"THE END"

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lunedì 19 dicembre 2011

Electric people: Vivere senza elettricità, i danni di questa in un mondo composto da onde elettromagnetiche


Il mondo che conosciamo oggi è quasi completamente pervaso da radiazioni di ogni genere,
da quelle radio, elettromagnetiche e cosmiche ed è sufficiente vedere le varianti delle onde in cui i nostri corpi sono soggetti per capire che ogni giorno veniamo bombardati da quantità enormi di onde di vario genere. Le varianti tra queste sono per lo più infinite e nessuno è in grado di consigliarci se siano salutari o dannose.
E’ sufficiente dare uno sguardo alle cose che ci circondano, anche in casa. Dal frigorifero, al forno a microonde, alla cucina elettrica, al forno elettrico senza dimenticare gli immancabili televisori (ormai ce ne sono sicuramente più di due in ogni casa. Se poi passiamo alla tecnologia di questi ultimi 10 anni allora le cose si fanno ancor più pesanti. Pensiamo al cellulare, al pc, al modem, ai vari dischi esterni, al WiFi, alle cuffie senza fili, alle vaie ciabatte in cui sono attaccate innumerevoli spine, agli impianti stereo, ai vari altoparlanti interconnessi con gli impianti televisivi o con lo stereo, ai vai mixer audio o per produrre musica.
Insomma da qualsiasi parte ci si sposti in casa si affonda in un mare di onde di vario genere. E quello che mi lascia sconcertato è che non c’è soluzione in senso assoluto, ovvero sarebbe sufficiente rinunciare a tutti questi oggetti e forse potremo in parte pensare di essercene liberati, ma nella realtà non è vero. Gli impianti di riscaldamento al giorno d’oggi funzionano e comunicano le varie temperature con onde radio, il cellulare del vicino riceve le chiamate dalle varie centraline telefoniche e se poi avete qualche banda di ragazzi giovani al piano superiore o inferiore che freneticamente lanciano messaggi al mondo intero avete fatto tombola.
·         monitor e apparecchi con schermo video (3 – 30 kHz),
·         radio AM (30 kHz – 3 MHz),
·         riscaldatori industriali ad induzione (0,3 – 3 MHz),
·         termoincollatrici a radiofrequenza, marconiterapia (3-30 MHz),
·         radio FM (30 – 300 MHz),
·         telefonia mobile, emittenza televisiva, forni a microonde, radarterapia (0,3 – 3 GHz),
·         radar, collegamenti satellitari (3 – 30 GHz)
E parliamo solo di un appartamento , perché se dovessimo scendere in strada non ci sarebbe salvezza: cavi elettrici, telefonici, trasmissioni via etere delle informazioni, centraline telefoniche, videosorveglianza con onde radio, e chi più ne ha più ne metta. No, non c’è scampo e nonostante questo non si legge da nessuna parte quale sia il tasso di inquinamento ambientale elettromagnetico ammissibile (già dire che c’è un tasso di inquinamento ammissibile è un controsenso), ma nella società moderna, quella che corre veloce, si paga lo scotto dell’avvelenamento in piccole dosi pur di far contenti i vari mega produttori di inquinamento.  Se non erro qualche settimana fa a Report della Gabanelli (L’onda lunga) fu fatto una trasmissione sull’inquinamento ambientale dei cellulari con il risultato che non se ne fece nulla. Silenzio di tomba.
Il mio primo cellulare fu acquistato nel 1999, era un Nokia 7110 pagato una follia. Non che ne avessi bisogno, ma quando serviva fare una chiamata si usavano allora le molte cabine telefoniche. Capitò però che in occasione di un appuntamento a cui ci tenevo particolarmente mi trovai all’uscita dell’autostrada Milano-Venezia in un luogo che non aveva nessuna cabina telefonica, o meglio ce n’erano moltissime, ma tutte senza telefono. La cosa mi parve strana all’inizio, ma capii in seguito che la Telecom stava smantellando tutto l’intero sistema di telefonici pubblici, che per decenni aveva funzionato egregiamente; anche i bar, i luoghi pubblici, se erano liberati delle cabine telefoniche. Tutto lo stato italiano si era ridisegnato la mappa telefonica a vantaggio del telefonino. Forzatamente costretto acquistai il suddetto imprecando come una iena per l’obbligo costoso al quale ci si doveva assoggettare per poter lavorare o semplicemente comunicare.
Apro una piccola parentesi su questo oggetto particolarmente odioso.
Negli anni della telefonia pubblica le attività funzionavano in maniera molto semplice. Chi era in azienda e sapeva che doveva viaggiare per lavoro organizzava la sua attività in modo tale che nulla fosse lasciato al caso. Era un’attività pianificata e non eccedeva in risorse umane e tanto meno in particolare intelligenza. Anche il più sempliciotto dei fattorini era in grado di produrre una pianificazione tale da compiere in una mattinata una ventina di commissioni tra banche, poste, corriere espresso, camera di commercio e quant’altro senza la necessità di telefonare. Lui si organizzava e l’azienda gli forniva il necessario per espletare la sua attività. Così per lui e tanto più gravoso per i commerciali che viaggiavano mattina e sera, così come per i dirigenti.
Nei casi di maggior dubbio e o difficoltà si reperiva un telefono pubblico e con qualche gettone si chiariva la questione, tutto era già stato pianificato precedentemente.
Adesso invece, e il cellulare è un’ottima scusa, si parte lasciando molte attività incomplete e delegando al cellulare la possibilità di concludere quello che non s’è concluso in azienda, ma tralasciando spesso buchi e incompletezze che devono poi essere sanate al ritorno.  Si lavora di più, e si lavora male non avendo mai un attimo di respiro e sopratutto un tempo per riflettere, pensare, organizzare e progettare. Il telefonino seppur molto comodo per alcuni versi, ha reso l’uomo nel suo complesso, meno autonomo, più bestia nel senso peggiorativo del termine, incapace di organizzare un piano che abbia una visione di 2 ore.  E’ chiaro quindi che in questa visione, che non è solo mia, ma di molti imprenditori,  la produttività e l’efficienza teorica che il cellulare ha falsamente portato è molto più bassa di quella di 10/20 anni fa.
Eppure siamo immersi in un mondo di cellulari si parla di oltre 5 miliardi di telefonini in un  mondo di 7 miliardi persone. Un vero affare per le grandi multinazionali!
Evidentemente una tale cifra mette in ombra il male che questi oggetti possono causare al fisico umano. Però, quando siamo con gli amici e magari vediamo un filmino ci accorgiamo della sua presenza senza che ce ne rendiamo conto. Prima dello squillare del cellulare lo schermo si riga, l’audio cambia e dopo qualche secondo il telefono suona, mistero!
Ci si ride sopra, ma ci si scava la fossa.

