"THE END"

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martedì 15 gennaio 2013

L’eredità di Swartz: ecco come ci ha resi più liberi


- Paolo Bottazzini -

In poco più di dieci anni di vita professionale (dai 14 anni alla morte), Aaron Swartz ha cambiato il destino dell’umanità più di quanto possano fare intere legioni di uomini politici e di cultura dall’alto della loro gerontocrazia. E ha reso più forte la nostra possibilità di essere cittadini a pieno titolo.

Aaron Swartz (Chicago, 8 novembre 1986 – New York, 11 gennaio 2013)

Il filo rosso che attraversa tutta la vita di Aaron Swartz è la consapevolezza (di un uomo solitario) che non si può vivere senza gli altri. Ma la difficoltà nel mondo contemporaneo è definire lo statuto di questa alterità irrinunciabile: quella della comunità degli uomini, o quella delle macchine, o quella delle corporation con i loro eserciti di avvocati?

Aaron Swartz conosceva molto bene le tribù degli strumenti informatici, e ha trascorso la vita a far dialogare i computer sempre meglio tra loro. È stato il suo modo di realizzare un mondo più libero per gli uomini, fondato sull’apertura dello scambio delle idee e delle informazioni, invece che sulle transazioni economiche. Come ricorda Doctorow, la sua dedizione a questo compito era piena di passione, generosa e influenzabile come può esserla quella di un ragazzino che esordisce nell’ambiente “alto” dell’informatica a soli 14 anni.

All’età in cui i bambini seguono le lezioni di terza media, Swartz viene invitato nel team che redige le specifiche per il primo standard RSS. È la chiamata al destino di tutta la sua vita. Il suo compito è quello di individuare un protocollo per rendere possibile il passaggio di dati tra macchine, in modo che i computer destinatari siano in grado di riconoscere la struttura dell’informazione che stanno ricevendo. Internet Archive conserva ancora parte degli scambi tra Swartz e compagni di team, il 6 settembre 2000. L’applicazione più nota al pubblico di questo formato è quella che permette agli utenti di ricevere gli aggiornamenti dalle testate giornalistiche online o dai blog tramite i software aggregatori, o tramite la mail, senza dover prendere l’iniziativa di raggiungere il sito in questione. È una tecnologia che soccorre l’utente in cerca di notizie liberandolo dalla responsabilità di indagare in prima persona, e dalla difficoltà di formulare le ipotesi di interrogazione.

Il formato RSS però appartiene a una dimensione più ampia, e a una concezione dell’elaborazione informatica che indica nello scambio libero dei dati, il passaggio necessario per conquistare gradi di intelligenza artificiale più sofisticati, e libertà politiche più ampie. I dati di per sé sono semplici numeri dentro tabelle, privi ancora di qualunque significato e di qualunque ipotesi di lettura; l’informazione invece è quella configurazione narrativa delle notizie che le rende utili per prendere decisioni e agire in conformità a uno scopo. Tra il dato grezzo e l’informazione si frappone uno strato intermedio che descrive la struttura delle relazioni tra i dati in modo tale da renderli leggibili per chi voglia interpretarli, e renderli disponibili per la formulazione di un significato pubblico. Il formato RSS assicura l’accesso a questa struttura per tutte le macchine che vi accedono; apre la possibilità di mostrare tutte le informazioni che si possono trarre da questa struttura, rendendola accessibile all’interpretazione di chiunque voglia consultarla e presentarla al suo pubblico.



Nel 2006 Swartz entra nel team formato l’anno precedente da Alexis Ohanian e Steve Huffman per la creazione di Reddit, uno dei più importanti generatori di memi della storia del Web. La piattaforma software permette alla comunità degli utenti registrati di condividere i contenuti più interessanti che hanno rintracciato durante le loro navigazioni in Internet. Il meccanismo è molto democratico: i post più votati dagli altri utenti vengono pubblicati sulla homepage del social network, e vengono visti di conseguenza da un pubblico più ampio, che li conosce e li vota. La memetica è servita. Reddit alla fine del 2012 continuava a imporsi come una delle realtà più imponenti del mondo digitale: 37 miliardi di pagine viste in un anno, 400 milioni di visitatori unici, 30 milioni di post e 4 miliardi di voti. La sua forza consiste nel prestare uno spazio per l’incarnazione digitale dello spirito nerd diffuso in tutto il mondo web: i LOLcats e le altre amenità che animano la vita degli internauti vi hanno sempre trovato una vasta accoglienza.

