E’ vero o sono balle??????
In una condizione come quella italiana con un 11% di disoccupazione reale stimato dalla Banca d’Italia, con migliaia di cassaintegrati, con lavoratori che stazionano in disoccupazione per periodi superiori all’anno, sentire giornali che parlano di mestieri che nessuno vuole fare diventa un mistero.
Ecco i link delle notizie diffuse in ottobre dai due più grandi quotidiani d’Italia.
http://www.repubblica.it/economia/2010/10/24/news/sarti_cuochi_falegnami_i_mestieri_introvabili_che_i_giovani_snobbano-8379586/
http://www.corriere.it/economia/10_ottobre_23/mestieri-introvabili-studio_12d15cc0-deda-11df-99d6-00144f02aabc.shtml
Nessuno vuole fare il panettiere, nessuno il gelataio, nessuno il tapparellista, nessuno il falegname ecc...
E’ vero o siamo di fronte al solito luogo comune colpevolizzante?
Se al primo annuncio per fare il gelataio correte e presentarvi, il colloquio prevedibilmente sarà questo.
Per quanto tempo l’hai fatto il gelataio e dove?
Mai.
Non hai esperienza nel settore!?
E che è, si nasce gelatai? Posso imparare, guardò un po’ e imparo.
Ti pare facile imparare, fare i gelati è complesso. Che scuole hai fatto?
Sono laureato il lettere classiche.
Ma non se ne parla proprio, il gelataio non è mestiere tuo.
Ma sé ho imparato il greco che sarà mai?
A questo punto non puoi insistere perché ci vai a litigare di brutto.
In Itala è così: la separazione tra la testa e le mani è netta.
Se chiedi per un mestiere ti dicono che ci vuole un lungo apprendistato o un corso triennale. TRRRRRIENNALE!?!?!? Sì, triennale per qualsiasi mestiere, quanto una laurea breve. Esperienza triennale quando se lavori avrai un contratto di 6 mesi al massimo.
Negli anni sessanta dopo una settimana di apprendista dal barbiere ti consegnavano il rasoio, il primo cliente riportava qualche piccolo taglio ma poi filava tutto liscio come l’olio; oggi la forbice per tagliare un capello te la danno dopo tre anni e devi imparare tutta la storia delle parrucche nei secoli; se poi devi mettere un po’ di sale nel brodo e fare il cuoco almeno cinque anni e un master.
Poi abbiamo gli articoli dei giornali sui mestieri che nessuno vuol fare, sulle dichiarazioni di Tremonti e Brunetta, su i fannulloni e i bamboccioni.
Basta, con questo maledetto imbroglio. A scuola, a tutti i liceali, specie a quelli del classico, insegniamo un mestiere in modo che alla fine dei cinque anni, oltre alla maturità classica ricevano la qualifica di gelataio o panettiere. A scuola, in tutti i professionali, insegniamo un po’ di storia e filosofia, in modo che gli operai non si facciano prendere in giro dal sindacalista o dal Marchionne di turno.
La nostra testa e tutta l’intelligenza dell’uomo non si sarebbe mai sviluppata senza le mani, e le nostre mani non funzionano senza una testa che li guida, neanche per farsi una sega.
Siamo un paese dove la maggior parte delle famiglie disprezza l’educazione al lavoro manuale per i propri figli; per lo stesso meccanismo di disprezzo chi si occupa di lavoro manuale cerca di infiorare ogni mestiere con orpelli vari fino a fare diventare un ciclo di apprendistato una specie di laurea.
Diamoci una regolata perché con le questioni del lavoro e con la vita dei giovani non si scherza. I contratti di apprendistato debbono essere intensivi e brevi e poi si deve passare all’assunzione; gli stessi corsi professionali non possono avere durate di lauree; deve essere data l’opportunità di riuscire ad ottenere una o più qualifiche in tempi brevi; il resto della professionalità la si acquisisce lavorando e ricevendo una prima retribuzione; questo è necessario se si vuole parlare di flessibilità, gli attuali ritmi di apprendistato e di corsi professionali stanno introducendo una rigidità esasperante e sono un proficuo business per chi tiene i corsi.
