"THE END"

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venerdì 16 marzo 2012

2012: GAME OVER? O pianificazione avvenuta con successo?


Posto questa interessante analisi di un sistema che è in procinto di scoppiare, imploderà più probabilmente inghiottendo tutto quello che ha partorito, e che da esso è stato generato. Si parla del Trattato di Lisbona, delle catastrofi, indotte, della rapina più grande degli ultimi 2000 anni e di come le masse abbiano pagato i loro rapinatori dopo che gli hanno sottratto ogni diritto. Amica Banca può essere una breve introduzione, poiché le banche sono il potere vero e di che potere si tratti lo apprendiamo ancora una volta dalla rete,
PERCHÉ STO LASCIANDO GOLDMAN SACHS, per chi non lo avesse ancora capito! Senza il finanziamento dei ribelli nemmeno la primavera araba avremo visto. E Napoleone chi lo finanziò? Sempre gli stessi. Tutto, come sempre, si chiuderà con una guerra, a questo link troverete come le guerre siano premeditate anche con oltre un secolo di anticipo, corrispondenza tra i massoni Pike e Mazzini. Le guerre a cicli non sono mai mancate dalla storia, ciclicamente ritornano, perché fanno parte del six(6)tema, senza le guerre, che sono la soluzione a tutte le crisi, pianificate dietro il sipario proprio come le crisi, non ci sarebbe mai una guerra senza supporto esterno e non avremo mai crisi senza interventi esterni che la mettono in atto, che la vogliono. Questo articolo che ho scovato sul blog indicato a fine articolo, fa un analisi dettagliata degli ultimi anni e si mette avanti con delle previsioni, non serve essere un profeta comunque per vedere che si stanno muovendo in una determinata direzione, basta informarsi e cercare, è tutto chiaro. Ora non vi rubo altro tempo, anche perché da leggere ce n’è di roba e vale la pena leggerla tutta per farsi un idea del futuro che attende questo pianeta. Anche se non siete degli addetti ai lavori non occorre avere gran bagaglio per capire, potrete sempre fare degli approfondimenti. Per chi invece già si informa da tempo sui retroscena della manipolazione delle marionette qui troverà molto, dati, fatti, previsioni azzeccate e date, Progetto BLUE BEAM, ecc. Quindici pagine molto interessanti. Questo non è un post breve come alle masse piace, ma con la poca lettura si ha sempre poca informazione e quando si parla di certi temi non possiamo essere brevi, perciò continuate se siete interessati e vedrete che sarete ben ripagati. Per chi vuole il sintetico questo post non fa per voi, al prossimo.

Buona Lettura by Dioniso777


Ricevo da un mio caro amico questo documento , che con piacere pubblico in più parti .
Una disamina  sicuramente lucida , che spiega come si possono evolvere e intersecare i vari probabili avvenimenti che nel 2012 e poi di seguito colpiranno l'umanità . Molto interessante per tutti la parte sui cicli , ma non solo .

di Shooter , marzo 2012
Avvertenza! Qualora riteniate di doverlo stampare fatelo su carta soffice... non si sa mai che lo riteniate più utile per qualche altra impellente evenienza...

 Premessa

Quando alla fine del 2004 conclusi la mia indagine personale, in controtendenza, sui veri mandanti degli attentati dell’11 settembre 2001, mi resi conto di avere trovato un modo inconfutabile per risalire alla verità: utilizzare tutto il materiale pubblico possibile riguardante appunto detti presunti mandanti.
Attingendo alle loro innumerevoli dichiarazioni, venivano alla luce contraddizioni, frasi frammentate e mezze verità che, una volta messe pazientemente assieme davano il quadro completo della situazione, senza ricorrere a supposizioni o prove esterne tutte da dimostrare.

Da allora, questo è diventato il mio metodo per avere sempre sott’occhio un quadro chiaro su ogni tipo di situazione che attirasse la mia attenzione, come per esempio: lo tsunami dello stesso anno (2004) in Indonesia, prodotto artificialmente per consentire all’esercito americano di mettere le basi laddove la politica economica non era riuscita nell’intento. Lo stesso dicasi per quello più recente, che ha coinvolto Fukushima in Giappone. Questo evento, ha posto anche in grande evidenza non solo che “qualcun’altro” è in grado di prevedere abbondantemente i terremoti ma, nell’occasione, dare una bella “spintarella” alla loro intensità. Posso affermare ciò, perché da anni studio anche questi eventi, ne anticipo la manifestazione, compresa la quantità di rilascio d’energia con uno scarto minimo di ± 0,2°. L’evento dell’11 marzo 2011, poi, trova degli omologhi, come per esempio quello successivo datato 30 marzo, la cui intensità è stata del 6°. Questi fattori danno un certo grado di attendibilità alle recenti dichiarazioni di Benjamin Fulford (anche se tutto ciò che afferma lo prendo sempre con le classiche “pinze” fino a prova contraria... come del resto faccio con tutti).
La fatidica fine del 2004 fu illuminante per me anche per altri aspetti: la mole di dati raccolti forniva anche un quadro particolareggiato di come la politica e, l’economia, internazionali si sarebbero mosse negli anni a venire e ne feci un rapporto di un centinaio di pagine che intitolai “Ora Zero” (i cui target, a distanza di quasi otto anni sono attualissimi).
Allora fui preso per visionario, ma ciò che si legge oggi rispecchia puntualmente quelle previsioni, compresi i recenti eventi socio-politici nel continente africano, guarda caso scoppiati dopo un primo congruo finanziamento, eseguito in due tranche, da parte del governo americano ai cosiddetti cyber-ribelli, pari a 50 milioni di US$. Nessuna insurrezione sarebbe mai scoppiata se dietro non ci fosse stata una potente, determinata e, preorganizzata, macchina d’intelligence!
Quello che non mi spiego, a meno che i teorici e sostenitori del “complotto” non abbiano ragione sui mezzi globali di condizionamento delle masse (anche se va sottolineato che tutti i media mondiali sono in mano a cinque soli gruppi, o compagnie), è come si possano continuare a sostenere e, a manifestare, certe assurdità... a meno ché io e, altri come me, non siamo refrattari a certe “risonanze”...
Oggi, come oggi, col miserando quadro socio-politico che abbiamo sotto gli occhi, ancora c’è gente che si “scanna” tra destra e sinistra, tra nord e sud, continuando quella “guerra tra poveri” che non si sa più quando ci hanno stimolato a iniziarla, tanto si perde nella lontananza dei tempi. Una diatriba che ci tiene appositamente lontani dalle continue scene di corruzione e violazione dei diritti umani, posti in atto senza scrupoli (e coperti da leggi auto-protettive che vietano persino d’essere indagati) dai nostri politicanti e governanti fantocci, siano essi di destra, di centro o di sinistra.
Perché fantocci? Perché, a tutti i livelli, sono gli esecutori materiali degli esclusivi interessi di chi li ha messi al loro posto... semplice no? Non ci sarà, spero, chi pensa ancora che finanziare partiti e candidati non debba poi avere un più congruo riscontro... sarebbe innaturale!
Quanto suddetto pone un inquietante interrogativo: «Allora, chi comanda al posto del “Popolo Sovrano”?»... provate a darvi una risposta, senza tirare in ballo la ritrita sigla “NWO” (costituita da quattro fanatici che ormai hanno perso il pelo e stanno per perdere anche il vizio), pensando anche che non c’è mai stata una “Democrazia” in pericolo, da cercare di difendere a tutti i costi, o da esportarne il modello, perché di fatto non è mai esistita. Ci è stata solo concessa l’illusione che potesse esistere, come un nodo scorsoio attorno al collo che in certi frangenti si allentava, ma che nella maggioranza dei casi si stringeva, come ora, fino a strangolarci...
Già, perché ciò che era pubblico (pagato con le nostre tasse) è finito in mano ai privati (privatizzazioni) per pochi spiccioli e ora, che non c’è più nulla da depredare, attaccano la sfera del privato cittadino e, quella delle piccole e medie aziende tanto per cominciare, con la scusa di salvare le banche prima e, la nazione, poi... ma chi ci ha portato, a parte la nostra complice stupidità, sull’orlo del baratro?... gli stessi che oggi ci chiedono, ma poi ci impongono con un proliferare sempre crescente di leggi e decreti coercitivi, ulteriori sacrifici... Ben ci sta finché non ci sveglieremo!
In questo contesto è abbastanza chiaro che il “potere” non è mai stato in mano al suddetto “Popolo Sovrano”, né è in mano alla politica, ma alla finanza. E il classico esempio di chi ha in mano le sorti del nostro futuro e lo gestisce, lo possiamo trarre anche da chi gestisce la BCE e la Banca d’Italia, che forse pensavamo, o speravamo, fossero istituzioni pubbliche.

BCE

(I Soci della Banca Centrale Europea)

Banca Nazionale del Belgio (2,83%)

Banca Nazionale della Danimarca (1,72%

Banca Nazionale della Germania (23,40%)

Banca della Grecia (2,16%)

Banca della Spagna (8,78%)

Banca della Francia (16,52%)

Banca Centrale d’Irlanda (1,03%)

Banca d’Italia (14,57%)

Banca Centrale del Lussemburgo (0,17%)

Banca d’Olanda (4,43%)

Banca Nazionale d’Austria (2,30%)

Banca del Portogallo (2,01%)

Banca di Finlandia (1,43%)

Banca Centrale di Svezia (2,66%)

Banca d’Inghilterra (15,98%)

_______70.47% se sommiamo i 4 in rosso. Ancora dubbi?

Come si può notare dallo schema vi sono, tra i sottoscrittori della BCE, tre stati (Svezia, Danimarca e Inghilterra) che non hanno adottato come moneta l’euro, ma che, in virtù delle loro quote, possono influire sulla politica monetaria dei paesi dell’euro.