Stando così le cose e vedendo come esse proseguono è facile dedurre che ogni cosa che ci circondi, se deve comunicare con un’altra lo fa con le onde radio che non si vedono, non si sentono, non hanno colore, ma ci sono. Le città sono diventate delle foreste di antenne e nessuno, ormai ci fa più caso. Quello che appare schizofrenico in questo sistema sociale da baraccone è che ci sono anche le associazioni contro l’inquinamento elettromagnetico e tutti gli appartenenti hanno comunque il cellulare, il computer, le antenne WiFi. In pratica è come andare nella sede degli alcolisti anonimi ed essere accolti con un brindisi di prosecco o di barolo o di grappa. E’ assurdo, non vi pare? Però funziona così. Ci lamentiamo dell’inquinamento, ma tutti, bene o male, inquiniamo. Il fatto è che non sappiamo quanto male facciano questi inquinamenti e meno è visibile e rilevabile più facilmente il nostro contributo all’avvelenamento elettromagnetico aumenta.
In tutto questo c’è chi ci guadagna: dalle compagnie telefoniche, ai rivenditori, ai produttori di cellulari, alle software house, oltre all’indotto che alimenta questa selva di inutilità. Ma è il mercato, qualcuno oppone; è la civiltà che avanza e che progredisce per il benessere collettivo, altri aggiungono; sono le necessità umane che spingono a questo, non si può farne a meno.
Ma siamo sicuri? Oppure è la solita presa per i fondelli?
Anche all’epoca dell’eternit e quindi dell’amianto dicevano che non era pericoloso per la salute; anche all’epoca delle grandi imprese del settore chimico dicevano che quei fumi erano vapore acqueo, insignificante, ma poi procuravano tumori e varie patologie. Anche all’epoca della fabbricazione della diossina dicevano che non c’era nessun problema, poi abbiamo avuto Seveso con i disastri ancora evidenti e Bopal. Ma l’imperativo è non intromettersi negli affari del mercato, poiché se qualcuno muore, sta male, si intossica, se nasce qualche storpio fa parte delle regole del gioco.

