Abbiamo votato in modo sbagliato. Dovevamo votare il nostre massacro, si chiama senso di responsabilità, dicono i camerieri. Abbiamo fatto arrabbiare Moody's.
In un paese normale le Borse sarebbero già state chiuse. Ah si certo la stampa e la "comunità civile internazionale" -leggasi sciacalli di wall street e city- lancerebbero urla di dolore ed indignazione per la palese dittatura instaurata.
Barbara
RISULTATI VOTO ITALIA: RHEN " QUADRO COMPLESSO MA ABBIAMO FIDUCIA IN NAPOLITANO". CHE VUOL DIRE?
Se ci pensa Napolitano è meglio emigrare, ed alla svelta: possono arrivare solo disgrazie per il popolo. Claudio Marconi
BRUXELLES (IRIB) – Affermazione "interessante" del commissario Ue per gli Affari economici, Olli Rehn, che definisce il quadro post elettorale in Italia "complesso" alla luce dei risultati del voto.
Fin qui' nulla di particolare ma il bello è che il commissario afferma "abbiamo fiducia nelle istituzioni e nell'abilità del presidente Napolitano di trovare una soluzione". Insomma, in altre parole, Rehn spiega che la questione lì va "raddrizzata" da Napolitano e nella direzione delle riforme precedenti. Rehn dice: "è importante che l'Italia prosegua con le riforme per il bene della crescita e dell'occupazione". Insomma Olli Rehn sta a dire che il voto degli italiani è privo di valore e che Napolitano riporterà l'Italia sul binario "delle riforme" iniziate durante l'amministrazione Monti.
Fonte: italian.irib.ir
Fronte di liberazione dei banchieri
Ocse
Roma, 15-02-2013
L'Italia deve "proseguire la riforma del mercato del lavoro rendendo più flessibili le assunzioni e i licenziamenti e accorciando i tempi dei procedimenti giudiziari, realizzando contemporaneamente la rete universale di protezione sociale già in programma". E' quanto raccomanda l' Ocse al nostro Paese nel rapporto Going for Growth 2013.
Nel capitolo che l'Ocse dedica all'Italia nel lungo rapporto biennale concentrato sull'importanza delle riforme strutturali a livello internazionale, l'organizzazione invita Roma a "proseguire il riequilibrio della tutela del lavoro, spostandola dalla protezione del posto di lavoro a quella del reddito del lavoratore". Secondo l'Ocse, infatti, "l'eccessiva tutela del posto di lavoro per alcune forme contrattuali e una rete di protezione sociale piuttosto frammentata hanno creato un mercato del lavoro duale che ostacola una distribuzione efficiente della forza lavoro".
Un riequilibrio tra posto di lavoro e reddito consentirebbe invece di "migliorare la produttività in quanto favorirebbe una migliore distribuzione della forza lavoro verso utilizzi più produttivi".
Inoltre "una migliore formazione professionale e un migliore sostegno ai programmi di apprendistato possono aiutare ad incrementare il capitale umano e migliorare la distribuzione del reddito aumentando le prospettive per i lavoratori scarsamente qualificati".
Ridurre la tassazione diretta sul lavoro
"Quando la situazione fiscale lo permette", l'Italia deve "ridurre la tassazione diretta sul lavoro". E' quanto raccomanda l'Ocse nella parte dedicata al paese nel suo rapporto 'Going for Growth 2013'. L'organizzazione di Parigi sottolinea come in Italia "il cuneo fiscale sui lavoratori a basso reddito è elevato" e che "spostare il carico fiscale dal lavoro alle esternalità ambientali può promuovere la crescita sostenibile". Il testo ricorda poi come le riforme avviate nel paese puntino a "ridurre la dualità e soprattutto a creare una rete di protezione sociale universale per ridurre le diseguaglianze".
