Propongo oggi un articolo letto su un blog che seguo molto interessante e che descrive il modo in cui noi non viviamo davvero nel presente, ovvero non viviamo affatto, poiché se non ti godi il presente lasci scappare l'unica cosa che esiste davvero in questa vita. Prima di iniziare vorrei che voi leggeste, per comprenderlo meglio, questo mio brevissimo post di qualche giorno fa:
Bene, un saluto a tutti e buona lettura
Titolo originale: Come
uccidere un uomo con un sortilegio
Come è possibile spedire un essere umano nell'altro mondo
con un semplice "sortilegio"?
Perché sforzarsi
di uccidere l'uomo fisicamente, perché mandare l'uomo vivente, senziente
nell'altro mondo, quando possiamo benissimo mandarci la sua anima, parlando in
senso comune. E dove la mandiamo, all'inferno? in paradiso? nella prossima
reincarnazione? Ha poca importanza,
l'importante è che non sia in questo mondo fisico.
Quante volte capitando per sbaglio in una stazione radio religiosa capita di sentire: "ricordate che qui siete solo di passaggio, dovete dedicarvi alla vita futura che c'è dopo la morte non a quella di questo mondo".
Scrivendo in senso meno comune, sarebbe meglio dire "mandarci il proprio io" ossia la sua la sua attenzione, la sua presenza umana, gran parte della sua coscienza (non in senso morale) nella presunta esistenza futura.
Basta poco per spedire l'io "nell'altro mondo". L'io vive anche d'immaginazione, è semplice mandarlo all'inferno o in altre realtà, dimezzando la coscienza (presenza).
Quante volte capitando per sbaglio in una stazione radio religiosa capita di sentire: "ricordate che qui siete solo di passaggio, dovete dedicarvi alla vita futura che c'è dopo la morte non a quella di questo mondo".
Scrivendo in senso meno comune, sarebbe meglio dire "mandarci il proprio io" ossia la sua la sua attenzione, la sua presenza umana, gran parte della sua coscienza (non in senso morale) nella presunta esistenza futura.
Basta poco per spedire l'io "nell'altro mondo". L'io vive anche d'immaginazione, è semplice mandarlo all'inferno o in altre realtà, dimezzando la coscienza (presenza).
L'io non ha
spazio, non ha tempo, infatti come si sa bene è troppo spesso bloccato fra
passato e futuro, difficilmente sta nel presente insieme all'io corporeo,
quello più autentico, sempre immerso nel presente.
Come spiega spesso l'eminente Prof. Serafino Massoni nei
suoi video sul web, gli Ebrei sono quelli che sulla terra sono i più
intelligenti, la maggior parte dei premi nobel appartengono a loro, ed
essendo gli inventori dell'ideologia patriarcale che ha conquistato
tutti, "comandano il mondo", sono "gli illuminati" (vedere
video "gli illuminati" di Serafino Massoni) sono nelle alte finanze,
sono ovunque ci devono essere cervelli.
Chi vorrebbe mai rinunciare all'invenzione della proprietà privata di un figlio e di una moglie? L'azienda degli Ebrei è il mondo che usufruisce della loro più grande invenzione.
Chi vorrebbe mai rinunciare all'invenzione della proprietà privata di un figlio e di una moglie? L'azienda degli Ebrei è il mondo che usufruisce della loro più grande invenzione.
Ma perché gli
Ebrei hanno tutta questa intelligenza?
Molto Semplice, sempre spiegato da Serafino Massoni, la loro peculiarità è che non hanno "altri mondi" il loro io non è spedito in un altra realtà metafisica. Per loro l'esistenza è questa, qui, adesso, non c'è un altra realtà, loro sono "vivi" non nell'altro mondo.
Non si comprende che maghi e stregoni non sono quelli di cui parlano nei film, ma chi ovviamente ha subito il sortilegio ed è finito "nell'altra realtà" vede anche i poteri di maghi e stregoni come qualcosa di metafisico.