Letto non ricordo dove, per favore segnalate subito se lo riconoscete, grazie!


Vivere bene senza elettricità


La storia di Judy of the Woods: come costruirsi casa e ufficio nel bosco con tutti i confort ma senza allacciamento elettrico


fonte: Il Consapevole

Circa dodici anni fa mi trasferii in una piccola roulotte all’interno dei miei 8,9 ettari (22 acri) di terra boschiva nel Galles, a quasi mezzo miglio dalla linea elettrica e dalla strada più vicine. Volevo vivere semplicemente, ma anche comodamente, ridurre il mio impatto ecologico il più possibile, e migliorare il terreno per la vita naturale. Il terreno si trova su un pendio scosceso con un pozzo situato nella parte pianeggiante. Non c’era accesso sicuro. Dovetti costruire una strada di ciottoli che attraversava una radura paludosa, dato che questo era il mio unico diritto di passaggio. Portai un cavo telefonico lungo la strada con l’aiuto di una catena umana durante un incontro di permacultura che poi coprii con la raschiatura, in modo da poter avere un telefono fisso senza pali. Il telefono mi permette di socializzare e di guadagnarmi da vivere con una connessione internet senza dovermi allontanare dal luogo o dovendovi portare qualcuno. La strada e il telefono sono le uniche solide infrastrutture che mi tengono in contatto con l’esterno.

La roulotte se n’è andata da un pezzo. La prima costruzione che ho eretto fu una cabina lunga costruita con tronchi verticali. Adesso è il luogo di lavoro.




Costruii una piccola casa incorniciata dai chiodi vicino alla cabina, dentro a una cavità drenata poco profonda, con un copertone riempito di terra di protezione sul fondo e circondato da uno spazio adibito a serra/ capannone. Il principale nucleo abitativo è solo 9,3 m2 ma ha tutto ciò di cui ho bisogno. Mobilio e deposito sono disposti in modo da poter massimizzare lo spazio.











La casa di Judy vista dall'esterno



Tecnologia semplice


Era necessaria una sorgente, e lì ce ne sono molte. La prima che trovai era sotto alla casa. L’acqua veniva trasportata fino a che non installai una pompa a mano, e in breve tempo, un pistone idraulico fatto in casa per farla confluire fino a una cisterna grazie al flusso di gravità. In seguito trovai numerose sorgenti ben oltre il terreno intorno alla casa. Misi una grande cisterna di riserva vicino al punto di estrazione. Ciò mi ha permesso di superare il problema di qualche siccità e di garantirmi un certo volume di acqua oltre al flusso delle sorgenti. Una volta usata, l’acqua corre attraverso un filtro di muschio e carbone attivo fino a un buco scavato nel terreno.

Il bagno è semplice, è un compost toilet a secco ben funzionante. La pipì finisce nel giardino. Tutti gli altri rifiuti vengono compostati o riciclati.

La casa, ben isolata, è scaldata con il legno caduto nella mia proprietà. La stufa è circondata da mattoni per assorbire il calore in eccesso quando il fuoco è accesso, quindi agisce come se fosse un deposito di calore. Dopo aver letto della stufa a razzo su PM47, mi sono impegnata al 100% a costruirne una prima possibile.

Nonostante la mia vita da reclusa, devo ancora, e qualche volta voglio, avventurarmi fuori dalla valle. Uso un piccolo motociclo, che fa più di 42,5 km/l. Vi ho sistemato una grande scatola e un trailer, e mi faccio consegnare le cose più pesanti e più grosse, o noleggio un veicolo.

Il sistema di energia è uno delle storie di maggior successo della mia esperienza senza corrente e quindi merita qualche paragrafo.











Un particolare dell'interno, accogliente e tecnologico, della casa di Judy



Il sistema di pioggia e sole


Non mi dispiace ammettere che mi piace l’elettricità. Mi piace la luce, il divertimento occasionale, la capacità di lavorare da casa con l’aiuto del computer, ed essere in grado di far provviste di beni deperibili abbastanza a lungo da ritardare il più possibile i miei acquisti nei negozi. Vivere senza elettricità mi resa consapevole di quanto sia preziosa l’energia, un concetto che davo per scontato in passato. Mi ha anche insegnato che l’energia elettrica non è un’impresa da poco, e non è mai gratuita. Estrarre energia naturale, trasportarla, immagazzinarla e convertirla in una forma utilizzabile è una grande risorsa di materiale, lavoro e impegno. Generare la propria elettricità è uno stile di vita.

