Ho scritto questo post per gli amici del blog Anticorpi, su gentile invito di Viator che ringrazio
dell’opportunità. By TNEP
“Siamo spiacenti, il percorso iniziatico che ha richiesto
è esaurito.”
Dovrei amare di più, accettare di più, aiutare di più,
vedere e far mio il lato buono di ogni opposto. Insomma, dovrei fare bene,
meglio, benissimo. Dovrei sbagliare sempre meno, riconoscere gli errori e
ridurli progressivamente fino a non sbagliare più.
E poi? E poi sarei perfetto, senza macchia. E senza
scelta.
Perché quando si dice ‘migliorare’ si intende, in ultima
analisi, mirare alla perfezione.
Ma la perfezione esclude gli sbagli, le sbavature, le
alternative. La soluzione perfetta è una sola per definizione. Non possono
esserci due risposte perfette e differenti alla stessa domanda, quindi la
perfezione non concede libertà di scelta. Perché dunque mirare alla perfezione
se essa è una condizione tanto stringente? L’uomo perfetto, per questa via, è
un uomo che sveste volontariamente il proprio libero arbitrio. Non è allora meglio ‘sbagliare’ – e di
brutto – così da sprofondare in un torbido pessimo? Lì c’è un sacco di scelta,
se ne possono fare di cotte e di crude. La perfezione è ordinata – è una! – e
monotona. Il suo opposto è caotico e ribolle di opportunità.
Non c’è dunque
ragione che tenga. Scegliere di mirare alla perfezione è una fregatura pazzesca.
Se ci si riesce, in definitiva, si perde la propria libertà di scegliere ‘che
fare’ perché il ‘che fare’ perfetto è uno solo e tocca fare quello, per forza. Cheppalle.
Meglio pararsi il culo e darsi alle gozzoviglie, agli intrallazzi, fottere gli
altri prima che loro fottano te. Tanto puoi sempre scegliere di tornare sulla
retta via, ad inseguire di nuovo la perfezione. E da una posizione
privilegiata.
Ma in fondo, chi te lo fa fare?
Benvenuto al 13° grado
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita”
Tolti gli orpelli ed il tradizionale alone di mistero, il
percorso di iniziazione rituale (massonica e non) segue un canovaccio tutto
sommato prevedibile.
Se l’iniziando non
si è portato avanti da solo, viene spinto a fare cose che sarebbe meglio non
fare, per isolarlo e renderlo più ricattabile. In genere reati o
tradimenti.
Poi subisce il gioco del bastone e della carota, in
un contesto spesso angosciante, per renderlo
più condizionabile. Sottomissione e
paura sono i bastoni; denaro e impunità sono le carote.
Dopo anni di condizionamento spesi facendo cose che era
meglio non fare e sopportando cose che era più salutare non sopportare,
all’iniziando viene svelato quello a cui su TNEPD (e
presumo ANTICORPI) siamo arrivati
senza compassi e grembiulini e senza svolgere ritualità sanguinolente di sorta,
ossia
che Dio sei tu e la vita è un gioco.
Massoni e anti-massoni tendono a definire queste due
consapevolezze con una parola che a me
piace poco: verità.
[La utilizzo
comunque perché, in ultima analisi, è verità ciò che uno crede vero. Poiché mi
interessa capire come gira il mondo, ossia come ragionano i più, devo accettare
l’evidenza che da una parte e dall’altra sono tutti d’accordo che si possa
essere persuasi che qualcosa può essere in effetti, realmente, per davvero,
assolutamente, indubitabilmente vero. Io non ci credo (ancora?) ma potrei
ricredermi, quindi non mi duole assumerlo come premessa di questo
ragionamento. Pardon]
La consapevolezza di queste verità [ossia l’essere
persuasi che esse siano tali, pardon] non è né benigna né maligna in sé.
Perché allora
i leaders della massoneria sono, salvo rare eccezioni, degli
spietati, cinici, avidi cospiratori – in una parola: dei cattivoni –
con la frusta in mano, mentre i lettori di TNEPD (e presumo anche quelli di
ANTICORPI) pur edotti delle medesime verità, salvo rare eccezioni, sono
delle anime innocue e tolleranti, in una parola: dei bonaccioni?
Perché i primi ci credono e i secondi no.