Contro l'evazione tagli alle aliquote e non condoni
Ridurre le distorsioni e gli incentivi all'evasione diminuendo "le alte aliquote fiscali". Tassare "una più ampia gamma di esternalità ambientali" e "riaffermare la volontà di evitare i condoni". E' una delle raccomandazioni all'Italia contenute nel rapporto Ocse 'Going for Growth 2013'. Tra le priorità indicate dall'Ocse all'Italia per riprendere la strada della crescita, c'è proprio quella di "migliorare l'efficienza del sistema tributario".
"Il cuneo fiscale sui lavoratori a basso reddito - afferma l'organizzazione - è elevato, il codice fiscale è estremamente complicato e l'evasione è alta". Tra le azioni intraprese finora, l'Ocse cita "alcuni aumenti necessari delle tasse" che riguardano "soprattutto le imposte indirette" e ricorda l'introduzione dell'Imu. Ora, tra le raccomandazioni per il futuro, c'è quella di "ridurre le distorsioni e gli incentivi all'evasione diminuendo le al te aliquote fiscali nominali ed eliminando le spese fiscali". Roma dovrà inoltre "tassare una più ampia gamma di esternalità ambientali e riaffermare la volontà di evitare i condoni fiscali". Infine, "quando la situazione fiscale lo permette, ridurre la tassazione diretta sul lavoro".
Oltre alle riforme fiscali, l'Ocse chiede anche all'Italia di ridurre le barriere alla concorrenza, proseguendo con le privatizzazioni ed eliminando i legami di proprietà tra governi locali e fornitori di servizi". Necessario anche ridurre i tempi delle cause civili.
Tasse universitarie più alte e prestiti per gli studenti
Aumentare le tasse universitarie e introdurre "un sistema di prestiti per studenti con rimborso condizionato al redditi". E' una delle raccomandazioni all'Italia contenute nel rapporto Ocse 'Going for Growth'. L'organizzazione indica come essenziale il miglioramento dell'equità e dell'efficienza del sistema scolastico che "produce scarsi risultati nonostante l'elevato livello di spesa e dovrebbe fare di più per offrire migliori opportunità di formazione alle persone scarsamente qualificate".
Rainews
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La tecnocrazia europea teme il contagio italiano
Il risultato delle elezioni ha fatto aprire gli occhi sull’aumento diffuso della povertà. Bruxelles lancia l’allarme populismo. L’economista Krugman boccia l’austerità di Bruxelles che ha accentuato la recessione e aumentato la disoccupazione
Filippo Ghira
Il risultato delle elezioni italiane ha lasciato di stucco sia la tecnocrazia europea legata a filo doppio agli ambienti dell’Alta Finanza sia la politica ufficiale che ha immediatamente colto il segnale giunto da Roma. Gli elettori italiani hanno voluto dare un messaggio chiaro: basta con la politica dell’austerità e dei sacrifici che non fa altro che aggravare la recessione economica in corso, favorendo il diffondersi di una povertà di massa, un fenomeno che era assolutamente sconosciuto prima. Al contrario, la tecnocrazia che siede a Bruxelles ha difeso a spada tratta la necessità dell’austerità e dei sacrifici e ha ammonito i cittadini italiani ed europei a non farsi trascinare dal populismo. Insomma, se non ce la fate ad arrivare alla fine del mese, se state diventando poveri, cosa volete che sia? Bisogna fare i sacrifici e poi il futuro, all’insegna del Libero Mercato, sarà roseo per tutti.
Il reale messaggio emerso dalle elezioni è stato colto immediatamente dal presidente del Parlamento europeo, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz. Si tratta di un chiaro messaggio di protesta contro la politica europea e l'austerità imposta prima di tutto dai governi nazionali. Si deve prendere atto che c'è stato un massiccio voto di protesta contro la politica di consolidamento fiscale. Per tale motivo, ha avvertito, si deve lavorare per coniugare la disciplina di bilancio e il rigore fiscale con la crescita e la lotta alla disoccupazione, in particolare quella giovanile. I cittadini, ha ammesso, non hanno gradito la politica d'austerità, la quale, ha ricordato, è stata imposta in primis dai governi nazionali e non da Bruxelles. In Europa, c’è una insoddisfazione diffusa. I cittadini, ha sostenuto, sono disposti a fare sacrifici, ma non a tutti i costi.