Banca d’Italia

(L’articolo 3 dello Statuto, ovviamente, è stato modificato a dicembre del 2006. Ora non è più necessaria nessuna partecipazione pubblica in Banca d’Italia. Tutto in mano ai privati per Statuto. La sovranità monetaria è persa).

La compagine sociale della Banca d’Italia è la seguente:

Gruppo Intesa (27,2%)

BNL (2,83%)

Gruppo San Paolo (17,23%)

Monte dei Paschi di Siena (2,50%)

Gruppo Capitalia (11,15%)

Gruppo La Fondiaria (2%)

Gruppo Unicredito (10,97%)

Gruppo Premafin (2%)

Assicurazioni Generali (6,33%)

Cassa di Risparmio di Firenze (1,85%)

INPS (5%)

RAS (1,33%)

Banca Carige (3,96%)

Privati (5,65%)

Per cui :
 

la Banca D’Italia è una società privata, detenuta per il 95% da privati.

Gli Organi Amministrativi e di Controllo della Banca d’Italia, come avviene nelle società per azioni, sono nominati dall’assemblea Generale dei “partecipanti”
 

(cui il 95% sono privati): in particolare il Consiglio Superiore, che poi provvede a nominare tra i propri componenti il Comitato, il Governatore, il direttore Generale e i due vice Direttori Generali.
Con la legge 82 del 07.02.1992 varata dal ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore della Banca d’Italia), è stata attribuita alla Banca d’Italia la facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il Tesoro. Ovvero, autonomamente, un gruppo di banche private decide per lo Stato italiano il costo del denaro.
Annualmente, il Consiglio di Amministrazione, autonomamente eletto (dai soci privati), stabilisce quote di riserva variabili che, spesso, producono una quota di utili superiore alla quota di utili che viene data allo Stato.
Tali utili (risultato degli interessi sul prestito) la Banca d’Italia li distribuisce tra i suoi soci che sono al 95% privati.
Gli utili distribuiti alle banche private costituiscono un debito contratto dallo Stato e vanno a incrementare il debito pubblico.
Ma come si completa tutto questo? A livello nazionale e per quanto riguarda la cessione della Banca d’Italia ai privati, con la legge 24 febbraio 2006 numero 85 che modifica gli artt. 241, 283 289 del CP e legittima di fatto gli illeciti costituzionali commessi dai nostri politici su questo trasferimento. In Europa, con la BCE, col Trattato di Lisbona sottoscritto il 13 dicembre 2007.
Ecco la storia di un grande inganno, un inganno che inizia:
con il cedere illecitamente, proteggendosi con il segreto, la funzione sovrana dell’esercizio della politica monetaria a privati;
nello sfuggire alle responsabilità del proprio operato depenalizzando le figure di attentato alla Costituzione;
nell’approfittare delle ferie estive per ratificare un Trattato con cui sono cedute le nostre restanti sovranità (legislativa, economica, monetaria, salute, difesa, ecc.) a una oligarchia non eletta e che nessuno conosce;
nel dare il potere a qualche politico di poter privare i cittadini dei loro diritti umani semplicemente con una parola.
Visto che nel 2005 la Costituzione Europea (che presentava palesi violazioni con le maggiori costituzioni europee e pareva scritta per favorire le grandi lobby affaristiche in danno dei cittadini) era stata bocciata da francesi e olandesi al referendum, decisero che, per far passare il testo, si deve agire in due modi: evitare di far votare la popolazione; rendere il testo illeggibile. Il progetto prevedeva di lasciare la Costituzione Europea immutata e, per evitare il referendum, di chiamarla Trattato. Poi, per non far capire al cittadino che nulla è cambiato, di rendere il testo illeggibile inserendo migliaia di rinvii ad altre leggi e note a piè pagina, come hanno confessato l’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing: “Il Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i referendum”; il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”; il nostro Giuliano Amato: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile... se fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum”.
Così, quando i cittadini europei (e qui ci siamo anche noi italiani, sebbene in forma legislativa assai controversa, giacché i nostri politici per sfuggire alle responsabilità del proprio operato, hanno depenalizzando le figure di attentato alla Costituzione, ma la Corte Costituzionale, come vedremo, si è espressa esattamente all’opposto) si renderanno conto che hanno perso tutto, che la loro vita è decisa da un’oligarchia di potenti non eletti democraticamente, quando si renderanno conto del grande inganno in cui sono caduti, non sarà loro concesso neanche di reagire o protestare, perché basterà una sola parola per trasformare la reazione in “azione terroristica” o la protesta in “insurrezione”, legittimando così la sospensione dei diritti umani e l’applicazione della pena di morte. Il tutto, poi, sarà coperto con il segreto di Stato, come già accaduto in passato più volte.

Si consideri che già oggi basta definire un cittadino “presunto terrorista” per poterlo privare dei diritti umani e permettere che i servizi segreti possano sequestrarlo a fini di tortura, attività criminale che potrà poi essere coperta con il segreto di Stato, come ha recentemente confermato con la sentenza 106/2009  anche la nostra Corte Costituzionale.  Il dato più allarmante, tuttavia, è che con il Trattato di Lisbona è reintrodotta la pena di morte. Ovviamente tale dicitura non è chiaramente presente nel testo, ma in una noticina a piè pagina.
Leggendo attentamente questa noticina, e seguendo tutti i rimandi, si arriva alla conclusione che con il Trattato di Lisbona accettiamo anche la Carta dell’Unione Europea, la quale dice “La morte non si considera cagionata in violazione del presente articolo se è il risultato di un ricorso alla forza resosi assolutamente necessario: Per eseguire un arresto regolare o per impedire l’evasione di una persona regolarmente detenuta; per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o un’insurrezione” (articolo 2, paragrafo 2 della CEDU).
La cosa è di estrema gravità. Infatti, anche in questo caso, chi deciderà che una protesta è sfociata in disordini tali da rendere lecito un omicidio? In quali casi si potrà sparare sulla folla disarmata? Chi deciderà quando potranno essere sospesi i diritti umani? Perché di questo si tratta.
In America almeno sono stati meno ermetici e vaghi andando dritto al sodo: La dichiarazione del ministro della Giustizia Usa Eric Holder è stata riportata dal Corriere della Sera il 6 marzo u.s. “Il governo degli Stati Uniti «ha il diritto» di eliminare cittadini statunitensi che rappresentino «una minaccia immediata» per il Paese, ovvero di usare contro di loro una «forza letale...».  Nel mentre, il giorno precedente, come riporta TM News, l’Ambasciatore americano ha incontrato la nostra ministra della Giustizia Severino: “L'incontro, presso il dicastero di via Arenula, è stato l'occasione per il preannuncio di una lettera d’invito dell'Attorney General Usa Eric Holder affinché la Guardasigilli si rechi presto in visita a Washington”... chissà a qual proposito... !!! 
 
Tanto per sottolineare che nulla più ci appartiene è anche doveroso porre in evidenza per chi non lo sapesse che, quando effettuiamo scommesse (sulle lotterie nazionali, lotto, lotterie istantanee come il Gratta e Vinci, slot machine, scommesse su gare agonistiche, ecc...) molti ritengono che gli introiti delle giocate finiscano direttamente nelle casse dello Stato, ma non è così. Da quando il gioco è passato in concessione nelle mani di Lottomatica, il ricavato va tutto a privati tra cui i principali azionisti sono:
 
B&D Holding di Marco Drago e C. S.a.p.a. col 61,807%, tramite: De Agostini S.p.A. 59,795%.
Lottomatica S.p.A. (azioni proprie) 2,012%.
 
Mediobanca S.p.A. 5,213% (di cui 1,314% in qualità di prestatore).
 
Assicurazioni Generali S.p.A. 3,322%, tramite: Toro Assicurazioni S.p.A. 2,845%.
 
INA Assitalia S.p.A. 0,270%.
 
Intesa Vita S.p.A. 0,057%.
 
Alleanza Assicurazioni S.p.A. 0,048%.
 
Generali Horizon B.V. 0,033%.
 
Fata Assicurazioni Danni S.p.A. 0,030%.
 
Genertel S.p.A. 0,030%.
 
Banca Generali S.p.A. 0,006%.
 
Emilio Silvestrini direttamente 0,003%.
 
Lottomatica S.p.A., nata a Roma il 6 dicembre 1990 come Consorzio tra BNL, Sogei (gruppo IRI-Finsiel), Olivetti, Alenia, Mael, Federazione Italiana Tabaccai e Cni,  il 29 agosto 2006, ha completato l'acquisizione di GTech Holdings Corporation, per 4 miliardi di euro, creando il maggior gruppo mondiale nel settore dei giochi e delle scommesse...
 

