"THE END"

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giovedì 13 settembre 2012

Quello che si sa ma non si dice



"Quanto al futuro, ascolti: / i suoi figli fascisti / veleggeranno / verso i mondi della Nuova Preistoria." (Pier Paolo Pasolini, da "Poesia in forma di rosa".)

"I maggiori centri decisionali non saranno tanto nel governo o nel parlamento, quanto nelle direzioni delle grandi imprese e nei sindacati, anch'essi avviati ad un coordinamento internazionale". (Eugenio Cefis, 1972)

Chiunque volesse cimentarsi nell'interpretazione dell'attualità, di questo drammatico passaggio tra Seconda e Terza repubblica, per capire cosa stia succedendo ed azzardare una previsione del nostro futuro, può farlo utilizzando gli strumenti della nostra Storia, con i suoi preziosi suggerimenti e i tanti indizi che diventano prove.
Perché c'è un filo - o meglio una catena di schiavitù - che lega i destini delle generazioni che hanno vissuto gli anni dal dopoguerra ad oggi. E' una Storia che ha costanti immutabili, che ha incastonata una maledizione - quella dei "vent'anni"- legata alla ciclicità delle sue crisi, che ha seminato morti e distruzione per ottenere una sola cosa: il declino inarrestabile di un paese - al quale assistiamo impotenti oggi - sacrificato sull'altare di interessi privati e internazionali.
Una Storia che non ha avuto pietà dei grandi uomini: industriali, politici e poeti colpevoli di non essersi piegati ma ribellati alle regole, di aver voluto tentare di cambiare le cose o solo di testimoniare, urlandola, la verità e tanto meno ha avuto pietà degli uomini e donne anonimi che attendevano il loro turno ad uno sportello bancario o il treno in sala d'aspetto, semplici agnelli sacrificali da offrire in olocausto sul solito altare.
Una Storia che in prospettiva non ci offre niente di buono ma solo ancora asservimento ad un Potere che sempre di più, mano mano che ogni resistenza ad esso viene meno, pensa di poter decidere della nostra vita e della nostra morte, come un dio onnipotente non solo malvagio ma anche ottuso e quindi ancora troppo umano. Di un'umanità maligna che non riuscirà mai a scrollarsi di dosso.



Questa Storia, così come l'ho analizzata e studiata in questi anni e che credo di avere capito, aggredisce e sconcia le sue vittime, ci annichilisce tutti - noi che vorremmo tanto vivere in un paese libero di scegliere il proprio destino - e ci abbandona nella solitudine. La solitudine che ora riconosco nell'espressione triste del volto del dottor Ingroia. E' l'insopportabile protervia degli esecutori del Potere che pretendono, con la logica tipica degli usurpatori, di essere ingiudicabili come la moglie di Cesare. Al di sopra della legge di Dio e degli Uomini perché agli uomini che vogliono essere Dio hanno venduto la propria anima.
E' una Storia lunga quasi settant'anni che comincia con una sconfitta che marchierà questo paese per sempre e lo vincolerà al principio della sovranità limitata. Una storia di trattative sottobanco, di alleanze criminali, di tradimenti. Tutto sempre all'insegna del gattopardismo: della necessità che mai niente cambi veramente. La condanna definitiva ed in giudicato all'ingovernabilità palese ed all'immobilismo occulto della nostra nazione.

Questa Storia ha due punti cardine che permettono di comprendere gli avvenimenti che si sono succeduti in tutti questi anni.
La madre di tutte le trattative, la prima di tante che verranno è la liberazione di Lucky Luciano da un carcere di New York e la sua spedizione in Sicilia per preparare il terreno allo sbarco alleato ed assicurarsi l'appoggio dei boss locali che controllano il territorio. La Mafia diventa così a pieno titolo uno dei soggetti che potranno sedersi al tavolo della pace, assieme ai partiti che nasceranno dalla Resistenza, alla Chiesa ed al potere industriale. La Mafia non è andata al potere negli anni novanta, per intenderci. Godeva già di ottime credenziali nei palazzi del potere.