Chi intraprende un percorso di iniziazione massonica, pur di riuscire davvero a credere in
qualcosa prima di morire, demanda ad altri la scelta della via verso le verità (e
la natura delle stesse). Questo è un primo indizio sulla fallacia del
meccanismo: vi si accede perché si alza
bandiera bianca di fronte ad una propria “debolezza”, ossia ci si sente
incapaci di arrivarci da sé. A rendere grottesca l’applicazione pratica,
interviene poi la constatazione che – per i più – la motivazione che porta ad
intraprendere un percorso di iniziazione
massonica è del tutto meschino: la ricerca di una convenienza economica, di
prestigio sociale. Nulla a che vedere con la ricerca di
una qualche consapevolezza.
Qualora il percorso iniziatico muovesse da stimoli
spirituali, esso potrebbe invece essere interpretato come un gesto d’umiltà
poiché l’iniziando, tutto sommato, col
suo agire ammette di non conoscere. Comprensibile ma non giustificabile, specie
nel contesto attuale. Ci sono due considerazioni che saltano all’occhio. La prima riguarda chi, dopo mille
inchiappettate, ha completato il percorso di iniziazione sputtanandosi
l’esistenza per poi scoprire alla sua veneranda età che le grandi verità
per le quali è sceso a tanti compromessi sono pubblicate in una moltitudine di
blog. Come
la prenderanno? Ne valeva la pena?
La seconda è che
purtroppo, di questi tempi, affidarsi agli altri non sembra proprio la scelta
migliore perché gli altri, disgraziatamente, sono tutti ammaestrati a fare il
proprio egoistico interesse materiale. Così il percorso di iniziazione
diventa un processo di rimodellamento dell’iniziando affinché interpreti le
verità prossime venture come aggrada ai piani superiori. Non svuotamento, ma
riempimento. Non rimozione, ma addestramento, persuasione.
“Dio sei tu”, a
cottura ultimata, diviene ossessione di potenza e ragione dei tanti
abusi che non possiamo non notare tutto intorno e dentro di noi.
“La vita è un
gioco”, a quel punto, diviene la scusante di ogni malefatta, la vaselina della
coscienza.
In fondo i grandi segreti della Massoneria altro non
sono che le verità gratuite della blogosfera. E’ sempre lo stesso, affascinante gioco degli opposti di questa mente
umana che ci impedisce di vedere la verità quando l’abbiamo davanti agli occhi
e ce la fa desiderare spasmodicamente se essa ci viene celata.
Chi tira i fili non fa altro che utilizzare la
cosiddetta psicologia inversa: vieta ciò che vuol far desiderare.
Ovviamente i cattivoni non si pongono scrupoli sul metodo, cosa che invece io
faccio.
A tal proposito,
per come la vedo io, la vita in sé stessa è un percorso iniziatico – ossia il tragitto che può portare
un’anima a credere in qualcosa tanto fermamente da considerarla verità – e tutti i percorsi iniziatici intermedi, mi
si permetta, non sono altro che dei prologhi al successivo, tant’è che persino
questa vita ha tutta l’aria di essere il prologo della prossima. Ogni certezza a cui ci si aggrappa in
itinere è lì per essere superata, il prima possibile a mio parere. Un
percorso che pretende di raggiungere la verità assoluta in corso d’opera, nel
mezzo del cammino, non concede ulteriori margini di crescita. Se davvero conoscessimo la verità a
trent’anni, saremmo spacciati! Per questo mi permetto di dubitare sulla
scelta, sempre che di scelta si possa parlare, di un percorso iniziatico eterodiretto che promette verità.
Se quindi non
possiamo parlare di percorso iniziatico giunto a compimento nemmeno quando
parliamo dell’intero corso della nostra vita terrena, tanto meno possiamo considerare compiuto un percorso di qualche anno o
decennio, pur avendone viste di cotte e di crude.
A maggior ragione se i
percorsi iniziatici elaborati dai vertici per tenere sù le piramidi del potere sono
tunnel di torture mentali senza sbocco. Eppure molti individui accettano di
sottoporsi al condizionamento mentale altrui, un pò per convenienza economica,
un pò perché da soli non riescono a credere a nulla, un pò per noia, un pò
perché gli piace. Anche tu lo fai
quotidianamente, se hai un televisore in casa. E’ un’epidemia di miopia spirituale. Una
volta dentro, lo so per esperienza, è davvero dura uscirne.
Tirando le somme. Quello
che conta, in ultima analisi, è il percorso o il punto di arrivo?
