"THE END"

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giovedì 9 febbraio 2012

I figli dei ministri sono tutti "geni". Poi si legge: “la generazione perduta d’Europa” pubblicato su TheGuardian


I figli di papà lavorano a posto fisso per 500 mila euro all’anno, gli sfigati, a 3 euro l’ora che vada bene e per qualche mese, al peggio si lavora gratis e ti paghi anche le spese. Ma quindi paghi per lavorare? Si.
Il nepotismo in Italia non ha mai avuto fine, e poi tengono la faccia tosta di parlarci di meritocrazia?!??


Ma perchè i "figli di..." sono tutti dei geni e non c'è nemmeno uno sfigato... Monotoni campioni che, guarda caso, trovano sempre dei lavori di prestigio proprio "vicino a mamma e papà". Singolarità statistica o "superiorità di razza"!? O forse semplicemente i loro genitori potrebbero almeno risparmiarci le prediche in tv...!?

Eccoli:

GIOVANNI MONTI (figlio di Mario)

39 anni. A poco più di 20 anni è già associato per gli investimenti bancari per la Goldman Sachs, la più potente banca d'affari americana, la stessa in cui il padre Mario ricopre il ruolo apicale di International Advisor. A 25 anni è già consulente di direzione da Bain & company, dove rimane fino al 2001. Dal 2004 al 2009, vale a dire fino al suo approdo alla Parmalat, Giovanni Monti ha lavorato prima a Citigroup e poi a Morgan & Stanley: a Citigroup è stato responsabile di acquisizioni e disinvestimenti per alcune divisioni del gruppo, mentre alla Morgan è stato vice-president e si è occupato in particolare di transazioni economico-finanziarie sui mercati di Europa, Medio Oriente e Africa, alle dipendenze dirette degli uffici centrali di New York. La Morgan Stanley è la stessa a cui proprio papà ha liquidato due miliardi e mezzo di titoli derivati del ministero del tesoro ai primi di gennaio....

SILVIA DEAGLIO (figlia di Elsa Fornero)

37 anni. A soli 24 anni, mentre già svolgeva un dottorato in Italia, ottiene un incarico presso il prestigioso Beth Israel Deaconess Medical Center di Harvard, il prestigioso college di Boston. La figlia del ministro inizia ad insegnare medicina a soli 30 anni. Diventa associata a 37 anni, nella stessa università dove insegnano mamma e papà, nell'ottobre 2011. alla professoressa Deaglio ha certamente giovato nella valutazione comparativa il ruolo di capo unità di ricerca all'Hugef, ottenuto nel settembre 2010 quando era ancora al gradino più basso della carriera accademica, e a ridosso dell'ultima riunione della commissione di esame che l'ha nominata docente di seconda fascia. Come ormai risaputo, l'Hugef è finanziato dalla Compagnia di San Paolo, all'epoca vicepresieduta da mamma Elsa Fornero.

PIERGIORGIO PELUSO (figlio di Annamaria Cancellieri)

Appena laureato viene catapultato subito all'Arthur Andersen. Un fenomeno della natura. Da lì balza a Mediobanca. Passa poi per diversi enti e dirigenze bancarie tra cui Aeroporti di Roma (consigliere d'amministrazione), Gemina (consigliere) Capitalia, Credit Suisse First Boston e Unicredit per finire, poco tempo fa, alla Fondiaria Sai dove ricopre il ruolo di direttore generale con compenso da 500mila euro all'anno.
PS: E credete che gli altri vivano con meno? Queste sono famiglia da un milione all’anno come minimo, ma dove buttano tutti questi soldi? Voi ne avete un idea?