La madre di tutti gli inciuci, degli accordi sottobanco, delle logiche partitiche di spartizione del potere è invece l'amnistia per i criminali di guerra firmata dal Togliatti ministro nel 1946. I responsabili della guerra appena perduta, dell'alleanza con il nazismo, dell'imperialismo fascista e delle stragi da esso compiute: i Badoglio, i Graziani, i Roatta - Mussolini è stato magnanimamente e strumentalmente concesso in dono al popolo ed alla sua rabbia - vengono non solo graziati ma sulla storia dei crimini di guerra italiani sarà eretto il primo muro di gomma fra tanti. Abbiamo stuprato, ucciso, torturato in Yugoslavia, siamo stati i primi ad infoibare, avevamo i nostri lager, gli etiopi hanno assaggiato le nostre armi di distruzione di massa - con Mussolini che scriveva proprio "gasateli" sui telegrammi, senza pudore - ma da quel momento, grazie ad un innominabile do ut deschiamato pacificazione nazionale diventiamo perfino leggenda: gli italiani brava gente. Gli unici, in una guerra che ha visto scatenare i peggiori istinti omicidi in tutti i popoli coinvolti, ad esserne usciti puri come gigli e addirittura ancora più buoni di prima. I comunisti dicono che non si poteva fare altrimenti, che si doveva evitare la guerra civile ma di fatto l'amnistia serve per cancellare qualunque possibilità di giustizia per le vittime e per facilitare la cancellazione di tutte le colpe. Da una parte e dall'altra.
L'effetto collaterale del patto di sangue con la Mafia - che prima o poi presenterà il conto - e della spartizione delle responsabilità criminali tra le due fazioni in lotta che si annullano a vicenda in nome di una par condicio scellerata è che il fascismo non sarà mai definitivamente sconfitto ma potrà rimanere in sottofondo, in standby, pronto a risorgere appena le circostanze lo permetteranno. Con un golpe, magari, o con un governo che abbia il coraggio, non essendoci più i comunisti, di mostrare il vero volto della destra italiana che, come diceva Montanelli, non può fare a meno di essere fascista.