Parrebbe il primo, perché è individuale e concede libero
arbitrio, mentre il secondo, il punto di arrivo, no. Cedere la regia del proprio percorso iniziatico a qualcun altro,
in quest’ottica, mi pare un vero spreco. Ed ancor più se ciò consiste nel
lasciarsi volontariamente soggiogare e trascinare nelle peggiori nefandezze. Questo
sì è abdicare al proprio libero arbitrio.
Meglio far da sé. Chi fa da sé fa per tre.
Ciò detto, se mi si costringesse a ridurre la mia etica
sociale, la questione del metodo, ad una ‘legge’ (altra parola che mi fa
storcere il naso) in grado di costringere le masse inconsapevoli in una società
pacifica, probabilmente sarebbe questa:
“Non fare agli
altri ciò che non vuoi sia fatto a te”
Può sembrare
banale, specie senza un percorso iniziatico alle spalle, ma ti garantisco che è tremendamente difficile seguirla se
‘sai’ di essere Dio e ‘sai’ che tutto questo è solo un gioco.
Benvenuto oltre il
33° grado della scala TNEPD.
La senti la brezza del mattino?
E’ il dolce ozio dell’astensione
che mitiga i vezzi insonni
del mio vagare nella corrente.
Fonte http://www.tnepd.com
7 commenti:
Secondo me Dio,è il semplice essere coscienti,questo essere coscienti è il piu grande miracolo,percio bene è male servono soltanto a rendere piu affascinante la vita.Senza bene e male,senza gli opposti, che senso avrebbe il vivere,mio dio CHE NOIA;ahahahUn Dio onnipotente,che tutto puo,che gusto avrebbe nel vivere?????
bellissimo articolo, basta semplicemente rispettarsi e non farci del male, né a noi né al creato.
Perché ci vuole così tanto a capirlo?
@ Barbara
Me lo chiedo spesso anch'io "perchè ci vuole cosi tanto a capirlo? Alla fine mi sono resa conto che il "mistero" sta proprio lì nascosto in quel "perchè" e spratutto in questa domanda "perchè non TUTTI riescono a comprenderlo?"
Ciao
Si, proprio così. aRTICOLO MOLTO BELLO DAVVERO, HO FATTO I COMPLIMENTI ANCH'IO.
PERCHE non ci arrivano gli altri se ci sono arrivato io?
Eppure stupidi non sono, se tolgo loro il piatto di cibo e sono affamati sanno bene come riprenderselo, sopravvivere insomma!
Eppure ... di gente imbottita di cazzate, consumismo in genere, vivono nella dimensione parallela a questa. IO SONO perché HO. Ho quella macchina, ho quella casa, ho quel vestito, ho quel telefono, ho tanti soldi, ho potere ... ed ho tanti, troppi, problemi legati a questo ... non posso pensare alla vita, devo pensare alle MIE cose.
Proviamo domani a togliere tutto a tutti. Che succede?
Un esempio è "Miracolo a Ground Zero" di Mazzucco
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3975
Sbaglio? I soldi, la proprietà privata ... perché tutti quelli che affrontano questo argomento seriamente e in modo critico vengono "esclusi" proprio dal pensiero umano?
Un saluto a tutti e statemi bene. Non possedete nulla, nemmeno per un secondo ...
PS: Fioreselvatico, è davvero una noia avere la perfezione, per carità, senza errori non si imparerebbe nulla!!!!!!!!!!!!! A che serve vivere allora?
E' già dura arrivarci senza condizionamenti altrui, figurati in un contesto sociale e mediatico costruito (nel corso dei secoli, per non dire millenni) allo scopo di distrarre, confondere e fottere. In una parola: asservire.
Molti stanno "capendo" di più, ma "capire" evidentemente non basta. Non è sufficiente rendersi conto di essere servi per smettere di esserlo.
:-)
il "secondo me" l'ho trasfotmato in post, uno letto ieri sera e poi chiudo con le mie impressioni e non solo, il bel filmato e la dimostrazione che schizofrenica è la società di oggi. Come tu dici, giustamente, questo lavaggio del cervello di massa è molto tempo che va avnti e stamani mi sono svegliato con un idea in testa: Da bambino pensi sempre che noi siamo evoluti, intelligenti, l'uomo sulla luna, e tutte le varie scoperte umane ... solo con gli anni arrivi a capire la fregatura. I bambini a scuola non per niente è LEGGE mandarli ... con la scusa che ....
Un saluto
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