Letto sul blog di francesco zaffuto www.lacrisi2009.com
http://www.repubblica.it/economia/2010/10/24/news/sarti_cuochi_falegnami_i_mestieri_introvabili_che_i_giovani_snobbano-8379586/
http://www.corriere.it/economia/10_ottobre_23/mestieri-introvabili-studio_12d15cc0-deda-11df-99d6-00144f02aabc.shtml
Nessuno vuole fare il panettiere, nessuno il gelataio, nessuno il tapparellista, nessuno il falegname ecc...
E’ vero o siamo di fronte al solito luogo comune colpevolizzante?
Se al primo annuncio per fare il gelataio correte e presentarvi, il colloquio prevedibilmente sarà questo.
Per quanto tempo l’hai fatto il gelataio e dove?
Mai.
Non hai esperienza nel settore!?
E che è, si nasce gelatai? Posso imparare, guardò un po’ e imparo.
Ti pare facile imparare, fare i gelati è complesso. Che scuole hai fatto?
Sono laureato il lettere classiche.
Ma non se ne parla proprio, il gelataio non è mestiere tuo.
Ma sé ho imparato il greco che sarà mai?
A questo punto non puoi insistere perché ci vai a litigare di brutto.
In Itala è così: la separazione tra la testa e le mani è netta.
Se chiedi per un mestiere ti dicono che ci vuole un lungo apprendistato o un corso triennale. TRRRRRIENNALE!?!?!? Sì, triennale per qualsiasi mestiere, quanto una laurea breve. Esperienza triennale quando se lavori avrai un contratto di 6 mesi al massimo.
Negli anni sessanta dopo una settimana di apprendista dal barbiere ti consegnavano il rasoio, il primo cliente riportava qualche piccolo taglio ma poi filava tutto liscio come l’olio; oggi la forbice per tagliare un capello te la danno dopo tre anni e devi imparare tutta la storia delle parrucche nei secoli; se poi devi mettere un po’ di sale nel brodo e fare il cuoco almeno cinque anni e un master.
Poi abbiamo gli articoli dei giornali sui mestieri che nessuno vuol fare, sulle dichiarazioni di Tremonti e Brunetta, su i fannulloni e i bamboccioni.
Basta, con questo maledetto imbroglio. A scuola, a tutti i liceali, specie a quelli del classico, insegniamo un mestiere in modo che alla fine dei cinque anni, oltre alla maturità classica ricevano la qualifica di gelataio o panettiere. A scuola, in tutti i professionali, insegniamo un po’ di storia e filosofia, in modo che gli operai non si facciano prendere in giro dal sindacalista o dal Marchionne di turno.
La nostra testa e tutta l’intelligenza dell’uomo non si sarebbe mai sviluppata senza le mani, e le nostre mani non funzionano senza una testa che li guida, neanche per farsi una sega.
Siamo un paese dove la maggior parte delle famiglie disprezza l’educazione al lavoro manuale per i propri figli; per lo stesso meccanismo di disprezzo chi si occupa di lavoro manuale cerca di infiorare ogni mestiere con orpelli vari fino a fare diventare un ciclo di apprendistato una specie di laurea.
Diamoci una regolata perché con le questioni del lavoro e con la vita dei giovani non si scherza. I contratti di apprendistato debbono essere intensivi e brevi e poi si deve passare all’assunzione; gli stessi corsi professionali non possono avere durate di lauree; deve essere data l’opportunità di riuscire ad ottenere una o più qualifiche in tempi brevi; il resto della professionalità la si acquisisce lavorando e ricevendo una prima retribuzione; questo è necessario se si vuole parlare di flessibilità, gli attuali ritmi di apprendistato e di corsi professionali stanno introducendo una rigidità esasperante e sono un proficuo business per chi tiene i corsi.
Letto sul blog di francesco zaffuto www.lacrisi2009.com
4 commenti:
Condivido e sottoscrivo!!!!
Grazie
hai pienamente ragione e quello che ho sempre pensato se la cavano dicendo che i giovani non vogliono piu' fare quei lavori ma poi se vai chiedere ti dicono e ma non hai esperienza ma prima o poi dovremo fare sta c...... di esperienza
c'è sfruttamento perché l'italia è ricca solo agli alti ranghi, chiesa e cardinali, senatori e parlamento, pescano entrambi dal medesimo cestino, l'hai vista?
http://fintatolleranza.blogspot.it/2013/01/le-persone-e-il-governo.html
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