Il Dio degli Ebrei Yahweh ripaga i loro fedeli sulla terra, non ci sono altre esistenze ultraterrene, speranze di vita in altri mondi. Non c'è una dimensione metafisica.
Dunque gli Ebrei sono totalmente presenti nella realtà terrena, non hanno buona parte della coscienza rivolta verso l'esistenza futura, se rispettano il Dio vengono ripagati sulla terra non dopo la morte, quindi si danno da fare su questo mondo.
Molto Semplice, sempre spiegato da Serafino Massoni, la loro peculiarità è che non hanno "altri mondi" il loro io non è spedito in un altra realtà metafisica. Per loro l'esistenza è questa, qui, adesso, non c'è un altra realtà, loro sono "vivi" non nell'altro mondo.
Non si comprende che maghi e stregoni non sono quelli di cui parlano nei film, ma chi ovviamente ha subito il sortilegio ed è finito "nell'altra realtà" vede anche i poteri di maghi e stregoni come qualcosa di metafisico.
Il Dio degli Ebrei Yahweh ripaga i loro fedeli sulla terra, non ci sono altre esistenze ultraterrene, speranze di vita in altri mondi. Non c'è una dimensione metafisica.
Dunque gli Ebrei sono totalmente presenti nella realtà terrena, non hanno buona parte della coscienza rivolta verso l'esistenza futura, se rispettano il Dio vengono ripagati sulla terra non dopo la morte, quindi si danno da fare su questo mondo.
E'così che si può
uccidere un uomo con un sortilegio, basta mandarlo in un altro mondo, e
di questa parte di coscienza perduta ne sarà anche felice.
Dalla fisica alla metafisica, da un mondo a due mondi, da un'esistenza a due esistenze.
Dalla fisica alla metafisica, da un mondo a due mondi, da un'esistenza a due esistenze.
Anche alcune forme di Buddhismo hanno di questi problemi,
parlando di Karma, di altre vite, di rituali e dei.
Il vero Buddismo ortodosso, non ha un
Dio, non ha Paradiso e non ha Inferno - Il vero Buddismo lo si conosce con le
opere delle studioso Roberto Donatoni (Serafino Massoni)
Il vero Buddhismo
supera di gran lunga l'Ebraismo poiché oltre l'esistenza terrena, ammonisce la
metafisica, non ha rituali, insegna che non è importante sapere o meno di altre
esistenze, insegna la com-passione e lo sviluppo della saggezza.
Il Buddha non ha mai parlato di reincarnazioni, altri mondi, ha sempre detto di incentrarsi in questa realtà.
Il Buddha non ha mai parlato di reincarnazioni, altri mondi, ha sempre detto di incentrarsi in questa realtà.
“Per il Buddha
l'esistenza o meno di un Dio, di un altro mondo è ininfluente ed inutile
parlarne, si perde solo tempo. “
Meglio pensare a questo mondo, al star bene nell'aldiquà, cercare di sollevare le miserie di questo mondo con la com-passione, di cui il significato è lo stesso di simpatia, termine molto maltrattato in Occidente, in quanto dicendo a qualcuno: "mi sei simpatico" è un complimento, mentre invece "mi fai compassione" è un'offesa.
Avere simpatia e avere compassione sul piano del significato sono identici, è l'uso che è stato modificato, per cui la compassione ha assunto un significato negativo mentre la simpatia un significato positivo.
Ma per quale motivo l'Occidente non solo ha cancellato il Buddhismo non mettendolo nelle storie delle filosofie, ma ha voluto pure dare un significato negativo alla parola compassione.
La compassione è la parola base del Buddhismo, avere compassione per sé stessi e avere compassione per gli altri, com-patirci tutti, reciprocamente.
Il messaggio quasi Socratico dice di avere consapevolezza della propria ignoranza, noi siamo di una ignoranza sterminata, ma più ne siamo consapevoli e meno errori compiamo.
L'importante è, essere consapevoli della nostra ignoranza come diceva Socrate ed essere consapevoli della potenza del desiderio.
