"THE END"

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mercoledì 16 novembre 2011

La povera società



 Bel articolo, tratto da un blog che seguo e da una persona che ammiro, lo ammiro perché ha avuto il coraggio di tirarsene fuori e iniziare a vivere, oltre che per le sue opinioni. Ha scritto un libro ed ha lasciato le abitudini quotidiane . . . pensateci.

  Interessante questo concetto, è quello che sostengo da diversi anni, leggete e magari applicate la povertà alla vostra vita, una società di minimalisti, allora le cose cambieranno, non aspettatevi mai che le cambino gli altri per voi, agli altri va tutto bene così. Bella anche la frase che che chiede: 

La povertà produce valore aggiunto per la persona che la vive?  Secondo me, se si è pronti, sì.

Decisamente, la penso in questo modo, la ricchezza toglie bene aggiunto dato che ti toglie tutto il tuo tempo, è difficile far soldi oziando. Gli antichi Greci lodavano l'ozio, non era per loro come è per noi padre di tutti i vizi, noi"Civilizzati - Evangelizzati  - Addomesticati"  . . . 

Buona lettura. Dioniso777

-Il potenziale pericolo che deriva dalla massa povera è sempre stato temuto sin dai tempi antichi. Una simile e numerosa comunità di nullatenenti ha il potere di non essere ricattabile come lo è il resto della popolazione.

La dottrina sociale cattolica ha sempre sostenuto che l'equa distribuzione dei beni è prioritaria
Benedetto XVI 23 settembre 2007
La scissione tra ‘reale e ideale’ rende sempre più confusa l’opera esistenziale umana. Il tempo che ‘sfugge via’ comporta un restringimento della percezione tra quello che ‘è’ e quello che ‘dovrebbe essere’. 
Nella mente si confondono le due polarità, mentre ci si convince che il modello sociale sia una lotta continua per la sopravvivenza e, allo stesso tempo, quando se ne ha la possibilità si riesce a capire che ‘quello che manca continua a sfuggire perché non si ha il tempo di dedicarsi ad una ricerca seria’.
Tempus fugit.
La frase dell’attuale Pontefice è ‘esemplare’, in tal senso, in quanto esprime una grande verità ‘ideale’, che non trova nessun riscontro nella ‘realtà’ di tutti i giorni. Ciò corrisponde ad una separazione talmente evidente e ‘vasta’ da dichiarare ‘fuori luogo’ la versione ideale della verità in questione.

Homo homini lupus.

Crisi: in Usa 49,1 mln di poveri, il 16% della popolazione. 
Sono 49,1 milioni i cittadini degli Stati Uniti in povertà. Lo afferma il Census Bureauche ha diffuso nuovi dati dopo quelli pubblicati a settembre che davano la cifra a 46,2 milioni.
Secondo la nuova stima (riferita al 2010) i poveri sono il 16% del totale della popolazione Usa, contro il 15,1% della precedente rilevazione.
Link 

Crisi: Bankitalia, il 23,4% dei giovani non lavora ne studia. 
Link 

La condizione di povertà è attualmente un qualcosa 'di cui vergognarsi' da entrambe le polarità della prospettiva. Il povero è visto come una zavorra da gettare il prima possibile nel dimenticatoio o ‘sotto al tappeto’. Ma come si mette se di poveri iniziano ad esisterne a decine di milioni? Come ‘nasconderli sotto al tappeto?’…

‘Narcotizzando’ il resto della popolazione e i poveri stessi.

La situazione dei poveri nel mondo antico romano divenne particolarmente grave in coincidenza con la crisi dell'Impero

Fino ad allora le stesse classi sociali più ricche avevano provveduto ad attenuare le condizioni dei poveri allo scopo di evitare sommovimenti sociali: periodiche elargizioni di beni, soprattutto alimentari, riuscivano così a conservare l'ordine sociale.
Link 
 Il ‘ricatto’ deve diventare più pratico e 'costoso' per il Controllo:

cibo, prima di tutto, e una parvenza di futuro gestibile all’orizzonte.

Osserviamo come il povero costituisse, tempo fa, una precisa responsabilità per la Chiesa, in quanto organo più vicino, per ‘mandato’, alla possibilità di assistenza e cura dei più bisognosi:  

nel Medioevo il patrimonio della Chiesa, enormemente accresciuto per le donazioni dei re franchi, era espressamente definito come proprietà dei poveri che si doveva amministrare con la cura del pater familias, imponendo a tutti di non pesare su di esso qualora non ci fossero stati i requisiti della povertà, e difendendolo anche con minacce di sanzioni come la scomunica. Solo chi non poteva sostenersi con il proprio lavoro aveva il diritto di ricorrere alle proprietà ecclesiastiche.

