"THE END"

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mercoledì 28 agosto 2013

IL COLLASSO GLOBALE INCOMBE: VERAMENTE DOBBIAMO PREPARACI PER L'APOCALISSE? OPPURE...


Per ogni essere di buon senso e pensante dovrebbe essere ovvio, allo stato presente delle cose, che siamo nella fase avanzata del collasso, architettato a tavolino. Alcuni potrebbero addirittura obbiettare che siamo già nella “manifestazione della fine dei giorni”.

Non ha importanza. Quel che è importante, infatti, è riconoscere che una combinazione di corruzione politica, avidità delle multinazionali e di propaganda di guerra dei militari, ha spinto il battito cardiaco di questo pianeta, da un punto di vista sociale, ecologico e culturale, al limite della trombosi.

E quel che c’è dietro questo stato delle cose, non è più un rovinoso atto della natura – come avrebbe potuto essere il caso 10mila anni fa- ma una stretta enclave di mediatori del potere, dei “brokers” del potere, la cui agenda è ed è stata, promuovere la creazione di una rete distruttiva, progettata in modo tale che tutto il popolo sia soggetto ad una dose quotidiana di medicina tossica, architettata per instillare una corrente ininterrotta di ansia e paura.

Essi contano sul fatto che, ad ora e di fronte ad un continuo bombardamento, la stragrande maggioranza della razza umana si sia sottomessa alla loro “protezione”, poiché essa ha creduto (fino al punto in cui è troppo tardi) che ogni nuova fase della crisi fosse causata da altro… non invece da una pianificazione, finalizzata a prendere potere sulle leve di controllo della società

Tuttavia, persino i migliori piani dei lati oscuri sono vulnerabili. Mentre si mette sotto chiave la società e si sterilizza la natura, possono accadere reazioni inaspettate… I tornado non seguono gli esatti corridoi di distruzione progettati da HAARP. Le guerre all’estero non possono sempre essere messe in opera secondo i piani. Non tutti i paesi in questo mondo hanno volute sottomettersi alla egemonia USA.

Non tutte le banche scelgono di spennare i loro clienti e riempire di oro le tasche dei loro direttori . Non tutte le amministrazioni globali vogliono collassare in una mezza nelson [una mossa nel wrestling, ndt] della Monsanto. Non tutte le persone prendono per buona la matrix. In breve: c’è resistenza, sia da parte degli esseri umani che della natura.

Poi c’è anche la invisibile resistenza orchestrata dalle forze eteriche, costantemente vigili, per controbattere i piani piu’ disastrosamente sinistri, dischiusi dall’enclave.

Ecco quindi il dilemma. Se questa crisi in corso si manifestasse “con ritmi costanti” , sarebbe possibile trovare una via gestibile in qualche modo, per mitigare ognuna delle sue fasi. Ma se le cose crollassero velocemente, una grande fetta di umanità sarebbe portata via dalla corrente, insieme ai detriti e le scorie.

La prospettiva di una “caduta veloce” ci presenta un rompicapo molto particolare, perché per noi è difficile immaginare un risultato che non ha precedenti, almeno negli ultimi 10mila anni. Sto sostanzialmente parlando di un collasso globale che accade su tutti i fronti in un tempo relativamente stretto in ognuno di essi.

Prepararsi per qualcosa che non possiamo ben immaginare richiede una concentrazione speciale.

Richiede una acuta osservazione e analisi degli schemi del processo di disintegrazione già in opera e non solo da una angolatura ma da almeno tre o quattro. Un processo di osservazione che deve anche corrispondere a intuizioni profonde. Dovremmo sempre combinare intuizione e razionalità per dare una risposta davanti ad una minaccia percepita

Quindi, finalmente, si dovrebbe pensare a quale azione intraprendere prima che le cose si facciano critiche. Per questo, ogni preparazione mentale per una simile azione, richiede che si faccia prima una considerazione di un fatto importante: le forze del bene potrebbero aumentare in numero e potere, con un passo piu’ veloce di quello necessario alle forze di distruzione, per completare il loro lavoro di demolizione .

