"THE END"

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martedì 10 settembre 2013

Jung tra mito e archetipo

Secondo Jung le fiabe sono "l'espressione più pura dei processi psichici dell’inconscio collettivo e rappresentano gli archetipi in forma semplice e concisa ".

La storia raccontata in una fiaba è ancora qualcosa di più importante:
è la storia della psiche che, attraverso una serie di eventi, a volti pieni di rischi e pericoli, raggiunge una meta, un traguardo, un obiettivo. La fiaba diventa la metafora della storia della vita della psiche: narra le vicende, le peripezie, i tormenti, i dolori attraverso i quali la psiche giunge infine alla sua piena maturazione, liberandosi dai complessi che l'avvolgono e la mettono a dura prova, e nutrendosi della forza degli archetipi che, invece di distruggerla, finiscono con il fortificarla, riportandola a vita autentica.
Ogni cosa può funzionare da simbolo, ma alcuni simboli hanno una ricorrenza universale, questo rimanda all'esistenza di quelli che Jung chiama archetipi, cioè letteralmente modelli.
Gli archetipi non sono idee, ma possibilità di rappresentazioni, ossia disposizioni a riprodurre forme e immagini virtuali, tipiche del mondo e della vita, le quali corrispondono alle esperienze compiute dall'umanità nello sviluppo della coscienza. Essi si trasmettono ereditariamente e rappresentano una sorta di memoria dell'umanità, sedimentata in un inconscio collettivo , non puramente individuale, ma presente in tutti i popoli, senza alcuna distinzione di luogo e di tempo: la mia vita è la storia di un'autorealizzazione dell'inconscio , afferma Jung [1].
Gli archetipi lasciano le loro tracce nei miti, nelle favole e nei sogni, che contrariamente a quanto pensava Freud, non sono appagamento di desideri puramente individuali legati alla sessualità infantile, ma espressioni dell'inconscio collettivo. Un'analisi comparata di questi materiali è in grado di portarli alla luce, ogni individuo li avverte come bisogni e li può esprimere in modo storicamente variabile, secondo le diverse situazioni etniche, nazionali o familiari.
A proposito dell'inconscio collettivo, dice Jung in una conferenza tenuta nel 1936:
L'inconscio collettivo è una parte della psiche che si può distinguere in negativo dall'inconscio personale per il fatto che non deve, come questo, la sua esistenza all'esperienza personale e non è perciò un'acquisizione personale. [...] l'inconscio personale consiste soprattutto in "complessi"; il contenuto dell'inconscio collettivo, invece, è formato essenzialmente da "archetipi". Il concetto di archetipo, che è un indispensabile correlato dell'idea di inconscio collettivo, indica l'esistenza nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti sempre e dovunque”.

Carl Gustav Jung (Kesswill, 26 luglio 1875, Bollingen, 6 giugno 1961) è stato uno dei padri della psicologia del profondo.
Il suo approccio, discostandosi da quello del suo maestro Sigmund Freud, apriva la ricerca psicanalitica dalla storia personale del singolo alla storia collettiva dell’umanità, che nel singolo si concretizza e prosegue, così l’inconscio non è più solo personale, prodotto dalla rimozione, ma oltre a questo nell’individuo esiste anche un inconscio collettivo.
Per Jung l’inconscio collettivo non è un serbatoio di materiale rimosso, come affermava Freud, ma comprende in sé tutti i contenuti dell’esperienza psichica umana, sia positivi che negativi e costituisce la struttura connettiva universale.
L’inconscio collettivo non è un pozzo dove vengono raccolti i ricordi, le emozioni, le memorie personali, ma è formato da associazioni mentali ed emotive, immagini, figure chiamate archetipi, connessi a temi universalmente condivisi.
Miti ed archetipi sono dentro di noi ed il loro recupero ci aiuta a conoscerci più profondamente e ad espandere la nostra Identità comprendendo la complessità umana[2].
L’Inconscio collettivo contiene le esperienze emozionali di tutta l’umanità, gli archetipi :

  • ü La Persona- maschera della psiche collettiva
  • ü L’Ombra- lato animale della natura umana
  • ü L’Anima- archetipo femminile nell’uomo
  • ü L’Animus- archetipo maschile nella donna
  • ü La Grande Madre
  • ü l’Eroe
  • ü Il vecchio saggio, ecc.
La Persona è un “segmento dell’inconscio collettivo[..] è un complicato sistema di relazioni tra l’individuo e la società, una specie di maschera che serve da un lato a fare una determinata impressione sugli altri, dall’altro a nascondere la vera natura dell’individuo”[3]In un convegno nel 1928 Jung a proposito di questo archetipo ebbe a dire che “C’è della gente che crede sul serio di essere ciò che rappresenta”.
L’Ombra con Jung la possiamo definire “la parte inferiore della personalità, la somma di tutte le disposizioni personali e collettive che, a causa della loro inconciliabilità con la forma di vita scelta coscientemente, non vengono vissute e formano una personalità parzialmente e relativamente autonoma”.L’incontro con l’Ombra è la prima tappa necessaria per la realizzazione profonda dell’individuo. L’ombra è la nostra parte oscura, rimossa, inconscia, che risale nelle sue origini fino agli antenati animali: è “ciò che una persona non desidera essere”. "Ognuno di noi è seguito da un'ombra. Meno questa è incorporata nella vita conscia dell'individuo tanto più è nera e densa e, del resto, confrontarsi con la propria ombra significa prendere coscienza della propria natura in modo critico, senza riserve. Difficile e doloroso è accoglierla come la nostra parte notturna. Dobbiamo comunque tener presente che accanto all’Ombra personale c’è anche quella collettiva che rappresenta il lato oscuro dell’umanità, che corrisponde a ciò che si oppone all’evolversi del mondo, che tende a riportare indietro.
L’archetipo dell’Anima è l’immagine del femminile che ogni essere umano di sesso maschile ha interiorizzato, è una componente inconscia della personalità propria dell’uomo.
L’archetipo dell’Animus è l’’mmagine del maschile che ogni essere umano di sesso femminile ha interiorizzato, quindi è la componente inconscia della personalità della donna.
L’Anima è il principio dell’eros e quindi si correla col modo con cui l’uomo si rapporta alle donne, l’animus è il logos, la razionalità.


[1] Jung C.G., La psicologia dell’incontro, Boringhieri, Torino, 1968
[2] Jung C.G., La psicologia dell’incontro, Boringhieri, Torino, 1968
[3]Jung C. G., Gli archetipi dell'inconscio collettivo, in Opere vol. 9, Bollati Boringhieri Editore, Torino 1997.

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