Come diceva il Buddha per diminuire il desiderio, per non essere totalmente nelle mani del desiderio possiamo vederlo dall'esterno, e dirci:
"io costretto a desiderare in continuazione è meglio che mi controllo un pochino tanto anche dopo che l'ho realizzato il desiderio poi si rinnovano altri desideri",
e così anche quando io mi metto a discutere con qualcuno, calma perché l'ignoranza è sterminata, (Qui Io, Dioniso777, cito Einstein:”Vi sono due cose infinite, l’universo e l’ignoranza umana, anche se sul primo nutro ancora qualche dubbio!), e noi tra l'altro abbiamo un modo di ragionare basato sull'imprinting perché non è un modo di ragionare neutrale, non è mai neutrale, vi è l'imprinting, perché la nostra mente, il nostro cervello che è l'hardware funziona in base al software che è stato inserito, il software sono le condizioni ambientali.
Tutte le condizioni ambientali in cui siamo cresciuti, il nostro modo di ragionare è molto, molto, molto limitato. Noi siamo incapaci di sfuggire a noi stessi, alla nostra corporeità e ai nostri condizionamenti ambientali. (Serafino Massoni)
Meglio pensare a questo mondo, al star bene nell'aldiquà, cercare di sollevare le miserie di questo mondo con la com-passione, di cui il significato è lo stesso di simpatia, termine molto maltrattato in Occidente, in quanto dicendo a qualcuno: "mi sei simpatico" è un complimento, mentre invece "mi fai compassione" è un'offesa.
Avere simpatia e avere compassione sul piano del significato sono identici, è l'uso che è stato modificato, per cui la compassione ha assunto un significato negativo mentre la simpatia un significato positivo.
Ma per quale motivo l'Occidente non solo ha cancellato il Buddhismo non mettendolo nelle storie delle filosofie, ma ha voluto pure dare un significato negativo alla parola compassione.
La compassione è la parola base del Buddhismo, avere compassione per sé stessi e avere compassione per gli altri, com-patirci tutti, reciprocamente.
Il messaggio quasi Socratico dice di avere consapevolezza della propria ignoranza, noi siamo di una ignoranza sterminata, ma più ne siamo consapevoli e meno errori compiamo.
L'importante è, essere consapevoli della nostra ignoranza come diceva Socrate ed essere consapevoli della potenza del desiderio.
Come diceva il Buddha per diminuire il desiderio, per non essere totalmente nelle mani del desiderio possiamo vederlo dall'esterno, e dirci:
"io costretto a desiderare in continuazione è meglio che mi controllo un pochino tanto anche dopo che l'ho realizzato il desiderio poi si rinnovano altri desideri",
e così anche quando io mi metto a discutere con qualcuno, calma perché l'ignoranza è sterminata, (Qui Io, Dioniso777, cito Einstein:”Vi sono due cose infinite, l’universo e l’ignoranza umana, anche se sul primo nutro ancora qualche dubbio!), e noi tra l'altro abbiamo un modo di ragionare basato sull'imprinting perché non è un modo di ragionare neutrale, non è mai neutrale, vi è l'imprinting, perché la nostra mente, il nostro cervello che è l'hardware funziona in base al software che è stato inserito, il software sono le condizioni ambientali.
Tutte le condizioni ambientali in cui siamo cresciuti, il nostro modo di ragionare è molto, molto, molto limitato. Noi siamo incapaci di sfuggire a noi stessi, alla nostra corporeità e ai nostri condizionamenti ambientali. (Serafino Massoni)
Questa storia
racconta bene cosa ha sempre risposto il Buddha a chi voleva essere mandato
all'altro mondo per non sopportare il peso della coscienza di tutte le cose, ma
sopratutto della coscienza di dover morire:
Il Buddha sedeva
nel parco quando s'avvicinò il giovane Malunkyaputta, che aveva di recente
lasciato la vita laica e non riusciva a capire come mai il Buddha lasciasse
inspiegati così tanti problemi filosofici: il mondo è eterno oppure no?
