"THE END"

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mercoledì 16 ottobre 2013

Il mistero della natura umana

di Guido Brunetti                                      
E’ la struttura più complessa e straordinaria dell’universo conosciuto. Cento miliardi di neuroni organizzati per scambiarsi informazioni. In 1500 centimetri cubici ferve un’attività capace di produrre un numero di stati mentali superiore al numero di particelle elementari del creato. L’incredibile ricchezza della vita mentale, tutte le emozioni, le sensazioni, i sentimenti, le idee, i pensieri, gli affetti, il senso religioso, la morale, e perfino la coscienza.

Tutto ciò ha origine nel cervello, un piccolo grumo di cellule gelatinose all’ interno del cranio. Attraverso una ricca e illuminante messe di casi, esperimenti e storie, Vilayanur S. Ramachandran, (“L’uomo che credeva di essere morto, Mondadori, 2011, pagine 271, € 20), uno dei massimi esperti di neuroscienze, ci accompagna in un affascinante viaggio tra le più innovative, entusiasmanti e feconde scoperte scientifiche, che egli è riuscito a compiere nel corso degli anni. Basandosi su sindromi davvero singolari, che si collocano nella zona grigia tra la psichiatria e la neurologia: per esempio, che è uscito temporaneamente dal proprio corpo; chi ha visto Dio durante un attacco epilettico o chi addirittura nega di esistere.

La neuropsichiatria è ricca di paradossi come questi, che però riescono ad affascinare poiché i problemi dei pazienti, per quanto tristi e dolenti, costituiscono sempre una miniera di preziosi indicazioni che servono a capire la capacità “unica” del cervello di comprendere se stesso. Il cervello che studia il cervello. Tra i casi più rari, stravaganti e in apparenza inspiegabili, quelli di chi, pur avendo subito l’amputazione di un arto, continua ad avvertirne vividamente la misteriosa presenza; di chi “vede” le note musicali o “sente” il sapore degli oggetti che tocca, fino al caso dell’uomo che viveva, credendo di essere morto o di persone che riferiscono di essere in totale comunione con Dio.


Riuscire a decifrare fenomeni così bizzarri significa riuscire a scoprire sempre nuove, mirabili conoscenze su quell’incredibile enigma che sono ancor oggi le connessioni tra mente, coscienza e cervello. Nel dipanare questa misteriosa matassa, l’autore si imbatte con questioni che suscitano istintivamente la nostra accesa curiosità. Come percepiamo il mondo, noi stessi e gli altri? Che cosa determina la nostra identità sessuale? Che cosa è il Sé. Qual è il meccanismo perverso all’origine dell'autismo? Per non parlare del mistero dei misteri: la coscienza. E ancora: come si spiegano oscure qualità quali la creatività, il linguaggio, la sensibilità religiosa, la metafora, l’autocoscienza. La nostra grande curiosità si accompagna a quella di Ramachandran per andare alla ricerca di come il cervello di un primate sia riuscito a sviluppare una simile, divina serie di qualità.

Negli ultimi anni, le neuroscienze sono avanzate ad un ritmo sorprendente, aprendoci altrettanti punti di partenza alla scoperta di nuove frontiere. In campo neurobiologico, la fisiologia e l’anatomia dell’organismo sono state chiarite in modo mirabilmente dettagliato e i meccanismi ala base dell’evoluzione hanno cominciato a diventare comprensibili. Si è poi compresa l’origine delle malattie che hanno angosciato l’uomo dall’alba della storia in poi, sfatando l’idea di chi accostava la malattia ad atti di stregoneria o alla punizione di Dio. La farmacologia e la chirurgia sono state rivoluzionate e la durata della vita nel mondo industrializzato è raddoppiata nell’arco di appena quattro-cinque generazioni. L’ultima rivoluzione è stata la decifrazione del codice genetico, fatto che ha segnato la nascita della biologia moderna.
Invero, le scienze del cervello e della mente hanno languito per secoli. Fino agli ultimi anni del secolo scorso non esistevano teorie rigorose sulla cognizione, l’intelligenza, l’emozione, la percezione e la memoria. Per gran parte del Novecento a spiegare il comportamento umano sono stati il freudismo e il comportamentismo. Due scuole di pensiero le quali, insieme con la psicologia -una disciplina “morta” per Awaab- si sono clamorosamente “eclissate” negli anni Ottanta, quando le neuroscienze hanno prodotto i primi, splendidi risultati. Dai geni, ai circuiti neurali, dalle cellule alla cognizione, le ricerche mostrano la profondità e l’ampiezza delle conoscenze neuro scientifiche. Sono state proposte poi teorie in campi di ricerca che per tradizione appartenevano all’ambito delle scienze umane.