Concludendo questa lunga premessa, mi rendo conto che come periodo “buio” da dovere affrontare potrebbe anche bastare, se non fosse che tutto questo altro non è che la punta dell’iceberg. Nei prossimi due capitoli cercherò di accompagnarvi in una lettura guidata di articoli tratti dai media, onde  porre in evidenza gli aspetti politici, economici e sociali attualizzati (quelli oggetto delle mie previsioni del 2004) e per concludere affronterò il tema non meno scottante del rapporto con la natura, cercando di sintetizzarlo al massimo. Una panoramica ormai sotto gli occhi di tutti (solo uno stolto non riuscirebbe a comprenderla) e quasi giunta al capolinea... ma la speranza è sempre l’ultima a morire!

11 marzo 2012  
 


Nota:

“Quando le informazioni ci giungono volutamente frammentate, o diluite nel tempo, nella pigrizia della nostra mente rimangono tali e solo così riusciamo a ‘digerirle’. Allorché ci sono sottoposte in serie, suddivise per argomenti, le cose cambiano sostanzialmente... accipicchia se cambiano!
Poi c’è sempre lo stupido che, nella sua feroce ignoranza, cerca di scrollarsi di dosso realtà e responsabilità accusando gli altri di catastrofismo, perché non ha argomenti validi coi quali controbattere, quindi corre a nascondersi dietro al paravento della sua inutile e miseranda vita...”


Quello che intendo fare questa volta, non è trarre delle conclusioni, ma accompagnarvi nel  ripercorrere con la mente quello che già conoscete... le conclusioni le lascio a voi...




Capitolo 1

Le guerre e il Ciclo di 72 anni


La nostra vita è scandita da tanti cicli. Uno di questi è quello di 72 anni a sua volta suddiviso in 12 piccoli cicli di 6 anni ciascuno, chiamati “stagioni”.
Una di queste “stagioni” riguarda gli aspetti sociali, le tensioni e, quant’altro, legato a: guerre, sommosse, rivoluzioni, ecc..

Partendo da una qualsiasi data certa e analizzando la relativa stagione (cioè i 6 anni che seguono) si può riscontrare agevolmente tale ciclicità negli eventi.

Anno          Ciclo           Stagione                         Evento

1940                             1940-1946                     Seconda Guerra Mondiale

1868           72              1868-1874                     Rivoluzione spagnola. Guerra franco-prussiana. Terza guerra carlista. Insurrezione di Cuba. Guerra ispano-americana... 1870: “La nascita dei Rancori”...

1796           72              1796-1812                     Guerre napoleoniche. Guerra d’indipendenza americana in pieno regime. Rivoluzione nel Regno di Napoli. Guerra russo-persiana...

1724           72              1724-1730                     Guerre in Sicilia e in Spagna..

1652           72              1652-1658                     Guerre anglo-olandesi. Guerre del marchesato di Oristano e incursioni barbariche. Guerra Svezia e Olanda...

1580           72              1580-1586                     Guerre di religione. I Savoia e la guerra franco-svizzera...

1508           72              1508-1516                     Guerre d’Italia...

1436           72              1436-1442                     Guerra tra Milano e Genova...


Gli storici potranno sbizzarrirsi continuando ad andare a ritroso nel tempo, ma...
1940+72 = 2012 [stagione: 2012-2018]


La pace non ha quasi mai regnato nel mondo e tante piccole guerre si sono sempre verificate anno dopo anno. Attualmente (2012) sono in atto circa 30 guerre a livello mondiale, tuttavia sono abbastanza circoscritte e, quindi, non possono rientrare nel tipo di riscontro qui evidenziato. Il preludio a una guerra di vaste proporzioni, invece, risiede nelle seguenti prospettive che, sebbene evidenziatesi già a partire dal 2003 (come alcuni scrivono, io me ne sono reso conto solo alla fine del 2004), sembrano volere trovare compimento in quest’anno (almeno in base alle dichiarazioni rese pubbliche ultimamente).


Prospettiva

Nel mirino dell’Occidente (in particolare degli USA e dei loro alleati: primo tra tutti Israele) ci sono le risorse di Iran e Siria (*), ultimi baluardi rimasti dopo la caduta dell’Iraq e della Libia e l’occupazione dell’Afganistan (l’Afganistan, oltre a garantire il transito fino al mare delle materie prime, è diventato, dopo la caduta dei Talebani, il maggiore centro di produzione mondiale di oppio che, raffinato sul posto, diventa eroina. Di fatto gli introiti provenienti da questo traffico va nelle casse di quegli stati, o sezioni statali, per esempio la CIA, che partecipano all’operazione “esportazione della Democrazia”). La bibliografia e le prove di questo enorme traffico sono alla portata di tutti, quindi è inutile riportarle...
(*) Riguardo alla Siria, un trafiletto apparso alcuni giorni fa su TGcom24 e, non commentato, sosteneva che le truppe inglesi erano già entrate in Siria...

                                                  Iran-Siria               

 Israele-USA-UE                                                            Russia-Cina


Trafiletti e articoli tratti dai quotidiani:

Washington, 3 febbraio 2012 - Israele potrebbe sferrare un attacco contro l’Iran in primavera: ne è convinto il segretario alla Difesa Usa, Leon Panetta, secondo quanto riferito da un alto funzionario dell’Amministrazione Obama sentito dall’emittente Cnn. Anche il quotidiano Washington Post aveva rivelato che il capo del Pentagono “ritiene che vi siano forti possibilità di un attacco israeliano contro l’Iran ad aprile, maggio o giugno”. Di contro, Barack Obama parla di droni davanti alle telecamere, un'indiscrezione che gli ha procurato guai, tra cui un'azione legale da parte dell'Unione americana per i diritti civili.

Le elezioni presidenziali Usa: Se gli israeliani attaccassero l'Iran, la reazione di Obama potrebbe avere delle importanti implicazioni elettorali. Se lui dovesse approvare o (soprattutto) se prendesse parte all'attacco, farebbe pendere le elezioni a suo vantaggio. Ma se Obama dovesse condannare gli israeliani, probabilmente ne pagherebbe il prezzo.
In questa avventura pericolosa gli israeliani potrebbero non essere soli. Secondo il quotidiano britannico The Guardian, Londra e Washington sarebbero solidali, e già pronti a localizzare nuovamente le navi e i sottomarini equipaggiati con missili Tomahawk. Secondo il Telegraph “bisognerebbe agire velocemente, perché l’Iran sta spostano la tecnologia per l’arricchimento dell’uranio in un impianto situato in grande profondità, vicino alla città santa di Qum”.
Da parte sua, il presidente statunitense Barack Obama, non muore dalla voglia di imbarcarsi in un’altra avventura militare: i guai in ambito economico non gli mancano, e tra l’altro ci sono da preparare le elezioni presidenziali del prossimo novembre. Giocare la carta della guerra all’Iran potrebbe costargli caro.

Roma, 20 febbraio 2012 (TMNews) - Se Israele dovesse decidere di lanciare un attacco contro l'Iran, allora si tratterebbe di un attacco "complesso e di enorme portata": i piloti israeliani dovrebbero percorrere oltre 1.000 miglia in spazio aereo nemico, fare rifornimento in volo, abbattere le difese aeree iraniane e compiere simultaneamente raid multipli sul terreno. Un'operazione che richiederebbe l'impiego di almeno 100 caccia. È questa la convinzione di molti ufficiali statunitensi e analisti vicini al Pentagono.

TEHERAN –agosto 2011– L’esercito israeliano, con la partecipazione degli eserciti di Italia e Grecia, terrà nel mese di Novembre esercitazioni militari senza precedenti nel deserto del Sinai, in Egitto. Secondo la rete satellitare Al-Alam, si tratta di manovre militari senza precedenti dal 1956 a questa parte; secondo le prime informazioni affiorate sull’esercitazione, in questa occasione Israele intende far esercitare ai propri piloti le tecniche di salvataggio a seguito dell’abbattimento dei propri aerei. Secondo gli esperti militari, si tratta di una ulteriore conferma al fatto che Israele avrebbe realmente intenzione di lanciare un attacco militare contro l’Iran. Ciò che induce molto alla riflessione è che Italia e Grecia abbiano accettato di partecipare a simili esercitazioni che nelle condizioni attuali hanno un significato chiaro nello scenario mediorientale; è chiaro che Roma e Atene compromettono in tal modo la loro posizione nel nuovo Medioriente.

TEHERAN - febbraio 2012 - L'Iran si appresta a tagliare le sue esportazioni di greggio verso altri sei stati dell'Unione europea, tra cui l'Italia. L'ha annunciato il vice ministro del Petrolio iraniano Ahmad Qalebani. Dopo lo stop verso Gran Bretagna e Francia annunciato domenica, si parla adesso anche di Portogallo, Spagna, Grecia, Germania, Paesi Bassi e appunto l'Italia. "Sicuramente se le misure ostili di alcuni altri paesi europei contro l'Iran continuano, le esportazioni di petrolio verso questi paesi saranno fermate", ha detto Qalebani citato dall'IRIB. Secondo l'amministratore delegato della compagnia nazionale petrolifera iraniana se gli stati europei fermeranno le misure ostili, Teheran è pronto a rinnovare i suoi contratti petroliferi. Nelle ultime settimane, ha poi dichiarato Qalehbani, la domanda di petrolio iraniano è aumentata, e Teheran è in cerca di "contratti incondizionati".