E, se dessimo piu’ pienamente il nostro sostegno alla causa benigna, noi stessi potremmo essere coinvolti in un ruolo di guida e nel dar forma al futuro del nostro pianeta. Non dando questo sostegno, invece, concentrandoci solo su un piano di sopravvivenza personale, non potremo che avere uno scenario del peggiore dei casi

Quindi, vedete che il vero risultato finale non è deciso dai malvagi, dal fato o da Dio. Ma è deciso da noi. Noi a cui son stati dati un piano fisico, mentale e spirituale, necessari per compiere questa missione straordinaria.

E’ per questa ragione che pongo la domanda: è addirittura desiderabile cercare di prepararsi all’apocalisse? Non sarebbe meglio dirigessimo la nostra migliore concentrazione nel confrontarci con la causa e nell’affrontarla?

Il pericolo è che nel dedicarci alla preparazione fisica e mentale ritenuta necessaria per sopravvivere allo scenario peggiore che possa capitare, ci si precluda di andare oltre nel campo dell’azione per contribuire ad un cambiamento nell’equilibrio del potere, allontanandoci dalla rovina incombente.

Accade spesso che sentano oggidì degli appelli che invitano a rinunciare all’impulso di agire, per sfociare invece nella reazione introversa del ‘preparati per la tua sopravvivenza’. Qui la faccenda si fa sottile: color che dicono “ritirata strategica” lo fanno spesso citando una dottrina spirituale o religiosa.

Per esempio, facendo riferimento all’antica saggezza di maestri cinesi del Tao e della scuola di Lao Tze, dove tutto è uno nel grande mare della immobilità assoluta. Troviamo quel posto in noi stessi, nel luogo dove non esiste piu’ il tempo. Non c’è fretta; non c’è alcun luogo dove andare. Nulla da fare. Lo stato del mondo è “cio’ che è”.

L’energia manifesta dell’universo (buio e luce) è armonizzata in equilibrio perfetto … e noi rispecchiamo quello stato eterno. In tale stato cessiamo di contribuire alla confusione del mondo. E’ un luogo profondo in cui risiedere, dove ci si puo’ nutrire… per un’ora o un giorno.

Cosi come la vedo io, è il punto di arrivo del ricercatore interiore, della ricerca interiore, tuttavia- e questo è cruciale- non è un fine. E’ semplicemente un capolinea. Un punto di transizione. E’ il punto dove convergono tutte le strade, ma anche da cui si dipartono di nuovo. E’ come metà respiro, l’inspiro appunto e c’è l’altra parte naturale del respiro, l’espiro.

Fermarsi nel mondo interiore piu’ a lungo di quanto serva per ricaricare le proprie batterie creative, è fuga spirituale, che porta all’inganno e alla auto indulgenza senza garanzie. E’ un altro stato del velo di Maya e sembra che molti lì si siano intrappolati.

Se uno dovesse scegliere di stare in quel luogo di quiete perfetta, è probabile si atrofizzerà l’espiro e perderà ogni inclinazione a seminare i frutti coltivati in temi di pace interiore speciale.

Uno spirito che sia stato ben nutrito, desidera procedere. Il suo istinto naturale è andare in avanti.
Vuole seminare le sue sementi in tutto il mondo. Questo è l’espiro del creativo, fatto nascere dal riposo interiore del soggettivo.

Se lo spirito non viene “sfidato” ma resta chiuso dentro in un guscio, anche lui prima o poi si diluisce e perde la sua spinta sociale speciale: il desiderio di uscire tra gli altri e condividere, diffondere e combattere per una semina propizia dell’energia divina.