Sono sorte nuove discipline come la neuroestetica, la neuroteologia, la neuro economia, la neurogiurisprudenza, la neuropolitica. Sta di fatto che a “sbucciare” strato dopo strato il mistero del cervello-mente-coscienza si prova - come concorda Ramachandran - un senso di meraviglia. Con il procedere delle scoperte nei prossimi anni, le svolte concettuali e scientifiche sono destinate a suscitare ammirazione e incredulità. I progressi in neuroscienza ci dicono che l’essere umano è davvero “unico” e “speciale”. Una posizione che contrasta con il parere di altri neuro scienziati, i quali sostengono che “siamo soltanto scimmie”. In realtà, la questione della nostra “unicità” ha una storia lunga, avviata da scienziati della statura di Huxley, Owen e Wallace.

Le moderne neuroscienze hanno ampiamente dimostrato che pur non essendoci alcuna “brusca discontinuità”, il cervello umano è “assolutamente unico e immensamente diverso” da quello delle scimmie. Concezione del tutto compatibile con quella di Huxley e Darwin, secondo i quali il cervello si è evoluto gradualmente per milioni di anni. Alcune delle aree cerebrali si sono evolute in maniera così radicale da potersi considerare “nuove e uniche”. Si è infatti scoperta una classe speciale di neuroni, i neuroni specchio, i quali scaricano non solo quando si esegue un’azione, ma anche quando si vede qualcun altro eseguirla. Questi neuroni ci permettono di provare empatia per un’altra persona e “leggere” le sue intenzioni e le sue emozioni.

I neuroni specchio sono presenti anche nelle scimmie antropomorfe e sono alla base dell’imitazione, dell’apprendimento e della trasmissione culturale. I risultati di alcune ricerche empiriche fanno ritenere che un difetto nel sistema dei neuroni specchio sia all’origine dell’autismo. Molti autori hanno sottolineato la natura “fortuita” dell’evoluzione, la quale ha saputo “adattare” molte funzioni del cervello per creare funzioni integralmente nuove (S. J. Gould) come , ad esempio, il linguaggio. Un altro dei più grandi e difficili misteri che le neuroscienze stanno affrontando è quello della coscienza e della natura del Sé. Due parole - ammettono i neuro scienziati - che nascondono colossali abissi di ignoranza. Il concetto di coscienza serve a definire due fenomeni diversi. Il primo sono i qualia, cioè le qualità soggettive dell’esperienza come, per esempio, la rossità del rosso e il secondo è il Sé. Qualia e Sé sono facce della stessa medaglia. Non si possono avere sensazioni soggettive senza che qualcuno le provi, e non si può avere autocoscienza che sia priva di emozioni, ricordi, esperienze.

I qualia rappresentano il nucleo dell’esperienza mentale e restano un mistero: come nascono e per quale motivo esistano è una cosa cui le neuroscienze non dicono ancora nulla. Per quanto accurata fosse la descrizione scientifica della cognizione del colore rosso, essa avrebbe una grande lacuna, poiché tralascerebbe la qualità soggettiva della “rossità”. Non c’è infatti modo - precisa Ramachandran - di trasmettere la qualità ineffabile della “rossità” a qualcuno. Le neuroscienze mostrano poi che la nostra vita mentale è governata dall’inconscio. Solo una limitata parte del cervello è conscia. Sapere quali parti del cervello sono consce e che cosa fanno è il primo passo verso la comprensione della coscienza. La ricerca ci fornisce l’opportunità di analizzare la struttura e la funzione della coscienza sia dall'esterno, osservando il comportamento, sia dall’ interno, studiando il funzionamento del cervello. Se riusciremo nell’impresa, sarà la prima volta nella storia dell’evoluzione che una specie riflette su se stessa e comprende non solo le proprie origini, ma anche chi sia l’agente conscio in grado di comprendere. Non sappiamo quale sarà l’esito. Senza dubbio sarà la più incredibile e stupefacente avventura mai tentata dall’umanità.

Vilayanur S. Ramachandran
L'uomo che Credeva di Essere Morto - Libro

Fonte:
http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.8847

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