Tra Israele e Iran è già guerra, ma fredda.
21 febbraio 2012 - Gli attentati che da Teheran a New Dehli stanno facendo saltare per aria scienziati e diplomatici israeliani e iraniani, sono segnali di un conflitto “a bassa intensità”, ma pur sempre segnale del fatto che lo scontro è iniziato. È un confronto ricorda molto i tempi della guerra fredda: non c’è un conflitto aperto a livello militare, ma si tratta di azioni sotterranee e mirate. E la pressione su Israele è impiegata dall’Iran e dalla Russia per far pressione su Washington, mentre non è ancora pervenuto nulla su un possibile ruolo della Cina.
La domanda urgente delle ultime settimane è se Israele o gli Stati Uniti arriveranno ad attaccare l’Iran per impedire lo sviluppo di una bomba atomica. Per quanto possa apparire sorprendente, la notizia è una sola: l’attacco è già incominciato. Come altro possiamo inquadrare le esplosioni che, da Teheran a New Dehli, stanno facendo saltare per aria scienziati e diplomatici israeliani e iraniani?
L’esplosione di bombe nel “Greater Middle East” è una tragica ricorrenza ormai da anni, ma negli ultimi mesi la frequenza sembra essere aumentata. Nel novembre del 2011 uno scoppio ha devastato parte della base militare di Bid Ganeh, uccidendo – tra gli altri – un ricercatore missilistico. Secondo alcuni media israeliani, ci sarebbero responsabilità del Mossad nell’attacco.
Si è parlato di un coinvolgimento di Israele anche nell’attentato dello scorso 11 gennaio, quando a Teheran una bomba magnetica ha fatto saltare l’auto di Ahmadi Roshan, ricercatore in uno stabilimento per l’arricchimento dell’uranio. La tragica risposta iraniana è arrivata in febbraio, con due tentativi maldestri di colpire diplomatici israeliani. Un attacco a New Dehli ha ferito la moglie di un addetto all’ambasciata, mentre in a Tiblisi, capitale della Georgia, una bomba è stata scoperta prima che potesse esplodere.
Si tratta, certamente, di un conflitto “a bassa intensità”, ma è pur sempre segnale del fatto che lo scontro è iniziato. In qualche misura, tale confronto ricorda molto i tempi della guerra fredda: non c’è un conflitto aperto a livello militare, ma si tratta solo di azioni sotterrane e mirate. È come se le due principali potenze del quadrante – Iran e Israele – si siano già organizzate per condurre uno scontro tra forze che già abbiano entrambe la bomba atomica. Israele ce l’ha dagli anni Sessanta, mentre l’Iran potrebbe arrivarci nei prossimi mesi.
Il tutto s’inquadra in un contesto più ampio che, da parte sua, è già da “Guerra Fredda” – chiaramente non a livello di ideologia, ma di interesse politico e come struttura strategica. L’impasse in Siria e l’incerto esito delle rivolte mediorientali, con il corollario della minaccia di Teheran di «chiudere lo Stretto di Hormuz» e bloccare il passaggio del petrolio dal Golfo Persico, indicano solo un fatto: il settore si sta riorganizzando, e lo sta facendo a causa dell’influenza delle grandi potenze.
Prendiamo il caso della Siria. La leadership del paese è retta da un complesso sistema mafioso-dittatoriale, quello degli Assad, che appartengono alla setta sciita degli alawiti. Agli occhi degli iraniani, paese sciita, il merito degli Assad è quello di riuscire a contenere le pretese della componente sunnita della Siria, chiaramente collegata alla sunnita Arabia Saudita. Ciò è un “merito” non da poco per l’Iran, che tramite la proxy (o interfaccia) siriana è in grado di rimanere in contatto geografico con Hezbollah nel Libano meridionale, e perciò riuscire a condizionare la vita militare di Israele.
La posizione della Russia in tutto questo non è casuale. Ha sostenuto per decenni il programma nucleare iraniano, e continua a sponsorizzare gli Assad in Siria. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov è stato sibillino e ha suggerito di «lasciare che i siriani risolvano da soli i propri problemi». Mosca ha interessi precisi: sponsorizzando la “mezzaluna sciita” può conservare un ruolo in Medio Oriente – oltre a una base marina sul Mediterraneo, presso la città siriana di Tartus. Se Assad cade, i sunniti prendono il potere, e lo faranno con la sponsorizzazione dell’Arabia Saudita. Per questo i russi non avrebbero più nulla da dire nella regione, e per questo sostengono gli Assad, e per questo sono arrivati anche a fornire loro jet militari.
A questo punto, proseguendo il parallelo con la situazione della Guerra Fredda, possiamo notare come Israele sia simile a Berlino Ovest. Come dichiarò Stalin ai tempi, Berlino Ovest era per lui «le palle dell’Occidente». Ogni volta che voleva dar fastidio all’Occidente, gli “strizzava le palle” con qualche azione eclatante rivolta ai settori amministrati dalle potenze capitaliste. Così, la pressione su Israele è impiegata dall’Iran e dalla Russia per far pressione su Washington. Mosca sostiene Teheran, il cui braccio attraversa la componente sciita di Iraq e Siria, e arriva al Libano meridionale.
La crisi nucleare iraniana è strutturalmente simile alla crisi missilistica di Cuba. I nuovi vettori iraniani potrebbero far arrivare le testate tranquillamente fino al cuore dell’Europa, mentre Israele è già da anni a portata di tiro. Se è vero che la tecnologia iraniana è stata sviluppata con il supporto del Cremlino, ciò significa che i russi hanno responsabilità simili a quando tentarono di installare testate nucleari a Cuba nel 1962. Come ha dichiarato anni dopo il segretario per la Difesa di Kennedy, Robert McNamara, sembra peraltro che il Cremlino fosse riuscito a trasportare già qualche testata, prima che il tutto acquisisse rilevanza politica.
Per ora non è ancora pervenuto nulla su un possibile ruolo della Cina. Pechino è grande acquirente del petrolio iraniano, saudita e sudanese, ed è molto aggressiva in Iraq. La crescita in potenza non è stata ancora accompagnata da una vera presa di responsabilità esterna – e forse non lo sarà mai, al di là delle illusioni. La presenza cinese rischia di avere un impatto squisitamente negativo, simile al “beggar-thy-neighbour” di britannica memoria. Sempre che Pechino non cambi idea, e non decida di passare dall’imperialismo economico, a quello militare (vedasi articolo che segue).
Come uscire da tutto questo? Se la logica è quella della Guerra Fredda, l’esplosione di un conflitto su ampia scala è ipotesi totalmente da escludere. Gli attacchi con le bombe magnetiche sono il massimo livello d’intensità che possa essere raggiunto, a parte l’opzione di un raid aereo israeliano in Iran, i cui effetti pratici sono tutti da dimostrare. Come in tutti gli scontri per proxy, non ci sarà mai un “vincitore permanente”, per il semplice motivo che la potenza vincitrice non può occupare il territorio sconfitto.
Il maggior punto di incertezza per gli Stati Uniti riguarda il ruolo da rivestire in Siria. Nel corso della Guerra dello Yom Kippur, nel 1973, la decisione di Henry Kissinger di rifornire militarmente Israele scatenò l’escalation delle forniture militari sovietiche in Siria, con un conflitto che bruciò tonnellate mai viste di equipaggiamenti in poche ore, causando decine di migliaia di vittime. Adesso hanno incominciato i russi a intensificare le forniture ai siriani.
Come può reagire Washington? Il nuovo conflitto mediorientale sta cercando una nuova grammatica. Le scempiaggini di Bush (figlio) hanno convinto dell’inutilità di un intervento diretto, che peraltro sarebbe finanziariamente insostenibile. Tutti gli eventi del Medio Oriente lasciano intendere che le rivolte degli ultimi mesi siano l’espressione di un nuovo scontro continentale: i sunniti come forza filo-americana, e gli sciiti come forza filo-russa. Ciò non significa, ovviamente, che tutti i sunniti appoggino Washington, ma solo che Washington riesce ad avere maggior presa sui sistemi di potere all’interno dei paesi a guida sunnita, siano essi “presidentissimi” o dittature militari, come in Egitto. A parte la Siria, un altro fronte è in Bahrein, che ospita la Quinta Flotta americana. In questo piccolo paese, la guida reale sunnita è messa sotto pressione dalla protesta sciita (con gli sciiti che rappresentano la maggioranza della popolazione).
Per citare Kissinger, «la logica della guerra è la potenza, e la potenza non ha limite inerente. La logica della pace è la proporzione, e la proporzione implica la limitazione. Il successo della guerra è la vittoria; il successo della pace è la stabilità. La condizione della vittoria è l’impegno, la condizione della stabilità è l’auto-contenimento». In presenza di forze post-imperialiste come gli Stati Uniti e la Russia, non si può parlare certo di desiderio di auto-contenimento. Alla luce dell’emersione cinese, le due vecchie potenze cercano di fortificare le proprie ridotte, perse tra le sabbie e le montagne mediorientali, in attesa dell’arrivo delle truppe di Pechino.

