Ci ritroviamo quotidianamente ad avere a che fare con più cose “inesistenti” di quante non siano quelle “reali”.
La nostra vita è intrisa di concetti metafisici, ed amiamo parlarne in ogni occasione.
L’amore, l’anima, dio, l’aldilà, etc etc.
Berkeley asserì che:
"Esse est percipi",
"l'essere è un essere-percepito".
In altre parole tutto l'Essere di un oggetto consiste nel suo venir percepito e nulla più.
Facciamo un esempio.
Dove sta il sapore di una fragola?
Non appartiene alla fragola, perché se non esistessero le papille gustative che cercano di creare un collegamento tra il “sé” e l’”oltre sé”, il concetto “sapore di fragola” semplicemente non esisterebbe.
D’altra parte è vero anche il viceversa: non potremmo stare qui a parlare del sapore della fragola, se non esistesse la fragola.
In definitiva non si può dire dove stia il "sapore di fragola", che consiste unicamente
nel suo venir percepito.
Inoltre ciò di cui disquisiamo, spesso non è altro che ciò che ci attendiamo che sia;
non è una vera e propria "esperienza", ma la costruzione lenta e inesorabile del desiderio di quella esperienza.
Questo ad esempio è applicabile a ciò che chiamiamo "amore".
L’allucinazione è una falsa percezione in assenza di uno stimolo esterno reale.
“Percezione senza oggetto”.
Deriva dal latino hallucinere o allucinere, che significa “vagare nella mente”.
C’è anche chi ritiene che derivi dal greco ἁλύσκειν, (haluskein), che significa “scappare”, "evitare" (l’allucinazione sarebbe quindi una fuga dalla realtà).
Le allucinazioni vanno distinte dalle illusioni.
Al contrario dell'illusione, che interpreta erroneamente uno stimolo realmente esistente, l'allucinazione riscontra uno stimolo esterno che non esiste assolutamente.
Quando si ragiona sugli Enti metafisici, viene operata una sostituzione più o meno inconscia, in cui lo stato di alterazione percettiva viene sostituito da un pensiero radicato, da una volontà.
Si tratta di una condizione alla quale veniamo preparati fin dall'infanzia.
Quello che vediamo è l’idea che ci siamo fatti della realtà.
Nessuno d'altra parte mette in discussione quello che vede, figuriamoci quello che "sente"!
vergato da Xtc
blog
http://scarrocciando.blogspot.com
La nostra vita è intrisa di concetti metafisici, ed amiamo parlarne in ogni occasione.
L’amore, l’anima, dio, l’aldilà, etc etc.
Berkeley asserì che:
"Esse est percipi",
"l'essere è un essere-percepito".
In altre parole tutto l'Essere di un oggetto consiste nel suo venir percepito e nulla più.
Facciamo un esempio.
Dove sta il sapore di una fragola?
Non appartiene alla fragola, perché se non esistessero le papille gustative che cercano di creare un collegamento tra il “sé” e l’”oltre sé”, il concetto “sapore di fragola” semplicemente non esisterebbe.
D’altra parte è vero anche il viceversa: non potremmo stare qui a parlare del sapore della fragola, se non esistesse la fragola.
In definitiva non si può dire dove stia il "sapore di fragola", che consiste unicamente
nel suo venir percepito.
Inoltre ciò di cui disquisiamo, spesso non è altro che ciò che ci attendiamo che sia;
non è una vera e propria "esperienza", ma la costruzione lenta e inesorabile del desiderio di quella esperienza.
Questo ad esempio è applicabile a ciò che chiamiamo "amore".
L’allucinazione è una falsa percezione in assenza di uno stimolo esterno reale.
“Percezione senza oggetto”.
Deriva dal latino hallucinere o allucinere, che significa “vagare nella mente”.
C’è anche chi ritiene che derivi dal greco ἁλύσκειν, (haluskein), che significa “scappare”, "evitare" (l’allucinazione sarebbe quindi una fuga dalla realtà).
Le allucinazioni vanno distinte dalle illusioni.
Al contrario dell'illusione, che interpreta erroneamente uno stimolo realmente esistente, l'allucinazione riscontra uno stimolo esterno che non esiste assolutamente.
Quando si ragiona sugli Enti metafisici, viene operata una sostituzione più o meno inconscia, in cui lo stato di alterazione percettiva viene sostituito da un pensiero radicato, da una volontà.
Si tratta di una condizione alla quale veniamo preparati fin dall'infanzia.
Quello che vediamo è l’idea che ci siamo fatti della realtà.
Nessuno d'altra parte mette in discussione quello che vede, figuriamoci quello che "sente"!
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