In particolare, quelli italiani hanno visto nell'Europa la prima responsabile delle loro difficoltà. Da qui l’auspicio di Schulz di un compromesso tra le forze politiche italiane da raggiungere attraverso il dialogo. L’Italia, ha concluso, ha bisogno di stabilità ma allo stesso tempo si deve rispettare la scelta degli elettori che hanno inviato un appello che va ascoltato.
La Commissione europea ha preso atto del risultato elettorale e poi ha assicurato che da Bruxelles si lavorerà a stretto contatto con il nuovo governo per favorire e rilanciare la crescita economica e la creazione di posti di lavoro. Barroso e soci hanno messo le mani avanti per ribadire“piena fiducia” (grazie tante!) nel processo democratico italiano, ma subito dopo hanno sostenuto che i mercati finanziari sono
liberi di reagire come ritengono opportuno. Il fatto che lo spread tra Btp e Bund tedeschi sia passato dai 270 di lunedì ai 350 di martedì dimostra ancora una volta che l’Italia, condizionata ancora da Grillo e da Berlusconi, resta sotto osservazione. La Commissione europea, interprete anche degli umori della speculazione internazionale, auspica la nascita di un governo sorretto da una maggioranza forte e stabile che continui a portare avanti la politica economica avviata da Monti.
Dagli Stati Uniti, il premio Nobel per l’Economia, Paul Krugman, ha ironizzato sulle pretese della finanza internazionale che il voto degli italiani fosse all’insegna della maturità e del realismo. Un auspicio sostenuto dal settimanale Economist, l’organo della speculazione della City, al momento delle dimissioni di Monti, a seguito dello sgambetto fatto da Berlusconi. Dove la maturità e il realismo consistevano nel fare tornare Monti che, ha ricordato Krugman, è stato imposto al nostro Paese dai “suoi creditori”. Una maniera elegante per indicare gli speculatori di Wall Street e della City che giocano al ribasso sul valore di mercato dei nostri Btp italiani per portare al rialzo lo spread con i Bund tedeschi. Una operazione che nel novembre del 2011 riuscì perfettamente tanto da portare lo spread a 570 punti e provocare la caduta del governo Berlusconi. A giudizio di Krugman gli effetti dell’austerità imposta da Monti, da lui definito il proconsole installato dalla Germania per imporre l'austerità fiscale su un'economia già in difficoltà, sono stati disastrosi. Ed anche la cosiddetta “rispettabilità” da ottenere da parte dei circoli politici europei risiede soltanto nel perseguire l'austerità senza limiti. Una austerità che non ha funzionato ma che non sembra preoccupare i suoi sostenitori, specie i funzionari europei, che sembrano sempre più petulanti e deliranti. Gente che non si sono minimamente preoccupati del fatto che il taglio della spesa e l'aumento delle tasse in una economia depressa come quella italiana, potesse peggiorare le cose con una percentuale sempre più alta di disoccupati. E l’aspetto paradossale è che l’austerità non ha aiutato a raggiungere l'obiettivo minimo di ridurre il debito che in Italia è aumentato dal 120% con Berlusconi al 126% attuale sul Pil.
Se l’analisi di Krugman ha il pregio del realismo, si deve però osservare, allo stesso tempo, che essa risente di una impostazione di tipo keynesiano favorevole al deficit spending, usare cioè la spesa pubblica in disavanzo per sostenere la crescita economica. In questa fase taluni ambienti di oltre Atlantico cercano di spingere l’Europa a fare come gli Usa dove il debito pubblico è costantemente sopra il 100% del Pil. Lì’applicazione del principio del “più indebitati siete voi, meglio stiamo noi”. Una tendenza che gli Usa possono permettersi per il ruolo del dollaro come moneta di riferimento nelle transazioni internazionali. Mentre per l’euro questo non è possibile.
