Eccoci qui, tornati da nove giorni di Italia. Purtroppo non siamo riusciti ad incontrare tutti gli amici, troppe cose da fare, ma alcuni, speciali e carissimi per troppi motivi che non è questa la sede per elencare, li abbiamo rivisti con gioia (spero reciproca).
Sono stravolta come sempre, non riusciamo proprio a calibrare le cose da fare con le nostre forze (non più da quarantenni), siamo arrivati a "casa" stanotte alle tre e sono ancora qui con le caviglie gonfie così da insufficienza cardiaca. Accidenti!
Cosa abbiamo fatto? Un sacco di cose necessarie per riordinare la nostra vita. Cose noiose, faticose, a tratti proprio brutte, che non vi racconto.
Dall'altra parte abbiamo passato ore stupende con amici veramente speciali, ci siamo comperati due vestiti e due paia di scarpe (oramai eravamo ridotti ai "passi del poro Limon", ricordatemi di raccontarvi la storia del poro (= povero) Limon) e, prima di partire abbiamo fatto la scorta di cose qui introvabili come le farine di forza o il riso venere e, con mia grande gioia, il vialone nano.
...Italia dopo 7 anni.
Immersione nell'atmosfera cupa, infelice e paranoica dell'Unione Sovietica Europea.
Ci ha sconvolti.
Chi ci vive dentro, immagino, come la boiling frog, non si accorge davvero dei cambiamenti (anche se alcuni, per fortuna, li vedono). Ma tornare dopo tanto tempo... dio mio, che impressione da gulag! Dov'è finita la gioia di vivere? La creatività? Dov'è finita la libertà che ci ha resi grandi, noi, i più anarchici, individualisti, pazzi ma creativi? Gli italiani?
Uccisa dalle mille regole, dai mille controlli, dai mille abusi.
Ho sentito, di prima mano, da persone che stimo enormemente, storie che mi hanno intristita terribilmente. Perché un paese come il nostro è anche fatto di grandi artigiani, di grandi capacità artigiane create da una storia di secoli e millenni.
Distrutte queste abilità... non le recupereremo più. E' un patrimonio dell'umanità che sta scomparendo, ma nessuno se ne preoccupa. L'artigianato di lusso italiano, il nostro fiore all'occhiello, che nei secoli ha mantenuto larghe fette della nostra popolazione (direttamente o indirettamente), che ci ha resi famosi nel mondo, che ha riempito i nostri musei e ingentilito il nostro paese, sta svanendo.
Ma i rivoluzionari de noantri, i talebani dell'Unione Sovietica EUropea ne sono felici. Odiano la libertà, che rende i popoli felici, odiano la creatività, che li spinge alla ricerca della libertà, odiano la gente che pensa, che vuole crescere, autodeterminarsi. Hanno bisogno di sudditi meschini e sviliti per poterli trattare come cani di paglia.
Cosa sa questa gente orrenda, della fatica fisica che costa ad un incassatore montare uno smeraldo incassato? L'ansia, l'attenzione per non distruggere un capolavoro che la natura ha impiegato milioni di anni per creare?
Cosa ne sanno di chi usa il bulino con la perizia, che lavora nel suo bugigattolo ma ha le sue radici in personaggi come Benvenuto Cellini e lo fa per guadagnarsi da vivere, ma anche e soprattutto per passione?
Cosa ne sanno dei mercanti di pietre, che capiscono la bellezza di una sfumatura di colore, che si commuovono per il fuoco che cova in un granato o il ghiaccio metallico di una tormalina? Che inseguono per mesi, magari anni, la pietra dei loro sogni, che vengono coinvolti dal lavoro di chi, poi, quelle pietre immaginerà come montarle, per dare loro il giusto valore?
Cosa sanno, questi mostri e i loro piccoli, meschini, ignoranti seguaci, della bellezza e dell'amore che accompagna questo mondo in via di estinzione?
Ho parlato del mio mondo, ma ci sono ricamatrici, merlettaie, chef, contadini, artigiani della carta, delle fibre, del colore... gente che rende il mondo migliore.
Quei grigi burocrati, affiancati dai vampiri delle grandi banche e corporations e dai loro servitori, i politici, stanno uccidendo la bellezza, la creatività, il colore, la gioia del mondo. Perché la odiano e la temono.