L'anima è separata dal corpo oppure no? Un risvegliato esiste dopo la morte oppure no? Pensava tra sé: "Se il Buddha non mi dà queste spiegazioni, io rinuncerò allo stato monacale e ritornerò alla vita laica".
L'anima è separata dal corpo oppure no? Un risvegliato esiste dopo la morte oppure no? Pensava tra sé: "Se il Buddha non mi dà queste spiegazioni, io rinuncerò allo stato monacale e ritornerò alla vita laica".
Quando pose le
domande al Buddha, questi rispose, "Ti ho mai promesso che se avessi
abbracciato la vita religiosa avresti capito queste cose?
È come se un uomo fosse stato ferito da una freccia avvelenata e i suoi amici, parenti e compagni volessero chiamare un chirurgo per guarirlo e lui dicesse:
'Non mi farò estrarre questa freccia finché non saprò chi mi ha ferito, di che casta sia, quale sia il suo nome, se è alto, basso o di altezza media, di che colore sia la sua pelle, da dove sia venuto; e poi, con che genere di arco io sia stato ferito, di che cosa sia fatto, se la freccia è stata confezionata con piume di avvoltoio, oppure d'airone o di falco”.
È come se un uomo fosse stato ferito da una freccia avvelenata e i suoi amici, parenti e compagni volessero chiamare un chirurgo per guarirlo e lui dicesse:
'Non mi farò estrarre questa freccia finché non saprò chi mi ha ferito, di che casta sia, quale sia il suo nome, se è alto, basso o di altezza media, di che colore sia la sua pelle, da dove sia venuto; e poi, con che genere di arco io sia stato ferito, di che cosa sia fatto, se la freccia è stata confezionata con piume di avvoltoio, oppure d'airone o di falco”.
"Che tu creda che il mondo sia eterno
oppure no, Malunkyaputta, non cambia il fatto che tutti gli esseri sono
soggetti a nascita, vecchiaia, morte, dolore, sofferenza, dispiacere e
disperazione, tutte cose che possono essere estinte in questa stessa vita!
Io non ho spiegato queste altre cose perché non sono utili, non portano alla tranquillità e alla cessazione della sete di sensazioni.
Quel che io ho spiegato è, invece, il dolore, la causa del dolore, la cessazione del dolore ed il percorso che porta alla cessazione del dolore. Perché questo è utile, porta al non-attaccamento, all'assenza di passione, alla conoscenza perfetta."
Io non ho spiegato queste altre cose perché non sono utili, non portano alla tranquillità e alla cessazione della sete di sensazioni.
Quel che io ho spiegato è, invece, il dolore, la causa del dolore, la cessazione del dolore ed il percorso che porta alla cessazione del dolore. Perché questo è utile, porta al non-attaccamento, all'assenza di passione, alla conoscenza perfetta."
Così parlò il Buddha e con gioia Malunkyaputta plaudì
alle sue parole.
Presenza, coscienza, il sentire, qual'è la sensazione
globale che si sente? Cosa sente il nostro corpo nel presente? Riportare la
mente al presente insieme al corpo.
L'attenzione conduce all'immortalità, la disattenzione alla morte; gli attenti non muoiono mai, i disattenti sono come morti. (Buddha)
Per questo argomento si possono citare anche le parole del saggio Siddharta che trovò una frattura nella dottrina del Buddha.
L'attenzione conduce all'immortalità, la disattenzione alla morte; gli attenti non muoiono mai, i disattenti sono come morti. (Buddha)
Per questo argomento si possono citare anche le parole del saggio Siddharta che trovò una frattura nella dottrina del Buddha.
Nessuno perverrà mai alla liberazione attraverso una
dottrina! A nessuno, o Venerabile, tu potrai mai, con parole, e attraverso una
dottrina, comunicare ciò che avvenne in te nell'ora della tua
illuminazione!
Molto contiene la dottrina del Buddha cui la rivelazione è stata elargita: a molti insegna a vivere rettamente, a evitare il male.
