Per fortuna al mondo esistono ancora belle persone . . .
Ieri mattina sono salito su un
autobus alle 8 e mezzo di mattina, e trovo un ragazzo di fronte a me, causa una
discussione conclusasi con una terza persona, (un testimone di “Geova”, non
immaginate quanto mi diverto quando li incontro a stuzzicarli con le mie
domande, qualche volta, e soprattutto dei giovani entrati in quella setta,
qualcuno ha detto:”Però lui ha ragione con la sua domanda, perché è così?”, a
quel punto sbrodolo, ho un orgasmo, è capitato poche volte, ma è successo!), allora a sto ragazzo li pongo la domanda:”Che
scuola fai?”, lui mi dice di essere al quinto anno di un istituto tecnico,
d’accordo istituto tecnico, ma a 19 anni un ragazzo come può non aver letto il
mondo come volontà e rappresentazione di A. Schopenhauer? E Platone idem, mai
letto a quella età. D’altronde anch’io ho fatto un istituto tecnico e
naturalmente di filosofia ho iniziato a interessarmi a ventiquattro anni da
autodidatta, un grande grazie di cuore lo devo a due libri, primo “il mondo di
Sofia” eccellente a dir poco, secondo la raccolta di opere di Nietzsche dal 1882
al 1885 comperato in edicola a 9.900 lire, libro che dopo aver letto lentamente
e ripetutamente, per la mole, dopo diversi anni e letture avendo perso la copia
del ‘97 in uno dei miei viaggi, nel 2009 me ne sono fatto procurare una
identica da Napoli, io vivevo a Verona quell’anno, una copia identica, che
sogno ho potuto riabbracciare il mio primo amore così come l’ho conosciuto! Perché
poi li ho riletti i suoi libri, ma in edizioni differenti. Ma chiudiamo la
parentesi sulla filosofia, si parlava di istituti tecnici, parliamo allora di
licei scientifici, il grande Tesla è praticamente sconosciuto, proibito, non ci
sono libri che di lui trattino profondamente e gli diano davvero un valore ed il peso
che ha avuto sulla nostra storia, niente invece, ma questa si continua a volerla chiamare scuola. Cultura, non viene da ridere? Ma tanto in una società dove chi pensa è un problema, l'arte del pensiero, la filosofia diventa un peso, un ostacolo e come tale va evitato.
Per fortuna poi dialogando con
il ragazzo scopro che lui una cultura personale su certe cose se la sta
facendo, e poi mi dice una frase bellissima, “NELLA VITA BISOGNA AVERE UNA PASSIONE”.
E mi racconta che lui dopo aver rotto con la sua fidanzata gli è crollato il
mondo addosso e si è reso conto che nella vita se non hai qualcosa a cui
aggrapparti sei finito, lui ha trovato il teatro, che bello, mi sono subito
fatto dare il noem della compagnia dato che non viviamo lontani. Esistono ancora grandi persone per fortuna
a questo mondo e ogni tanto se sei fortunato qualcuna la incontri. Dedicato a tutti voi che mi leggete. Il consiglio sopra scritto applicatelo, una
passione ti salva sempre, hai sempre lei a cui aggrapparti e che ti consola e
lecca le ferite aperte che la vita produce, il sapere, la conoscenza ed in
particolare la filosofia sono state le mie ali, a voi tutti consiglierei un
libro che è un capolavoro del pensiero moderno, e non solo, anche della realtà
che ci circonda, un libro pesantino che va letto almeno due volte, se non
riuscite a leggere tutti e due i tomi, (il secondo è pesante perché molto
ripetitivo, ma d’altro canto si tratta di un argomento che se non spiegato
correttamente nei dettagli, pochi capirebbero), leggete almeno il primo tomo,
con un numero decente di pagine avrete ricevuto un modo diverso di vedere la
realtà attorno a voi, come mera rappresentazione, appunto. Che il mondo sia solo nella nostra mente come noi lo percepiamo, e non all'esterno come sembrerebbe, ne danno prova esperimenti come questo. http://www.koimano.com/articolo.asp?id=1371, Coprendo il foro passa più luce: i paradossi del microscopico
Questo grande artista è stato il primo a importare nella decadente Europa il pensiero del Buddha, piccolo aneddoto da non trascurare affatto e da considerare bene quando si parla di noia e sofferenza, non è il filosofo della noia e della sofferenza come a scuola insegnano, applica solo il teorema del Buddha:"La vita è dolore, io vi insegno a vincerlo".
Per chi chiude la pagina e non arriva in fondo, metto questo:
[...]Dolore, piacere, noia. Volontà è desiderare, e si desidera quello che non si ha; quindi volere è soffrire, alla base della volontà c'è la sofferenza, e la volontà provoca la sofferenza; se si appaga un desiderio, altri rimangono inappagati, e inoltre la fine del desiderio appagandolo, non dà la felicità, ma la mancanza di dolore, cessazione del dolore. Quindi non esiste il piacere ma la cessazione del dolore, e il piacere esiste se c'è il dolore, mentre il dolore non presuppone il piacere per necessità.[...]
