Molti dei prodotti che vengono reclamizzati non sono sicuri per l’alimentazione dei bambini, per questo l’Oms vuole sollecitare i Governi a vigilare sui contenuti delle pubblicità, in modo che il bombardamento continuo nei confronti dei più piccoli non li porti a preferire e a chiedere cibi poco salutari.
La maggior parte dei cibi reclamizzati contiene alti livelli di grassi, zuccheri o sale: bibite zuccherate come soft-drink, cereali zuccherati per colazione, biscotti, snack, dolciumi, piatti pronti e fast food.
“È stato dimostrato che i messaggi commerciali dedicati a questi prodotti possono avere un impatto disastroso sulla salute dei bambini”, affermano gli esperti dell’Oms. Questo perché le difese dei bambini sono più deboli rispetto ad alcuni tipi di messaggi. I bambini apprendono presto dalla televisione quali sono i marchi e i cibi preferiti e questo incide sul rischio di obesità infantile e anche sui comportamenti alimentari futuri a rischio.
Tuttavia la televisione non è l’unico mezzo su cui lavora il marketing pubblicitario, che si sta orientando, spiega l’Oms, sempre di più verso nuovi canali pubblicitari, anche perché più economici, come i social network e le applicazioni per cellulari, per raggiungere i bambini.
La maggior parte dei cibi reclamizzati contiene alti livelli di grassi, zuccheri o sale: bibite zuccherate come soft-drink, cereali zuccherati per colazione, biscotti, snack, dolciumi, piatti pronti e fast food.
“È stato dimostrato che i messaggi commerciali dedicati a questi prodotti possono avere un impatto disastroso sulla salute dei bambini”, affermano gli esperti dell’Oms. Questo perché le difese dei bambini sono più deboli rispetto ad alcuni tipi di messaggi. I bambini apprendono presto dalla televisione quali sono i marchi e i cibi preferiti e questo incide sul rischio di obesità infantile e anche sui comportamenti alimentari futuri a rischio.
Tuttavia la televisione non è l’unico mezzo su cui lavora il marketing pubblicitario, che si sta orientando, spiega l’Oms, sempre di più verso nuovi canali pubblicitari, anche perché più economici, come i social network e le applicazioni per cellulari, per raggiungere i bambini.
Un interessantissimo esperimento condotto da un gruppo di studiosi della Stanford University in California mette in evidenza i subdoli effetti che la pubblicità produce quando si rivolge ai bambini: i quali, almeno fino agli otto anni di età, non sono in grado di cogliere l’intento persuasivo del messaggio pubblicitario e lo scambiano per verità inoppugnabile, per oro colato.
Uno studio, pubblicato sul mensile Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine, ha messo 63 bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni davanti a un certo numero (5 per ogni bambino) di coppie di alimenti confezionati, chiedendo loro di assaggiarli e di dire, per ciascuna coppia, quale fosse il più buono.
In ogni coppia di alimenti i prodotti, assolutamente identici tra loro, erano contenuti in due cartoni diversi: uno anonimo e l’altro con il marchio McDonald’s. La preferenza data dai bambini ai prodotti firmati è risultata così marcata da sbalordire gli stessi ricercatori, che pure avevano condotto il loro esperimento proprio allo scopo di verificare questa ipotesi: che il marchio influenzasse la scelta, modificando il gusto dei piccoli consumatori.
Passi per gli hamburger, il pollo e le patate fritte, veri e propri simboli dell’impero McDonald’s. Ma i bambini hanno giudicato più buono il prodotto firmato perfino nel caso delle carote, un alimento che McDonald’s non vende e, soprattutto, non timbra con il suo brand.
Ciò dovrebbe dare un’idea del terribile potere seduttivo e mistificatorio dei messaggi pubblicitari rivolti ai bambini, vere e proprie vittime inconsapevoli e inermi di un sistema che ne manipola abilmente il gusto e la capacità di giudizio.
“Negli ultimi trent’anni il numero degli obesi in Europa è cresciuto in modo drammatico, in particolare tra i bambini.” Dalla cucina mediterranea ai sofficini e alla carne in scatola.
Fonte: ambientebio.it
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