08/12/2011 - L’Asia contesa tra superpotenze - La Cina sfida gli Usa "Pronti alla guerra"
Pechino si è dotata da poco della sua prima portaerei ma è ancora lontana dagli Usa che nelle loro sette flotte ne hanno undici.
Hu Jintao: “La Marina deve rafforzarsi e modernizzarsi”.
La Marina militare cinese deve fare «estesi preparativi per la guerra». Non è un giornale o un propagandista qualsiasi che parla, ma il presidente Hu Jintao in persona. La risposta più brusca che potesse dare alla decisione di Obama di schierare i Marines in Australia,                              

 confermando quanto sia grave la minaccia alla stabilità dell’intera regione del Pacifico, provocata dagli interessi economici e dalle mire espansionistiche di Pechino.
Hu ha parlato martedì alla Commissione militare centrale della Repubblica popolare. Secondo la traduzione dei media ufficiali cinesi, ha detto che «il nostro lavoro deve concentrarsi strettamente sul tema della difesa nazionale e della costruzione delle capacità militari». Quindi ha aggiunto che la Marina «deve accelerare la sua trasformazione e la modernizzazione in maniera robusta, e fare estesi preparativi per la guerra, per offrire un contributo più grande alla salvaguardia della sicurezza nazionale».
Il Pentagono, a caldo, ha ridimensionato la portata delle dichiarazioni di Hu. «Loro - ha commentato il portavoce George Little - hanno il diritto di sviluppare le capacità militari e fare piani, come noi. Ciò che abbiamo chiesto ripetutamente alle nostre controparti cinesi è la trasparenza, e questo è parte del rapporto che continuiamo a costruire con i militari cinesi». L’ammiraglio John Kirby ha usato lo stesso tono, aggiungendo però un avvertimento: «Qui nessuno sta cercando la rissa. Certamente non staremo ad invidiare o lesinare ad alcuna nazione l’opportunità e il diritto di sviluppare le forze navali affinché siano pronte. La nostra Marina è pronta, e resterà pronta». Anche il dipartimento di Stato, per bocca di Mark Toner, si è limitato a sottolineare che «vorremmo avere rapporti tra militari più forti con la Cina, e maggiore trasparenza. Ciò aiuterebbe a rispondere alle domande che potremmo avere sulle loro intenzioni».
La verità è che nella regione è in corso un vero braccio di ferro, in prima battuta tra la Cina e i Paesi vicini, e in seconda tra Pechino e Washington. La Repubblica popolare mira alle riserve di petrolio e gas del Mar Cinese Meridionale, dove si trovano anche zone molto pescose e rotte mercantili molto trafficate. Secondo le sue pretese, le acque territoriali che le appartengono sono raccolte dentro una U gigante, che si estende fino a mille chilometri dalle proprie coste. Una posizione che la mette in diretto contrasto non solo con i paesi più vicini, come Vietnam, Filippine, Malaysia e Brunei, ma anche con la potenza regionale indiana e la superpotenza americana. Pechino, ad esempio, ha criticato apertamente i piani di Nuova Delhi per fare esplorazioni petrolifere nella regione, così come i progetti della Exxon-Mobil davanti alle coste vietnamite.
Finora le forze armate cinesi, che sono le più numerose al mondo, hanno avuto una caratteristica prevalentemente terrena. Da qualche anno, però, queste ambizioni marittime di Pechino hanno accelerato gli investimenti nella Marina. L’esempio più lampante è la portaerei ex sovietica, che la Repubblica popolare ha acquistato e ristrutturato. Ora arriva l’incitamento di Hu: “prepararsi per la guerra”.
Gli Stati Uniti sono ancora la potenza navale dominante del Pacifico, ma forse negli ultimi tempi i cinesi hanno letto le difficoltà economiche di Washington come l’inizio di una progressiva ritirata. A modificare questa percezione e rincuorare gli alleati giapponesi e coreani ci ha pensato il presidente Obama, con il recente viaggio in cui ha annunciato l’arrivo dei Marines in Australia, ma anche il capo del Pentagono Panetta, quando ha dichiarato che «gli Usa sono e resteranno una presenza nel Pacifico. Semmai, ci rafforzeremo». Il segretario di Stato Clinton ha scritto su Foreign Policy che questo sarà «l’America’s Pacific Century», il secolo del Pacifico americano, e il suo recente viaggio a Myanmar ha confermato l’intenzione di Washington di contrastare le mire cinesi.

Non è fuori luogo che la Cina corra ai ripari armandosi. Entrambe le parti sanno perfettamente che, se da una parte la Cina tiene per le “palle” l’America avendo acquistato buona parte del suo debito pubblico, dall’altra l’America, qualora non volesse o non potesse onorarlo, non avrebbe altra scelta che eliminare il creditore...

2012, Israele-Iran: la guerra di Obama per oscurare la crisi
11/01/2012 - Minacce, sanzioni economiche, test missilistici e manovre navali nel Golfo. Il palcoscenico della guerra è sotto gli occhi di tutti, ma quello che conta procede sottotraccia, da Washington a Tel Aviv. Obama ha firmato una legge straordinaria contro il dissenso, che consente la “detenzione a tempo indeterminato” di cittadini americani. E intanto sta trasformando Israele nella base di lancio per l’attacco contro l’Iran. In agenda, le grandiose esercitazioni congiunte della primavera 2012. Usa e Israele insieme, a comando unificato e con quartier generale a Stoccarda, cuore europeo del sistema difensivo americano in Europa. Il pericolo? L’escalation militare. Se voleranno missili contro Teheran, l’Iran reagirà. A quanto pare, è esattamente quello che gli Usa vogliono: una guerra globale, per azzerare i conti della crisi.
Lo sostiene il professor Michel Chossudovsky, presidente del prestigioso osservatorio internazionale “Global Research”: il massiccio dislocamento fra Tel Aviv e Haifa di devastanti tecnologie belliche dimostra che è proprio Washington a volere la guerra con gli ayatollah. La fiaba di un Obama refrattario di fronte al militarismo israeliano? Errore: dietro la maschera del sorriso, il presidente americano in realtà spinge per la guerra planetaria e si prepara a farla digerire al suo popolo. Infatti, giusto a Capodanno, ha sottoscritto il National Defense Authorization Act, una misura preventiva e del tutto straordinaria, che di fatto «sospende le libertà civili» e autorizza la carcerazione a tempo indeterminato degli americani. Un colpo basso, per tagliare le gambe alla protesta: quella contro Wall Street e quella che si scatenerebbe nel caso della nuova guerra che sembra in avanzata preparazione.
I media enfatizzano la minaccia iraniana di bloccare lo Stretto di Hormuz, dove transita ogni  giorno il 40% del traffico petrolifero mondiale? Ma intanto, nell’indifferenza della stampa occidentale, il Pentagono si prepara a inviare in Israele migliaia di soldati: secondo il “Jerusalem Post”, le manovre congiunte della primavera saranno la più grande esercitazione di difesa missilistica della storia dello Stato ebraico. Piani di guerra ormai molto avanzati, come spiega Chossudovsky in un intervento per “Eurasia” ripreso da “Megachip”. Nei prossimi mesi ci sarà il collaudo finale del nuovo dispositivo aereo di Israele, ormai completamente integrato nel sistema di rilevamento missilistico globale degli Stati Uniti. Installato un sofisticato sistema radar di allertamento precoce, le difese missilistiche israeliane (Arrow, Patriot, Iron Dome e David Sling) interagiranno col sistema aeronavale americano dispiegato tra Mediterraneo, Golfo Persico e Mar Rosso. Presto in Israele anche il dispositivo americano Thaad (Terminal High Altitude Area Defense) e i sistemi Aegis di difesa missilistica navale. Un arsenale mai visto, ai confini sud-orientali dell’Europa.
Negli ultimi otto anni, ricorda Chossudovsky, l’Iran si è trovato sotto costante minaccia militare americana. A scopo dissuasivo, a Natale ha avviato esercitazioni navali e missilistiche nel Golfo Persico, in acque presidiate dalla Quinta Flotta statunitense dislocata in Bahrein. Ma la grande esercitazione congiunta della primavera introdurrà un salto di qualità fondamentale: «Ciò che sta accadendo ora su ordine di Washington è l’integrazione delle strutture di comando militare di Stati Uniti e Israele». Gli Usa quindi sono tutt’altro che un partner riluttante: Israele, “membro di fatto” della Nato dopo la firma del protocollo 2005 con l’Alleanza Atlantica, «non può in nessun caso iniziare una guerra contro l’Iran senza gli Stati Uniti». Ne è ulteriore conferma la centralizzazione del comando: militari americani in Israele e ufficiali israeliani al quartier generale dell’Eucom in Germania.
Inutile girarci intorno, insiste Chossudovsky: le grandi manovre in corso sono i preparativi della prossima guerra direttamente sponsorizzata dagli Usa. Passaggio intermedio, «una joint task force Usa-Israele», pronta ad attivarsi «in caso di un conflitto su larga scala in Medio Oriente». Sorprese? Niente affatto: «Il conflitto con l’Iran è stato pianificato dal Pentagono sin dal 2003». Semmai, secondo il professore canadese, a favore della guerra giocano le  attuali condizioni dell’economia planetaria, a partire dalla recessione dell’Occidente: «C’è un rapporto simbiotico tra guerra e crisi economica: la pianificazione della guerra all’Iran è al crocevia della depressione economica mondiale, che contribuisce ad allargare le disuguaglianze sociali, la disoccupazione di massa e l’impoverimento di ampie fasce della popolazione mondiale».E Israele? Il popolo israeliano «è vittima muta dell’agenda militare globale degli Stati Uniti e dei piani di guerra del proprio governo contro l’Iran». Gli israeliani infatti «sono portati a credere che l’Iran possieda armi nucleari», quando in realtà è Israele a possederne: un arsenale atomico avanzato (già maggiore della GB nel 2005. nda) e diretto proprio contro l’Iran. All’opinione pubblica, israeliana e occidentale, è stato raccontato che il “folle” presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad avrebbe manifestato l’intenzione di “cancellare Israele dalla carta geografica”? Tutto falso, giura l’artista iraniano Arash Norouzi, che sfida chiunque a smentirlo: «Contrariamente alla convinzione popolare, questa affermazione non è mai stata fatta». E dunque: chi vuole “cancellare Israele dalla carta geografica”, Ahmadinejad o Obama? «In realtà – sostiene Chossudovsky – l’amministrazione Obama e il governo Netanyahu costituiscono indelebilmente una minaccia per il popolo d’Israele». Teheran ha avvertito che in caso di attacco risponderebbe con missili balistici diretti contro Israele e contro strutture militari statunitensi nel Golfo Persico. Proprio quei missili che ora Washington e Tel Aviv si preparano a neutralizzare. Attacco imminente, dunque? L’accelerazione dell’escalation militare sembra destinata a scattare tra pochi mesi: «Questa guerra – avverte “Global Research” – inghiottirebbe una regione che si estende dal Mediterraneo al cuore dell’Asia centrale e avrebbe conseguenze devastanti: farebbe precipitare l’umanità in uno scenario da Terza Guerra Mondiale».
La frantumazione dei movimenti sociali sul fronte interno, comprese tutte le forme di resistenza al programma militare statunitense e alle sue politiche economiche neoliberiste, è «parte integrante del ruolo egemonico mondiale degli Stati Uniti». Proprio in questo contesto, appare inquietante la legislazione restrittiva varata alla chetichella da Washington: come se Obama temesse realmente il dissenso popolare e volesse mettersi al riparo dalla imminente tempesta in arrivo. Timori confermati da Chossudovsky, secondo cui la democrazia americana «è incompatibile con la “lunga guerra” dell’America». Quello che serve, allora, è «l’instaurazione di una “dittatura democratica”: un governo di fatto di militari, sotto panni civili».

