La crisi economica che attanaglia il nostro paese non accenna a diminuire ed è boom di disoccupati.
“Urgenza sociale” o “urgenza del lavoro”? Punto quattro o punto sette del programma “governicchiativo” elaborato dal trust di cervelli che ha fatto perdere il vittorioso Bersani?
Mentre vecchi e nuovi apprendisti stregoni della politica politicante, studiano come salvare, capre e cavoli, caproni e scranni, trapelano i dati Istat sulla disoccupazione.
Nel primo mese del 2013 erano senza un lavoro 2,999 milioni di lavoratori, pari all'11,7%, con un incremento di 110mila unità sul mese precedente (+3,8%) e di 554mila unità su base annua (+22,7%). Nel 2011 erano 2,108 milioni.
Un disastro che diventa apocalittico per i giovani. A gennaio cercava un lavoro il 38,7% di loro, in crescita del 6,4% rispetto all'anno precedente.
Spaventoso il picco al Sud: 50,5% (46,7% tra i maschi e 56,1% tra le femmine). Ma i numeri del Nord non fanno certo sorridere: 29,7%, mentre al Centro si registra un preoccupante 39,3%.
Non andava così male dal quarto trimestre del 1992.
Lievita anche il numero dei precari, ossia di coloro che non hanno un lavoro stabile.
A gennaio erano 2,8 milioni, di cui 2,375 milioni lavoratori a tempo precario (determinato) e 433 mila collaboratori. Dei primi, 1,7 milioni risultavano impiegati a tempo pieno, il resto a tempo parziale.
Nella cartella clinica del morituro non manca proprio nulla.
Il Pil è calato del 2,4% nel 2012, i consumi sono crollati del 3,9%, la spesa delle famiglie del 4,3% e gli investimenti fissi lordi dell'8%.
In ripresa è solo l'esportazione (+ 2,3%), mentre le importazioni sono scese del 7,7%.
Si impenna il rapporto debito-pil che passa dal 120,8% del 2011 al 127% al lordo dei sostegni ai 17 Paesi dell'area euro.
La pressione fiscale si è attestata nel 2012 al livello record dal 1990 del 44%.
Ma per gli incartatori professionisti, vi sarebbe anche un dato positivo: la frenata dell'indice di crescita dei prezzi del carrello della spesa, vale a dire dei beni ad alta frequenza di consumo per le famiglie-tipo, che fanno segnare un + 2,4% rispetto al +2,7% del mese precedente.
Oro che luccica?
Tutt'altro.
E' solamente una delle conseguenze più palesi della crisi dei consumi.
Nei Palazzi si gioca, nel paese reale si affonda.
E, come nel peggiore degli incubi, gli untori della Miseria che tanti disastri hanno fatto, sono pronti a rimettersi in sella...
Ernesto Ferrante
FONTE: http://www.rinascita.eu
http://perchiunquehacompreso.blogspot.it
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