C’è un prezzo per la convenienza, su qualunque scala, con o senza l’elettricità. La casa produttrice non è sovvenzionata, quindi il vero costo diventa presto chiaro. La prima legge dell’energia è: ridurre il proprio consumo. Io uso il sole, la legna o il gas come fonti di calore, l’energia umana per le applicazioni meccaniche, e scelgo efficienti beni elettrici (anche più economici della capacità di generazione extra di energia). È bene spegnere tutto ciò che non è in uso in quel momento ed è prudente evitare la carica costante come lo standby, telefoni cordless e altre cose del genere. Semplicemente, è più facile risparmiare energia che generarla.

Come generare la mia energia era un problema difficile da risolvere. Il terreno dove sorge la casa è marginale per l’estrazione dell’energia da una sorgente. Scoscesa e boschiva, non era adatto per il vento. Le alte conifere avrebbero lasciato filtrare poco sole fino alla piccola radura, e il piatto fiume era pieno di grossi problemi. Un generatore di energia era fuori questione. Per molti anni azionavo due batterie per il tempo libero, una ricaricata in una specie di capanno del vicino, l’altra in uso. Erano scambiate una volta alla settimana. Era noioso, e una batteria da 65 Ah significa fare un uso molto limitato, specialmente in inverno. In quei primi tempi c’erano pochi accessori a 12V e i più erano inefficienti. Le lampadine a incandescenza erano spesso integrate da candele, e ho persino sperimentato l’illuminazione a petrolio. Mai più! Da allora, gli accessori e gli strumenti da 12V sono migliorati parecchio.

Nel 2001 fui in grado di acquistare un sistema fotovoltaico di prima necessità. Ormai, la radura era abbastanza grande da permettere che il sole raggiungesse il terreno per un numero di ore ogni giorno per la maggior parte dell’anno. Il sistema consisteva di due pannelli da 75W, due batterie, un regolatore di carica e un piccolo inverter per l’occasionale necessità della 240V. Nel corso dei mesi a cavallo del solstizio d’inverno, il sole non raggiunge i pannelli, e durante questa fame di energia, il calo è particolarmente problematico. Anche espandere il sistema con altri due pannelli e un altro set di batterie sortì poco effetto per migliorare la situazione.

Le sorgenti forniscono molta più acqua in inverno di quella che utilizzo per scopi domestici, e quindi mi venne l’idea di utilizzarla per generare elettricità, anche se sembrava troppo poca per un idrogeneratore commerciale. I miei pensieri si concentrarono verso un generatore più piccolo, ma sarebbe stato un progetto grande, con poche garanzie di successo.

Poi arrivò il baby. Quando venni a conoscenza del micro idrogeneratore Water Baby, della Energy System and Design, sapevo che era la macchina per me. È il loro ultimissimo generatore, e la sorella più piccola del più famigliare Stream Engine. Può generare elettricità con solo 3 galloni al minuto alla testa di 30 m. Le mie sorgenti sono circa 36 m sopra al generatore, e possono scorrere a circa 10 galloni al minuto dopo giorni di pioggia, ma mi permette di avere energia utilizzabile con meno di 2,5 galloni al minuto usando un serbatoio come tampone. Nella maggior parte degli inverni le sorgenti si ingrossano quando il sole scende al di sotto degli alberi, e una sorgente di energia rimpiazza quell’altra. È un perfetto sistema ibrido. Anche quando piove, vedo il “bel tempo” e sono veramente felice. Il baby funziona al minimo delle proprie capacità dato che il mio terreno è ancora marginale, ma anche così produce abbastanza energia da poter accendere le luci, con mia grande soddisfazione, e utilizzare il portatile per molte ore al giorno – spesso può superare le 14 ore quando lavoro al mio sito internet. Finora, questo inverno, le batterie sono quasi costantemente cariche al 100%, anche quando devo spegnere la valvola per un’ora o due quando il livello dell’acqua nella cisterna scende. Opportunamente, il rumore della pompa intorno a me mi avverte di abbassare il livello senza il bisogno di controllare il livello della pressione.