MICHEL MARTONE (figlio di Antonio)

Figlio di Antonio Martone, avvocato generale in Cassazione, amico di Previti e Dell'Utri e Brunetta, già nominato da Brunetta presidente dell'authority degli scioperi, ruolo da cui si è dimesso dopo essere stato coinvolto come testimone nell'inchiesta P3. Il padre lo raccomanda a Dell'Utri. Alla fine anche lui ha trovato un posto nella macchina dello Stato a Roma, vicino a papà... E che posto: viceministro! 
Il superaccomandato Michel Martone ha una carriera universitaria molto rapida: a 23 anni vince un dottorato all'università di Modena. A 26 anni diventa ricercatore di ruolo all'università di Teramo. A 27 anni diventa professore associato. Al concorso, tenutosi tra gennaio e luglio 2003, giunse al secondo posto su due candidati, in seguito al ritiro di altri 6. Presentò due monografie, una delle quali in edizione provvisoria (ossia non ammissibile); ottenne 4 voti positivi su 5, con il parere negativo di Franco Liso, contro i cinque voti positivi ricevuti dall'altra candidata, 52enne con due lauree e 40 pubblicazioni. Tuttavia fu Martone ad ottenere il posto da ordinario. A 37 anni diventa viceministro del governo Monti. 

Fonte

DI 
VIOLA CAON
 – 8 FEBBRAIO 2012PUBBLICATO IN: GRAN BRETAGNA
TRADUZIONE DI ITALIADALLESTERO.INFO

Viola Caon ha lasciato la sua casa in Italia per cercare lavoro. Ora torna a vedere come i suoi ex compagni di classe se la stanno cavando… e nella settimana in cui cifre scioccanti hanno svelato quanto la gioventù europea sia malamente colpita dalla crisi della disoccupazione, parliamo anche dei ventenni fortemente colpiti ad Atene e Madrid.
Forse essere giovani non è mai facile. Ma essere un ventenne europeo è stato raramente più stressante di ora.
Più di un quarto degli Italiani (28%) tra i 16 e i 24 anni sono disoccupati. Altri stanno facendo fatica a cavarsela con tirocini non retribuiti o lavori sotto pagati e con poca sicurezza. Il nuovo primo ministro italiano Mario Monti si è impegnato ad aiutare la generazione dei più giovani, promettendo tra le altre cose di aiutarli ad avviare nuove imprese. Ma l’austerità incombe e il futuro è incerto, persino terrorizzante per molti. Non si tratta solo dell’Italia naturalmente. La disoccupazione nella zona Euro è a livelli record. Secondo l’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, 16,3 milioni di persone sono senza lavoro nelle 17 nazioni che si sono unite all’Euro. La storia della generazione perduta sta diventando lo scandalo di un continente. In Spagna, il 51.4% delle persone tra i 16 e i 24 anni è senza lavoro. In Grecia la percentuale è del 43%. Mentre la crisi della zona euro peggiora, sono tornata nella mia città natale, Civita Castellana, 65km a nord di Roma, per incontrare i miei compagni di scuola del liceo Giuseppe Colasanti. Michela, Maria, Elena, Elisa, Michele, Martina e io eravamo nella classe del 2005.
Quando Monti ha annunciato il suo pacchetto di austerità da 30 milioni di euro ha dichiarato: “Avremo bisogno di sacrifici”. A Civita, quei sacrifici si stanno facendo. È uno dei centri industriali più grandi della regione. Dalla fine della seconda Guerra mondiale, circa il 90% delle persone ha trovato impiego producendo sanitari e ceramiche per il bagno, per i quali Civita è rinomata. Quella che tutti ora chiamano “la crisi” è arrivata qui prima di altrove, in quanto la città ha sofferto le conseguenze della globalizzazione e la competizione con la Cina, dove prodotti simili sono fatti in modo più economico. Molte fabbriche hanno chiuso, in migliaia sono senza lavoro. La crisi del debito che è iniziata nel 2008 significa che la disoccupazione incombe anche su molti di quelli che sono riusciti a tenersi il lavoro. Poi ci sono i giovani. Salire il primo gradino sulla scala del lavoro non è mai stato facile in Italia, dove quello che conta è spesso chi conosci. Ma con la nazione che affronta l’austerità per il futuro più immediato, e con il PIL dell’intera zona euro che si prevede in diminuizione dello 0.5% nel 2012, le previsioni sono deprimenti. Pertanto incontrare i miei compagni di scuola è stata un’esperienza. La mia decisione sei mesi fa di vivere e lavorare a Londra è stata in parte dovuta all’economia. Ma come se la stanno cavando i miei compagni di scuola?