Interessante è semmai la conclusione di Krugman, laddove osserva che i “populisti” sono in aumento nell’Europa del Sud proprio perché la tecnocrazia di Bruxelles non vuole ammettere che le politiche economiche imposte ai Paesi con alto debito (Grecia, Spagna Portogallo e Italia) sono un fallimento disastroso. Se questo atteggiamento non cambierà, prevede l’economista, le elezioni italiane saranno solo un assaggio della pericolosa radicalizzazione che verrà in tutta Europa.
27 Febbraio 2013 - Rinascita
Dai pacifinti ai paci banchieri
Chi l'ha detto che solo la guerra sia un business?
Draghi, speculatore per conto di Goldman Sachs, tutore degli sciacalli di Wall Street, è tanto preoccupato per i disoccupati ed ha sponsorizzato l'euro a scopi pacifici.
Almeno ora è chiaro chi fu il ghostwriter della propaganda europeista che a sinistra tanto piace.
L'euro per la pace. Ecco perché certi attacchi a coloro che criticano l'euro si fondano sulla presunta volontà dell'euroscettico di voler fomentare le guerre tornando alle monete nazionali. Potrebbe intanto cominciare a spiegarci come mai nonostante le banche siano state inondate di soldi dei contribuenti all'economia reale non siano arrivati. A quest'ultima sono arrivate soltanto gli espropri, sequestri e pignoramenti di Equitalia.
Draghi: euro strumento pace. Disoccupazione? Una tragedia
ROMA - «L'euro è un mezzo per promuovere la pace tra le nazioni e anche un mezzo per migliorare la nostra prosperità collettiva». Così - parlando all'Accademia Cattolica do Monaco di Baviera - il presidente della Bce Mario Draghi.
Disoccupazione. «La riduzione della disoccupazione è una sfida urgente», ha aggiunto Draghi che ha invitato i governi ad «attuare riforme fondamentali che spingano il potenziale delle loro economie». «La disoccupazione è una tragedia», ha proseguito, spiegando che «spreca la vitalità dei lavoratori, impedisce alle persone di avere un ruolo attivo nella società e crea una sensazione di senza speranze, che è frustrante per i giovani».
«Riformare i mercati». «Dobbiamo rinvigorire i nostri modelli sociali attraverso la riforma delle nostre economie», ha detto poi il presidente della Bce, spiegando che «è necessario rafforzare i meccanismi di mercato al servizio dell'umanità». In questo modo «possiamo salvaguardare la persona nella sua integrità».
Bce. «Il mandato della Bce ha dei limiti definiti» e «noi non possiamo riparare bilanci sbagliati, noi non possiamo ripulire banche in difficoltà, non possiamo risolvere problemi profondi nelle strutture dell'economie dell'Europa», ha aggiunto Draghi.
Il Messaggero
Il ricatto di Moody’s: avanti con le riforme o downgrade per l’Italia
Anche “un peggioramento delle condizioni di finanziamento, come risultato di nuovo, sostanziale shock economico interno e di shock finanziari per la crisi dell’area euro porterebbero a pressioni al ribasso sui rating dell’Italia”. Moody’s, nel luglio del 2012, ha assegnato all’Italia un rating ‘Baa2′ con outlook negativo.
Nella sua nota Moody’s teme anche che l’incertezza del dopo voto possa “aumentare il rischio che la fase di riforme avviata dal governo Monti possa sospendersi, se non bloccarsi completamente”. Inoltre, secondo Moody’s, l’incertezza in Italia potrebbe contagiare i paesi piu’ deboli dell’Eurozona e cioe’ Spagna e Portogallo, “potenzialmente riaccendendo la crisi del debito dell’Eurozona”. agi
Terra Real Time
Postato 35 minutes ago da barbaranotav
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