In alcuni gruppi si dice che una parte chiave della preparazione mentale per un evento apocalittico sia vedere come “illusorie” le forze che guidano il collasso incombente. Mentre della “realtà” si puo’ solo fare esperienza nel grande silenzio. L’eterno ora.

Il potere sovversivo di tale messaggio sta nel fatto che sembra offrire una soluzione conveniente al problema. Piuttosto che uscire nella tempesta ed unirsi agli altri per far uscire i semi di una “nuova agenda”, uno si puo’ mettere in scena un ritiro senza colpe … in “un altro mondo”. Un mondo in cui non sembra ci siano segni di crisi incombente. Un posto dove uno è dispensato dal sentire che c’è uno scopo utile che deve essere servito nell’agire collettivamente, per contribuire a fermare la putrefazione là fuori, nel mondo sofferente.

A questo punto voglio affermare che riposizionare strategicamente e fisicamente se stessi quando ci troviamo davanti l’espressione manifesta di uno stato di polizia anarchico, è cosa diversa. Non è volgere la schiena, non è fuggire. E’ una parte essenziale dell’agire, dell’intraprendere una azione.
Una azione che fornisce una base piu’ stabile per proseguire la resistenza e pianificare l’avanzata. E’ parte dell’espiro, del respiro in avanti.

Dobbiamo solo ricordarci degli orrori di Auschwitz per riconoscere cio’ che accadde a coloro che mancarono di intraprendere una azione critica e strategica, quando si trovarono davanti le manifestazioni di un sopravvento fascista.

Quindi non dobbiamo confondere un ritiro coscientemente pianificato per riposizionarci, con un atto di paura basato sulla fuga o il ritiro in un illusorio santuario interiore. Sono posizioni diametralmente opposte.

Attualmente in tutto il mondo occidentale e ben oltre, si manifesta il regime repressivo di una autorità gerarchica imposta. Per noi ci sono solo due opzioni sul tema: riunirci per abbattere la casa di carte illecita o chiudere gli occhi e ritirarsi nella terra dellasperanza, preghiera e autoinganno. Un ritiro che include il fatto di convincersi che quando la polizia busserà alla propria porta, questo in qualche modo non turberà la propria capacità di stare nel proprio santuario eletto.

Quindi il valore di dedicarsi a fare delle preparazioni sostanziali per “il tempo di crisi” è, io credo, una falsa agenda, poichè impianta nella mente umana una sequenza di pensieri deliranti le cui origini sono piu’ vicine al centro del programma del lato oscuro della mente, che ci tiene legati, piuttosto che al sentiero della emancipazione umana e planetaria.

Tutto cio’offre una fuga spirituale, se cio’ a cui si aspira è appellarsi con determinazione ad una autoaffermazione. Non siamo venuti qui per nasconderci in una riserva di beatitudine viziata: siamo qui per costruire un nuovo mondo basato sull’amore e la verità. Questa è l’azione del “respiro verso il fuori”, l’espiro. Se cio’ implica, quale condizione necessaria per il successo, dover smascherare e detronizzare una piccola enclave di megalomani privati di empatia, che attualmente hanno in mano lo spettacolo…beh che allora cosi sia.

Questa è la nostra prerogative, di piu’, anzi: il nostro imperativo. Nessun altro lo farà per noi. Lo ripeto: nessun altro.

Il nostro coraggio è la loro caduta. La nostra vigliaccheria il loro carburante. Smettetela di offrire il vostro sangue divino ai vampiri. Impegnatevi a difendere questo pianeta coraggioso e meraviglioso e ricordate: gli angeli non agiranno per noi se noi non siamo i primi ad agire. Cosi è…

By Julian Rose,
un agricoltore biologico, attivsita internazionale e scrittore. Altre traduzioni di suoi scritti, suq uesto sito: LA NASCITA DEL GUERRIERO DIVINO

Fonte originale. http://www.zengardner.com/is-it-possible-or-even-desirable-to-be-mentally-prepared-for-apocalypse

Traduzione, Cristina Bassi

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