PUBBLICATO IN: BRASILE
TRADUZIONE DI ITALIADALLESTERO.INFO
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Per cominciare l’anno nuovo nel migliore dei modi, dedico questa rubrica ad un luogo incantevole, Portofino
Voglio cominciare il 2014 con l’immagine di un luogo a me molto caro. Tutti abbiamo un posto che rappresenta il nostro ombelico del mondo. Per Salvador Dalí era la stazione ferroviaria di Perpignan, nella Catalogna francese. Per me è Portofino, o per meglio dire, il promontorio di Portofino, u munte, come è chiamato nel dialetto della vicina Genova, principale porto italiano.
Juca Chaves [musicista brasiliano che, negli anni ‘70, fuggì dalla repressione del regime dei generali e trovò rifugio in Italia, N.d.T], quando arrivò in Italia esiliato dalla dittatura, fece ridere il pubblico della buona gente con una canzone tipicamente brasiliana e dedicata al suo naso (ascoltate su Youtube O Naso Mio), definito un “grande promontorio che ricorda Portofino”. Attraverso i sentieri che vanno da Camogli a Santa Margherita, passando per San Fruttuoso, Portofino e Paraggi, arroccato sopra una enorme roccia di puddinga (la strana roccia vulcanica che ricorda un budino di sabbia arrotondato) alta 600 metri, Friedrich Nietzsche creò il suo capolavoro Così parlò Zaratustra. Lì la giovane Alma Mahler avrebbe baciato per la prima volta il pittore Gustav Klimt, prima di cominciare la sua carriera di femme fatale dei geni che la portò ad amare il compositore Gustav Mahler, l’architetto Walter Gropius e l’enfant terrible dell’arte austriaca Oskar Kokoschka. Anche io, dal mio angolino, posso raccontare che baciai il mio primo amore sulla punta di Portofino: un ricordo indelebile.
Le Cinque Terre, poco più avanti sulla riviera ligure, sono oggi sulla cresta dell’onda per essere uno dei gioielli del trekking a livello internazionale, ma quanto a bellezza (abbondante dappertutto, come per esempio, nei vigneti aggrappati alla rupe sopra il mare di Vernazza), secondo me, il promontorio di Portofino le supera tutte quante. Al termine della strada pavimentata di San Rocco Camogli, una viuzza pedonale scende attraverso gli uliveti fino alla roccia di Punta Chiappa, con il suo minuscolo Porto Pighêggiu (Porto Pidocchio), una grotta incantevole che protegge tre o quattro gozzi (le imbarcazioni di legno dei pescatori liguri) dal mare agitato spazzato dal maestrale. Da lì, solo con la barca o con un paio d’ore di camminata tra la vegetazione mediterranea, si può arrivare alla Baia di San Fruttuoso, uno dei luoghi più belli degli 8.000 chilometri di coste italiane (la stessa lunghezza di quelle brasiliane). L’abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte risale al secolo X ed è la casa degli avi dell’ammiraglio genovese di Carlo V, Andrea Doria. Nella cala verde smeraldo giace la statua del Cristo degli Abissi, a quasi 20 metri di profondità, adorata da tutti i subacquei del pianeta.
Quando ero ancora giovane e senza soldi, andavo a mangiare sul munte, all’Osteria degli Olmi. Ordinavo pane con il favoloso olio locale, mentre aspettavo un piatto di minestrone alla genovese, con il pesto: mi saziavo con il pane inzuppato di olio extravergine. Quella trattoria non esiste più, ma ci sono molti altri ristoranti sul promontorio di Portofino che fanno la farinata di ceci al rosmarino, i pansoti al sugo di noci, le troffie al pesto, i ravioli, le acciughe marinate o impanate e fritte, la focaccia semplice o al formaggio, tutte specialità della cucina genovese povera (l’unica carne è quella di coniglio), ma ricchissima di sapori e di antica saggezza. E infine si arriva a Portofino, per mare o attraverso sentieri accidentati, oppure in macchina lungo la strada meravigliosa che proviene da Santa Margherita. Chissà che anche tu un giorno non possa incontrare o rafforzare il tuo amore su questo promontorio unico al mondo: come cantava negli anni 50 Johnny Dorelli con la sua indimenticabile Love in Portofino.