La cosa curiosa è rivelata da Benjamin Fulford in un’intervista rilasciata a David Wilcock da cui l’estratto che segue (in corsivo le dichiarazioni di Fulford – pubblicate  il 30 dicembre 2011):

“Il cugino dello Scià dell'Iran - tra gli altri – ci ha rivelato che George Bush e il suo gruppo hanno consegnato dodici bombe al neutrone al governo iraniano. Missili contenenti bombe al neutrone”.
(Nota di David Wilcock: Altrove Fulford ha affermato che questi missili erano destinati a essere usati contro Israele. L’elite sperava così di scatenare la Terza Guerra Mondiale, mediante cui spopolare il pianeta e garantire loro un maggiore controllo militare sul popolo. Le bombe al neutrone uccidono la gente, ma lasciano intatti gli edifici).
“Gli iraniani tuttavia hanno rifiutato l’offerta. Hanno portato i missili sul confine iracheno e hanno chiesto al presidente Obama di riprenderseli. Ma Obama ha appena rifiutato di collaborare”.
(Altra nota di David Wilcock: Sarei cauto nel biasimare Obama per questa decisione di non rimuovere le presunte armi nucleari restituite dall’Iran senza prima ottenere ulteriori informazioni. Il presidente è l’uomo di paglia deputato a distogliere l'attenzione dai cospiratori dietro le quinte. Il suo vero potere è limitato. Anche se avesse voluto recuperare le armi, potrebbe non avere avuto altra scelta).
“Gli israeliani inorridirebbero se sapessero la verità. Ci siamo? In altre parole, avevano intenzione di offrire il popolo di Israele come vittima di una sorta di sacrificio rituale. Gli israeliani sono vittime. Molti di loro sono stati tratti in inganno con discorsi circa questa presunta superiorità ebraica (vedasi articolo che segue e il “Progetto Blue Beam”), il che è in effetti lo stesso discorso che un tempo si faceva sulla superiorità ariana. Sono zucconi. Gli israeliani non hanno idea di cosa stia succedendo, e sapendolo ne resterebbero sconvolti”.

Israele: supremo rabbino, i non-ebrei sono asini, creati per servire gli ebrei

TEL AVIV – Mercoledì 05 Gennaio 2011
Nuove esternazioni del rabbino sionista Ovadia Yosef che questa volta si è veramente superato paragonando i non-ebrei agli asini e a bestie da soma, dicendo che il motivo principale della loro esistenza è “servire gli ebrei”. Il rabbino Ovadia Yosef, la guida spirituale di Shas, un partito fondamentalista religioso che rappresenta i sionisti in Israele, la scorsa settimana ha detto durante un’omelia del Sabbath che “l’unico scopo dei non-ebrei è di servire gli ebrei”. Yosef viene considerato come un importante leader religioso in Israele, e gode della fedeltà di centinaia di migliaia di seguaci. Shas è un’importante coalizione nell’attuale governo israeliano. Yosef, che è anche un ex Capo Rabbino di Israele, è stato citato dal giornale di destra Jerusalem Post, sostenendo che la funzione base di un goy, termine derogatorio usato per descrivere un gentile, è di servire gli ebrei. “I non-ebrei sono nati solo per servire noi. Senza questa funzione, non hanno motivo di essere al mondo – esistono solo per servire il Popolo di Israele”, ha detto Yosef nel suo settimanale sermone il Sabato sera, che era dedicato alle leggi riguardanti le azioni che i non-ebrei possono fare durante il Sabbath. Secondo quanto riferisce il sito italiano Saigon2k, Yosef ha anche detto che le vite dei non-ebrei in Israele sono preservate da Dio per evitare perdite agli ebrei. Yosef, ampiamente considerato come un importante conoscitore della Torah e un’autorità nell’interpretazione del Talmud, un fondamentale testo sacro ebraico, ha fatto il paragone fra gli animali da soma e i non-ebrei. “In Israele, la morte non ha potere su di loro… Con i gentili, sarà come con ogni altra persona. Devono morire, ma Dio da loro una lunga vita. Perché? Immaginate se l’asino di una persona morisse, questa perderebbe i suoi soldi.” “Questo è il suo servo … Ecco perché vive una lunga vita, per lavorare bene per questo ebreo.” Yosef ha poi spiegato meglio le sue idee sulla servitù dei gentili verso gli ebrei, chiedendo “perché c’è bisogno dei gentili? Questi lavoreranno, areranno la terra, mieteranno; e noi staremo seduti come dei signori e mangeremo”.“Ecco perché sono stati creati i gentili”. Il concetto secondo cui i gentili sarebbero esseri infra-umani o quasi-animali è ben radicato nel sionismo, un qualcosa di completamente differente dalla pura ed autentica fede ebraica che non tollera simili supposizioni.
Yosef comunque non è l’unico a pensarla così. Ad esempio, i rabbini affiliati con il movimento Chabad, una setta ebraica suprematista ma nonostante ciò influente, insegna apertamente che a livello spirituale, i non-ebrei hanno lo status delle bestie.
Abraham Kook, la guida religiosa del movimento dei coloni, disse una volta che la differenza fra un ebreo e un gentile è più grande e più profonda rispetto a quella che esiste tra gli umani e gli animali.
“La differenza fra un’anima ebraica e l’anima dei non-ebrei - tutti loro ad ogni livello - è più grande e profonda della differenza che c’è fra un’anima umana e le anime del bestiame”.
Alcune delle esplicite idee razziste di Kook vengono insegnate nel college Talmudico Markaz H’arav, a Gerusalemme. Al college è stato dato il nome di Kook.
Nel suo libro, la “Storia Ebraica, la Religione Ebraica: Il Peso di Tremila Anni”, il defunto scrittore e intellettuale Israeliano Israel Shahak sostiene che ogni volta che dei rabbini ortodossi usano la parola “umano”, normalmente non si riferiscono a tutti gli umani, ma solo agli ebrei, dato che i non-ebrei non vengono considerati umani secondo la Halacha della Legge ebraica.
Alcuni anni fa, un membro della Knesset Israeliana, rimproverò i soldati israeliani per aver “trattato degli esseri umani come se fossero arabi”. Il membro della Knesset, Aryeh Eldad, stava commentando sull’evacuazione da parte dell’esercito israeliano di un avamposto di coloni nella West Bank.
Di fronte all’effetto negativo di certi insegnamenti nelle loro relazioni interreligiose, alcuni leader cristiani in Europa hanno chiesto all’establishment religioso ebraico di riformare le tradizionali percezioni dell’Halacha riguardanti i non-ebrei.

... il vero antisemitismo appartiene a questi fanatici ignoranti che non sanno quale danno provocano alla loro gente...

Progetto Blue Beam

Sistema satellitare usato per creare ologrammi e trarre in inganno il popolo.

