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lunedì 8 luglio 2013

Crisi sociale, morale e religiosa. Le Finestre dell'Anima

di Guido Brunetti indice articoli

Crisi sociale, morale e religiosa.
La sopravvivenza dell’Europa legata alle radici cristiane. 

 Luglio 2013

Da tempo, autorevoli studiosi mostrano il volto di una società caratterizzata dal crollo dei valori, dal degrado e in piena decadenza educativa e morale. Una società frustrata, senza più anima, basata sulla violenza, sulla competizione e sull’affarismo. Ogni giorno, tivù, stampa e cinema rovesciano nelle nostre case immagini di violenza. Storie di sangue e di sesso. Non si finisce mai di rappresentare l’odio, l’invidia, l’egoismo e la malvagità. Una tivù volgare, trash. Una desertificazione delle coscienze. “Un mondo invecchiato - ha dichiarato Papa Francesco - per le guerre, il peccato e la malvagità”. Dove gli ipocriti danno lezioni di morale. Dove gli incapaci fanno carriera. Dove i ricchi sono fastidiosamente ignoranti. Dove gli ignoranti fanno i saccenti. Cresce una popolazione di bambini, ragazzi e giovani violenta, arrogante e maleducata.
Crisi dunque dei valori come crisi del cristianesimo. In Europa, il cristianesimo è diventato - ha scritto lo studioso e teologo austriaco Schomborn - “un corpo estraneo”. I valori, lo stile di vita cristiano praticato per secoli sono stati “dimenticati”. Senza i valori cristiani - precisano gli studiosi -, l’Europa “sta morendo”. Sono le radici cristiane in realtà ad assicurare la “sopravvivenza” dell’Europa.
Per secoli, infatti, l’orizzonte di vita dei popoli si è sviluppato nel senso del sacro e della solidarietà. Sono stati i formidabili progressi delle neuroscienze a dimostrare che nel cervello umano vi sono sistemi coinvolti nella dimensione spirituale. Dio, moralità, credenze, religione sono tutti sistemi “impiantati” nella mente umana. Una sorta di “selezione” che agisce in base a principi dell’evoluzione della specie.
Si tratta di una concezione già intuita da scrittori e poeti. NietzscheLeopardi, ad esempio, sostengono che il cristianesimo non è soltanto una dottrina religiosa, ma “una immensa civiltà”. Un altro autore ha scritto che “c’è più cristianesimo nel Canto Notturno che in “diecimila omelie”. Fondamentale l’opera di Dostoevskij. I “Demoni” sono “la più grande confutazione” mai compiuta di tutte le ideologie sociali e di tutte le utopie che segnano la società perfetta.
La fede come “motore della storia” poi è presente nei “Promessi Sposi” di Manzoni, un’ opera che pone al centro dell’evoluzione le persone “umili”, in tutta la concretezza umana. Da parte sua, Albert Camus con la “Caduta” racconta l’angoscia del protagonista che si dispera perché avrebbe potuto salvare una vita umana e non l’ha fatto. Su questa linea si pone anche Charles Péguy. Nel suo libro “I misteri” celebra la sua più profonda e radicale adesione al cristianesimo e a Dio. Un altro autore infine, Pietro Barcellona, con parole scarne e nude racconta nel suo volume “Incontro con Gesù” la sua sofferta e liberatoria conversione. Concludiamo con Kierkegaard, il quale in “Briciole filosofiche”, che riflette il suo tormentato e immenso percorso intellettuale, approfondisce la ricerca di quell’infinito che dona la verità. La novità – scrive - è “la manifestazione di Dio” visto come “maestro e salvatore”, in virtù di una fede “felice passione”, che si fa “straordinaria, spaziosa”. Frammenti preziosi, briciole di eterno. Che è l’aspirazione dell’essere umano.

Guido Brunetti
http://www.riflessioni.it

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