Il resto, tutto ciò che è derivato da questi due eventi possiamo farlo scorrere con l'avanti veloce. Mattei e le trame interne ed esterne dell'ENI, la maledizione del petrolio, voleva fare di testa sua, la palla di fuoco di Bascapé. La Mafia, le sette sorelle, Cefis.
Moro e l'apertura a sinistra, con Gladio che vigila e lavora nell'ombra. Il golpe De Lorenzo, il golpe Borghese. Bagattelle. "E' inutile", dirà Eugenio Cefis, l'uomo nero dell'ENI e il fondatore della P2: il golpe in Italia non si fa con le sciabole e i carri armati ma con il controllo dei media: giornali e televisioni. Un profeta.
Pasolini, il poeta oracolo, vede e scrive la realtà e ci consegna, immondo e rivoltante, il nostro futuro, questi anni di sangue e merda perché possiamo tentare di difendercene. Vede il legame tra le trame di ieri e del presente - si, proprio quella P2 che sta preparando l'assalto finale alla roccaforte del potere - e lo denuncia, lo urla. Lo massacrano gridandogli "frocio, comunista". E' morto per colpa delle sue tendenze, diranno.
Il sessantotto, gli studenti. Quelli autentici e quelli infiltrati. Una pericolosa alleanza tra operai e studenti che dev'essere spezzata. Ci vuole un rimedio. Le bombe, gli attentati. Sono stati gli anarchici (ma erano i fascisti). La strategia della tensione, il terrorismo che fa rinascere quella guerra civile che Togliatti diceva di voler evitare. Rossi contro neri. I morti per le strade. Milano, Brescia. Non possiamo permettere che un paese finisca nelle mani dei comunisti. Lo dice Kissinger in un orecchio a Moro, nel 1974, un anno dopo aver chiarito il concetto a Salvador Allende in Cile. Nasce la televisione spazzatura ma la chiamano libera. Tette e culi per spianare la strada all'omologazione, alla volgarità che dovrà minare alla radice per distruggerla la nostra cultura. La tabula rasa che è fondamentale per la terapia dello shock ed il successivo ricondizionamento. Moro e i 55 giorni. Lo massacrano in nome della difesa dello Stato. Era diventato pazzo, diranno. Ustica. Il nostro doppiogiochismo e la pulsione al tradimento. Bologna. Gli allegri ed opulenti anni ottanta. Craxi che firma la sua condanna a Sigonella. La P2, nuova gestione Gelli. Calvi e lo IOR di Monsignor Marcinkus.
Vent'anni. La giostra si ferma. La prima repubblica finisce alla gogna di Mani Pulite. Socialisti, repubblicani, democristiani, scendano, prego. I comunisti no, rimangano per il momento, che ci servono ancora. Per potervi difendere dai comunisti. Ancora morti. Suicidi molto strani, come quello di Raul Gardini, toccato dalla maledizione dell'ENI trent'anni dopo Mattei. La Montedison che era di Cefis. Una zeppa, il corsaro, uno troppo intraprendente, un'anomalia, un rivale. Troppi galli nel pollaio. Si è suicidato perché avrebbe dovuto testimoniare, diranno.
Craxi e le monetine, Di Pietro sei tutti noi. E poi la trattativa, le stragi, la Mafia che alla fine presenta il conto e in lista c'è segnato proprio tutto. Falcone e Borsellino che hanno volato troppo vicino al Sole.
Si cambia per non cambiare. Ci vuole uno fico, un imprenditore di successo magari, uno del Nord, un milanese ma con agganci a Palermo. Uno con le televisioni, e se non ne ha abbastanza gliele daremo tutte. Anche i giornali. La visione di Cefis. Cefis che disegnava il futuro con Gianfranco Miglio, l'ideologo della Lega. Colui che vuole il Nord in mano ai movimenti federalisti in odore di nazionalsocialismo e il Sud alle Mafie: la vietnamizzazione dell'Italia in nome di chissà quali interessi particolari. Altro che Casaleggio. Lo sdoganamento definitivo del fascismo. La shock therapy a Genova: le botte, le notti cilene, un due tre, arriva Pinochet. La politica del bipolarismo, facciamo finta di essere democratici ed anglosassoni. Prodi e l'euro nato deforme. Prodi e le privatizzazioni. Prodi e, aiuto ci rubano le elezioni. Poi di nuovo l'imprenditore di successo, amico di brave persone come il boss Mangano e benefattore di altri amici come i collezionisti di diari falsi, capitoli mancanti e messaggi cifrati, da tirar fuori al momento giusto. Uno che non paga la corsa del taxi e poi scende ma compra direttamente macchina e tassista. Uno drogato di sé stesso che alla fine è andato in overdose.
Diciassette anni. Peccato, avrebbe superato il record di Mussolini se non avesse avuto il maledetto vizio di non riuscire a salvare le sue aziende dal fallimento. Una zeppa, ormai ci fa perdere clienti. Inaffidabile, stop. Lo scandaletto a sfondo sessuale è la firma del mandante del golpe morbido, a volerla vedere.
Vent'anni. La giostra si è fermata di nuovo. Le Mafie dilagano al Nord e presto scalzeranno anche le Leghe pappandosi tutto. L'imprenditore scenda ma rimanga a disposizione per ogni evenienza. I comunisti. I comunisti non ci sono e non servono più. Sono entrati in banca anche loro. Anzi, sono le banche a venire a noi, adesso. Comanda la finanza tossica, nel senso dei derivati, delle stock options, delle put, dello spread,della governance, e della spending review. Non servono più nemmeno i politici. Sono impegnati a contare i soldi. Appena finiranno di contarli gliene daremo altri - li moltiplichiamo come le cellule cancerose - e così via. Fanno finta di stringere alleanze e il giorno dopo di litigare ma l'anno prossimo sarà l'anno del ritorno del monocolore democristiano. L'unico governo possibile. La cultura di questo paese è distrutta, sull'economia stiamo lavorando e non troviamo grossi ostacoli, è un popolo di zombi. Il cervello degli italiani è ormai all'ammasso, è vuoto, lo riempi con qualsiasi cosa, anche con l'illusione che l'ennesimo uomo di spettacolo possa essere la giusta soluzione di governo. Pensate, si illudono ancora di poter cambiare le cose. Ormai ci servono solo quattro professori ottusi ma basterebbe il pilota automatico. Missione compiuta. Si ricomincia. Dunque, dicevamo, la trattativa. Cosa chiedono ancora, adesso?


Sui legami tra i casi Mattei, De Mauro e Pasolini: "Profondo Nero", di Lo Bianco e RizzaInchiesta di RaiNews24: parte I - parte II

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