Un commento sulle sorgenti: persino molti galloni al minuto possono sembrare una macchia umida nel terreno con una vegetazione rigogliosa, e senza lo scorrere visibile dell’acqua, visto che il terreno spesso assorbe grandi quantità laddove l’acqua fuoriesce dalle rocce. Quando trovi un posto del genere (il tempo migliore è in estate per avere una sorgente garantita tutto l’anno), raschia via un po’ di terra. Potresti trovare un ruscelletto, che può facilmente essere trattenuto e trasformato in una riserva, persino in un serbatoio da 204 litri.

È un equilibrio delicato calibrare un sistema così da potere avere energia a sufficienza durante i periodi di magra, e non sprecare l’eccedenza quando le sorgenti ne forniscono in più. Io ho optato per la via di mezzo, propendendo per il piccolo, dove devo stare attenta all’uso durante i periodi in cui non c’è il sole, periodi ancora di secca, ma ne ho abbastanza per le mie necessità vitali. Ho cercato di rendere compatibili le mie attività con l’energia disponibile, senza utilizzare quella in eccesso quando ce né in abbondanza. In estate l’energia in eccesso viene usata per la refrigerazione, in inverno sia per alimentare il pc sia per il sistema di riscaldamento.











Installazione del micro idrogeneratore Water Baby



Col senno di poi


Tutto ciò è una ripida curva di apprendimento con molte prove e alcuni errori. Alcune cose le rifarei in maniera diversa. Il refrigeratore merita una menzione speciale, dato che può avere un grosso impatto sullo stile di vita e sul portafogli. Senza refrigeratore bisogna fare frequenti acquisti (e quindi viaggi fino al negozio), produrre i propri cibi (per i non vegani che includono anche la carne) o restringere la dieta a cibi che hanno una durata di conservazione maggiore, che include cibi conservati o una scelta limitata a quella frutta e verdura che possono essere ben conservati al fresco (allora bisogna costruire una cantina o qualcosa di simile). Se optate per la convenienza e scegliete, ad esempio, la refrigerazione, ci sono tre tipi principali fra cui scegliere: a compressione, ad assorbimento o termoelettrico.

Per fare un esempio della potenza di consumo approssimativa, il frigo/freezer a compressione Engel MT35, della portata di 32 litri consuma da 9 a 30W. L’Elettrolux Rm 122 F da 30 litri consuma un considerevole 85W 24/7 o da 0,15 a 0,23 kg di gas in bombole per 24 ore. Il frigo portatile con una media di 18 litri consuma 40W. Il frigorifero Tropicool XC3000 per auto costruzione ha una capacità di raffreddamento fino a 100 litri a circa 60W, poi si mette in modalità economy consumando circa 18W.

Ci sono altri nuovi tipi di refrigeratori, ma nessuno è interessante se non per il più fanatico dei tecnici riparatori. Di quelli sopra menzionati, il tipo a compressione con un controllo termostatico è il più efficiente, ma ahimè molto difficile da procurarsi e più costoso. L’efficienza dipende anche dalla posizione, l’utilizzo, l’apertura e la posizione dell’unità di raffreddamento e quanto è ben coibentato.












Parti per la pompa idraulica di rame

Tubo di rame da 28 mm lungo un metro circa per il corpo e la camera di pressione

Tubo di rame da 22 mm per la fornitura

Tubo di rame da 15 mm per l'erogazione

Connettori a seconda della necessità




Ammortizzamento

Le persone spesso mi chiedono informazioni sul periodo di ammortizzamento. Il periodo dell’ammortizzamento è il metraggio della vita del sistema. Con ciò voglio indicare che si è ripagati ogni giorno con il beneficio della luce, la musica, l’uso del pc, e qualunque altra cosa per cui si usi l’elettricità. Oh, intendete i costi? In quanto tempo ripagate la vostra auto, la bottiglia di vino, la vostra TV, la cioccolata, una vacanza!?




Un work in progress

Costruire la fattoria è stato un lungo e lento processo, ed è ancora un work in progress. Tutto, ad eccezione di uno dei canali, la maggior parte della strada e la caduta di pochi alberi è stata fatta senza l’uso di macchinari, tutto da sola. Ho passato molto tempo a limitare i danni, e a combattere una lotta energica e protratta a lungo con il proverbiale vicino del diavolo (adesso fortunatamente se n’è andato). A volte il lavoro è stato noioso e difficile, ma con l’uso di argani, leve e altri strumenti, e costruendo le cose secondo la mia scala, quasi tutto è stato alla portata delle mia forza fisica.

