"THE END"

"THE END"
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sabato 19 novembre 2011

I cattivi siamo noi, noi che non sappiamo riconoscere le cose veramente importanti della vita.


“I seguenti estratti forse potrebbero mostrare che non sono affatto gli artisti, i cattivi, ma SIAMO NOI, ognuno singolarmente, a faticare a riconoscere le cose che veramente dovrebbero avere valore nella vita.” Dal mio punto di vista, ritengo sarebbe inutile fingere di ritornare a riproporre un’arte etica, se quell’etica non è presente dentro di noi.
 Il cambiamento bisogna sostenerlo senza SVENDERSI, rimanere LIBERO, e non solo CONTRO. Qui la fonte di questo grande articolo dal blog di L.L.Hacker, che tratta dell'arte, il nostro bigotto senso di libertà e la manipolazione mediatica, psicologica e propagandistica che pare abbia bruciato il cervello a livello globale. Altrimenti non mi spiego la frase qua sotto che scrivo come dedica e introduzione:
"Dedicato a tutti coloro che buttano la propria vita, in fabbrica a 1200 euro al mese, o magari dopo una laurea a lavorare per 600 euro al mese, così si comportano le masse, e naturalmente ne pagano\restituiscono, 900, tra interessi dei mutui, prestiti, imposte, iva e salassi vari.
Fino a che non ci fermeremo non cambierà niente, e se non si fermano, le persone, le masse, significa che stanno bene così. A me non andava, e ne sono uscito, piuttosto di bruciare la mia vita per far vivere da signori gli estranei ed io da miserabile, prendo una pistola  e mi faccio un buco in testa . . . bruciata per bruciata scelgo la seconda."



THE FULL MONTI IL MITO  IL MITE ED IL MUTUO



Nell’elenco dei 43 massoni italiani che abbiamo pubblicato qualche mese fa (elenco consultabile qui) il nome di Mario Monti c’era.
Il nostro futuro premier, così ben voluto da tutti, é un massone. Ha preso parte alle riunioni segrete del gruppo Bildeberg numerose volte, fa parte della Commissione Trilaterale (la più potente loggia massonica del mondo) ed é membro della Golden Sachs, la più potente banca d’affari dell’intero pianeta, la grande burattinaia dell’intero mercato finanziario internazionale.
La massoneria gestisce l’ intera speculazione finanziaria mondiale. La stessa speculazione che ha preso di mira l’Italia e che ci sta facendo sprofondare sempre di più nella recessione.
Mario Monti: Salvatore della Patria o massone doppiogiochista? Avrà più a cuore il suo Paese o la sua loggia massonica? Due interessi pericolosamente contrastanti che confluiscono inquietantemente nella figura del nostro nuovo Capo del Governo.
Il Capo del Governo uscente, l’unico imputato per la crisi economica, in realtà non é il principale artefice della recessione italiana. Lui e le sue fastidiose leggi ad personam, le sue crociate contro quei comunisti dei magistrati e la sua eccessiva fiducia nell’incompetenza reiterata di Tremonti hanno sicuramente contribuito al disastro economico italiano, ma non possono essere le uniche ragioni.


La vera ragione della crisi é la massoneria mondiale. Una cricca di potenti, tanto ricchi da poter creare a piacimento crisi e risanamenti nei conti di una intera nazione. Sono loro che smuovono immense quantità di capitali, che mettono in moto ogni singolo meccanismo speculativo sul mercato finanziario. La morsa che hanno stretto su Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, ora sta soggiogando l’Italia.
Il fatto che uno di questi massoni si trovi ora alla guida dell’Italia é una situazione davvero molto pericolosa, perché a loro interessa il crack finanziario del nostro Paese e ora vedremo il perché.

