Venerdì sera l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha annunciato alcune revisioni al ribasso delle stime di rischio per i debiti sovrani europei.
La più importante è la perdita della valutazione massima (AAA) da parte della Francia, mentre la valutazione dell’Italia è stata abbassata di due livelli, da A a BBB+.
Anche l’Austria ha perso la tripla A, e dopo il declassamento dello scorso agosto ai danni degli Stati Uniti questi sono i quattordici paesi che conservano la valutazione massima da parte di Standard & Poor’s. La lista comprende anche due stati indipendenti molto piccoli (Liechtenstein e Lussemburgo) e Hong Kong. Io vorrei ricordare che abbiamo anche "toccato" i 2.000 miliardi di PIL con 60 milioni di abitanti, oggi lo danno in ribasso a 1.600 miliardi, ebbene, con migliaia di aziende fuggite all'estero . . . mi vien da ridere quando vedo che: Il PIL è di circa 201,7 miliardi di dollari, con una popolazione di appena 5,5 milioni di abitanti ...
1. Australia
La sua economia è stata messa a dura prova dai danni delle alluvioni di un anno fa ma il paese è molto ricco di risorse naturali, ha un costo del lavoro basso e un altrettanto basso livello di disoccupazione. Il suo prodotto interno lordo nel 2010 è stato pari a 882,4 miliardi di dollari con circa 23 milioni di abitanti. Il suo debito pubblico nel 2010 è stato pari a soltanto il 22,4 per cento del PIL.
2. Canada
Il suo rating è solido nonostante i suoi forti legami economici con gli Stati Uniti. Il Canada è ricco di risorse naturali e a differenza degli Stati Uniti non è stato travolto dalla bolla del mercato immobiliare. Ha una popolazione inferiore ai 34 milioni di abitanti e un prodotto interno lordo di circa 1,44 migliaia di miliardi di dollari. Alla fine del 2010 il debito pubblico era pari a soltanto al 34 per cento del PIL.
3. Danimarca
Ha un’economia molto forte e un livello d’istruzione medio molto elevato. Il PIL è di circa 201,7 miliardi di dollari, con una popolazione di appena 5,5 milioni di abitanti. L’invecchiamento della popolazione, la politica fiscale molto severa e l’immigrazione sono tutti fattori che mettono a rischio la sua permanenza nella categoria “triple A”, ma per il momento il paese può contare su un tasso di disoccupazione molto basso e un debito pubblico pari soltanto al 46,6 per cento del PIL.
4. Germania
È il re dell’euro e, d’altra parte, con una popolazione di 81.4 milioni di abitanti e la quinta economia mondiale non potrebbe essere altrimenti. Il PIL nel 2010 è stato di 2940 miliardi di dollari e il suo tasso di disoccupazione è tra i più bassi dei paesi europei. Nell’ultimo anno l’occupazione è addirittura salita a livelli record. Il debito pubblico è ancora a un livello tollerabile, 78,8 per cento del PIL.
5. Olanda
È uno dei paesi europei più in forma. Ha una popolazione di 16,8 milioni di abitanti e un PIL di circa 676,9 miliardi di dollari. È forte nelle esportazioni dell’industria tecnologica e ha una solida industria finanziaria. Il debito pubblico è ora proiettato intorno al 64,6 per cento del PIL.
6. Norvegia
È ricca di risorse naturali e ha una popolazione di soli 4.7 milioni di abitanti. Il PIL è strettamente collegato al prezzo del petrolio, che conta per il cinquanta per cento delle esportazioni, e nel 2010 era intorno ai 255,4 miliardi di dollari. Il tasso di disoccupazione è molto basso e il debito pubblico è pari al 47,7 per cento del PIL.
7. Singapore
È il solo paese del sud est asiatico con un triple A rating. Nonostante la sua dipendenza dalle esportazioni, gli investitori lo considerano il mercato più sicuro dell’Asia. Ha una popolazione di soli 4,74 milioni di abitanti e un PIL di 291,9 miliardi di dollari. Non ha mai preso niente in prestito per finanziare il suo debito pubblico dagli anni Ottanta.
8. Svezia
È il più grande dei paesi scandinavi con circa 9,1 milioni di abitanti. Nel 2010 il PIL era di 354,7 miliardi di dollari e il debito pubblico pari al 40,8 per cento del PIL, di gran lunga al di sotto sia della media europea che di quella della Scandinavia. La sua dipendenza dalle esportazioni non l’ha comunque risparmiata dalla recessione, che sta combattendo con alcune severe misure finanziarie. Ha avuto qualche problema con l’immigrazione e i tassi di crescita della popolazione, ma per il momento il suo status resta solido.