Martina Rossitto, 26 anni, Studentessa universitaria, biologia umana.
“Sto facendo un tirocinio al laboratorio per la fibrosi cistica dell’ospedale Bambin Gesù a Roma. Sono stata fortunata, in quanto lì fanno ricerca seria. Ho ottenuto il posto perché conosco uno dei dottori nel laboratorio. Non mi pagano, nemmeno le spese. Tuttavia mi considero privilegiata in quanto la maggior parte dei miei compagni di università lavora 12 ore al giorno e non ha nemmeno accesso a strumenti di ricerca basilari. In Italia, scegliere di lavorare come ricercatore è un suicidio. Il governo continua a tagliare fondi.”

Maria Francesca Zozi, 26 anni, studentessa universitaria all’Accademia delle Belle Arti
“Mi sento spesso dire che sarò una laureata inutile. Lo trovo incredibile: i governi continuano a investire in altri settori e tagliano su arte e educazione. È semplicemente assurdo. Il problema è che il settore pubblico, che include la maggior parte della nostra eredità artistica, è corrotto e insufficiente. Ho molti progetti in mente, mi piacerebbe frequentare un corso all’Accademia d’Arte di Brera, ma davvero non posso permettermelo. Lascerei la nazione se non fosse per il mio ragazzo, che dice che dobbiamo restare e lottare per un futuro migliore”.

Elisa di Pietro Paolo, 25 anni, commessa disoccupata.
“Ho cercato un lavoro appena ho finito il liceo sei anni fa. Ho trovato un posto come commessa in un negozio a Roma con un contratto a breve termine. I miei datori di lavoro rinnovavano il contratto ogni anno, finché un giorno hanno smesso di farlo. Hanno licenziato una ragazza che aveva lavorato per loro 5 anni perché aveva preso un periodo di malattia a causa di una polmonite. Dallo scorso gennaio sono disoccupata e ho fatto lavori occasionali: un campo vacanze, volantinaggio, e ora per una cosa no-profit. Il problema è che avendo già lavorato come tirocinante, i datori di lavoro devono assumermi con un contratto vero e proprio e non gli conviene.”

Michele Stentella, 26 anni, DJ e studente di scienze politiche
“Ho fatto il DJ per anni. Oltre a lavorare alcune notti in un grande club a Roma, ho anche cominciato a lavorare con un produttore. Se le cose vanno bene, potrei anche ottenere un contratto con un’etichetta importante. Ma la crisi ha colpito anche il mio settore. Sempre più club stanno chiudendo. Le persone non possono permettersi di spendere molti soldi e tutti ne risentiamo alla fine del mese. Ho un logo registrato e 4 ragazzi che lavorano con me. Spero davvero di riuscire a fare questo lavoro. Nel frattempo studio e spero che una laurea tornerà ad essermi utile un giorno.”

Michela Moretti, 25 anni, apprendista avvocato.
“Mi sono laureata in legge e ho iniziato un apprendistato in uno studio di avvocati vicino la mia città natale, Viterbo. Naturalmente, non mi pagano nemmeno le spese. Le sole persone che conosco che vengono pagate durante i loro apprendistati sono i figli degli avvocati. Vanno a lavorare negli studi dei genitori e vengono pagati. Con Monti che parla di liberalizzare le professioni, tutto è ancora meno chiaro per noi. Parlano persino di togliere di mezzo gli apprendistati. Ci sarà molta confusione.”