ANALIZZIAMO IL PROBLEMA:
In questi giorni, ogni volta che il governo prendeva una spallata e iniziava a vacillare pericolosamente, il mercato dava fiducia all’Italia e lo Spread si assestava. Di contro, ad ogni indizio che portava alla stabilità del governo, specie in concomitanza con le dichiarazioni pubbliche di resistenza del Cavaliere, lo Spread volava. É come se il mercato credesse nell’Italia ma non nel suo governo.
É proprio questa la situazione: la massoneria mondiale non gradiva più Silvio Berlusconi. L’ex premier, che ha goduto per tutti gli anni dei suoi mandati dell’appoggio delle logge, era diventato scomodo. Ero uno ostacolo per la “conquista” dell’Italia.
Ecco le tre motivazioni per le quali la massoneria voleva silurare Berlusconi e vuole il tracollo totale della finanza italiana:


PUNTO PRIMO: La politica energetica italiana da’ molto fastidio ai confratelli anglo-ebraici-americani. Il cavaliere, per quanto criticabile sul tutti i fronti, è però riuscito a instaurare rapporti commerciali energetici con Libia e Russia. Ucciso Gheddafi è rimasta soltanto la Russia di Putin, l’E.N.I. é in difficoltà, nessun accordo con il nuovo governo libico é stato ancora intavolato. Attualmente, il 30% dell’E.N.I. è in mano pubblica. Un altro 20% lo possiedono gli investitori anglo-ebraici-statunitensi che tirano le fila del mercato globale e che vogliono mettere le loro avide mani, grazie alla crisi economica creata ad arte, sulle decine di miliardi che una maggiore proprietà dell’E.N.I. significherebbe. Se l’Italia affonda, deve svendere le sue azioni. Se le svende, i grandi burattinai ci guadagnano.

PUNTO SECONDO: Con quasi 2500 tonnellate di oro, l’Italia possiede la terza maggior riserva di oro al mondo, dopo Stati Uniti e Germania. Il Fort Knox (precisamente 2.451,80 tonnellate) fa gola a molti. Mettere in ginocchio un paese con le tasche così piene d’oro é il sogno di ogni potente speculatore.
PUNTO TERZO: L’Italia é un paese con un importante patrimonio pubblico. Se l’Italia va male lo deve per forza svendere. I capitali stranieri sono voraci in termine di patrimoni pubblici. Ogni volta che un Paese va male, o é scosso da un accadimento che lo ha fortemente indebolito, gli avvoltoi sono lì, sempre pronti per nutrirsi di disgrazie(fonte: disinformazione.it)
 
FOCUS SUL PUNTO TERZO: In Italia una cosa simile é già accaduta nel 1992 e allora vinsero i massoni: a poche settimane dalla strage di Capaci (il 23 maggio 1992), esattamente il 2 giugno 1992 sul Britannia, il panfilo della Regina Elisabetta II, si organizzò un vero e proprio complotto ai danni dell’Italia.
George Soros, Giulio Tremonti, il Direttore generale del Tesoro Mario Draghi, Il Presidente dell’IRI Romano Prodi, il Presidente dell’ENEL Franco Bernabé, il Governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi e il Ministro Beniamino Andreatta, svendettero il patrimonio pubblico ai capitali stranieri come Goldman Sachs, Barings, Warburg e Morgan Stanley.
I nostri B.O.T. Vennero immediatamente declassati dalle agenzie di rating mondiali (indovinate un po’, tra l’altro, nelle mani di chi sono) e lo speculatore ungaro-ebraico George Soros, cercò di impossessarsi di 10.000 miliardi di lire della Banca d’Italia, speculando sterlina contro lira.
Carlo Azeglio Ciampi, per “impedire”, diciamo così, tale speculazione, bruciò le riserve in valuta straniera: 48 miliardi di dollari. Ciampi, per questi suoi servigi sarà premiato con la Presidenza della Repubblica.
Su George Soros indagarono le procure di Roma e Napoli, ma lo strapotere dei suoi amici massoni vinsero ancora una volta e tutte le accuse caddero nel vuoto.
A seguito di questo attacco mirato alla lira, e della sua immediata svalutazione del 30% partì la più grande privatizzazione di Stato a prezzi stracciati (ENEL, ENI, Telecom, ecc.), per opera dei governi Amato (1992-1993) e Prodi (1996-1998). In quel caso la Massoneria si accontentò di una speculazione “mirata”, un colpo all’Italia che sarebbe stato molto lucroso ma non letale per il Bel Paese. Ciò che mi preoccupa é che i loro ingordi stomaci rumina soldi questa volta vogliano mangiare il più possibile, fino a spolpare tutta la carne, facendo affiorare dal sangue le ossa del povero scheletro italico.
SCOMDISSIME CONSIDERAZIONI FINALI:

Il buon Mario Monti é completamente invischiato con questa gente, ne fa parte, é uno di loro. La sua presenza su panfili reali e negli hotel di super lusso – in cui avvengono le riunioni del Gruppo Bildenberg (nel 2004 anche in Italia, a Stresa, sul Lago Maggiore) – sono documentate e comprovate. Questi avidi porci bramosi di denaro che perseguono biecamente il loro benessere, il loro arricchirsi, il loro lucrare sulla povera gente.
Proprio quei porci che definiscono P.I.I.G.S. (anagramma della parola “porci” in inglese) i cinque paesi più in crisi dell’Unione Europea (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna) anche se in realtà i veri artefici di questa situazione sono loro: Le loro macchinazioni, il loro prender di mira a turno un nuovo Paese dell’Unione, serve solo alle loro squallide speculazioni. I cosiddetti “Pigs”, i maiali, sono semplice carne da macello, da triturare per generare dei guadagni.
Tutto ciò é possibile grazie alla moneta unica d’Europa. La nascita dell’Euro

 

é stata la più grande speculazione massonica della storia. I maiali sono così stati messi in un grande recinto, dal quale é meglio individuabile il più vulnerabile, colui che offrirà meno resistenza alla propria macellazione (guarda caso, gli inglesi, gli europei più potenti nelle logge massoniche, non fanno parte della moneta unica. Il porcello inglese ingrassa fuori dal recinto).
Conosciuti tutti questi retroscena, sei ancora convinto che Mario Monti farà soltanto il bene dell’Italia? Io ora ho tanta paura che voglia compiacere quei maiali dei suoi amici.


La nomina di Mario Monti e Lucas Papademos ha provocato un polverone sulla stampa europea. Ma il governo degli esperti è stato per decenni una base del pensiero di sinistra, e dove è stato adottato ha spesso raggiunto risultati positivi.
Sfogliando i giornali britannici della scorsa settimana era impossibile non notare i numerosi avvistamenti di una rara sottospecie politica: i tecnocrati. Tra loro ci sono il nuovo primo ministro italiano Mario monti e il nuovo capo del governo greco, Lucas Papademos. Secondo i giornali i due sono stati catapultati al vertice della politica dei loro paesi con il solo scopo di mettere in pratica i diktat dei loro "padroni" tedeschi e francesi.
La parola "tecnocrazia" deriva dal greco: "techne" significa "abilità", mentre "kratos" vuol dire "potere". Per definizione un tecnocrate è un individuo che promette di "risolvere i problemi", che prende le sue decisioni in base alla propria esperienza e alla sua conoscenza specialistica di un argomento anziché piegarsi agli interessi di un gruppo o di un partito.
Il neologismo viene fatto risalire al 1919 e attribuito all'ingegner William H. Smyth di Berkeley, California.

L'idea che un paese dovrebbe essere organizzato e guidato non dalla chiesa, dai proprietari terrieri o dai militari ma dagli industriali e dagli uomini di scienza è invece più antica, e risale a uno dei primi pensatori socialisti, Saint Simon. Un tempo la tecnocrazia era un cavallo di battaglia della sinistra internazionale. Nell'America degli anni trenta, per esempio, era il concetto basilare del progetto di una nuova utopia sociale.
Nei decenni successivi la tecnocrazia ha però guadagnato una reputazione poco raccomandabile.
La venerazione del progresso industriale e l'impunità dei burocrati sono diventate il marchio di fabbrica dei regimi totalitari nella Germania nazista e in Unione Sovietica.