Anche il clero si doveva sostenere con il proprio lavoro: ‘Il chierico provveda al vitto e al vestito con un lavoro artigianale o contadino... anche il chierico erudito nella Parola di Dio’ (IV concilio di Cartagine del 398).  

Chi attenta al patrimonio dei poveri è da considerarsi necator pauperum, assassino dei poveri come affermano molti concili della Gallia nei secoli VI-XI che stabiliscono anche che nessuno, neppure i vescovi possono alienare né vendere nessun bene che sia stato dato alla Chiesa perché con questi beni vivono i poveri (canone IV del concilio di Adge dell'anno 506), altrimenti saranno considerati anch'essi necatores pauperum e subiranno la scomunica.Link

E ancora:

il povero era stato per tutto il Medioevo un simbolo di valori cristiani: in ogni povero c'era la sofferenza di Cristo e la stessa elemosina più che un carattere di solidarietà sociale assumeva un valore religioso. 

La figura del povero prima assimilata a quella dell'eremita, del viandante pellegrino ora si confondeva con quella di un esercito minaccioso di miserabili. Link

Il ‘peso specifico, o etichetta, discriminante il povero, cambia nel tempo. La società inizia a riflettere e generare abbagli, come il caricare sui più bisognosi tutti i problemi del Mondo. Il giudizio necessita di capri espiatori, di alibi indiretti per rovistare tra la parvenza di coscienza e metterla a tacere con rara disinvoltura.

Nell'Inghilterra dell'ormai avviata rivoluzione industriale era giunto il tempo di una nuova legge per la povertà che, emanata nel 1834, aboliva la ‘carità legale’, proibiva l'aiuto a domicilio e costringeva i poveri nelle nuove workhouse (case di lavoro), nuove versioni degli ospedali generali con il medesimo rigido regime del passato di costrizioni e di privazioni, nonché di separazione secondo il sesso e l'età. Link

Il povero diventa sempre più ‘scomodo’, raccolto e ghettizzato. Questa classe numerosa di ‘separati in casa’ è oggigiorno un importante ‘asset’ da sfruttare per l’industria del 'business'.

Il povero ‘moderno’ ha migliorato la propria condizione esistenziale rispetto ai tempi del medioevo. Oggi una famiglia ‘disagiata’ ha comunque quasi sempre un tetto sulla testa, una tv, un cellulare, magari un lavoro sottopagato però in grado di non far mancare il pane ai propri figli. Mediamente il Controllo cerca di non far ‘imbufalire’ questa classe sociale, la quale vede rosso solo quando inizia ad ‘avere fame’

I tumulti nel nord Africa sono iniziati quando il prezzo del pane è andato alle stelle per via della speculazione e delle mire strategiche di chi si nasconde dietro alla ribellione.

I poveri moderni europei sono i ‘precipitati’ dal centro che l’introduzione dell’Euro ha contribuito a separare secondo l’effetto a clessidra, ossia con un centro rarefatto e due grandi estremità. I poveri moderni vivono a vista, non possono pianificare ed in questo sono più ‘liberi’ della rimanenza della popolazione, anche se non ne hanno consapevolezza.

Un bimbo di otto anni che ha vissuto da sempre in una favelas ed uno della stessa età che ha trascorso il proprio tempo in una grande città dell’occidente, in realtà non hanno la stessa età: l’apertura dell’uno corrisponde alla chiusura dell’altro.

Storie diverse assegnate per una sfortunata coincidenza relativa alla nascita? Non penso. Il caso non esiste. Piuttosto una valorizzazione di un ‘vuoto Animico’ che necessita di essere colmato attraverso la scuola auto educativa della Terra Antisistemica 3d, nella location più opportuna per poter maturare 'valore aggiunto'.

La povertà produce valore aggiunto per la persona che la vive?  Secondo me, se si è pronti, sì. La società tassa il valore aggiunto tramite l’Iva. Un segno netto che testimonia come ogni ambito sociale sia sottoposto al ricatto energetico e debba produrre energia da barattare con una speranza di Vita maggiormente dilatata, come una sorta di patto con il Diavolo.

C’è sempre un dare e un avere.
 
La società del Pil ‘cresce’ sempre se c’è ‘movimento’ e il movimento c’è quando si crea una corrente che spinge. La corrente nasce dalla separazione, dalla dualità, dagli estremi che si dibattono credendosi unici.

È un motore che brucia di tutto in maniera anacronistica.