9. Svizzera
È cresciuta costantemente negli ultimi anni e sembra essere immune dalla crisi che ha contagiato i paesi intorno ai suoi confini. La Banca Mondiale l’ha addirittura dovuta avvertire che potrebbe essere costretta a intervenire se la sua moneta diventasse troppo forte. Ha una popolazione di 7,6 milioni di abitanti e un PIL di circa 324,5 miliardi di dollari. La disoccupazione è bassissima e il debito pubblico è pari a solo il 38,2 per cento del PIL. Il sistema di tassazione è molto basso e quello sanitario molto solido.
10. Finlandia
Ha una superficie territoriale enorme e una popolazione di soli 5,25 milioni di abitanti. Il suo PIL nel 2010 è stato di circa 186 miliardi di dollari. L’alto tasso di disoccupazione e la profonda dipendenza dalle esportazioni potrebbero mettere a repentaglio il suo rating. Il suo prezioso settore tecnologico sta soffrendo del declino di Nokia e se nel 2010 il debito pubblico era pari a solo il 45,4 per cento del PIL è probabile che in futuro lo vedremo impennare.
11. Gran Bretagna
Da quando sono nate le agenzie di rating, ha sempre ottenuto la massima valutazione. È la terza più grande economia europea dopo Germania e Francia. Ha una popolazione di 62,7 milioni di abitanti e un PIL di circa 2170 miliardi di dollari. La crisi finanziaria è stata molto brutale soprattutto in Inghilterra, dove le tasse ora sono molto alte e alcune banche sono a rischio nazionalizzazione. Quello che finora l’ha salvata da un declassamento è che è rimasta fuori dall’euro, e quindi può stampare nuova moneta quando serve.
Fonte: ilpost.it
Standard & Poor’s, Italia ancora sotto i riflettori: “Tenuta dei conti resta incerta”
Il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, denuncia quasi 20 milioni di disoccupati in Europa: “Fino a che gli effetti sul lavoro non saranno invertiti, non possiamo dire che la crisi è finita”
La più importante è la perdita della valutazione massima (AAA) da parte della Francia, mentre la valutazione dell’Italia è stata abbassata di due livelli, da A a BBB+.
Anche l’Austria ha perso la tripla A, e dopo il declassamento dello scorso agosto ai danni degli Stati Uniti questi sono i quattordici paesi che conservano la valutazione massima da parte di Standard & Poor’s. La lista comprende anche due stati indipendenti molto piccoli (Liechtenstein e Lussemburgo) e Hong Kong. Io vorrei ricordare che abbiamo anche "toccato" i 2.000 miliardi di PIL con 60 milioni di abitanti, oggi lo danno in ribasso a 1.600 miliardi, ebbene, con migliaia di aziende fuggite all'estero . . . mi vien da ridere quando vedo che: Il PIL è di circa 201,7 miliardi di dollari, con una popolazione di appena 5,5 milioni di abitanti ...
1. Australia
La sua economia è stata messa a dura prova dai danni delle alluvioni di un anno fa ma il paese è molto ricco di risorse naturali, ha un costo del lavoro basso e un altrettanto basso livello di disoccupazione. Il suo prodotto interno lordo nel 2010 è stato pari a 882,4 miliardi di dollari con circa 23 milioni di abitanti. Il suo debito pubblico nel 2010 è stato pari a soltanto il 22,4 per cento del PIL.
2. Canada
Il suo rating è solido nonostante i suoi forti legami economici con gli Stati Uniti. Il Canada è ricco di risorse naturali e a differenza degli Stati Uniti non è stato travolto dalla bolla del mercato immobiliare. Ha una popolazione inferiore ai 34 milioni di abitanti e un prodotto interno lordo di circa 1,44 migliaia di miliardi di dollari. Alla fine del 2010 il debito pubblico era pari a soltanto al 34 per cento del PIL.
3. Danimarca
Ha un’economia molto forte e un livello d’istruzione medio molto elevato. Il PIL è di circa 201,7 miliardi di dollari, con una popolazione di appena 5,5 milioni di abitanti. L’invecchiamento della popolazione, la politica fiscale molto severa e l’immigrazione sono tutti fattori che mettono a rischio la sua permanenza nella categoria “triple A”, ma per il momento il paese può contare su un tasso di disoccupazione molto basso e un debito pubblico pari soltanto al 46,6 per cento del PIL.