Il social network viene venduto a Condé Nast già alla fine del 2006; Swartz esce poco dopo dal team di sviluppo. Per vocazione è sempre stato ciò che Steve Schultze definisce un civic hacker, privilegiando la costruzione delle infrastrutture del web semantico ai successi dei prodotti commerciali. Nel 2008 il rilascio di Recap si propone come una vera e propria sfida alla concezione commerciale dell’accesso ai dati pubblici. In questa impresa confluiscono sia l’esperienza sui formati di dialogo tra le macchine, sia l’impegno per una revisione dei principi sui quali si fonda la legislazione della proprietà intellettuale. Pacer è il servizio che lo Stato americano ha realizzato per agevolare l’accesso dei cittadini alla documentazione della Corte Federale. Le richieste che vengono inoltrate alla banca dati però vengono evase solo dietro la corresponsione di un pagamento: si tratta di una formula che non può essere tollerata da Swartz, che ha partecipato nel 2002 al lancio di Creative Commons aderendo alle tesi di Lawrence Lessig sulla revisione del diritto d’autore.

Recap è una piattaforma che scarica il materiale da Pacer rendendo disponibili gratuitamente i documenti al pubblico. Tra il 4 e il 22 settembre 2008 Recap accede alle macchine di Pacer scaricando e rendendo pubblico circa il 20% del materiale archiviato. Oltre allo sviluppo del software, il lavoro di Swartz è consistito in un’attività di correzione della struttura dati di partenza, poco inclini ad essere divulgati e riutilizzati da infrastrutture hardware e software diverse da quelle originali. Con questa iniziativa Swartz ha anticipato le istanze sulle quali si fonda il movimento attuale di open data sia in America che in Europa. Sia l’elaborazione del formato dei dati, sia il contratto di accesso e di riutilizzo dei dati pubblici, sia le intenzioni che presiedono l’operazione, corrispondono alle caratteristiche di tutti i progetti internazionali di open data attuali. Le risorse pubbliche devono essere disponibili gratuitamente per chiunque ne faccia richiesta, sia per l’elaborazione di progetti imprenditoriali indipendenti, sia soprattutto per l’esercizio democratico del controllo dell’operato delle amministrazioni statali.

Swartz viene assolto da ogni accusa per le sue azioni di hacker connesse a Recap; nel 2010 è tra i fondatori di DemandProgress, che si impegna nell’anno successivo a opporsi all’approvazione della legge SOPA. La coalizione delle società più importanti del mondo web (da Wikipedia a Google) scongiura l’approvazione del disegno normativo nel gennaio 2012.

In poco più di dieci anni di vita professionale, Swartz ha cambiato il destino dell’umanità più di quanto possano fare intere legioni di uomini politici e di cultura dall’alto della loro gerontocrazia. Lo ha fatto rimanendo per lo più nella zona d’ombra esclusa dal rumore dei titoli dei giornali generalisti, e anche di quelli specialistici – fuori dalla portata delle notizie che il suo lavoro ha contribuito a divulgare e a rendere accessibili come in nessuna epoca della civiltà prima d’ora. Il suo contributo ha reso più forte la nostra possibilità di essere cittadini a pieno titolo, capaci di esercitare una riflessione critica sostenuta dall’informazione, dal flusso delle notizie, dall’accesso ai dati di prima mano.

La sua fine però ricorda il titolo dell’ultima opera di Sherry Turkle, una delle maggiori studiose dell’effetto psicologico della nuova cultura della Rete e dell’intelligenza artificiale: «Insieme ma soli». Come gli open data di cui ha contribuito a creare la cultura e l’esigenza, ha aspettato una comunità di lettori umani in grado di leggere e comprendere le sue motivazioni; non ha avuto la pazienza di aspettare ancora. Swartz è l’eroe di un mondo ancora fluido, che aspetta un progetto in grado di renderlo abitabile fino in fondo. Un eroe fragile e grandissimo, fuori controllo, come le dimensioni delle sue aspettative in un mondo ancora troppo piccolo, troppo vecchio, per accoglierle.

http://www.linkiesta.it/aaron-swartz#ixzz2HvBxAgCh

fonte
http://www.informarexresistere.fr

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