Elena Cirioni, 25 anni, apprendista giornalista radiofonica.
“Ho fatto un tirocinio di due anni con una radio FM locale che non mi ha mai nemmeno pagato le spese.
Fortunatamente, ho avuto un’altra opportunità con una web radio privata che mi paga le spese e mi aiuta ad ottenere una licenza da giornalista. Lavoro dalle 15 alle 20 ore a settimana e mi pagano 200 euro al mese. Il mio sogno è diventare un’attrice di teatro e spero ancora di riuscire a realizzare questa mia ambizione ad un certo punto. Il problema è che l’industria culturale è eternamente in crisi in Italia e non ci sono soldi per nuovi attori.”

GRECIA

La più grande vittima della crisi economica della Grecia è stata la gioventù, uomini e donne che non hanno mai conosciuto i tempi del boom ma che ora devono sopportare il peso di uno dei programmi di austerità più duri d’Europa. Con la disoccupazione a livelli di record massimi mentre la nazione soffocata dal debito sta passando il quinto consecutivo anno di recessione, quasi il 44% delle 907.953 persone senza lavoro è tra i 15 e i 24 anni. Per la prima volta dagli anni ‘60, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 18,5%, secondo i dati rilasciati dall’ufficio statistico nazionale a Novembre. Quattro persone su 10 senza lavoro sono giovani, sebbene tre mesi dopo con ancora più aziende in chiusura le cifre sono certamente peggiori. Il prospetto di mancanza di lavoro e l’assenza di educazione professionale che vada a reindirizzare i nuovi disoccupati, le paure del collasso economico incombente e gli avvertimenti che ci potrebbero volere ben 10 anni prima che l’economia dei servizi ricominci appena a riprendersi, hanno spinto molti dei più intelligenti e migliori a guardare all’estero. L’esodo ha provocato una fuga di cervelli che potrebbe avere un effetto devastante sulla crescita futura della nazione. Decine di migliaia di giovani greci si crede siano emigrati oltremare negli ultimi due anni. Quasi sempre provenienti dall’élite educata, sono andati sia in altre nazioni europee sia più lontano come in Australia. Una fiera del lavoro australiana tenutasi ad Atene a ottobre aperta ad 800 persone ha attratto circa 13 mila richieste di partecipazione. I leader di comunità di Melbourne, destinazione di una simile emigrazione greca negli anni ‘50 e ‘60, sono stati invasi da richieste da parte di laureati greci.

Christos Xeraxoudis, 24 anni, chef disoccupato
“Sono uno chef di formazione e cerco lavoro da mesi. Ho inviato il mio CV a alberghi e ristoranti in tutta Grecia, ma delle oltre 50 richieste che ho fatto, ho ricevuto solo una volta una risposta. Recentemente ho cercato lavoro in Gran Bretagna, Germania e Svizzera, dove ho parenti, ma non ho ricevuto risposta. Ma sono ottimista. La Grecia aveva bisogno di cambiare. Deve essere ricostruita daccapo. Ha così tanto da dare ma in qualche modo aveva perso la strada. Siamo persino arrivati al punto di importare limoni dall’Argentina.”

Evangelia Hadzichristofi, 26 anni, designer di interni disoccupata.
“Sono disoccupata da un anno. È dura. Sono un designer di interni e la nostra industria è stata malamente colpita. Ho fatto un tirocinio al Museo Benaki (ad Atene) ma poi non mi hanno tenuto ed è stato impossibile trovare lavoro da allora. Ho cercato lavoro come segretaria, receptionist, commessa e la risposta è sempre stata ‘no’. Sono al punto che conto ogni singolo centesimo e devo appoggiarmi a mio padre che è in difficoltà egli stesso con la sua azienda. Ho appena fatto una richiesta per lavorare in Inghilterra e Amsterdam perché almeno c’è sempre l’estero.”