4. Germania
È il re dell’euro e, d’altra parte, con una popolazione di 81.4 milioni di abitanti e la quinta economia mondiale non potrebbe essere altrimenti. Il PIL nel 2010 è stato di 2940 miliardi di dollari e il suo tasso di disoccupazione è tra i più bassi dei paesi europei. Nell’ultimo anno l’occupazione è addirittura salita a livelli record. Il debito pubblico è ancora a un livello tollerabile, 78,8 per cento del PIL.
5. Olanda
È uno dei paesi europei più in forma. Ha una popolazione di 16,8 milioni di abitanti e un PIL di circa 676,9 miliardi di dollari. È forte nelle esportazioni dell’industria tecnologica e ha una solida industria finanziaria. Il debito pubblico è ora proiettato intorno al 64,6 per cento del PIL.
6. Norvegia
È ricca di risorse naturali e ha una popolazione di soli 4.7 milioni di abitanti. Il PIL è strettamente collegato al prezzo del petrolio, che conta per il cinquanta per cento delle esportazioni, e nel 2010 era intorno ai 255,4 miliardi di dollari. Il tasso di disoccupazione è molto basso e il debito pubblico è pari al 47,7 per cento del PIL.
7. Singapore
È il solo paese del sud est asiatico con un triple A rating. Nonostante la sua dipendenza dalle esportazioni, gli investitori lo considerano il mercato più sicuro dell’Asia. Ha una popolazione di soli 4,74 milioni di abitanti e un PIL di 291,9 miliardi di dollari. Non ha mai preso niente in prestito per finanziare il suo debito pubblico dagli anni Ottanta.
8. Svezia
È il più grande dei paesi scandinavi con circa 9,1 milioni di abitanti. Nel 2010 il PIL era di 354,7 miliardi di dollari e il debito pubblico pari al 40,8 per cento del PIL, di gran lunga al di sotto sia della media europea che di quella della Scandinavia. La sua dipendenza dalle esportazioni non l’ha comunque risparmiata dalla recessione, che sta combattendo con alcune severe misure finanziarie. Ha avuto qualche problema con l’immigrazione e i tassi di crescita della popolazione, ma per il momento il suo status resta solido.
9. Svizzera
È cresciuta costantemente negli ultimi anni e sembra essere immune dalla crisi che ha contagiato i paesi intorno ai suoi confini. La Banca Mondiale l’ha addirittura dovuta avvertire che potrebbe essere costretta a intervenire se la sua moneta diventasse troppo forte. Ha una popolazione di 7,6 milioni di abitanti e un PIL di circa 324,5 miliardi di dollari. La disoccupazione è bassissima e il debito pubblico è pari a solo il 38,2 per cento del PIL. Il sistema di tassazione è molto basso e quello sanitario molto solido.
10. Finlandia
Ha una superficie territoriale enorme e una popolazione di soli 5,25 milioni di abitanti. Il suo PIL nel 2010 è stato di circa 186 miliardi di dollari. L’alto tasso di disoccupazione e la profonda dipendenza dalle esportazioni potrebbero mettere a repentaglio il suo rating. Il suo prezioso settore tecnologico sta soffrendo del declino di Nokia e se nel 2010 il debito pubblico era pari a solo il 45,4 per cento del PIL è probabile che in futuro lo vedremo impennare.
11. Gran Bretagna
Da quando sono nate le agenzie di rating, ha sempre ottenuto la massima valutazione. È la terza più grande economia europea dopo Germania e Francia. Ha una popolazione di 62,7 milioni di abitanti e un PIL di circa 2170 miliardi di dollari. La crisi finanziaria è stata molto brutale soprattutto in Inghilterra, dove le tasse ora sono molto alte e alcune banche sono a rischio nazionalizzazione. Quello che finora l’ha salvata da un declassamento è che è rimasta fuori dall’euro, e quindi può stampare nuova moneta quando serve.
Fonte: ilpost.it
Standard & Poor’s, Italia ancora sotto i riflettori: “Tenuta dei conti resta incerta”
Il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, denuncia quasi 20 milioni di disoccupati in Europa: “Fino a che gli effetti sul lavoro non saranno invertiti, non possiamo dire che la crisi è finita”
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