La creatività, la gioia, l'amore, la moralità, l'impegno... sono le uniche armi rimaste all'umanità per difendersi e loro le stanno, lentamente, inesorabilmente, distruggendo.
Sono stravolta come sempre, non riusciamo proprio a calibrare le cose da fare con le nostre forze (non più da quarantenni), siamo arrivati a "casa" stanotte alle tre e sono ancora qui con le caviglie gonfie così da insufficienza cardiaca. Accidenti!
Cosa abbiamo fatto? Un sacco di cose necessarie per riordinare la nostra vita. Cose noiose, faticose, a tratti proprio brutte, che non vi racconto.
Dall'altra parte abbiamo passato ore stupende con amici veramente speciali, ci siamo comperati due vestiti e due paia di scarpe (oramai eravamo ridotti ai "passi del poro Limon", ricordatemi di raccontarvi la storia del poro (= povero) Limon) e, prima di partire abbiamo fatto la scorta di cose qui introvabili come le farine di forza o il riso venere e, con mia grande gioia, il vialone nano.
...Italia dopo 7 anni.
Immersione nell'atmosfera cupa, infelice e paranoica dell'Unione Sovietica Europea.
Ci ha sconvolti.
Chi ci vive dentro, immagino, come la boiling frog, non si accorge davvero dei cambiamenti (anche se alcuni, per fortuna, li vedono). Ma tornare dopo tanto tempo... dio mio, che impressione da gulag! Dov'è finita la gioia di vivere? La creatività? Dov'è finita la libertà che ci ha resi grandi, noi, i più anarchici, individualisti, pazzi ma creativi? Gli italiani?
Uccisa dalle mille regole, dai mille controlli, dai mille abusi.
Ho sentito, di prima mano, da persone che stimo enormemente, storie che mi hanno intristita terribilmente. Perché un paese come il nostro è anche fatto di grandi artigiani, di grandi capacità artigiane create da una storia di secoli e millenni.
Distrutte queste abilità... non le recupereremo più. E' un patrimonio dell'umanità che sta scomparendo, ma nessuno se ne preoccupa. L'artigianato di lusso italiano, il nostro fiore all'occhiello, che nei secoli ha mantenuto larghe fette della nostra popolazione (direttamente o indirettamente), che ci ha resi famosi nel mondo, che ha riempito i nostri musei e ingentilito il nostro paese, sta svanendo.
Ma i rivoluzionari de noantri, i talebani dell'Unione Sovietica EUropea ne sono felici. Odiano la libertà, che rende i popoli felici, odiano la creatività, che li spinge alla ricerca della libertà, odiano la gente che pensa, che vuole crescere, autodeterminarsi. Hanno bisogno di sudditi meschini e sviliti per poterli trattare come cani di paglia.
Cosa sa questa gente orrenda, della fatica fisica che costa ad un incassatore montare uno smeraldo incassato? L'ansia, l'attenzione per non distruggere un capolavoro che la natura ha impiegato milioni di anni per creare?
Cosa ne sanno di chi usa il bulino con la perizia, che lavora nel suo bugigattolo ma ha le sue radici in personaggi come Benvenuto Cellini e lo fa per guadagnarsi da vivere, ma anche e soprattutto per passione?
Cosa ne sanno dei mercanti di pietre, che capiscono la bellezza di una sfumatura di colore, che si commuovono per il fuoco che cova in un granato o il ghiaccio metallico di una tormalina? Che inseguono per mesi, magari anni, la pietra dei loro sogni, che vengono coinvolti dal lavoro di chi, poi, quelle pietre immaginerà come montarle, per dare loro il giusto valore?
Cosa sanno, questi mostri e i loro piccoli, meschini, ignoranti seguaci, della bellezza e dell'amore che accompagna questo mondo in via di estinzione?
Ho parlato del mio mondo, ma ci sono ricamatrici, merlettaie, chef, contadini, artigiani della carta, delle fibre, del colore... gente che rende il mondo migliore.
Quei grigi burocrati, affiancati dai vampiri delle grandi banche e corporations e dai loro servitori, i politici, stanno uccidendo la bellezza, la creatività, il colore, la gioia del mondo. Perché la odiano e la temono.
La creatività, la gioia, l'amore, la moralità, l'impegno... sono le uniche armi rimaste all'umanità per difendersi e loro le stanno, lentamente, inesorabilmente, distruggendo.
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