Con tempo, energia e risorse limitate ogni decisione deve essere soppesata attentamente, le priorità cambiano in continuazione. Ma con ogni componente completato, o almeno funzionale, la vita diventa più facile. Un piccolo periodo di sofferenza contro un lungo periodo di guadagno. Quest’anno con una maggiore luce solare ad illuminare la radura, e un pezzo di terra ricavato dai rovi, spero di avere un giardino sul serio. Letti rialzati circondati dai fossati dovrebbero fermare i milioni di lumaconi che assediano il luogo.

Lo rifarei? Certo che sì. Quando mi siedo nella mia piccola casetta, con il rumore della pioggia fuori, so che ne è valsa la pena. Nonostante i pochi mezzi a disposizione, mi sento ricca in un modo che non si può descrivere. Anche se perdessi la mia proprietà in un instante, non perderei mai l’esperienza, la sicurezza che mi ha dato, e la conoscenza che c’è sempre una via d’uscita.

Ho realizzato il sogno della mia vita per lo più senza un’istruzione specializzata, una formazione, un sacco di soldi, muscoli, un’auto, macchinari o – ahem – un pene. Le opportunità non arrivano in pacchetto regalo, e in un mondo che chiede gratificazione subito, potrebbe sembrare che il prezzo che ho pagato in termini di lavoro e negazioni sia stato alto, ma il vero costo di tutto ciò può diventare visibile solo dopo molto tempo, e ciò che all’inizio sembra un costo alto, in effetti può essere basso e più sostenibile alla lunga.



Un ultima considerazione sulle onde elettromagnetiche, chi siamo e cosa siamo?

Un "mondo" illusorio DAVID ICKE tratto da http://blog.libero.it/REALTAAHAHAH/

Non viviamo affatto in un "mondo". Viviamo su una gamma di frequenza, quella che i nostri cinque sensi possono percepire, e la portata della loro percezione è davvero limitata. La creazione infinita non è strutturata come un grattacielo. Il "paradiso" non è in cielo. Il cielo è in cielo. L'infinito consiste in un insieme infinito di frequenze che condividono lo stesso spazio nello stesso modo in cui le frequenze dei canali radio e televisivi operanti nella vostra zona occupano lo spazio che anche voi state occupando. Queste frequenze non sono solo intorno al vostro corpo, ma occupano il suo stesso spazio. Possono farlo perché operano su una diversa frequenza o lunghezza d'onda rispetto al vostro corpo e rispetto alle altre frequenze. Solo quando si avvicinano molto le une alle altre si ha "interferenza", altrimenti nessuna sa dell'esistenza delle altre poiché opera in "realtà" o "mondi" diversi. Quando vi sintonizzate su un canale radio, mettiamo Radio 1, sentite proprio quel canale. Non sentite Radio 2, 3 o 4 poiché esse non trasmettono su quelle frequenze. Se spostate la manopola su Radio 2, sentirete Radio 2, ma non per questo Radio 1 cesserà di trasmettere. Essa, infatti, continuerà a trasmettere nonostante la vostra coscienza si sia sintonizzata su qualcosa d'altro. Questo è esattamente il principio che sta alla base della creazione infinita. Quando alcuni dicono che l'infinito è dentro di voi o, simbolicamente, che il regno del paradiso è dentro di voi, ciò è corretto. Tutto l'infinito è dentro di noi poiché condivide il nostro stesso spazio. II punto, è tuttavia, che non possiamo vedere tutto l'infinito con i nostri cinque sensi, come non possiamo sentire tutti i canali radiofonici sintonizzandoci solo su uno. Ciò che vediamo è solo una minuscola parte dell'infinito che vibra sulla frequenza di quei sensi - ciò che si vede, si sente, si tocca, si annusa e si gusta. Questa è ciò che io chiamo la prigione dei cinque sensi, poiché alcune persone sono talmente intrappolate in questa realtà illusoria da credere che non esista niente al di fuori di essa. Ciò viene loro ancora più inculcato dal sistema scolastico, dai media e dalla "scienza", tutti dominati dall'idea che non esista niente al di là del mondo dei cinque sensi. Perché tutto questo? Perché questo è ciò che gli illuminati vogliono farci credere per ragioni che spiegherò tra breve.

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