Ma una cosa non contiene questa dottrina così limpida, così degna di stima: non contiene il segreto di ciò che il Sublime stesso ha vissuto, egli solo fra centinaia di migliaia.
Questo è ciò di cui mi sono accorto, mentre ascoltavo la dottrina.
Questo è il motivo per cui continuo la mia peregrinazione: non per cercare un altra e migliore dottrina, poiché lo so, che non ve n’è alcuna, ma per abbandonare tutte le dottrine e tutti i maestri e raggiungere da solo la mia meta o morire.
Ma spesso ripenserò a questo giorno, o Sublime, e a questa ora, in cui i miei occhi videro un Santo ».
Molto contiene la dottrina del Buddha cui la rivelazione è stata elargita: a molti insegna a vivere rettamente, a evitare il male.
Ma una cosa non contiene questa dottrina così limpida, così degna di stima: non contiene il segreto di ciò che il Sublime stesso ha vissuto, egli solo fra centinaia di migliaia.
Questo è ciò di cui mi sono accorto, mentre ascoltavo la dottrina.
Questo è il motivo per cui continuo la mia peregrinazione: non per cercare un altra e migliore dottrina, poiché lo so, che non ve n’è alcuna, ma per abbandonare tutte le dottrine e tutti i maestri e raggiungere da solo la mia meta o morire.
Ma spesso ripenserò a questo giorno, o Sublime, e a questa ora, in cui i miei occhi videro un Santo ».
Con ciò Siddharta
aveva capito che è inutile dipendere da dei precetti che diventano quasi delle
parole divine a sé stanti.
Quel che conta è capire il ragionamento che vi è dietro, poiché il Buddha non è qualcuno da divinizzare, ma è una persona come noi che come noi arriva a delle intuizioni ci arriva con delle osservazioni e ragionamenti, non è un Dio che distribuisce leggi, ma una persona che sente e alla quale si può dare empatia.
E quindi trovare il ragionamento che ha portato la persona ad avere quella intuizione, il ragionamento che avrebbe portato anche noi ad averla.
Imparare da Buddha con la compassione, con l'empatia, e non vedendolo come un dio. Di queste parole pochi ne possono beneficiare poiché molti empatizzano attraverso il proprio io (l'attribuire agli altri la propria mente) e non il corpo che neanche conoscono ma che probabilmente reprimono come richiesto dall'attuale cultura.
In conclusione, i maghi e i prestigiatori sono in questa realtà, i più influenti, spediscono l'io (anima per altri) nell'aldilà, non perché siano cattivi ma perché anche loro vengono dall'aldilà e vogliono trascinare il prossimo nel loro tormento, per controllarlo come sono controllati loro o con la speranza di essere liberati.
Quel che conta è capire il ragionamento che vi è dietro, poiché il Buddha non è qualcuno da divinizzare, ma è una persona come noi che come noi arriva a delle intuizioni ci arriva con delle osservazioni e ragionamenti, non è un Dio che distribuisce leggi, ma una persona che sente e alla quale si può dare empatia.
E quindi trovare il ragionamento che ha portato la persona ad avere quella intuizione, il ragionamento che avrebbe portato anche noi ad averla.
Imparare da Buddha con la compassione, con l'empatia, e non vedendolo come un dio. Di queste parole pochi ne possono beneficiare poiché molti empatizzano attraverso il proprio io (l'attribuire agli altri la propria mente) e non il corpo che neanche conoscono ma che probabilmente reprimono come richiesto dall'attuale cultura.
In conclusione, i maghi e i prestigiatori sono in questa realtà, i più influenti, spediscono l'io (anima per altri) nell'aldilà, non perché siano cattivi ma perché anche loro vengono dall'aldilà e vogliono trascinare il prossimo nel loro tormento, per controllarlo come sono controllati loro o con la speranza di essere liberati.
2 commenti:
Grazie per la condivisione, ottima l'impostazione...
Figurati, ottimo articolo, grazie a te, ciao
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