(pubblicato il 19 gennaio 2014)
[Articolo originale "Aqui Nietzsche ouviu Zaratustra" di Oliviero Pluviano]
http://italiadallestero.info/archives/19583
Voglio cominciare il 2014 con l’immagine di un luogo a me molto caro. Tutti abbiamo un posto che rappresenta il nostro ombelico del mondo. Per Salvador Dalí era la stazione ferroviaria di Perpignan, nella Catalogna francese. Per me è Portofino, o per meglio dire, il promontorio di Portofino, u munte, come è chiamato nel dialetto della vicina Genova, principale porto italiano.
Juca Chaves [musicista brasiliano che, negli anni ‘70, fuggì dalla repressione del regime dei generali e trovò rifugio in Italia, N.d.T], quando arrivò in Italia esiliato dalla dittatura, fece ridere il pubblico della buona gente con una canzone tipicamente brasiliana e dedicata al suo naso (ascoltate su Youtube O Naso Mio), definito un “grande promontorio che ricorda Portofino”. Attraverso i sentieri che vanno da Camogli a Santa Margherita, passando per San Fruttuoso, Portofino e Paraggi, arroccato sopra una enorme roccia di puddinga (la strana roccia vulcanica che ricorda un budino di sabbia arrotondato) alta 600 metri, Friedrich Nietzsche creò il suo capolavoro Così parlò Zaratustra. Lì la giovane Alma Mahler avrebbe baciato per la prima volta il pittore Gustav Klimt, prima di cominciare la sua carriera di femme fatale dei geni che la portò ad amare il compositore Gustav Mahler, l’architetto Walter Gropius e l’enfant terrible dell’arte austriaca Oskar Kokoschka. Anche io, dal mio angolino, posso raccontare che baciai il mio primo amore sulla punta di Portofino: un ricordo indelebile.
Le Cinque Terre, poco più avanti sulla riviera ligure, sono oggi sulla cresta dell’onda per essere uno dei gioielli del trekking a livello internazionale, ma quanto a bellezza (abbondante dappertutto, come per esempio, nei vigneti aggrappati alla rupe sopra il mare di Vernazza), secondo me, il promontorio di Portofino le supera tutte quante. Al termine della strada pavimentata di San Rocco Camogli, una viuzza pedonale scende attraverso gli uliveti fino alla roccia di Punta Chiappa, con il suo minuscolo Porto Pighêggiu (Porto Pidocchio), una grotta incantevole che protegge tre o quattro gozzi (le imbarcazioni di legno dei pescatori liguri) dal mare agitato spazzato dal maestrale. Da lì, solo con la barca o con un paio d’ore di camminata tra la vegetazione mediterranea, si può arrivare alla Baia di San Fruttuoso, uno dei luoghi più belli degli 8.000 chilometri di coste italiane (la stessa lunghezza di quelle brasiliane). L’abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte risale al secolo X ed è la casa degli avi dell’ammiraglio genovese di Carlo V, Andrea Doria. Nella cala verde smeraldo giace la statua del Cristo degli Abissi, a quasi 20 metri di profondità, adorata da tutti i subacquei del pianeta.
Quando ero ancora giovane e senza soldi, andavo a mangiare sul munte, all’Osteria degli Olmi. Ordinavo pane con il favoloso olio locale, mentre aspettavo un piatto di minestrone alla genovese, con il pesto: mi saziavo con il pane inzuppato di olio extravergine. Quella trattoria non esiste più, ma ci sono molti altri ristoranti sul promontorio di Portofino che fanno la farinata di ceci al rosmarino, i pansoti al sugo di noci, le troffie al pesto, i ravioli, le acciughe marinate o impanate e fritte, la focaccia semplice o al formaggio, tutte specialità della cucina genovese povera (l’unica carne è quella di coniglio), ma ricchissima di sapori e di antica saggezza. E infine si arriva a Portofino, per mare o attraverso sentieri accidentati, oppure in macchina lungo la strada meravigliosa che proviene da Santa Margherita. Chissà che anche tu un giorno non possa incontrare o rafforzare il tuo amore su questo promontorio unico al mondo: come cantava negli anni 50 Johnny Dorelli con la sua indimenticabile Love in Portofino.
(pubblicato il 19 gennaio 2014)
[Articolo originale "Aqui Nietzsche ouviu Zaratustra" di Oliviero Pluviano]
http://italiadallestero.info/archives/19583
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