze logico-concettuali, uno dei tanti puzzle capaci di rappresentare e spiegare la struttura della realtà. La filosofia è la disciplina che si occupa di studiare e definire i limiti e le possibilità della conoscenza e, in generale, dell’esistenza dell’uomo, considerato come singolo e come essere in relazione, teoretica e pratica, con gli altri uomini e con il mondo.



Delimitare il campo d’azione di questa materia non è per niente semplice: suo oggetto di studio è l’Essere, il non-Essere e tutto quello che gravita intorno a questi due poli estremi. Un universo intero e difficile da esplorare. Se la consideriamo in generale, non tratta in modo specifico un settore ben definito del mondo umano, come fanno le altre scienze, ma analizza i rapporti, i punti di contatto che collegano la nostra esperienza con il Tutto. Nel particolare, invece, si divide in mille settori specifico-analitici di enorme portata: dalla ‘filosofia del linguaggio’ alla ‘filosofia estetica’, dalla ‘logica’ all’ ‘antropologia’, dalla ‘filosofia morale’ alla ‘filosofia politica’ fino ad arrivare alle ‘neuroscienze’ o alla ‘neurofilosofia’. In una sorta di grande schema generale, il pensiero filosofico cerca di delineare, di organizzare in modo sistematico, le diverse esperienze della nostra vita e le varie conoscenze raggiunte grazie alle discipline scientifiche particolari. Proprio perché ricerca di un senso universale dell’essere, la filosofia non può avere un oggetto limitato, e, nelle varie epoche storiche, viene considerata come: la “scienza della scienza in generale”, un sapere che raggiunge la dimensione assoluta del reale, la “madre delle altre scienze”, una “scienza unificata”, una funzione critica del sapere, o una dottrina generale della conoscenza. Ma, alla fine, la filosofia oltrepassa i confini scientifici e diventa saggezza.

Nella tradizione platonico-aristotelica rappresentava la “scienza dei principi delle scienze”, e lo studio delle cause prime alla base del mondo. «È a causa del sentimento della meraviglia che gli uomini ora, come al principio, cominciano a filosofare», scriveva Aristotele nella sua “Metafisica“. La “meraviglia”, la sorpresa, quel bagliore che nasce ed esplode in uno sguardo spalancato sulla verità. Il bisogno di filosofare, secondo Aristotele, nasce dal senso di stupore, d’incredulità e d’inquietudine sperimentato dall’uomo quando, soddisfatte le immediate necessità e i bisogni materiali, inizia ad interrogarsi sulla sua esistenza e sul suo rapporto con il mondo reale. Questa “materia saggia”, infatti, mette sotto esame le questioni fondamentali che riguardano il significato esistenziale di ogni essere umano. Il filosofo, o il critico, sa che condurre un’esistenza senza mai porsi domande sui principi che la costituiscono è limitante, superficiale e svaluta il significato della vita impoverendo il pensiero. Una vita senza dubbio è una vita senza senso.

Ma tutto questo dubitare, pensare, riflettere e vagare col pensiero è utile? O è solo paranoia e futile “fancazzismo” allo stato puro? Difficile sostenere a spada tratta la “mente problematica” e la “vita tutta cogito ergo sum”. Diciamo che la regola del compromesso e della giusta misura risolve, diplomaticamente, la questione: fino a un certo punto, niente fa male e tutto è sano e utile all’esistenza. Ma di una cosa sono convinta e di una cosa ringrazio la costante pratica filosofica: la filosofia distrugge i falsi miti. Ti insegna a far crollare idoli vecchio stampo e a non crearne di nuovi. Ti mostra che devi credere solo in ciò che sei, in ciò che vivi e che ti si stampa addosso, la filosofia ti fa schiantare in mezzo alla vita e ti dice: “Non c’è un Dio assoluto, non c’è un dio minore, non c’è un alto e non c’è un basso, non c’è niente se non quello che vivi, vedi e fai. Mo’ so cazzi tua!”.

E qui parte il cubo di Rubik, perché o nuoti o affoghi, benedetto Darwin. Perché la “signora del pensiero” ti dice che devi stare a galla, ti dice che sei solo nell’universo e te la devi creare da te questavita, ti dice che sei un essere piccolo e casuale, ti dice che puoi morire in ogni istante, ti dice che sei solo un altro inutile essere umano che scalpita in mezzo a un fiume di altre cose inutili, ti dice che nessuno può salvarti, aiutarti o farti sconti di sorta… ma mica ti insegna il modo in cui vivere. Eh no, lei impone, afferma, sostiene, dubita, domanda, risponde (poco e se le va), distrugge, classifica, urla, dà imperativi, sparisce e fa tacere un mondo intero, ma non ti dà mai un libretto delle istruzioni. Può consigliarti, può ammiccare un metodo, ma non definisce mai l’a,b,c della sopravvivenza. O te la risolvi da solo e diventi una sorta di Superuomo nietzscheano che se la gioca (più o meno bene) tra i mille e mille “cazzi amari” esistenziali e i problemi veri di una vita, oppure crepi. Crepi in mezzo alle preghiere, ai tarocchi, ai maghi, ai guru esistenziali, ai maestri, ai malocchi, alle pratiche religiose, ai miliardi di libri che ti insegnano quale sia lo scopo della tua vita e come raggiungerlo. Sta a te scegliere la pillola. Se ti va di scegliere, altrimenti puoi scegliere di non scegliere, alla faccia di Kierkegaard e dell’angoscia per la non-scelta. Bella la vita, eh? Sticazzi.

In definitiva, però, si deve ammettere che lo sforzo intellettuale richiesto da questa disciplina è un ottimo metodo per imparare a pensare. Analizzando i ragionamenti che sostengono o contraddicono certe idee, si acquista un’abilità critica che può essere trasferita a tutti gli altri ambiti della realtà. La filosofia è un’attività, una rara ed esemplare attività: è l’attività del pensiero.

A cosa serve, dunque, il pensiero filosofico? A digerire e comprendere meglio l’esistenza. Forse. O a complicarla sempre di più. A sciogliere i nodi dell’essere. O a plasmarne di nuovi, in una ricerca e scelta costante. E se la scelta è tra credere o pensare, io vi dico: pensate. Perché se Dio è morto, non ci resta altra difesa che il nostro pensiero. Contraddizione affascinante, certezza volubile, riflessione progressiva, analisi critica, dubbio tenace, risposta transitoria o risolutiva: questa è la filosofia. È un’ossessiva, poliedrica domanda costante.

O no?

«Un filosofo: un uomo, cioè, che costantemente vive, vede, ascolta, sospetta, spera, sogna cose fuori dell’ordinario; che vien còlto dai suoi stessi pensieri quasi dal di fuori, dall’alto e dal basso, come da quel genere di avvenimenti e di fulmini che è suo proprio; e forse è egli stesso una procella che si avanza gravida di nuovi fulmini; un uomo fatale, intorno al quale c’è sempre un brontolio e un rovinio, qualcosa che si cretta e sinistramente accade. Un filosofo: ahimè, un essere che spesso sfugge a se stesso, spesso ha timore di sé – tuttavia è troppo curioso per non “tornare” sempre di nuovo “a sé»
F. Nietzsche

Romina Bicicchi

http://www.ukizero.com/

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