George Orwell descrive la tecnocrazia come un precursore del fascismo.
D'altronde, cos'era Adolf Eichmann se non un tecnocrate?
In molti paesi europei la parola "tecnocrate" ha ancora connotazioni positive.
Negli anni cinquanta Jean Monnet era convinto che la crescita avesse bisogno di esperienza tecnica piuttosto che di partiti politici. Oggi le piccole democrazie come i Paesi Bassi affidano spesso ai tecnocrati il ruolo di mediatori nel dialogo tra i partiti di una coalizione instabile o tra impiegati e datori di lavoro.
Il Belgio, che per più di 17 mesi è rimasto senza un governo, è il paradiso dei tecnocrati, e anche grazie a loro è riuscito (finora) ad affrontare la crisi in modo egregio.
Negli stati dell'ex blocco comunista dell'Europa centrale e orientale, i tecnocrati hanno avuto un ruolo di primo piano nella transizione dall'autoritarismo alla democrazia.
Kevin Featherstone, professore di politica europea alla London School of Economics, è convinto che "attualmente in Europa ci sono meno tecnocrati al potere rispetto agli anni novanta".
In Italia quello di Mario Monti non è il primo governo tecnico: nel 1992 Giuliano Amato, professore di diritto, fu nominato primo ministro dopo l'espulsione dell'Italia dal Sistema monetario europeo, e in seguito anche l'ex segretario della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi e l'economista Lamberto Dini sono stati chiamati dal presidente della repubblica a guidare il processo di riforma del paese.
La situazione in Grecia è diversa, ma nel 1989-90 anche nella penisola ellenica Xenophon Zolotas è stato presidente ad interim senza essere stato eletto.
Nel panorama Europeo il Regno Unito potrebbe essere dunque l'eccezione, anche se negli anni sessanta il Labour ha brevemente flirtato con la tecnocrazia. La tecnocrazia è meglio della democrazia? Naturalmente no.

Io aggiungo che sono entrambe forme di nazismo . . .

Ciononostante non è scandaloso sostenere che un breve ricorso ai governi tecnici può essere accettabile – e a volte necessario – in periodi di crisi. Personalmente penso che sarebbe meglio che il sistema sanitario britannico fosse gestito da tecnocrati (leggasi "esperti") e non da politici e ideologi del libero mercato. Così come sono convinto che  i britannici si fiderebbero di più dei membri del governo se la maggior parte di essi non fosse passata direttamente dall'università alla politica.
Probabilmente i "tecnici" non saranno mai completamente apolitici, ma sono comunque meno politici di chi è entrato in politica per diventare un politico. E se i tecnocrati non fossero altro che politici senza carisma e senza un team di esperti a curarne l'immagine? "In politica la mediocrità non è un elemento disprezzabile", scriveva il tedesco (ed euroscettico) Hans Magnus Enzensberger. "La grandezza non è necessaria".
Con tutto questo ragionamento non voglio dire che nell'eurozona le cose vadano bene così come sono. Oggi l'Unione europea, oltre alle conseguenze della crisi finanziaria, deve affrontare anche un grosso problema di immagine. Inoltre Angela Merkel ha fallito clamorosamente nella sua missione di risolvere la crisi, e ai cittadini greci e italiani dovrà essere consentito di eleggere un nuovo governo non appena si saranno calmate le acque.
Il Regno Unito, dal canto suo, fa bene a rifiutare il mantra del "più Europa". Ma è anche vero che forse dovremmo cercare di capire le differenze tra il nostro approccio politico e quello del continente, prima di affrettarci a dare consigli. 

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