IL MONDO COME VOLONTA' E RAPPRESENTAZIONE
---Primo libro del Mondo
come volontà e rappresentazione
Gnoseologia. Schopenhauer
aveva definito nella Quadruplice che le categorie kantiane potevano essere
ridotte alla sola causalità, unita alle forme di spazio e tempo. La gnoseologia
esposta nel Mondo riprende i concetti di fenomeno e noumeno. Ma per Kant il
rapporto fra fenomeno e noumeno è adeguato, in quanto il fenomeno è il reale
modo di conoscere il noumeno; al contrario, per Schopenhauer il rapporto è
inadeguato, in quanto il fenomeno è pura apparenza. Infatti, La Volontà, che
determina tutto il mondo, non vuole altro che realizzarsi, in qualsiasi forma
essa possa farlo; un modo è anche attraverso l'uomo, entità superiore che
permette forme di realizzazione superiori, più ardite; la capacità conoscitiva
dell'uomo serve all'uomo per muoversi nel mondo, ma alla Volontà serve che
l'uomo possa muoversi per realizzarsi di più. Alla Volontà non interessa il
fatto che l'uomo conosca in sé e per sé, ma gli interessa perché essa si possa
realizzare meglio. Dunque, i fenomeni non hanno un valore in sé, ma solo in rapporto
all'uomo come mezzo della Volontà. Per Schopenhauer il fenomeno è apparenza, il
velo di Maya, mentre il noumeno è la realtà vera sottostante e nascosta. Il
mondo in quanto fenomeno lo conosciamo come rappresentazione, che è composta da
un soggetto rappresentante ed un oggetto rappresentato. Il soggetto conosce con
le forme a priori che però distorcono la sua visione, e dunque la vita è sogno.
---Secondo libro del Mondo
come volontà e rappresentazione
Mondo come volontà e come
rappresentazione. Se il soggetto conoscente guarda all'esterno, non vede che il
mondo come rappresentazione, e si ferma all'aspetto fenomenico; ma c'è un modo
per raggiungere l'ambito noumenico dell'essere, ed è il guardare in sé stessi.
Visto che non è possibile raggiungere il noumeno degli oggetti, ma lo stesso
soggetto è un noumeno, guardando in sé lo si può trovare. L'analisi del proprio
corpo è illuminante: il corpo può essere visto come fenomeno, ma anche come
manifestazione di un'altra realtà: la volontà. Il corpo è oggettivazione della
volontà, dunque il noumeno dell'uomo è la volontà. Guardando in sé, si scopre
un'altra dimensione dell'uomo e del mondo: la volontà. Il mondo come
rappresentazione ha come principio l'Io penso, come volontà l'Io voglio.
Caratteri, assolutezza ed
oggettivazioni della volontà. La scienza non può arrivare a spiegare le forze
naturali, e questo lo può fare la metafisica, che sarà empirica e procederà per
analogia. La Volontà è presente in tutto il mondo, con gradi di coscienza
diversi, fino all'uomo in cui è autocoscienza. la Volontà nel resto è
inconscia, è un impulso di energia, è unica (non soggetta alle categorie di
spazio e tempo, essendo un noumeno), eterna, incausata, senza scopo. La Volontà
dapprima si oggettiva nelle idee, archetipi a cui si rifà per determinarsi
nelle cose; fra idea e fenomeno sta la legge naturale (esplicazione necessaria
della forza in relazione ad una situazione empirica). Dietro al fenomeno c'è la
forza irrazionale che non vuole che affermarsi in qualsiasi modo.
---Terzo libro del Mondo
come volontà e rappresentazione
Caratteri di metafisica ed
etica. Se la volontà è il principio del mondo, la metafisica si identifica con
l'etica, il piano teoretico porta al piano pratico immediatamente. L'etica come
la metafisica dev'essere descrittiva. Per capire il comportamento della volontà
bisogna definire la libertà della volontà.
Rapporto di volontà ed
intelletto. La volontà, che è in genere inconscia, nell'uomo produce il
fenomeno coscienza, divisibile in intelletto (capacità di intuire il nesso
causale) e ragione (capacità di pensare in modo astratto); quindi l'intelletto
è al servizio della volontà, non viceversa, e il comportamento morale non sarà
sottomesso all'intelletto ma alla volontà stessa.
Estetica. L'intelletto si pone
allo stesso livello della volontà nell'esperienza estetica. L'arte è una forma
di conoscenza: attraverso essa, visto che si guarda la bello disinteressato,
cioè che non ha alcuna utilità nel mondo fenomenico, si attraversa il mondo
fenomenico per mirare le idee della volontà, le oggettivazioni pure. Come
l'oggetto della rappresentazione diventa l'idea, così il soggetto, da soggetto
immerso in un ambiente fenomenico, si eleva ad universale e in un ambito
noumenico. L'arte non è uno schermo alla volontà come gli altri fenomeni, ma
uno specchio della volontà, che appare come idea, o nella musica, come sé
stessa. Con l'arte ci si libera dal dominio della volontà.