Nota doverosa: 19 marzo 2010 - Serge Monast [1945 - 1996] è il secondo giornalista che indagando sul Blue Beam Project è deceduto per "infarto". I decessi si sono verificati l'uno a poche settimane dall'altro e nessuno dei due aveva mai denotato problemi cardiaci. Serge era in Canada. L'altro giornalista - un canadese - si trovava in visita in Irlanda. Prima della sua morte, la figlia di Serge fu rapita dal governo canadese, nel tentativo di dissuaderlo dal proseguire le sue ricerche in merito al Progetto Blue Beam. Sua figlia non fece più ritorno a casa.
Aggiornamento di Ken Adachi - 17 Febbraio 2009: “Solo oggi inizio a cogliere pienamente la portata dei contributi donati alla collettività dall'opera di Serge Monast, e il coraggio incredibile di cui diede prova pubblicando le rivelazioni incredibili che ottenne anonimamente da uomini politici “pentiti”, militari, o membri di organizzazioni di intelligence dotati di coscienza e umanità”.
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Riassunto:
L'infame "Blue Beam Project" - architettato dalla NASA in tre differenti fasi operative – è programmato per essere attivato in un momento di diffusa anarchia, incertezza e paura scatenata da una enorme catastrofe "naturale" (meteorite? tempesta solare?... si vedano i capitoli dedicati ai rispettivi temi...) verificatasi su scala mondiale.
Obiettivo del primo segmento operativo è quello di distruggere le convinzioni di cristiani e musulmani anche mediante alcune "prove inconfutabili" provenienti da un remoto passato.
La proiezione sarà effettuata direttamente dai satelliti orbitanti, usando come "schermo" uno strato di sodio fluttuante a circa 100 chilometri dalla superficie terrestre. Il tutto sarà realizzato sfruttando la tecnologia degli ologrammi tridimensionali proiettati mediante raggi laser e resi "parlanti" mediante sofisticati strumenti di proiezione del suono. La stessa tecnologia sarebbe già stata adoperata per fare comparire almeno una parte dei numerosissimi oggetti volanti non identificati (prove generali?), ma non solo. La tecnologia, tra l’altro, potrebbe essere veramente di origine aliena, manipolata e impiegata già parecchi decenni fa per fare apparire madonne e santi...
La descrizione delle due fasi successive prevedono un’invasione aliena e l’intervento di “forze divine” (quelle descritte ampiamente anche nella Bibbia, che viaggiavano su “carri di fuoco” con “rumori di trombe”...) in soccorso dell’umanità. Il tutto sempre in forma olografica. Le stesse “forze divine” dovrebbero poi porre al comando del mondo “il popolo eletto da Dio”, cioè Israele.
Lo stesso progetto non si limita solo a questo, ma si estende al controllo mentale di tutte le popolazioni del mondo, e ad altro ancora, che tralascio giacché non sono inerenti al tema... A tutto questo stanno già sopperendo: HAARP (attendibili le dichiarazioni pubbliche del Generale Mini), i media, coi loro messaggi e suoni subliminali, tutti in mano, a livello mondiale, a cinque società o gruppi e i vari progetti dei servizi segreti, tipo l’MK-Ultra della CIA operativo da più di cinquant’anni.
Il fatto curioso che balza alla mente si articola in due considerazioni:
1) Questo sedicente “Dio” con le sue armate di “angeli e arcangeli” esiste davvero e la loro base è più vicina a noi di quanto si possa immaginare (si veda il capitolo che parla del Sistema Solare). Questi, è il soggiogatore dell’umanità di allora e... forse anche di ora... e Giordano Bruno ci ammoniva già dal lontano 1600 prima che il “caro” Vaticano lo mettesse al rogo per le sue idee e affermazioni: “Quando i tempi saranno maturi, l’egoismo e il denaro regneranno sovrani […] si vedranno santi e madonne dappertutto, miracoli e avvenimenti straordinari e ruote di fuoco nel cielo […] magia, astrologia, alchimia e satanismo coinvolgeranno molte persone. Satana sarà presente sulla Terra e ingannerà molti. E molti saranno coloro che lo seguiranno. E molti saranno coloro che sentiranno la sua presenza. La veste di Satana sarà sempre seducente. E sarà la veste di esseri provenienti dal cosmo […] perché la Terra è solamente un granello di sabbia, nella progressione infinita dell’Universo. In quei giorni si saprà finalmente cosa significhi l’accartocciarsi del cielo. E un sole nero, nello spazio, inghiottirà il Sole, la Luna e tutti i pianeti che girano intorno al Sole. Ricordatevi che, quando prossima sarà la fine, l’uomo viaggerà nel cosmo e dal cosmo apprenderà il giorno della fine. E l’uomo ricordi che molte superbe e ricche città, proprio quando l’uomo si sentirà padrone del cosmo, faranno la fine di Sodoma e Gomorra”.
2) Siccome “un bel tacere non fu mai scritto”, un progetto come il Blue Beam non sarebbe dovuto trapelare in alcun modo. Posto alla ribalta così superficialmente, lascia spazio ad altre due considerazioni. La prima è che d’ora in poi sarà difficile credere a tutto ciò che si potrà vedere ma non toccare con mano, potendo scambiare un evento certo per una messinscena. La seconda lascerebbe campo libero a una vera invasione aliena coordinata con questi scriteriati, per cui potremmo pensare, senza reagire, che si tratti appunto dell’attivazione del progetto e, quando ci renderemo finalmente conto di come stanno effettivamente le cose, sarà troppo tardi. Quanti resteranno scettici di fronte al tema “alieni” o “extraterrestri”, farebbero bene, oltre a prendere in seria considerazione le parole di Bruno sopracitate, a verificare cosa ci è stato tramandato dai nostri antenati attraverso testimonianze scritte su pietra e monumenti, giacché non siamo mai stati i soli a vivere su questo pianeta...   

La Terza Guerra Mondiale

Ovvero una guerra annunciata da tempo...

Se Israele attacca l’Iran rischiamo davvero la terza guerra mondiale

06 novembre 2011
Kamikaze in Irak, Afghanistan ed Europa, rivolte popolari e una crisi energetica senza precedenti se Gerusalemme prendesse l’iniziativa.
Gli americani temono che Israele bombardi l’Iran senza avvisarli e che la rappresaglia colpisca i soldati Usa in Irak e nel Golfo Persico. Gli ayatollah sembrano non prendere sul serio la minaccia di attacco, ma sui media iraniani fanno trapelare le possibili ritorsioni. Tutti attendono le rivelazioni dell’Agenzia atomica dell’Onu con foto satellitari che proverebbero i test iraniani per far esplodere ordigni nucleari. Propaganda o meno, un attacco israeliano all’Iran apre scenari da far tremare i polsi. «È possibile un’incursione aerea di 24 ore, ma neppure gli israeliani riuscirebbero ad evitare la ritorsione» ha sottolineato Mario Arpino, ex capo di stato maggiore e comandante italiano durante la guerra del Golfo nel ’91. La prima reazione sarebbe una pioggia di missili contro Israele.
Gli Shabab 4 possono raggiungere lo stato ebraico e altri vettori sarebbero in grado di colpire l’Europa meridionale. «Tutte le installazioni nucleari sul territorio sionista sono nel nostro raggio d’azione. Se saremo attaccati risponderemo con i missili all’aggressione» ha dichiarato da tempo il generale Mohammed Ali Jafari, comandante dei Guardiani della rivoluzione.
I vettori iraniani possono trasportare sia testate convenzionali che chimiche o batteriologiche e addirittura nucleari. Se venissero utilizzate armi di distruzione di massa la risposta israeliana non si farebbe attendere grazie ai missili balistici Jericho con una gittata di 4mila chilometri. Non solo: le testate nucleari miniaturizzate a bordo dei sottomarini con la stella di Davide potrebbero colpire Teheran dal golfo dell’Oman.
Lo scenario «regionale» prevede tra l’altro una reazione iraniana contro obiettivi americani in Irak e Afghanistan, ambedue paesi confinanti. Teheran ha sicuramente nel mirino la base aerea di Shindad nell’Afghanistan occidentale, settore Nato sotto comando italiano. I gruppi di miliziani, non solo sciiti, nei due paesi confinanti, finanziati e armati da anni dai Pasdaran, verranno mobilitati per operazioni di guerriglia o terrorismo. Il governo iracheno e quello afghano si sono riavvicinati agli iraniani e non hanno alcuna intenzione di farsi trascinare in un conflitto regionale.
Anche i paesi arabi del Golfo temono rappresaglie e rivolte della propria popolazione sciita, a cominciare dall’Arabia Saudita che considera una minaccia strategica il nucleare iraniano. Teheran ha spesso messo in dubbio la sovranità del Bahrain, considerata provincia iraniana, che ospita il comando della Quinta flotta Usa.
Ieri i media iraniani sottolineavano che l’Iran «domina lo stretto di Hormuz, strategico per il petrolio». La Repubblica Islamica potrebbe «tagliare alcune arterie petrolifere o bloccare lo stretto influenzando il 50% delle forniture mondiali di greggio, in un periodo in cui l'Occidente è in grave crisi».
La forza Al Qods dei Pasdaran, specializzata in missioni all’estero, attiverebbe tutte le cellule terroristiche filo iraniane in giro per il mondo. Attentati e attacchi suicidi potrebbero colpire obiettivi come ambasciate e centri ebraici all’estero, pure in Europa. L’altro grande fronte di guerra coinvolgerebbe il Libano, la Siria e la striscia di Gaza. In caso di attacco all’Iran le milizie sciite di Hezbollah in Libano colpirebbero Israele.
I nuovi missili forniti dai siriani sono in grado di raggiungere qualsiasi città ebraica. Alcune stime parlano di un migliaio di testate contro Israele lanciate da Hezbollah e dall’Iran nei primi giorni di guerra. La Siria, alleata con un patto di difesa a Teheran ed i palestinesi di Hamas a Gaza sarebbero pronti ad unirsi al fronte anti israeliano. L’ex ambasciatore iraniano Nasser Saghafi-Ameri, del Centro di studi strategici di Teheran, sostiene da tempo che «attaccarci sarebbe una follia. Potrebbe scoppiare una specie di terza guerra mondiale con effetti devastanti nella regione, ma pure in Europa».