Fuori dal tempo . . .  Un motore 'povero'.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Che bell'articolo!! Davvero. Grazie. La povertà, a voler ben guardare, dà molto più di quello che toglie a patto che la si veda come occasione e non come sfortuna, a patto di non soccombere all'invidia, al rancore. L'occasione di fare cosa? Di riprendersi la propria Vita, il proprio Tempo, di ritornare ad essere Umani con se stessi e soprattutto con gli altri. Meglio sarebbe se la rinuncia al superfluo fosse una scelta consapevole e non invece, come quasi sempre accade, un'imposizione piovuta dall'alto. La rinuncia al superfluo è, a mio parere, Evoluzione. Accade quando l'uomo si rende conto che bene poco (quasi nulla) di ciò che c'è al di fuori di sè è davvero utile. E'davvero necessario. Peccato che ci sia chi lavora per demonizzarla, per farla apparire come una condizione indesiderabile, da evitare ad ogni costo. A volte addirittura come una colpa, come sintomo di incapacità e di povertà interiore (oltre che esteriore)!!!! Ad ogni modo la Vita spinge in quella direzione oggi. Chi causa povertà nel mondo pensa di fare il proprio interesse, ma in realtà svolge un lavoro funzionale all'Evoluzione. Questo li giustifica o li assolve? No, affatto, perchè si potrebbe insegnare la virtù della povertà senza che essa sia accompagnata per forza di cose da sofferenze, privazioni(nel senso dell'essenziale: dignità, cibo, riparo), violenze.
Cari saluti.

Anonimo ha detto...

Anime sospese
le ho viste aggirarsi in tutte le stazioni
in cerca della loro identità perduta
vita vissuta ai margini della dignità imposta da una società malata
Priva di amore verso i più umili che stanchi di lottare si sono arresi
assistendo impassibili alla vita che non gli appartiene più
Vita ricercata nella folla frettolosa schiava del tempo che passa veloce
come fossero automi taluni offrono una moneta
tenendo in vita queste anime sospese condannate a fare da specchio a tutta l’umanità.
( Vittorio. A)

Davide Nebuloni ha detto...

La Rai non prende in considerazione che esistano persone che non hanno veramente più la televisione in casa. Per la Rai esistono solo 'furbi' che non vogliono pagare l'abbonamento.

Perdonate il paragone 'SacroProfano' ma, allo stesso modo, mi piacerebbe che i lettori di questo intenso Blog considerassero l'autore di questo articolo non alla maniera della Rai, bensì secondo il punto prospettico della più autentica genuinità.

Non frasi fatte ma 'poetica' ed intima convinzione. Non è più tempo di fare dei pagliacci di noi stessi.

Tutto questo per dire che la condizione di un povero è tuttaltro che rosea. Non intendevo essere superficiale nè irriguardoso.

Spero che la vera essenza del mio messaggio sia ben interpretabile :)

Grazie al 'padrone di casa' per la calda ospitalità!

Un caro abbraccio.

Serenità

*Dioniso*777* ha detto...

Il consumo ci ha reso felici? Non sarà felicità possedere 40 maglie quando porti le solite 3\4, non da serenità acquistare un SUV...ergo la vita da poveri non sarà facile, ma molto più serena di chi vive per l'acquisto. La povertà purtroppo diventa una sofferenza quando è imposta, e a riguardo delle anime perse che vagano per le stazioni, e non solo, ne ho fatto parte anch'io dal 2005 a fine 2009, e dico che non sono affatto anime perse, si sono ritrovati e per questo scelgono quel stile di vita, vita che ritornerò a fare, perché se l'avessi saputo prima avrei iniziato prima! Quando hai da mangiare, e questo non è un problema, mense e market con merce in scadenza o scaduto da un giorno ne trovi senza molti problemi, da leggere uguale, vi sono biblioteche in tutte le città, a cosa ti serve un euro a quel punto?
Ciao Davide, per me è sempre un piacere esporre articoli come questo, e sono d'accordo sul fatto che vanno interpretati per quello che sono, intime convinzioni, e non solo . . .
A volte non è facile farsi capire, e poi diciamo pure che una persona capisce in base alle nozioni che la vita gli ha donato.

E-W-W-I-V-A- La vita alternativa, basta con le inutili cose del giorno, riprendere se stessi, il proprio tempo e socializzare, non essere schiavi, zitti e davanti ad una Tv che ti dice chi devi essere e cosa devi comprare.
Se vi interessa qui dicevo: Un esperienza che tutti dovrebbero fare

http://fintatolleranza.blogspot.com/2011/07/una-via-di-salvezza-un-esperimento-una.html

LKWTHIN

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