Giorgos Dimas, 25 anni, lavora come chef.
“Sono stato disoccupato per tre anni fino alla settimana scorsa quando ho finalmente trovato un lavoro da chef. Sono tornato a scuola a studiare da cuoco e ho imparato l’inglese ma è stato molto difficile. Nella mia mente c’è sempre il pensiero che il ristorante dove sto per andare a lavorare potrebbe fallire, visto che nessuno ha più soldi. Ma sebbene potranno volerci un po’ di anni per la mia generazione per trovare lavoro penso effettivamente che la crisi sia stata una cosa buona. In Grecia si parlava solo di lavori da pubblici dipendenti e nient’altro. Doveva cambiare. “
Report di Helena Smith, Atene

SPAGNA

Non è proprio tempo per ventenni in Spagna.
Secondo cifre della scorsa settimana, il 51.4% dei giovani tra i 16 e i 24 anni sono senza lavoro, mentre la disoccupazione totale ha oltrepassato la barriera dei 5 milioni. Questa è spesso stata definita la generazione più istruita della Spagna. È anche quella che ha le prospettive più spaventose. Sebbene sia fortunata abbastanza da ottenere un lavoro, la maggior parte, circa il 60%, deve vivere con salari bassi e con poche sicurezze lavorative. Le migliori opzioni in genere sono apprendistati o contratti temporanei che permettono al datore di lavoro di licenziare senza difficoltà. La situazione è ora critica, come indicato dall’appello del primo ministro Mariano Rajoy la scorsa settimana a Bruxelles. Ha chiesto un maggiore realismo da parte di Bruxelles sui tentativi della Spagna di tagliare il proprio deficit. L’austerità sta mandando la Spagna nella recessione e il pericolo è che una generazione dovrà esser sacrificata come risultato.
Un nuovo termine è stato coniato circa un decennio fa per descrivere persone giovani che guadagnano 1000 euro al mese, i mileuristas. Ora le cose stanno messe talmente male che questo termine denigratorio descrive un’aspirazione inottenibile per la maggior parte.

Eduardo Caña, 23 anni, Studente
“Sto studiando giornalismo e economia e ho fatto tutti i tipi di lavori sotto pagati: servire birre in bar sulla spiaggia di Valencia, lavorare nelle costruzioni in Galizia, scaricare camion di frutta e riempire buste per clienti all’Ikea. Non sono mai stato pagato più di 7 euro l’ora. Ho anche lavorato come apprendista per un quotidiano, quasi gratis. Una mia amica stava lavorando per un giornale per meno di 400 euro al mese. Il suo contratto temporaneo è scaduto e mi hanno chiamato per offrirmi lo stesso lavoro ma come un tirocinante non pagato. L’ho trovato così offensivo. Finirò la scuola il prossimo giugno e se non esce nulla sto pensando di trasferirmi all’estero.”

Marita Blazquez, 25 anni, studente
Ho trovato impossibile ottenere un lavoro nel mio campo. Nella mia città natale Granada, ho lavorato come guardiana in un’area giochi per bambini di un centro commerciale e questo è il più vicino a cui sono arrivata a lavorare con i bambini, che è stato il mio obiettivo da quando ho cominciato a studiare. Sono venuta a Madrid ma tutto quello che sono riuscita a trovare sono stati due lavori part-time, prima in un centro commerciale poi in un negozio di abbigliamento, dove mi hanno assunto come impiegata con un contratto illegale per 3 euro l’ora. Quando ho chiesto condizioni migliori, il mio boss mi ha licenziato. Ho cominciato a studiare di nuovo per diventare un’insegnante. Ma sono disponibili solo pochi posti ogni anno così non ho idea di cosa farò dopo.”

Adriano Justicia, 27 anni, fotografo disoccupato.
“Sono un fotografo e ho anche una laurea in studi cinematografici, ma non sono riuscito a trovare un lavoro in alcuna di quelle aree. Ho lavorato come venditore telefonico, in vendite di carte di credito e anche per l’associazione di beneficenza Croce Rossa, per pochissimi soldi. Sono appena tornato a studiare per una laurea in produzioni tv, che include un training non pagato. Se non ottengo un lavoro dopo quello, penso che sarò costretto a trasferirmi di nuovo a Berlino, dove sono stato per un paio di mesi come apprendista in uno studio fotografico. Date le circostanze, sembra essere l’opzione migliore sebbene sia sempre difficile lasciare il proprio paese.”