Prove di guerra NATO-Israele all'Iran, rischio terza guerra mondiale

Prove di guerra, aerei israeliani a Decimomannu ["se Israele attaccherà davvero l'Iran rischiamo la terza guerra mondiale"]
I caccia Nato di stanza a Decimomannu (Cagliari) avevano appena finito di bombardare la Libia, che subito si è svolta nella base aerea l'esercitazione Vega 2011. Ospite d'onore l'aviazione israeliana, che con quelle italiana, tedesca e olandese si è esercitata ad «attacchi a lungo raggio». Come riporta la stessa stampa israeliana, ciò rientra nella preparazione di un attacco agli impianti nucleari iraniani. L'esercitazione fa parte della cooperazione militare Italia-Israele, stabilita dalla Legge 17 maggio 2005, come del «Programma di cooperazione individuale» con Israele, ratificato dalla Nato il 2 dicembre 2008, tre settimane prima dell'attacco israeliano a Gaza. Comprende non solo esercitazioni militari congiunte, ma l'integrazione delle forze armate israeliane nel sistema elettronico Nato e la cooperazione nel settore degli armamenti. Così viene di fatto integrata nella Nato l'unica potenza nucleare della regione, Israele, anche se rifiuta di firmare il Trattato di non-proliferazione (mentre l'Iran, che non ha armi nucleari, l'ha firmato).
Due giorni fa Israele ha testato un nuovo missile balistico a lungo raggio, che il ministro della difesa Ehud Barak ha definito «un importante passo avanti in campo missilistico e spaziale». Ciò conferma il rapporto di una commissione britannica indipendente, reso noto dal Guardian, secondo cui Israele è impegnato a potenziare le sue capacità di attacco nucleare, in particolare i missili balistici Jerico 3 con gittata intercontinentale di 8-9mila km e i missili da crociera lanciati dai sottomarini. Tale programma è supportato dai maggiori paesi della Nato. La Germania ha fornito a Israele negli anni '90 tre sottomarini Dolphin (due come «dono») e gliene consegnerà nel 2012 altri due (il cui costo di 1,3 miliardi di dollari viene finanziato per un terzo dal governo tedesco), mentre è aperta la trattativa per la fornitura di un sesto sottomarino. I Dolphin, dotati dei più sofisticati sistemi di navigazione e combattimento, sono stati modificati così che possano lanciare missili da crociera nucleari a lungo raggio: i Popeye Turbo, derivati da quelli statunitensi, con gittata di 1.500 km.
Gli Stati uniti, che hanno già fornito a Israele oltre 300 cacciabombardieri F-16 e F-15, si sono impegnati a fornirgli almeno 75 caccia F-35 Joint Strike Fighter di quinta generazione (costo unitario: 120 milioni di dollari) e ad addestrare per primi i piloti israeliani, così da formare al più presto tre squadriglie di F-35 che costituiranno «una nuova punta di lancia strategica delle forze aeree israeliane». L'Italia sta collaborando a progetti di ricerca congiunta con gli istituti israeliani Weizmann e Technion, che compiono ricerche su armi nucleari e di nuovo tipo.
In tale quadro rientra l'esercitazione di Decimomannu, confermando che si sta mettendo a punto un piano di attacco all'Iran, con la partecipazione di forze israeliane, statunitensi, britanniche e altre, supportate dai comandi e dalle basi Nato. E sicuramente il piano prevede, per scoraggiare eventuali pesanti rappresaglie, di puntare alla testa del paese attaccato la pistola con la pallottola nucleare in canna.

Il quadro è abbastanza chiaro ormai e la triangolazione evidenziata all’inizio è sempre più concreta. È solo questione di tempo: primavera o autunno 2012! Intanto la Russia sfoderava gli artigli anche su altre questioni e, dato che Putin ha appena rivinto le elezioni...

Putin: risponderemo a scudo antimissile

Il premier e candidato presidenziale Putin ha ribadito che la Russia darà una risposta efficace e asimmetrica allo scudo antimissile Usa in Europa, rispondendo a ogni passo americano in tale progetto.
La Russia, ha spiegato Putin, avrà la “capacità di annientare ogni sistema antimissile e proteggere il potenziale offensivo russo”. Questa “è la garanzia contro il cambiamento dell’equilibrio globale”, scrive il capo del governo in un articolo sul quotidiano governativo Rossiskaia Gazeta.

Putin, risposta a ogni passo scudo Usa
20 Febbraio 2012
(ANSA) - MOSCA - Il premier e candidato presidente Vladimir Putin ha ribadito che la Russia darà una risposta "efficace e asimmetrica" allo scudo antimissile Usa in Europa, rispondendo a ogni passo americano. "Lo sviluppo d'un nostro sistema antimissile, molto costoso e per ora non efficace, o - cosa molto più efficace - di una capacità di annientare ogni sistema antimissile e proteggere il potenziale offensivo russo è la garanzia contro il cambiamento dell'equilibrio globale", scrive Putin.

Putin: «Scudo antimissile, Usa contro di noi»

Il premier: «Reagiremo». Continua protesta dei civili contro il regime.
Putin è pronto al rush finale, il traguardo è a un passo nonostante i cori di protesta che aleggiano a Mosca. Durante un documentario in vista delle prossime elezioni presidenziali del 4 marzo, il premier non ha voluto risparmiare una ‘stoccatina’ allo storico nemico statunitense: «Lo scudo antimissile Usa in Europa è contro la Russia». Nella pellicola intitolata ‘Politica fredda’ e trasmessa giovedì 2 febbraio 2012 dalla tivù russa, il favorito per rimanere a capo del governo ha ribadito: «Non c'è alcuna minaccia proveniente dall'Iran o dalla Corea del Nord. Attualmente la difesa antimissile mira certamente a neutralizzare il potenziale nucleare russo».
MINACCIATI I CONFINI SOVIETICI. Secondo il premier, i radar e i sistemi antimissili piazzati alle frontiere hanno intenzione di coprire il territorio sino agli Urali. Lo scudo (che gli Usa vogliono installare in Europa) «è diventato realtà e la Nato non ha voluto dare alcuna garanzia, neppure scritta», ha aggiunto. Il capo del Cremlino ha continuato:  «L'abbiamo dimenticato? No, non possiamo farlo. E abbiamo intenzione di reagire di fronte alle minacce al nostro confine», concludendo che «i nostri partner non hanno bisogno di alleati, ma di vassalli. Vogliono dominare, ma la Russia non agisce in questo modo».

Per chiudere il quadro, sarà bene ricordare anche l’eredità lasciata da Nicola Tesla....

Il pubblico, ormai, è a perfetta conoscenza del possesso, da parte degli eserciti di quasi tutto il mondo, di armi: di distruzione di massa, chimiche, batteriologiche, meteorologiche, atomiche, al neutrone, ecc... quello che generalmente non sa è che ne esistono altre ben più potenti, sofisticate ed efficaci, quali per esempio il “raggio della morte” di Tesla (da non confondere con l’omonimo rubacchiato da Marconi a Tesla, come tanti altri, e sperimentato ai tempi del Duce sull’Appia, come riportato nelle memorie di donna Rachele).
Tesla ne parlò apertamente in una delle sue conferenze, tanto da attirare su di sé l’attenzione del Governo americano, il quale, per farla breve, gli commissionò il progetto.
Tesla parlò anche della possibilità di porre fine a tutte le guerre, attraverso il possesso di quest’arma straordinaria, capace di distruggere qualsiasi squadriglia di velivoli, o sottomarini, anche a lunga distanza, che si dirigessero verso i confini degli Stati Uniti per attaccarli. Proprio per questa sua predisposizione umanitaria, Tesla realizzò il progetto che divise in diverse parti. Ognuna di queste parti fu consegnata a diverse nazioni, tra cui l’ex Unione Sovietica e gli USA.  
Quello che si sa per certo, attraverso la testimonianza di scienziati e militari, è che entrambe le superpotenze hanno sviluppato in proprio l’intero progetto relativo all’acceleratore di particelle (raggio laser), da almeno trent’anni e lo hanno testato in diverse occasioni.
La cosa che preoccupa è che di quest’arma non se ne è mai parlato, se non ultimamente e, solo a proposito dei “progetti segreti di Nicola Tesla”... 

Concludendo, pare siano in molti a volere questa Terza Guerra Mondiale a vario titolo e, volendo pensare che possa durare poco, o anche non iniziare affatto, come evidenziato nei passi dell’Apocalisse di Giovanni (a questo punto è lecito aggrapparsi a tutto), probabilmente ci penserà la natura a sfoltirci per prima...

Profezia:

Libro delle Rivelazioni (Apocalisse di Giovanni): «il giorno in cui le stelle (meteoriti?) caddero sulla Terra» sarà preceduto da un mese di «guerra e di rumori di guerra»  

Fine prima parte  ( nella seconda parte economia globale e locale )
                    http://lalternativaisaia.blogspot.com/2012/03/game-over.html
Qui trovate la seconda parte
 http://lalternativaisaia.blogspot.com/2012/03/game-over-ii-parte.html#more

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