---Quarto libro del Mondo
come volontà e rappresentazione
Libertà e liberazione. L'etica
è possibile solo se esiste la libertà; per Schopenhauer la libertà è assenza di
necessità, e questo lo si ha quando l'intelletto, l'uomo si eleva dal mondo
fenomenico al mondo noumenico, in cui non vige il determinismo imposto dalla
volontà. Quindi l'etica è il processo di liberazione dell'uomo dal dominio
della volontà. Un primo momento di liberazione è durante l'esperienza estetica,
in cui l'uomo, posto alla pari della volontà, è nel mondo noumenico. Ma solo
l'etica permette una permanenza stabile in tale ambito.
Scelta di carattere
intelligibile. L'azione è sicuramente determinata dal carattere empirico
dell'individuo, in quanto si dà nel mondo fenomenico; ma l'uomo ha la
possibilità di scegliere il proprio carattere intelligibile, di scegliere il
proprio comportamento etico una volta per tutte. Per liberarsi dal dominio
della volontà, o ci si pone al suo stesso livello, ci si identifica con essa, e
si afferma la vita e la volontà, cosicché si posa stare nell'ambito noumenico
dove non esiste la necessità, o si nega la volontà, poiché la volontà non è
altro che dolore. L'uomo può quindi scegliere la direzione del proprio
comportamento, alla quale adeguerà le sue proprie azioni.
Fonti dell'etica e sue
caratteristiche. L'etica non nasce da un imperativo categorico dettato dalla
ragione, ma da un sentimento di compassione, dal patire le sofferenze altrui
come proprie; non appena si sente la sofferenza altrui (non basta sapere che
c'è), si sente l'unità noumenica della realtà. La morale ha come virtù la
giustizia che è un freno all'egoismo, ed è una virtù negativa ("non fare
il male"), mentre la carità è positiva ("allevia il male"). Con
la pietà si vince l'egoismo, ma non ci si libera totalmente della vita e dunque
della volontà.
Ascesi. La morale della
compassione porta all'ascetismo, un insieme di pratiche che mortificano la
volontà, che fanno capire come la volontà sia causa di sofferenza e sia
l'essenza del mondo, cosa che fa desiderare la mortificazione della volontà. La
voluntas, quando si autoriconosce, ha coscienza di sé, tende a farsi noluntas,
a negarsi, e l'asceta tende a quello che, per persone normali, parrebbe il
nulla, ma in verità è il tutto, mentre nulla è il mondo fenomenico. l'asceta
nega la volontà, non vuole il nulla, ma vuole trasformare la volontà in non-volontà.
Pessimismo
Dolore, piacere, noia. Volontà
è desiderare, e si desidera quello che non si ha; quindi volere è soffrire,
alla base della volontà c'è la sofferenza, e la volontà provoca la sofferenza;
se si appaga un desiderio, altri rimangono inappagati, e inoltre la fine del
desiderio appagandolo, non dà la felicità, ma la mancanza di dolore, cessazione
del dolore. Quindi non esiste il piacere ma la cessazione del dolore, e il
piacere esiste se c'è il dolore, mentre il dolore non presuppone il piacere per
necessità. Quando non c'è più desiderio subentra la noia; la noia è l'assenza
di tensione, e come assenza alla fine dà dolore.
Pessimismo cosmico. Il dolore
nell'universo si dà per la mancanza e per la sopraffazione nei confronti degli
altri; il dolore è di tutti, ma l'uomo soffre di più perché ne è più cosciente.
Eros. L'eros è tanto forte
perché è uno strumento della volontà per giungere alla riproduzione; quindi
l'uomo, credendo di fare una cosa umana che lo realizza, è strumento della
volontà; l'amore è sentito come un peccato poiché produce altri individui
destinati a soffrire.
Critiche
Alla filosofia di Stato. Chi è
pagato non può pensare liberamente.
All'ottimismo cosmico. Il
mondo non è un organismo perfetto governato dall'assoluto, ma un'esplosione di
forze irrazionali.
All'ottimismo sociale.
Naturalmente, i rapporti fra gli uomini sarebbero di sopraffazione; gli uomini
vivono insieme per limitare il bellum omnium contra omnes .
All'ottimismo storico. La
storia non è scienza, poiché cataloga gli individui, non usa concetti;
studiando l'uomo, si capisce che questo non muta essenzialmente.
Qui un approfondimento migliore, http://www.filosofico.net/mondoschopfanesi.htm
Ma meglio del libro non c'è niente!!!
Dioniso777
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