Maria Lazaro, 25 anni, agente pubblicitario e turistico, disoccupata.
“Sono venuta a Madrid a lavorare come manager per il museo del Real Madrid. Ho lavorato al museo dello stadio Santiago Bernabeu per due anni fino a quando non sono stata licenziata sei mesi fa. Da allora ho lavorato in posti temporanei, 3 o 5 giorni come hostess in conferenze di affari e fiere, molti dei quali senza nessun tipo di contratto.
Il mio partner lavora come designer grafico e ha appena ricevuto un’offerta di lavoro a Saragozza, perciò probabilmente ci trasferiamo lì. Sono appena stata ammessa di nuovo a scuola dove spero di ottenere un master, per vedere se mi aiuterà a ottenere finalmente un lavoro.”
Report di Diego Salazar, Madrid

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Nota dell’autrice dell’articolo per Italidallestero.info

Sono arrivata in Inghilterra a settembre del 2010 per un master in giornalismo internazionale. La mia storia racconta bene quella di tanti altri che hanno deciso di uscire dall’Italia alla ricerca di un futuro più dignitoso di quello che gli si prospettava. Credo di poter dire per me come per altri, che continuare a passare attraverso una trafila infinita di collaborazioni non retribuite e stage gratuiti che alla meglio avrebbero portato a un impiego precario e poco remunerativo intorno ai trent’anni, nella migliore delle ipotesi, non era una prospettiva sostenibile.
Le storie di sfruttamento nell’Italia ai tempi della crisi europea, del piano di austerità da 30 milioni di euro, della disoccupazione giovanile al 28% sono dolorosamente numerose. Nel caso del giornalismo, la questione si tinge inoltre molto spesso di particolari ancora più penosi e oppressivi nei confronti dei giovani che vogliono iniziare questa carriera.
Durante il corso in Inghilterra, ho avuto accesso a stage e collaborazioni in alcune delle principali testate nazionali (Independent, Guardian, Observer, Mail on Sunday). Con dolore, mi sono spessa domandata retoricamente: sarebbe stato altrettanto facile in Italia?
Dallo stage all’Observer, domenicale del Guardian, è nata l’idea di un pezzo che descrivesse le difficoltà dei giovani in Italia nel trovare lavoro in un momento critico come quello attuale. Essendo io una di loro, il redattore Julian Coman ed io abbiamo pensato che fosse una buona idea andare a rintracciare i miei compagni delle superiori e vedere come se la stessero cavando.
L’esperimento si è rivelato un viaggio all’indietro nel tempo e un’operazione di recupero della prospettiva interna al paese. Seguire da fuori la caduta del governo Berlusconi, lo spread che volava alle stelle, la nomina di Monti e la sua richiesta di “sacrifici” agli italiani non è stato facile. Parlarne con i miei ex compagni delle superiori mi ha aiutato a colmare la distanza tra la mia preoccupazione per il paese e la prospettiva di chi ha deciso di rimanere.
Le storie che raccontano sono vere e sentite e, oltre a restituire lo stato di una generazione che complessivamente fatica a costruirsi un futuro, servono anche a smentire molti dei luoghi comuni secondo i quali i giovani italiani non hanno coscienza del panorama politico in cui si trovano ad agire.
Infine, queste testimonianze rispondo da sole alle recenti, poco ponderate dichiarazioni di Monti sul posto fisso. La dignità e il diritto a un futuro non sono una cosa “monotona”.
Viola Caon

3 commenti:

mark ha detto...

No comment.
:-(

*Dioniso*777* ha detto...

Il comment ci sarebbe, ma domani mi trovo gli sbirri a casa :-)))

Salvatore ha detto...

Realtà incontrovertibile! Saluti da Sar.

LKWTHIN

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