"THE END"

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sabato 14 luglio 2012

La Francia tassa i ricchi, abbassa età pensionabile e aumenta i salari. Alla faccia della Fornero

Ma che volete, in fondo in italia si mangia bene, abbiamo il calcio e il santo padre, meglio di così, che pretendete? I nostri governanti, a differenza di altri paesi che insistono e premono perché i loro cittadini vivano al di sopra di una certa soglia, qui, nel bel paese, sic!, si preme sempre sul versante opposto, ovvero che vivano da poveracci ... e poi ci lamentiamo che non funziona niente? Avete presente quelle grandi fabbriche che prima di firmare un contratto con terzi mettono delle spie nell'ambiente lavorativo per vedere come la pensano i dipendenti a riguardo del loro datore di lavoro, quando sono tutti scontenti il contratto salta perché non saranno affidabili i prodotti che escono da quella fabbrica, ecco, noi siamo quelli, tutti scontenti e senza più un minimo di fiducia, non ci dobbiamo chiedere perché non funziona nulla in Italia, è dimostrato che quando le persone stanno bene rendono  di più ... ma questo i vecchi over 70 non lo sanno ancora, loro sono rimasti alla guerra e all'importanza di avere tanti, tanti soldi per non fare la fame, basta, oltre a quello non vanno!!!
Italia: ... ogni giorno chiudono i battenti ben 1.626 attività, Cassa integrazione: la richiesta supera il mezzo miliardo di ore, ed i lavoratori cassintegrati a zero ore sono più di 500.000, dobbiamo sommare coloro che sono nelle liste di mobilità,  NON DIMENTICHIAMOCI INOLTRE DEGLI ESODATI, un altro esercito di almeno 390.000 persone, forse di più
Italia: cassa integrazione per mezzo milione, licenziamenti, sfratti e pignoramenti


Buona lettura
Ha aumentato il salario minimo del 2%. Ha abbassato la soglia per le pensioni di anzianità a 60 anni. Ha annunciato un’aliquota sui redditi dei ricchi al 75%, una tassa sui dividendi del 3% e sulle scorte petrolifere del 4%. Ha assicurato che aumenterà i contributi – già altissimi – e l’imposta di successione e che recupererà la vecchia patrimoniale. Infine, ha promesso 65mila assunzioni nel settore pubblico. Insomma, per i fautori del libero mercato e delle riforme strutturali, François Hollande è un incubo. Se Mario Monti avesse azzardato una sola di queste misure, il famigerato spread avrebbe toccato vette inarrivabili.
Eppure, tutto tace. Mentre sui quotidiani stranieri, in particolare su quelli anglosassoni, i titoli continuano a somigliarsi tutti (tra i più gettonati: «la luna di miele finirà presto» e «la vie en rose durerà poco»), sui mercati finanziari l’incantesimo regge. Anzi. Non più tardi di lunedì i rendimenti sui titoli di Stato francesi a tre e a sei mesi, per la prima volta nella storia, sono stati negativi. Segno che il mercato pensa che la Francia somigli molto più alla Germania che alle peccaminose Italia o Spagna. Segno che la “rossa” Parigi è diventato un porto sicuro, alla pari dei Paesi “falchi” guidati da austeri conservatori à la Merkel che anelano allo zero deficit come alla panacea di tutti i mali.
Certo, anche Hollande si è impegnato sul rigore. I numeri però sono numeri. Nel primo trimestre dell’anno il debito è salito all’89,3% del Pil e il deficit veleggia a fine anno verso il 4,5%. Il premier Jean-Marc Ayrault si è impegnato a ridurlo sotto il 3% l’anno prossimo e di azzerarlo quello dopo. Ma anche le stime sul Pil sono state riviste allo 0,4% quest’anno e all’1-1,3% per l’anno prossimo. E Hollande non ci pensa neanche, per dire, a rimandarsi le assunzioni nel pubblico o a toccare la legge sui licenziamenti come gli chiedono in molti.
Gli analisti, ovvio, avvertono che bisogna guardare ai rendimenti dei bond decennali e non a quelli a brevissimo termine. E che nei prossimi mesi sono destinati a risentire dell’«effetto Hollande», se non farà anche riforme strutturali. Però lo spread francese, intanto, è inchiodato a 110 punti, a distanze siderali dal nostro. Con tutto che in Francia, negli ultimi 5 anni sono spariti 400mila posti nel manufatturiero e il Pil pro capite è sceso negli ultimi 10 dal 95 al 90% di quello tedesco. E con tutto che una settimana fa i maggiori economisti e imprenditori hanno chiesto allarmati uno «shock per il rilancio della competitività», che è un noto punto debole dell’economia oltralpe. I mercati, per ora, se ne infischiano. 

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